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Cap. I - Circle of Life §
“DRACO
MALFOY E' MORTO”
Quella
semplice frase continuava a rimbombarle nella testa, stordendola per
la sua spietatezza.
Draco
Malfoy era morto.
D'accordo,
l'aveva odiato, si erano insultati per anni, a volte si erano
anche sfidati di nascosto al club dei duellanti. Non si erano mai
risparmiati
dispetti e battute al vetriolo.
Ma
ora Draco era morto e tutto quello che c'era tra di loro, per quanto
spiacevole, sarebbe rimasto solo un ricordo.
In
un angolino molto buio della sua coscienza si sentiva anche un po'
sollevata all'idea che per quell'ultimo anno scolastico non avrebbe
più dovuto
scontrarsi con il Principe delle Serpi, in un certo senso le cose per
lei
sarebbero state più facili.
Ma
la realtà la colpiva in tutta la sua crudeltà: un
ragazzo era morto,
schiacciato dal peso di cose più grandi di lui. Troppo
più grandi di lui, che
non aveva saputo e potuto gestire. Ed aveva pagato un prezzo
maledettamente
alto per questo.
Era
morto.
Una
mano gentilmente le si posò sulla spalla risvegliandola dai
suoi
pensieri.
“Hermione,
è tutto a posto?” le chiese affettuosamente il
ragazzo dai
profondi occhi verdi che occupava insieme a lei lo scompartimento.
“Si Harry, tutto a posto grazie” gli rispose con un
sorriso tirato, per poi
rigirarsi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva
veloce
accanto al treno che serpeggiando tra le campagne inglesi la stava
riportando
per l'ultima volta ad Hogwarts.
Il
rumore ritmico e monotono delle ruote sui binari la accompagnava nel
flusso di pensieri e ricordi che nella sua testa si avvolgevano
insistentemente
attorno alla figura di un ragazzo che per sempre sarebbe rimasto vivo
solo nei
ricordi di chi lo conosceva.
Fuori
dal finestrino vedeva un laghetto in cui si rispecchiava il cielo
nuvoloso. Guardava quella grande distesa grigia e nella sua mente
rivedeva due
occhi chiarissimi che per anni si erano posati su di lei con disprezzo.
Ma di
una profondità tale da non poter essere dimenticati.
Guardava le increspature
che il vento che si era alzato creava sulla superficie dell'acqua, e
vedeva le screziature
di quello sguardo che aveva imparato a sostenere. Guardava i riflessi
di
qualche timido raggio di sole che era riuscito a sfuggire alle briglie
delle
nuvole e vedeva i lampi che illuminavano il suo sguardo quando la
sfidava a
tenergli testa. Tutto le ricordava quegli occhi che per anni le avevano
rivolto
solo sguardi taglienti e di odio, ma che non avrebbe più
rivisto.
Intanto
la campagna scorreva accanto a lei. E tutto quel verde le riportava
alla memoria le tantissime giornate passate nel parco di Hogwarts e
tutti gli
scontri e le sfide, gli insulti e i battibecchi che erano l'unico modo
in cui
loro due si erano mai rapportati. Ora rimaneva solo il ricordo di tutto
ciò.
Con
lo sguardo perso nel paesaggio che continuava a sfrecciarle accanto,
immaginò per un attimo che quella sarebbe stata la sua visuale se avesse volato a
tutta velocità su
una scopa.
Volare...
Malfoy amava volare. Si vedeva che era felice quando poteva
solcare i cieli sulla sua adorata scopa. Felice... era una parola
grossa per un
ragazzo chiuso e riservato come lui, ma si vedeva che in qualche modo
lassù era
più sereno. Sembrava che per un po' potesse lasciare a terra
i suoi problemi e
trovare un po' di pace.
Hermione
ed Harry erano da soli nello scompartimento, Ron era finito
chissà
dove con la sua Lavanda, e così loro due sedevano uno di
fronte all'altra ai
lati del finestrino.
“Stai
ancora pensando a Malfoy?”
La
ragazza rimase qualche secondo in silenzio, poi, come se la cosa le
costasse un grande sforzo, rispose dopo aver fatto un profondo sospiro.
“Si.
Lo so, sembra assurdo che proprio io lo dica, ma non riesco ad
accettare l'idea che sia morto. Non così”.
La
notte in cui Silente era morto, ai piedi della Torre di Astronomia un
altro cadavere era stato rinvenuto. Quello di Draco. Era disteso a
terra in
modo composto, come se stesse dormendo. Come se anche nella morte si
dovesse
distinguere con la sua innata eleganza. Sul viso un'espressione serena.
