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Autore: imnotokay    10/04/2012    2 recensioni
Istintivamente, Alex, sorrise guardando Charlotte riflessa sullo specchietto intenta a portare di lato il suo ciuffo arancio, con la solita espressione concentrata mentre stringeva leggermente la lingua con i denti dipinta sul volto.
[...]
-Grazie di essere venuta al mio compleanno- disse il ragazzo ridacchiando.
-Ora io mi chiedo: dov'eri quando Dio distribuiva l'intelligenza?- Alex rise ancora più forte. Gli erano mancate anche le sue battute, accidenti!
[...]
-Bene e con questo cosa vorresti dimostrare?- chiese.
-Semplice: che vorrei che tu fossi la mia ragazza-
-Eh?- chiese la ragazza evidentemente incredula ma allo stesso tempo confusa.
-Vuoi essere la mia ragazza?-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E finalmente i suoi diciotto anni erano arrivati; era maggiorenne adesso e adorava esserlo. Il suo giorno era arrivato ed ogni singola cosa era al suo posto, tutto stava andando bene secondo i piani e la discoteca che aveva affittato era stracolma di gente che aveva invitato. Tutti avevano accettato ben volentieri di partecipare alla sua festa, ma ovviamente chi per l'enorme quantità di alcolici presente, chi perchè non voleva passare il sabato sera a casa e infine -tipo il 15%- chi aveva veramente voglia di festeggiare insieme a lui. Erano tutti lì a divertirsi, tutti tranne una persona. Mancava qualcuno, mancava lei. La sua “piccola” come l'aveva definita più volte ed era piccola, letteralmente, ma si distingueva dalle altre per parecchi motivi: nonostante i suoi quattordici anni, era abbastanza matura da riconoscere il bene dal male; era molto più matura di certe diciottenni; era solare e non aveva alcun problema a relazionarsi con le persone; non era come le solite quattordicenni capricciose che si credevano miss mondo; e per ultimo, cosa molto importante per Alex, lo faceva stare bene come nessun'altra. Con lei rideva in continuazione e tutto gli sembrava più divertente e interessante quando era in sua compagnia. Ma c'erano due piccoli, insignificanti “ostacoli”, per così dire: in parte la differenza di età e poi la voglia sotto zero del ragazzo di stare seriamente con una persona. Ma, secondo la ragazza, ce ne stava un terzo: il giudizio degli altri, dei suoi amici. Lei, dal canto suo, cominciava a stancarsi di questa strana situazione. Si erano baciati più volte, ma continuava a non capire il significato di quei baci. Si piacevano entrambi, ma era palese che lei era molto più presa rispetto al ragazzo; l'avevano intuito tutti. I tre giorni che precedettero il compleanno del ragazzo li aveva trascorsi a comporre nella sua mente un discorso ben chiaro che, non appena l'avrebbe avuto davanti, gli avrebbe sbattuto in faccia senza troppe esitazioni. Aveva una marea di domande in mente che avrebbe voluto chiedergli, aspettava solo il momento giusto. Intanto, però, non si faceva viva.

La festa procedeva senza freni da più di un'ora ormai, e Alex aveva stretto amicizia col nervosismo e l'ansia. Si guardava in giro da più di mezz'ora alla ricerca di lei, ma senza alcun successo. Non si era presentata e il motivo rimaneva ancora un mistero. Ogni tanto si buttava in pista insieme ai suoi amici, accennava qualche passo di danza, rideva alle battutine dei suoi amici e poi usciva fuori per vedere se c'erano novità. Si avvicinò al bancone degli alcolici e prese una birra: di ubriacarsi era fuori discussione, però.
-Alex, che succede?- chiese Naomi, sua cognata, alludendo al suo strano comportamento.
-Charlotte non si è presentata- rispose passandosi una mano tra i capelli.
-Beh, magari avrà avuto un imprevisto...- Alex la interruppe bruscamente.
-No. Lei è sempre puntuale, a volte anche in anticipo, ma è da ieri che non la sento-
-Non ne ho idea, allora, ma sta' tranquillo- cercò di rassicurarlo ma senza molto successo.
Sfilò nervosamente il cellulare dalla tasca dei jeans e controllò per l'ennesima volta la cartella degli sms ricevuti, che però non ne segnalava alcuno nuovo. Premette velocemente i tasti componendo un “Bimba, dove sei?”. Era abituato a chiamarla così e, nonostante tutto, gli piaceva farlo. Charlotte era puntuale in tutto, anche nel rispondere agli sms, ma quella volta si rifiutò di farlo. Alex stava impazzendo ed era arrivato alla seconda bottiglia di birra.
-Fratello, è tutto okay?- chiese Matt.
-No. Sto andando da Charlotte- buttò la bottiglia di birra mezza vuota nel cestino e andò in mezzo alla pista, dove Max era intento a ballare.
-Max, devo chiederti un favore- disse serio.
-Certo, cosa?-
-Dovresti prestarmi le chiavi della tua moto- l'amico lo guardò confuso.
