"Sì, James, ci vado."
"Puoi andarci subito? Ti scongiuro... Deve sapere che non me ne importa più niente di lei. Ti prego, va' a dirglielo, Eileen."
Eileen era giusto sul punto di alzarsi dal pavimento freddo di uno dei tanti corridoi di quell'albergo, quando notò una cosa che non le piaceva, ma sperava solo di sbagliarsi. James aveva tutte le nocche della mano destra ferite e insanguinate, e apriva e chiudeva meccanicamente la mano, mentre una smorfia di dolore (questa volta fisico) si impossesava del suo volto.
A quel punto Eileen alzò gli occhi sul volto del ragazzo, il quale inizialmente non se ne accorse, troppo intento a nascondere tutto il dolore che lo logorava. La ragazza gli rivolse diverse occhiate di tristezza, compassione e amore insieme: sapeva che James era un tipo impulsivo, ma non si aspettava che sarebbe arrivato a tanto.
"James, ma cosa hai fatto?"
Il ragazzo la guardò stranito per qualche secondo, e quando lei accennò con il capo alla sua povera mano, lui capì e, cercando di sfuggire alle occhiate apprensive che gli lanciava lei, rispose: "Ma no, niente... Figurati... Sai, no?"
"No, James, non so. Non so un accidente io."
Il ragazzo la guardò negli occhi e, non facendocela più, scoppiò a piangere. Lacrime amare, lacrime di rabbia oltre che di dolore.
"Ero incazzato, capisci? Non ce la facevo più e mi ero messo a piangere, proprio come sto facendo adesso con te, solo che prima ero solo, chiuso nella mia stanza. E non ero incazzato solo per quello che mi ha fatto lei, ma ero incazzato anche con me stesso! Mi stavo odiando perchè stavo piangendo come una femminuccia, ma non riuscivo a fermare quelle dannate lacrime! Così non sapevo cosa fare per scaricare tutta la rabbia che avevo in corpo, e ho tirato un pugno al muro! Eileen, sai come sono: sono un coglione in tutto ciò che faccio, sono sempre stato un coglione. Ma io di Liane mi sono innamorato davvero! E lei sai cosa mi ha risposto quando gliel'ho detto? 'Scusami, James, ma io pensavo stessimo solo giocando. Non pensavo davvero che tu fossi veramente interessato a me.' E io come mi sarei ovuto sentire? Mi è crollato il mondo addosso! Che vada a quel paese! Non voglio più avere niente a che fare con lei! Che vita del cazzo, ho sempre fatto bene a non innamorarmi sul serio, ma questa volta non ce l'ho fatta..."
Eileen non aveva davvero parole. Abbassò lo sguardo e si accorse di tenere la mano destra di James tra le sue, mentre con il pollice passava delicatamente sopra le ferite che si era procurato. Ferite fisiche, è vero, ma ferite che non erano altro che il riflesso di un dolore apparentemente non visibile.
La ragazza
per un attimo si perse nei suoi pensieri: erano così morbide e calde le mani di
James, che avrebbe voluto tenerle tra le sue per chissà quanto tempo ancora; e
difatti continuò a farlo, dato che lui non dava alcun segno di volerle
ritrarre. Ma poi realizzò che avrebbe dovuto riprendersi e dare almeno un cenno
a James, almeno per fargli capire che l’aveva ascoltato: “Ti capisco, James, te
lo giuro. Capisco quanto possa essere brutto. Vorrei poterti aiutare in qualche
modo. Vuoi davvero che vada a dirle che te ne importa più nulla di lei? In
fondo, a cosa serve?”
“Certo che voglio che tu vada da lei! E’ da sola in una stanza con Ryley, sai
quanto me ne importa? Meno di zero! Stupida gita, stupida scuola, stupida
Liane! Va’ da lei, per favore…” disse James, che nonostante avesse appena
smesso di piangere, sembrava di nuovo sull’orlo delle lacrime.
“D’accordo James, ci vado…” Eileen si alzò da terra e cominciò a percorrere il
corridoio, la porta di Liane era proprio l’ultima sul lato sinistro, e lei e
James erano seduti a meno di dieci metri di distanza da quella camera. Vi
arrivò di fronte e provò ad aprirla, ma non ci riuscì: era chiusa a chiave. Nel
frattempo si accorse che anche James si era alzato e si stava dirigendo verso
quella stessa direzione, quando fu sufficientemente vicino a Eileen, disse:
“Posso entrare solo un secondo? Voglio solo vederla un attimo…” Lei non fece in
tempo a dire o fare nulla che lui si era già fiondato sulla maniglia e quindi si era anche già accorto che la
porta era, nel modo più evidente possibile, chiusa a chiave. Da quel momento fu
impossibile controllare, o quantomeno contenere, James.