Come se
non si fosse accorto che la sua ora era arrivata.
Sembrava che stesse dormendo, tanto che la professoressa McGranitt
quando lo
aveva trovato, aveva pensato che fosse stato schiantato, ma una volta
avvicinatasi, si era resa conto del freddo innaturale che ormai
pervadeva il
corpo del ragazzo. Purtroppo non c'era stato nulla da fare, Draco
Malfoy era
morto.
In
quella stessa notte in cui Piton era scappato per riunirsi ai
Mangiamorte. Ed ora tutti temevano che potesse trovare il modo di
infiltrarsi
tra le fila dell'Ordine e continuare a svolgere il suo compito di spia,
come
per tanti anni aveva fatto, ingannando perfino Silente.
Le
indagini su cosa fosse realmente successo erano state sbrigative e
superficiali. Si era cercato di chiudere la faccenda il più
presto possibile,
liquidando la cosa come una vendetta trasversale dei Mangiamorte nei
confronti
di Lucius Malfoy che non era stato all'altezza della fiducia
accordatagli dal
Signore Oscuro.
Cosa
strana, nessuno era riuscito a trovare la bacchetta di Draco,
né
accanto al corpo, né in dormitorio o in nessun altro luogo
della scuola. Come
se fosse stata portata via di proposito. Così non era stato
possibile stabilire
come esattamente si erano svolti i fatti. Se era stato attaccato, se
aveva
tentato di difendersi, se aveva attaccato lui per primo.
Nulla.
Harry
le rivolse uno sguardo dolce. “Hai ragione, alla fine era un
ragazzo
come noi. Aveva una vita davanti, i suoi sogni e le sue speranze.
Peccato che
qualcuno abbia pensato bene di toglierglieli”.
A quella parole, gli occhi della ragazza che gli sedeva davanti si
riempirono
di tristezza, e la vide abbassare il capo rassegnata emettendo un altro
profondo
sospiro.
“Sai,
Malfoy non era decisamente un mio amico, ma non credo proprio che
meritasse una fine del genere. Credo che in qualche modo
mancherà anche a me”
concluse Harry.
Passarono
un po' di tempo chiacchierando del più e del meno,
finché un ragazzo
entrò nel loro scompartimento. Era Blaise Zabini.
Il ragazzo aveva da poco perso il suo migliore amico, quasi un
fratello.
Entrambi figli unici, si erano sempre sostenuti a vicenda nei momenti
difficili, dandosi il conforto e l'affetto che in famiglia non
ricevevano. E il
dolore per la perdita si poteva chiaramente leggere in quelle iridi blu
notte,
velate di tristezza e contornate da profonde occhiaie che spiccavano
nettamente
anche sulla sua carnagione scura, o dalle spalle larghe e possenti, ma
incurvate
sotto il peso di un lutto difficile da accettare, o dal portamento
sempre fiero
e impettito ed in quel momento estremamente dimesso. Anche la sua voce
sembrava
uscire a stento, come se in fondo non gli importasse più
tanto di parlare ora
che non c'era più chi avrebbe potuto ascoltarlo e capirlo al
volo.
“Granger,
abbiamo la riunione dei capiscuola, ti aspetto nello
scompartimento dei prefetti”. Il tono più basso
del normale, trasmetteva tutta
la rassegnazione che pervadeva il ragazzo.
“No, aspetta Zabini, vengo subito. Ci vediamo dopo,
Harry” e salutò l'amico che
le rispose con un cenno del capo.
Blaise
intanto si era avviato lungo il corridoio verso lo scompartimento
dei prefetti, senza aspettare Hermione, che dovette affrettarsi per
raggiungerlo.
Lo
fermò prendendolo per un polso e facendolo girare.
Rimasero qualche secondo a fissarsi. Ad Hermione faceva male leggere
tutta la
sofferenza di quegli occhi che la scrutavano vuoti.
“Zabini,
tutto bene?”. Guardando l'espressione del ragazzo comprese il
suo
errore. “Scusa, domanda stupida” ed
arrossì lievemente.
Sulle labbra di Blaise comparve un timido sorriso.
“Non
ti preoccupare, va bene lo stesso, grazie” le rispose
gentilmente.
Un silenzio imbarazzato cadde tra loro, ma le faceva troppo male
vederlo in
quelle condizioni.
“Zabini...
Blaise - iniziò imbarazzata mordicchiandosi un labbro -
ecco, se
hai bisogno di qualcosa io sono qui... Anche se magari vuoi farti solo
una
chiacchierata”.