-Che ci devi fare?-
-Non ci metto molto- evitò la domanda. Max sbuffò e tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della moto porgendole ad Alex che, frettolosamente, gliele tolse dalle mani correndo fuori. Si allacciò il casco senza badare ai capelli che si sarebbero schiacciati e quindi tre ore di lavoro sui capelli per niente; non gli importava, perchè l'unica cosa che occupava la sua mente in quel momento era Charlotte. Dopo una quindicina di minuti circa, si inoltrò nel vialetto di casa della ragazza fino ad arrivare al cancelletto dove abitava lei. Tirò un sospiro di sollievo al pensiero di averla così vicina, finalmente. Infilò le chiavi nella tasca destra dei suoi jeans, tolse il casco senza smettere di fissare la villetta illuminata e subito dopo si avviò verso la porta. La prima cosa che gli saltò all'occhio, alle orecchie più che altro, furono le urla e le risate provenienti proprio da casa della ragazza. Che avesse dato una festa proprio il giorno del compleanno del ragazzo a cui, tra l'altro, era invitata da un mese? Milioni di pensieri attraversarono la mente del ragazzo mentre suonò il campanello e non appena vide che ad aprirgli si presentò sua madre e non uno di quei ragazzi enormi della sua scuola che ci provavano come delle bestie in calore, si rilassò di colpo: non era una festa da alcolizzati, quanto meno, pensò.
-Alex! Ciao, che ci fai qui? -chiese la madre di Charlotte evidentemente sorpresa di vederlo- Voglio dire...oggi non è il tuo compleanno?-
-Salve signora. A dir la verità sì. -fece una breve pausa- C'è sua figlia in casa?- chiese evitando di dare troppe spiegazioni.
-Certo, vado a chiamarla- sorrise sinceramente al ragazzo che era evidentemente nervoso e poi sparì dietro quello che doveva essere il salotto. Non appena vide la chioma arancio della ragazza trattenne un respiro e anche i suoi pensieri, evitando di pensare a quanto fosse bella. Sicuramente starete pensando: una quattordicenne che si tinge i capelli? A dir la verità è stato un errore del parrucchiere che ha confuso Charlotte per un'altra ragazza. Avete presente Hayley Williams? Ecco, con quei capelli le somigliava molto. Non appena la ragazza notò il ragazzo di fronte a lei, strabuzzò gli occhi.
-C-che ci fai qui?-
-Sono venuto a vedere cos'era successo, visto che è da più di un'ora che ti aspetto alla mia festa-
Ma poi perchè aveva rifiutato di andarci? Quella era una grande opportunità per poter dirgli tutto quello a cui aveva pensato nei tre giorni precedenti. Forse aveva paura di affrontare la questione, magari troppo innamorata del ragazzo? Anche questo era un mistero persino per lei.
-Sì scusa, è che abbiamo organizzato una festa a sorpresa per mia cognata- spiegò chiudendo gli occhi e passandosi una mano sulla fronte.
-Se non ti andava di venire potevi dirmelo subito-
-Non è che non mi andava, è che questa situazione è troppo strana per i miei gusti- ecco, mancava poco e gli avrebbe sputato ogni cosa in faccia.
-Lo so, ma ne abbiamo già parlato- rispose lui tranquillamente. Charlotte lanciò un'occhiata dentro casa per poi chiudersi la porta alle spalle.
-Ho capito, ma ti rendi conto di come possa sentirmi io? Non ho la più pallida idea di in che posizione io mi trovi- il ragazzo continuava a non capire. La ragazza sospirò decisa che quello fosse il momento giusto per “sbattergli in faccia” -come diceva lei- tutto quello a cui aveva pensato in quei tre giorni.
-Alex, che senso hanno quei baci che ci scambiamo? Spiegamelo. E' ovvio che per me significano qualcosa, è palese, ma per te?- la tranquillità con cui gli spiegava la situazione dura in cui si trovava lo metteva a disagio: quella ragazza era incredibile. Alex, che fino a quel momento non aveva espresso alcuna opinione riguardo quei baci, ora era costretto a parlare. La ragazza lo scrutava con aria da chi attendeva delle risposte, tante viste le domande che le guizzavano in testa.
-Charlotte...- il ragazzo si decise a parlare. La ragazza trattenne il respiro: qualsiasi cosa avrebbe detto, l'avrebbe accettata, sarebbe stata forte...come sempre.
-Devo essere sincero con te. All'inizio avevo persino deciso di abbandonare e chiudere tutto con te, non so bene per quale motivo, forse la paura di legarmi per la prima volta seriamente a una ragazza- ecco, forse era meglio non iniziare questa cosa, pensò subito lei. Se fosse stata da sola sarebbe scoppiata a piangere. Troppe debolezze albergavano dentro di lei, da sempre. Il ragazzo tirò un respiro profondo e riprese a parlare.
