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Autore: MimiRyuugu    10/04/2012    3 recensioni
"Guardai l’orologio ansiosa, e poi dalla parte del castello. Erano le 18.40. Una figura dal mantello nero si avviò a passo svelto verso il lago. Sospirai ed iniziai a seguirlo nascondendomi dietro a tutto quello che trovavo. Poi si fermò: si sedette sotto un albero, all’ombra, in riva al lago, ed iniziò a leggere."
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grifondoro, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Saaalve *w* ebbene si, non ho resistito xD ecco un altro aggiornamento ** penso sia il penultimo capitolo ç_ç anyway, spero che vi piaccia *^*

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Ora vi lascio al capitolo,
buona lettura bimbe <3 **



Capitolo 3

Fu un tuono a svegliarmi. Aprii gli occhi ed ebbi la visione del lago colpito dalla pioggia. “Finalmente ti sei svegliata…” commentò Hermione. Io sbadigliai e mi sedetti. Guardai l’ora: 10.35. Mi girai e vidi una cosa rara quanto shockante: Hermione era ancora nel letto, in pigiama, con il solito libro appoggiato sulle gambe. “Che fai ancora in pigiama?!” le chiesi, stupita. “Guarda il tempo…volevo andare in Sala Comune, ma dato che piove sarà pieno di gente. Non si può leggere in pace li!” spiegò. “Che noia!!! Quando piove questo posto diventa un mortorio!” esclamò Anna, uscendo dal bagno, sempre in pigiama. “Non eri da Draco tu?” le chiesi. Lei sorrise e si spaparanzò sul mio letto, spingendomi in là. “Ero! Sono sgattaiolata qua mezzora fa…approfittando del casino creato da Pix…” spiegò Anna. Sbadigliai ancora, evitando di voltarmi verso la finestra. La prima cosa a cui pensai fu che non potevo uscire a leggere quel giorno. “A proposto di casini…bella mossa la tua Giulia…” commentò Anna. Io la guardai dubbiosa. Anna scese dal letto, si alzò in punta di piedi e schioccò un bacio nel nulla. Io arrossii. Hermione mi guardò dubbiosa. “Ieri ho…lasciato Josh…” dissi. Anna scosse la testa. “Mentre giravo per i sotterranei stamattina, l’ho vista mentre parlava con Piton…all’improvviso si è avvicinata e gli ha dato un bacio sulla guancia…” raccontò lei. Hermione rimase a bocca aperta. “Ma…eri da sola vero?” chiesi. Lei annuì. “Hai…hai…” iniziò a dire Hermione. Io sospirai, poi mi ributtai sotto le coperte. Dovetti raccontare tutto, per filo e per segno. Lo feci sorridendo. Dopotutto, era pur sempre una conquista no? Alzai il cuscino e trovai il mantello. Oramai aveva perso il suo profumo, ed aveva preso quello delle mie lenzuola. Profumo di zucchero filato. Rimasi a pancia in su sul letto, mentre Anna finiva il tema di Storia della Magia, scopiazzando qualche pezzo da quello di Hermione. Mentre quest’ultima leggeva, occhi fissi sul libro, niente la poteva distrarre. Fu a metà pomeriggio che mi decisi: balzai dal letto e mi cambiai. “Dove vai Giulia?” chiese Anna, curiosa. “A fare un giro...” commentai, prendendo il mantello. Anna e Hermione si scambiarono un’occhiata maliziosa. Io sorrisi ed uscii. Passai per la Sala Grande, che come aveva previsto Hermione era affollata. Con i gemelli Weasley che facevano chiasso e il prefetto di Grifondoro che li richiamava. Salutai la Signora Grassa e percorsi le scale, stando attenta che non si spostassero nella direzione opposta. Camminavo tranquilla, quando un ragazzo che conoscevo bene mi si parò davanti: Josh. “Ciao…” lo salutai. Lui non rispose, poi vide il mantello