Il cielo terso e senza nuvole era soltanto la stupenda cornice di quella giornata così calda.
Sfiorando con le gambe nude, finalmente scoperte dopo il lungo inverno, i teneri fiori e il soffice manto d’erba della collina, i due giovani si spinsero sul punto più alto. Da lì si poteva ammirare senza fatica tutta Vienna, nella sua piena e maestosa magnificenza.
Odette s’inginocchiò sul prato, iniziando a scegliere i fiori più belli, più delicati, per decorare la sua acconciatura.
Gustav la osservava da lontano: i suoi capelli color rame brillavano di mille riflessi, illuminati dai caldi raggi del sole estivo. Gli occhi del ragazzo seguirono la sua mano, bianca e fragile: le dita lunghe stringevano con la giusta grazia il piccolo gambo di una margherita, rigirandolo e guardandolo con attenzione. Di tanto in tanto la ragazza si umettava le labbra con la lingua, rendendole ancor più invitanti.
Si sedette al suo fianco, ispirando a pieni polmoni l’aria profumata. Il cinguettio degli uccellini, il fruscio delle foglie e la città, così lontana, che si stagliava di fronte a loro: tutto ciò rendeva quella giornata perfetta e senza tempo.
Gustav allungò un braccio, stringendo a sé la fanciulla. Era tutto immobile, il sole li avvolgeva: brillavano di un’aura dorata della quale solo gli innamorati possono brillare.
Mentre i loro occhi si incontravano complici, i loro visi si avvicinarono, lenti.
Dolcemente, il ragazzo sentì le labbra di Odette posarsi sulle sue, e nulla ebbe più importanza.