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Autore: Edelvais    10/04/2012    1 recensioni
Breve racconto ispirato ad una strofa della meravigliosa canzone dei Queen: "You and I".
Ellen Neveu, venticinquenne aspirante pianista, viene assunta per suonare nell'albergo più elegante di Parigi, durante una cena nella quale parteciperanno degli aristocratici inglesi. La giovane musicista però, è scettica rispetto ai famosi "colpi di fulmine", questa serata riuscirà a farle cambiare opinione?
Enjoy! :)
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love at first sight


Music is playing in the darkness
And a lantern goes swinging by
Shadows flickering
My heart's jittering
Just you and I

[ Queen ]

 




Ho sempre amato la musica e, fin da bambina, ho sempre desiderato che facesse parte della mia vita. Suonavo il piano; adoravo quello strumento. La mia carriera di musicista cominciò durante un'uggiosa sera d'inverno, quando venni incaricata dal proprietario dell'albergo più elegante di Parigi, di suonare durante una cena nella quale avrebbero partecipato delle persone importanti.
Accettai senza pensarci due volte, così una settimana dopo, mi ritrovai nella lussuosa sala da pranzo del Bug's Hotel, le cui finestre spaziose davano sul panorama mozzafiato della spiaggia, rischiarata dalla fioca luce del tramonto. Tutto era addobbato e decorato alla perfezione, ogni cosa era talmente raffinata e delicata a tal punto da sembrare infattibile. Ma ciò che più attirò la mia attenzione, fu il meraviglioso pianoforte collocato al centro della grande stanza; bianco, elegante e curato. Aveva persino un candelabro appoggiato accanto agli spartiti!
Il proprietario dell'albergo, un ometto calvo piuttosto basso e con vistosi favoriti grigi con qualche spruzzata di bianco,  mi venne incontro non appena mi vide, sorridendo. Era palesemente teso per la cena che avrebbe avuto luogo quella sera e voleva che tutto fosse perfetto, forse ancor più di quanto già lo era.
<< Buonasera Madame, lei deve essere Ellen Neveu, giusto? >> Chiese con un forte accento francese tendendomi la mano, che strinsi vigorosamente, annuendo.
<< Molto bene, si accomodi pure allora, gli invitati speciali dovrebbero arrivare a momenti. >> Continuò prima di congedarsi con un lieve inchino.
<< Mi scusi -, lo fermai - potrebbe dirmi chi sono questi invitati? >>
L'uomo sembrò pensarci su.
<< Aristocratici, Madame. Vengono dall'Inghilterra per una visita al Louvre e hanno deciso di fermarsi qui per una notte. Ora, la prego, si concentri sulla musica. >> Sorrise amabilmente voltandosi e camminando goffamente verso la cucina, da cui proveniva un aroma inebriante.
Mi sedetti, ammirando la bellezza incontrastabile dello strumento musicale; diedi un occhiata agli spartiti e notai che in programma vi erano numerosi brani che amavo suonare solitamente, perciò non fui particolarmente turbata da fatto di dovermi esibire dinanzi un pubblico di alto grado sociale. L'unica pecca, era il mio aspetto. Non sono mai stata particolarmente brava nel scegliere gli abiti giusti e, in quel momento, pareva tutto talmente meraviglioso che pensai che il mio vestiario stonasse con tutta quella perfezione. Indossavo un abito rosso cremisi, di mia madre, stretto fino alla vita e la lunga gonna a frange sfiorava terra. Tenevo molto a quell'indumento, ma mi sentii molto a disagio indossandolo; non facevano proprio per me gli abiti da sera!
I miei capelli, di un castano molto scuro, preferii lasciarli mossi e sciolti in modo da arrivarmi all'altezza delle scapole.
Dopo essermi sistemata meglio davanti al pianoforte, cominciai a provare e, dopo nemmeno cinque minuti, ecco arrivare gli ospiti tanto acclamati.
Erano una decina e tutti lasciavano trasparire un aria elegante e raffinata, ma uno di essi attirò la mia attenzione, distraendomi dal mio compito di musicista; era un ragazzo alto e slanciato,un  cespuglio di capelli neri e indomabili si ergeva spettinato sul suo capo e due iridi di ghiaccio mi incatenarono al suo sguardo magnetico. Per un attimo i nostri occhi si incontrarono, e non potei non rimanere incantata da quell'espressione allegra e spensierata, in contrasto con quella dei suoi coetanei, così freddi e insensibili.
Tuttavia ripresi a suonare, intimata dalle occhiatacce del proprietario dell'albergo che ti tanto in tanto mi controllava con il suo sguardo fastidioso, mentre faceva accomodare gli invitati.
Non persi però di vista quel ragazzo, il quale avrà avuto più o meno la mia età: venticinque anni.
Le mie dita danzavano velocemente sui tasti del pianoforte, producendo una melodia soave e piacevole, e molto spesso durante la cena, lui si voltava ad osservarmi, piantando gli occhi sulla mia esile figura. Ad un tratto si alzò da tavola, seguito dalle espressioni contrariate dei suoi - sotto mia supposizione - nobili parenti.
Inaspettatamente, si avvicinò a me; per quanto fossi imbarazzata per essere oggetto delle sue attenzioni, continuai a suonare, mantenendo lo sguardo chino sui tasti.
Notando che non avevo la ben che minima intenzione di alzare gli occhi, si sedette di fianco a me, cominciando a suonare nelle ottave rimanenti alla sinistra dello strumento.
Le note si diffondevano nell'aria, mentre le nostre mani talvolta si sfioravano. Alla luce di quel candelabro acceso, le fiamme oscillavano percosse dalla melodia che spirava nell'aria.
Constatai con stupore che sapeva suonare divinamente e che conosceva quel brano, così lo finimmo insieme, a quattro mani. Terminato il pezzo, in tutto il salone aleggiarono numerosi applausi, e il ragazzo mi prese la mano, aiutandomi cavallerescamente ad alzarmi ed insieme ci inchinammo davanti a tutti.
<< Grazie, grazie! - cominciò, puntando le sue iridi chiare contro le mie, scurissime - Ma il merito è tutto di questa ragazza, io ho solamente fatto l'accompagnamento! >> Esclamò sorridente.
<< Complimenti, milady. >> Continuò baciandomi lievemente la mano.
Ricambiai il sorriso, mentre le mie gote si colorivano della stessa tonalità del mio vestito.
<< Con chi ho l'onore di parlare? >>
<< Il mio nome è Ellen Neveu. >>
<< Piacere, Scott Price. Vi va di andare a bere qualcosa? >>
Accettai, arrossendo vistosamente.
Quel ragazzo, riusciva ad attrarmi in modo assurdo. Solo con uno sguardo, un ipnotico, ammaliante, magnetico sguardo, riuscì a farmi perdere la testa, mandandomi il cuore in subbuglio.
Ero sempre stata scettica al famoso "colpo di fulmine", ma dopo quella serata dovetti credervi, eccome!






Nota dell'autrice.
 


Come ho scritto nell'introduzione, questa fic è ispirata alla strofa riportata in alto della canzone "You and I" dei Queen.
Non sono molto ferrata nel descrivere abiti da sera, perciò mi scuso nel caso non aveste bene in mente il vestito da sera della protagonista. Inoltre avevo una mezza idea di continuarla, però affido questo giudizio a voi, cosa ne pensate?
Spero vi sia piaciuta ^^



 

   
 
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