nella mia mano e impallidì. “Dove stai andando?” mi chiese. Io sbuffai e lo sorpassai, ma lui iniziò a seguirmi. Continuai a percorrere la mia strada, ma dopo un po’ mi stufai. “La smetti di seguirmi!?” obbiettai, girandomi. “No!” rispose secco lui. “Non ho tempo da perdere…devo ancora fare tutti i compiti, quindi lasciami stare!” inventai. “Stai andando dal tuo nuovo ragazzo?” chiese. Io scossi la testa. “E allora di chi è quel mantello?” chiese ancora. Io non risposi, gli voltai le spalle e continuai a camminare. Arrivai nelle vicinanze dei sotterranei quando Josh, stufo di rincorrermi, mi prese per un braccio e mi trascinò nell’aula più vicina. Chiuse la porta e le fece un incantesimo. “Che fai?!” dissi stupita. “Voglio sapere chi è l’altro!” ordinò. Io scossi la testa. “Weasley?” chiese. Io scossi la testa ridendo. “Allora Potter!” provò ancora. Io negai. “Allora…è Malfoy?” chiese. “Ma ti pare che potrei rubare il ragazzo ad una delle mie migliori amiche?!” rimbeccai furiosa. “Scommetto che è quel Blaise Zabini…stavi andando verso i sotterranei…” dedusse. Io scossi la testa esasperata. “Mi vuoi lasciare in pace?!” dissi stanca, andando verso la porta. “No! Tu sei mia, solo mia Giulia, non ti lascerò a nessun altro!” esplose Josh. Io lo guardai allibita. “Stiamo bene insieme…non resisto senza di te nemmeno un giorno! Sto impazzendo!” raccontò arrabbiato. Io sospirai. “Mi dispiace…però penso che sia meglio andare avanti ognuno per conto proprio che continuare ad illudersi…” cercai di spiegargli. “Per me ci sei solo tu Giulia…” disse languido lui. Mi faceva pena, povero ragazzo. E in effetti, cosa speravo? Che Piton iniziasse ad amarmi da un giorno all’altro, solo per aver letto un libro oppure dormito accanto a lui? “Mi dispiace Josh…ma per me non è così…” dissi. Lui avanzò e di scatto mi prese il mento con una mano. “Tu non hai capito…sei solo mia, non hai il permesso di frequentare nessun altro!” disse, alzando la voce. Io mi liberai e mi allontanai. “La vita è mia, e decido io chi frequentare!” risposi. Lui avanzò, così corsi tra i banchi. Però Josh fu più veloce e mi prese il braccio, poi mi scaraventò addosso ad un banco. Volevo tanto che arrivasse qualcuno, ma era improbabile: Dovevo cavarmela da sola! “Petrificus Totalus!” dissi, cercando di prenderlo. Sbagliai mira. Lui scosse la testa e si avvicinò, mi tirò su per la camicia e mi sbattè contro il muro, impedendomi una via di fuga. Poi mi baciò. “Smettila!” intimai, impaurita. “Un’ultima volta Giuly…” chiese. Io non capii. “Il bacio te lo sei già preso no?!” esclamai, arrabbiata. Lui mi baciò di nuovo, stavolta ficcandomi la lingua in gola. “Smettila!” ripetei, spingendolo via. Josh si avvicinò, fino ad appiccicarsi a me. Ero premuta sul muro, non potevo scappare. Ero sempre stata una furia nelle risse e nei combattimenti fisici. Per la prima volta però avrei voluto che arrivasse un professore. O anche solo qualcuno che potesse farlo smettere. “Giuly…” sussurrò, tirandomi dietro ad un orecchio una ciocca di capelli. Io cercai di allontanare la mano. Lui mi zittì e mi mise una mano sulla coscia. “Che…cosa…” iniziai a chiedere. “Ssst Giuly…io e te staremo assieme per sempre…” mi zittì, poi mi mise una mano sulla bocca. Io gli morsi il dito, quando sentii l’altra mano salire. “Aiuto!!! Vi prego, aiutatemi!” gridai. Lui sorrise e agitò la bacchetta. Mi trovai immobile in pochi secondi. “Che mi hai fatto?!” ringhiai. “Un piccolo trucchetto…si