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Autore: Welcome_in_Hell    10/04/2012    2 recensioni
- Okay, ammetto che non ho rispettato alla perfezione l'immagine delle ragazze durante l'episodio, ma abbiate pazienza, i momenti d'ispirazione sono attualmente rari. Per il resto, critiche ed apprezzamenti sono ben accetti. -
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Coppie: Quinn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Faber Castell.

{FabrayxBerry}

 

Le sue labbra tremavano. Teneva le mani ben serrate sul vestitino color pastello, uno dei molti che sfoggiava ogni santo giorno, e lo sguardo basso. Nonostante fossi ancora comodamente seduta al pianoforte, le dita pronte ad accarezzare i tasti d’avorio, riuscivo a scorgere quella sua espressione ormai sull’orlo delle lacrime. E a dirla tutta non m’importava neanche molto, come non mi era mai importato nulla di quella ragazza cosi’ piena di sè, ma quella sua docilità era tanto inaspettata quanto carina.

Mi alzai piano, quasi per non spaventarla, e la raggiunsi. Da vicino potevo osservare anche meglio i suoi occhi color nocciola, densi di pensieri -chissà quali- che diventavano sempre piu’ lucidi ogni volta che la pressione aumentava. Non ce la faceva, stava per cedere. Aveva tante cose da dire, ma conoscendo il suo orgoglio e la sua testardaggine, non mi avrebbe mai permesso di sentire la sua voce vacillare. Poi, forse a causa della mia mano cosi’ vicino al suo viso, o forse per via del singulto trattenuto che coglieva solitamente i pianti disperati, spalanco’ la bocca contornata da labbra rosate. Cerco’ persino di coprire quella tenera espressione con la mancina ove, sul palmo, erano evidenti i segni causati dalle unghie nel suo concentrarsi per portar a termine il suo ostinato intento, ma a quanto pare il mio istinto fu molto piu’ veloce sia della sua mano che dei miei pensieri.

In quelli che parvero secondi interminabili le nostre labbra si scontrarono con una lentezza inaudita e il fruttoso sapore del lucidalabbra di una si mischiava a quello esotico dell’altra. Non avevo mai pensato che un bacio tra ragazze potesse essere cosi’ dolce. Sembrava che stessi degustando una caramella, solo che era molto piu’ morbida e piu’ viva. Non era una sensazione spiecevole, anzi, era quasi meglio che baciare un ragazzo, ma mi era sconosciuta e sinceramente non avevo mai adorato le cose sconosciute. Soprattutto non adoravo Rachel; infatti non potevo comportarmi a quel modo con una nemica e rivale in amore. Si sa’, tieni vicini gli amici ed ancor di piu’ i nemici, ma non cosi’ tanto vicini. E noi lo eravamo parecchio.

Schiusi gli occhi per poter scorgere la sua espressione, sicuramente sorpresa o disgustata, ma l’unica cosa che vidi furono le sue palpebre chiuse e le gote arrossate. Dovetti ammetterlo persino a me stessa: quella sua reazione mi lascio’ non poco spiazzata. Eppure le nostre labbra erano ancora unite e nessuno sembrava aver qualcosa in contrario, tranne il mio buon senso. Peccato che fosse andato momentaneamente in vacanza. E fu cosi’ che mi ritrovai a baciare quella ragazza con piu’ passione e coinvolgimento, carezzandole le labbra con la punta della lingua, come a chiederle il permesso, prima di violarle proprio con essa. Nel mentre la spinsi indietro, finchè non raggiunse il pianoforte a cui la costrinsi senza lasciarle via di fuga, le mie braccia che quasi le circondavano la vita. In quel momento non m’importava di cio’ che era giusto o meno, non m’importava della relazione che correva tra noi, nè di essere vista, volevo solo fare mia quella bocca sfacciata.

Solo dei mugolii –di protesta o di approvazione?- mi lasciavano intendere che l’altra era ancora tra noi, ed erano cosi’eccitanti che mi ritrovai quasi a superare il punto di non ritorno. Le mani abbandonarono il fresco e lucido legno nero dei pianoforte per raggiungere i sinuosi fianchi di lei, avvolti da un orrendo vestitino molto anni settanta, e scivolarono lungo di essi, piano, come se le dita volessero godere di ogni singolo contatto tra noi, finchè la stoffa non fini’, facendo cosi’ sfiorare pelle contro pelle. Eravamo entrambe accaldate ed i respiri si facevano sempre piu’ corti. La sentivo che si muoveva sotto di me, fremeva per quelle carezze che stavano oramai diventando intime, eppure non opponeva resistenza alcuna.

Fu poco dopo che la punta delle mie dita incontro’ la stoffa di pizzo delle rifiniture delle sue mutandine che decisi di smettere con quella pazzia. Non potevo rischiare cosi’ tanto, non ne avevo le valide motivazioni. E gli ormoni in subbuglio non potevano certo essere una buona scusa da propinare a lei e a chissà chi altro. Con la stessa delicatezza con cui avevo iniziato quella sottospecie di gioco perverso, tolsi le mie mani da lei ed abbandonai la sua bocca, fissandola finchè i suoi occhi non furono ben incatenati ai miei. Poi arricciai le labbra in un ghigno beffardo e mi spinsi contro di lei per raggiungere il suo orecchio. I nostri petti si sfiorarono appena. I cuori battevano all’uninsono, agitati.

- Finn ama ed amerà solo me. –

Dopo questa frase, un solo sussurro, che lascio’ Rachel molto piu’ spiazzata di me e dei miei gesti, le lanciai un ultimo sguardo di sfida e girai i tacchi per abbandonare l’auditorium in grande stile. Le mie scarpe picchettavano contro il pavimento lucido, dando un ritmo alla mia camminata sinuosa, ma non un’ordine ai miei pensieri, e degli occhi castani mi seguirono finchè poterono. Quel che era successo non era altro che un errore. Un grosso, grossissimo errore.

Ed infondo avevo sempre odiato i colori pastello.

  
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