-Ma un'altra cosa è certa, e cioè che il non sentirti per diverse settimane, il fatto che ti aspettassi che fossi sempre io a cercarti -aveva capito la “strategia” della ragazza- tutte queste cose mi hanno aiutato a capire che...-
-Deciditi a parlare! Di questo passo arriverà prima la fine del mondo!- esclamò la ragazza spazientita facendo ridere il moro.
Senza troppi riguardi la avvicinò a sé e la baciò, un bacio diverso da tutti quelli che si erano dati.
-Forse così è più chiaro il concetto- Alex, non appena si staccarono, sorrise sotto lo sguardo confuso della ragazza.
-Sinceramente no-
-Voglio stare con te- disse di getto. La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, reazione del tutto inaspettata dal ragazzo.
-Non è possibile, è sicuramente uno dei tuoi soliti scherzi-
-No, non lo è e posso anche dimostrartelo- di nuovo quello sguardo confuso.
-E come? Sentiamo-
-Vieni con me- le prese la mano e si diressero verso il cancelletto aperto. Il ragazzo alzò la sella del motore e tirò fuori un altro casco. La ragazza rimase per tutto quel tempo in silenzio e si lasciò guidare.
Salirono entrambi sul motore e Alex lanciò un'occhiata allo specchietto e notò la ragazza che era intenta a sistemarsi i capelli scombinati dal casco. Non si era lamentata per niente del fatto che fosse poco presentabile, voleva solo vedere dove volesse andare a parare il ragazzo, dove volesse arrivare. Istintivamente, Alex, sorrise guardando Charlotte riflessa sullo specchietto intenta a portare di lato il suo ciuffo arancio, con la solita espressione concentrata mentre stringeva leggermente la lingua con i denti dipinta sul volto. Accese il motore e automaticamente portò le mani della ragazza sui suoi fianchi. Charlotte non potè fare a meno di sorridere; nonostante tutto ci sapeva fare il ragazzo, pensò.
Quindici minuti circa di silenzio ed arrivarono nell'ultimo posto in cui la ragazza si sarebbe mai aspettata di andare. Se la ragazza si era rifiutata di presentarsi alla festa del ragazzo, sarebbe stato lui a portarcela.
-Grazie di essere venuta al mio compleanno- disse il ragazzo ridacchiando.
-Ora io mi chiedo: dov'eri quando Dio distribuiva l'intelligenza?- Alex rise ancora più forte. Gli erano mancate anche le sue battute, accidenti!
-C'è poco da ridere, credimi- Charlotte non aveva ancora fatto alcun commento riguardo al “rapimento” o al fatto che lui l'avesse portata alla sua festa. Come prima, lui le prese la mano e insieme si diressero all'interno della discoteca. Non appena Naomi vide i due ragazzi tenersi per mano, le sue labbra si allargarono in un enorme sorriso: se lo aspettava. Si avvicinarono entrambi alla pista e con uno scatto, Alex, tirò le chiavi della moto a Max che le afferrò al volo. Subito dopo si avvicinò alla console dove stava il dj e gli sussurrò qualcosa all'orecchio; di colpo la musica si abbassò e ne partì una decisamente più lenta. Charlotte continuava a non capire, ma quella canzone l'avrebbe riconosciuta tra mille: “Dear God” degli Avenged Sevenfold, che piaceva molto ad entrambi. Automaticamente la avvicinò a sé rimanendo in silenzio a guardare gli occhi della ragazza con il suo solito sorriso un po' divertente, secondo Charlotte.
-Bene e con questo cosa vorresti dimostrare?- chiese.
-Semplice: che vorrei che tu fossi la mia ragazza-
-Eh?- chiese la ragazza evidentemente incredula ma allo stesso tempo confusa.
-Vuoi essere la mia ragazza?- chiese di rimando Alex spostandole dolcemente il ciuffo arancio.
-Beh, sì, a patto che la smetti di fare sempre il cretino- il ragazzo la sollevò in braccio e lei, automaticamente, incrociò le gambe attorno al suo bacino. Lo sentì ridere.
-Non posso promettertelo- e per tutta risposta lei gli diede un morso sul naso.
-Ahio!-
-Shh- gli sorrise dolcemente e poi lo baciò staccandosi poco dopo
.
-Quindi adesso sei il mio ragazzo?- chiese.
-Fin quando lo vorrai-



Buon pomeriggio, mie care lettrici *-*
Cominciamo subito...
allora, questa è una one-shot che ho scritto nel periodo in cui ho traslocato e non sono riuscita a continuare la mia
fan fiction "After the storm there's always the sun" (che non so per quale motivo non mi copia il collegamento ipertestuale, vabbè).
Questa è una di quelle one-shot che parla di me, in un certo senso. Questo ragazzo esiste davvero (con un nome diverso, chiaramente) e qui ho semplicemente scritto tutto quello che avrei voluto che accadesse quella sera :)
E niente, spero solo che vi piaccia, dico davvero:')
ne approfitto, anche qui, per ringraziare tutte quelle che recensiscono le mie storie e che le mettono tra le preferite/seguite/ricordate
grazie mille

  
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