scioglierà quando lo dirò io!” spiegò a grandi linee Josh. “Ora stai ferma Giuly…mia Giuly…” sussurrò, baciandomi sulla guancia. Iniziò a scendere, poi ad allentare il cravattino. Io non riuscivo a far nulla. Non pensavo che un ragazzo arrivasse a tanto! Non Josh! Mi sollevò la gonna ed iniziò a palparmi il sedere. Avrei voluto urlare, ma la mano che aveva sulla mia bocca me lo impediva. “Se solo ci avessi pensato Giuly…bhe, ora siamo qui no? Sarà il nostro piccolo segreto…” mi sussurrò, iniziando a slacciarsi la cintura dei pantaloni con la mano libera. “Alohomora!” sentii dire. La porta si aprì con un tonfo e sbatté contro la parete. “Fermo ragazzo!” ordinò una voce. Josh si girò e impallidì. Il professore si avvicinò, puntandogli la bacchetta contro, poi lo obbligò ad allontanarsi. Lui obbedì, andando infondo all’aula. In men che non si dica Josh sparì, mentre una voce chiamava il suo nome e cognome. “Vedo che la McGranitt ha avuto il mio messaggio…” disse Piton, soddisfatto. Si girò verso di me e mi liberò dall’incantesimo. Scivolai contro la parete, seduta sulle mia ginocchia. “Tutto bene signorina Wyspet?” chiese. Io rimasi a boccheggiare per qualche minuto, poi ripercorsi gli ultimi fatti. “Signorina Wyspet? Tutto bene?” ripetè Piton, abbassandosi per raggiungermi. Io lo guardai negli occhi, poi come fossi ritornata bambina, di scatto gli saltai in braccio ed iniziai a piangere. Piton rimase notevolmente stupito e le sue guance si colorarono. Non riuscivo a smettere di singhiozzare. “Signorina Wyspet, si calmi!” cercò di dirmi. Io non lo ascoltavo, continuavo a piangere, piangere. “Andiamo…si alzi…la porterò nella mia camera, si deve riposare…” commentò, alzandosi piano. Mi prese in braccio, ed uscì dall’aula. Mi ricordo poco della strada. Era tutto sfocato, in mezzo alle lacrime. Mi appoggiò su qualcosa di morbido, poi mi guardò preoccupato. “Ora calma…come mai stava girando da sola?” mi chiese. Io non parlai. Gli porsi il mantello, che avevo tenuto stretto per tutto il viaggio nella mia mano. Lui non capì, finche vide la S ricamata su un lato. “Era venuta a riportarmelo?” chiese. Io annuii. Lui buttò il mantello su una sedia, poi sbuffò. “Poteva anche tenerlo…non è l’unico mantello che ho…” rimbeccò acido. Era il modo di parlare ad una ragazza traumatizzata?! “Io…volevo…io volevo solo farle un piacere!” spiegai, piangendo ancora. “Inutile aggiungerei…” commentò ancora, secco. “Volevo…volevo rivederla…” confessai, timida. Piton si girò dubbioso. “Anche se fossi uscita oggi non l’avrei vista…il tempo è da schifo… e lei non mi avrebbe chiamato per farle compagnia…” continuai. Piton sbuffò. “Un attimo prima sembra che a lei importi qualcosa di me, mentre l’attimo dopo mi ignora…perché fa così?” chiesi, affranta. “Sono un professore, non sono obbligato ad instaurare un rapporto di amicizia con i miei alunni…” commentò, arcigno. Io mi tirai su a sedere e abbassai la testa. “Voglio solo che lei mi voglia bene…solo questo…” dissi. Piton mi guardò stupito. “Io la trovo un professore meraviglioso, non m’importa di quello che dicono gli altri…lei per me è un idolo, un’icona da seguire…la ammiro, perché riesce a tenere a bada noi studenti, così cattivi e maldestri. Soprattutto io, una pasticciona che non sa nemmeno lanciare un incantesimo pietrificante…” continuai, triste. Mi voltai verso Piton: anche se non cercava di tradire emozione dal suo viso, si notava che fosse rimasto sbalordito