“Non posso crederci! No no, ti prego, dimmi che non è vero! Eileen, capisci
cosa ha fatto? Si è chiusa a chiave da sola in una stanza con Ryley! Non mi
deve mai più rivolgere la parola! Non si deve avvicinare a me! Non mi deve
parlare! Dovrà fare come se io per lei non esistessi. Lei per me non esiste
più.
Mi dispiace solo di averti coinvolta in tutta questa faccenda...”
In realtà,
James e Eileen non erano mai stati grandi amici, erano sempre stati in buoni
rapporti, certo, ma mai così tanto in confidenza. Infatti probabilmente a
favorire questa loro disinvoltura aveva contribuito anche qualche bicchierino
di troppo, quella sera, ma non erano affatto ubriachi; però diciamo che avevano
bevuto quanto basta affinché si possa parlare senza pensare troppo e sciogliere
la lingua tanto che vada da sola.
Entrambi infatti erano consapevoli di aver raggiunto un livello di confidenza
da cui prima erano molto lontani, quella sera; e d’altronde in quel momento non
era il caso di perdersi in inutili imbarazzi e distacchi.
“Ma no,
James, non ti preoccupare… Questa è l’ultima cosa a cui devi pensare… Adesso
che hai intenzione di fare?” disse gentilmente la ragazza, alzando titubante
gli occhi sul volto di lui.
“Niente, non farò proprio niente. Sono quasi le 4 del mattino, me ne andrò a
dormire. Voglio solo smetterla di pensare a Liane, mi
sono stancato di lei e di
tutti i suoi giochetti.”
“Hai ragione… D’accordo, allora buonanotte!”
“Buonanotte Eileen, a domani.”
Inutile dire
che quella notte James non dormì per niente, troppo travagliato dai mille
pensieri che lo assillavano; esattamente come Eileen, che passò la notte a interrogarsi
sulle strane sensazioni che aveva provato mentre teneva tra le su le mani del
ragazzo.
Così il giorno dopo si alzarono presto entrambi, troppo stanchi di rimanere in
quel letto inutilmente, si prepararono, e quando si incontrarono di sfuggita
nei corridoi dell’albergo mentre scendevano a fare colazione, entrambi si accorsero
di aver ritrovato l’imbarazzo che solitamente c’era tra di loro e che la notte
precedente era solo momentaneamente sparito.
Non si parlarono, si guardarono per un attimo e basta: Eileen rivolse a James
un’occhiata carica di preoccupazione tanto da assumere per un momento un
aspetto quasi materno; James, dal canto suo, rivolse a Eileen uno sguardo che
ben poche volte lei aveva ricevuto da qualcuno. Cercava di ringraziarla con gli
occhi, occhi che erano velati anche da una leggera nota di preoccupazione
dovuta al fatto che aveva paura che lei non cogliesse la gratitudine che
provava nei suoi confronti.
Ma su questo non c’era alcun pericolo: Eileen riconosceva ogni genere di
sguardo, e non fece fatica a interpretare nemmeno quello; e finalmente, poi, ritrovò
un po’ di pace quando vide James ridere fino alle lacrime insieme ai suoi
amici. Allora capì che se anche magari non si era ripreso del tutto, stava
cercando di andare oltre quella storia, tornando ad essere il James di sempre,
il James che guarda la vita dall’alto in basso con sguardo strafottente, il
James che proprio grazie a quella sua disinvolta strafottenza ha vinto diverse
volte le battaglie che gli si sono presentate, il James che a volte lascia
addirittura disarmata la vita, che lo guarda invidiosa del sorriso quasi
costantemente padrone del suo volto.
Fu quindi chiaro che quella fu solo la magia di una notte, nel bene e nel male,
una notte sofferta e travagliata, una notte di quelle che capitano una sola
vola nella vita.
N.d.A. Ciao a tutti! Boh, in realtà non c'è niente da dire su questa storiella, solo che avevo tanta voglia di scriverla e l'ho fatto. :) Spero vi sia piaciuta almeno un po', comunque se mi lasciaste una piccola recensione (positiva o negativa che sia) ne sarei davvero contenta! :) Comunque innanzitutto grazie per averla letta! Dalila