dalle mie parole. Io lo guardai e lui tese una mano. Chiusi gli occhi per paura di qualche punizione, ma lui si limitò ad accarezzarmi la guancia. Io feci un debole sorriso, poi di scatto mi alzai e lo abbracciai. “Si…signorina Wyspet!” mi richiamò. “Lei è il mio professore preferito…” conclusi. Lui tentò di staccarmi, probabilmente preoccupato di cosa avrebbe pensato una persona entrando nel suo ufficio, davanti a quella scena. “Promette che mi chiamerà?” chiesi. Lui ci pensò, poi annuì. Io mi staccai, sorridente. Si alzò ed andò alla scrivania, dove c’era una pila di fogli. “Ora devo correggere questi compiti, lei riposi…ho già avvertito la professoressa McGranitt e le sue amiche…ha bisogno di riposo, quindi si metta sotto le coperte e dorma!” mi ordinò Piton, prendendo una penna e iniziando a dare un’occhiata ai compiti. Io obbedii e mi girai sul fianco dal suo lato, in modo da vederlo. In confronto alla mia stanza nel dormitorio, quella di Piton era più sobria, elegante, arredata con il verde e nero come colori principali. Il letto era soffice e le coperte morbide. Non avevo voglia di dormire. “Che fine farà Josh?” chiesi. “Probabilmente verrà espulso…quel ragazzo, proprio alla fine dell’anno doveva combinare una! Comunque il verdetto finale sarà di Silente…” spiegò Piton, rimanendo chino sui fogli. “Non è stanco?” chiesi ancora. “Di lei? Si…ma mi tocca tenerla lo stesso signorina Wyspet!” disse acido. “Per quanto dovrò stare qui?” chiesi. “Finché non avrà la cera di una ragazza normale…è impallidita…” commentò lui. Poggiò la penna e si alzò, poi sparì dietro ad una porta. Tornò poco dopo con una tazza che emanava nuvolette. “Beva…” mi disse, porgendomela. Io mi tirai su e guardai la bevanda. “È solo the caldo…” spiegò Piton, tornando alla scrivania. Io bevvi un sorso. “Ora capisco perché nei weekend è già tanto se la vediamo a cena…” riflettei, osservandolo ancora. “Ma non si annoia a stare chiuso qui tutto il giorno?” chiesi poi. “Ci ho fatto l’abitudine…cos’altro può fare un’insegnante…” commentò, sospirando. Io mi alzai e appoggiai la tazza sul comodino. Mi avvicinai e sbirciai da dietro i compiti. “Allora le verrò a fare compagnia più spesso professore!” proposi. Lui sbuffò e si girò. “Sto bene anche da solo signorina Wyspet…non mi serve la sua compagnia…” rimbeccò. Io abbassai la testa. “Come mai tutto questo interesse nei miei confronti?” chiese poi. Io arrossii. “Così all’improvviso poi…” finì. “In verità è dal primo anno che vorrei essere considerata di più da lei…però qualunque cosa io faccia finisce sempre male, così mi ero arresa…però, dalla sera del bracciale, ci ho pensato…e ho deciso di perseverare…” spiegai. “Non ha risposto alla mia domanda…” precisò Piton, guardandomi negli occhi. Io lo guardai a mia volta. “Io…io credo che lei sia un uomo interessante, da frequentare! Mi annoiano le chiacchiere con i coetanei…” inventai in parte. Piton non mi rispose, ma aprì un cassetto e ne tirò fuori una cosa. “Mi dia la mano…” disse. Io gli porsi la mano destra e lui ci mise qualcosa: il mio bracciale! “Ma…non l’aveva incenerito?” chiesi, stupita. “A quanto pare no…” commentò, secco. Io scoppiai di gioia. “Grazie mille! Ci tenevo tanto! Grazie!” dissi contenta. Lui abbozzò un sorriso e per nascondersi si girò subito verso i compiti. Troppo tardi, l’avevo visto! “Prometto che starò buona…” gli dissi, tornando al letto. Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi. “Grazie per essere intervenuto…senza di lei…io…ora…” lo ringraziai. “Dovere…” rispose Piton. Io sorrisi e mi addormentai. Mi svegliai ancora per colpa di un tuono. Feci un salto sotto le coperte. “Era solo un tuono…” commentò acido Piton, ancora chino sulla scrivania. Guardai l’ora: 21.34. “Quanto…quanto ho dormito?” gli chiesi. “Tre ore signorina Wyspet…ha saltato anche la cena…ho preferito non svegliarla...” commentò. “Le dispiaceva svegliarmi?” chiesi, stupita. “Più che altro mi dispiaceva interrompere il silenzio che finalmente si era ripristinato in questa stanza…” rispose. “Che cattivo che è prof!” rimbeccai, sbuffando. “Prima è passata la professoressa McGranitt…mi ha detto che il suo ex fidanzato è in guai grossi…sono stati chiamati i suoi genitori…” raccontò. “Così impara…se solo ci fosse stata Anna gli avremmo dato una lezione con i fiocchi!” fantasticai. “Credo che ora lei stia bene…penso che possa tornare nella sua camera…” osservò Piton. Io mi rattristai. “La prego! Mi lasci stare qui con lei!” gli chiesi. Lui scosse la testa. “Per favore! Le farò da radio…mi dica cosa devo cantare e io canto!” proposi. Lui sospirò, alzando gli occhi al soffitto. “Sarebbe meglio se stesse zitta…” rimbeccò. Io feci finta di cucirmi la bocca, chiuderla e buttarne via la chiave. “Così può andare…” commentò. “Allora posso restare?” chiesi. “Mi sembrava troppo bello che lei mantenesse la promessa…” sbuffò. “Ha fatto il tema che vi ho assegnato per domani?” chiese poi. Io tossii. “Sappia che non le riserverò un trattamento diverso dagli altri…” specificò. Io annuii. “Troverò il modo di farlo…” dissi. Piton ghignò divertito. Io mi rimisi sotto le coperte. “Secondo lei riuscirò ad avere la sufficienza nella sua materia?” chiesi. “Il fatto è che, signorina Wyspet, lei ha delle potenzialità notevoli, solo che non le sfrutta! Se studiasse di più in teoria e, dato che in pratica non se la cava poi così male, potrebbe anche superarla la sufficienza…se solo non si riducesse a fare i compiti all’ultimo minuto…” rispose. Io sorrisi. Vidi che erano quasi le dieci. “Lei non va a dormire prof?” chiesi. “Vorrei giusto farle notare che il mio letto è occupato, e poi ho ancora compiti da correggere…” rispose. “Credo che i miei coetanei saranno ben felici di non ricevere quei compiti…” dissi, alzandomi. Piton mi guardò dubbioso. “Torno in dormitorio…ma lei in cambio deve andare a dormire!” spiegai. “Si rammenta chi dei due da gli ordini, vero signorina Wyspet?” disse secco lui. Io annuii. “Dovrà mettersi gli occhiali se continua a stare nottate intere davanti a quei fogli… già qui è buio! Non è stanco?” chiesi. Lui scosse la testa. “Andiamo prof.! Non faccia il duro, riposi…altrimenti non me ne vado!” lo ricattai. Piton sbuffando si alzò dalla sedia e ripose i fogli in un cassetto. “Buonanotte, e grazie per oggi…” lo ringraziai, sorridente. “Tre ore fa piangeva come una fontana, ora sorride…” commentò divertito lui. “Ora sono con lei no? È per questo che sorrido! Mi rallegra la sua compagnia…” spiegai. Lui mi guardò scettico. Lo salutai con una mano ed uscii dalla stanza. Percorsi i sotterranei e le scale. Arrivai in dormitorio tranquilla, come fosse stata una giornata come le altre. Appena arrivata, Anna ed Hermione mi saltarono in braccio, poi vollero avere spiegazioni. Io raccontai tutto, poi sbadigliai e mi infilai a letto. Mi dimenticai completamente del tema.

  
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