“Grazie...
Hermione, so cosa vuoi dire, ma per ora non mi sento di parlarne
con nessuno. Draco per me era un fratello, e anche se a te
sembrerà strano, era
davvero una persona eccezionale. Credo che mi ci vorrà un
po' per accettare
quello che è successo ed andare avanti come avrebbe voluto
lui”.
“Beh
quando sarai pronto, sai dove trovarmi...”. Gli
lasciò il polso e si
avviò verso lo scompartimento dei prefetti dove di
lì a poco sarebbe iniziata
la riunione, lasciandosi alle spalle un Blaise Zabini alquanto
perplesso ma
piacevolmente sorpreso dal comportamento della ragazza.
In
effetti da quando quell'estate aveva deciso insieme a Pansy di passare
dalla parte dell'Ordine della Fenice, si erano incontrati qualche volta
nell'immensa casa che era stata dei Black, ma quella era la prima volta
che
parlavano veramente e non si limitavano a scambiarsi un saluto di
cortesia.
D'altronde
lui e Pansy erano impegnati sia a convincere i membri
dell'Ordine delle loro sincere intenzioni di passare dalla loro parte,
che a
collaborare come potevano, fornendo le poche informazioni di cui erano
in
possesso. Nonostante gli fosse stato richiesto più e
più volte, non avevano mai
voluto svelare il motivo per cui avevano deciso di cambiare fronte. Ma
la notte
in cui Draco era morto, avevano giurato che avrebbero avuto la giusta
vendetta,
con ogni mezzo, anche se fossero dovuti entrare nell'Ordine e aiutare
Potter a
fare fuori Lord Voldemort che ritenevano essere il mandante di
quell'inutile
assassinio. E così era stato. Alla fine dell'anno
scolastico, si erano
allontanati da casa con una scusa e tramite dei contatti comuni erano
arrivati
a Grimmauld Place n.12.
Dallo
scompartimento davanti a cui si trovavano Hermione e Blaise, un
ragazzo moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio aveva
seguito la
scena con estrema attenzione, senza perdere una parola o un gesto, come
se da
quello dipendesse la sua vita. I due ragazzi, impegnati nella loro
conversazione, non si erano accorti di lui né della miriade
di emozioni che
avevano infiammato i suoi occhi contornati da un pesante tratto di
matita nera:
dapprima rabbia, poi tristezza ed infine incredulità. Persi
di vista i due
ragazzi, il suo sguardo tornò a perdersi nel paesaggio che
veloce correva fuori
dal finestrino.
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Il
treno giunse finalmente alla stazione di Hogsmeade, dove le carrozze
tirate dai thestral aspettavano gli studenti per portarli ad Hogwarts.
Harry ed
Hermione videro in lontananza la sagoma di Hagrid che si
stagliava contro
il Lago Nero, richiamando a sé tutti i primini, per guidarli
durante il loro
primo viaggio verso quella che sarebbe stata la loro casa per i sette
anni
seguenti.
Mentre
cercavano tra la folla il loro amico Ron e la sua dolce metà
Lavanda
Brown, notarono a qualche carrozza distanza un ragazzo che
probabilmente si era
appena trasferito nella loro scuola, perché non lo avevano
mai visto prima.
Era
moro, con capelli neri lisci che gli arrivavano oltre le spalle. Era
vestito di nero con un cappotto di pelle lungo fino quasi alle
caviglie, ma di
più non riuscirono a vedere, perché velocemente
salì su di una carrozza e
scomparve alla loro vista.
“Chissà
chi era quel ragazzo” disse prontamente Hermione.
“Probabilmente è un nuovo arrivato. Lo scopriremo
più tardi a cena. Non è che
intanto sei riuscita a vedere Ron?”.
I
due continuarono a guardarsi intorno finché non scorsero da
lontano due
chiome rosse.
“Ron,
Ginny!” iniziò a strillare Hermione, agitando un
braccio per farsi
notare. Riuscì nel suo intento, perché Ron dopo
averla vista iniziò a farsi
largo tra la folla per raggiungerla, seguito dalla sorella per niente
entusiasta di unirsi all’allegra brigata.
Salirono
tutti sulla carrozza, insieme all'immancabile Lavanda Brown che
sembrava essere stata attaccata col mastice al braccio di Ron, e non
appena gli
occhi di Ginny incontrarono quelli di Harry calò un gelido
silenzio.
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Ben presto la sagoma del castello fu visibile ai loro occhi e via via
che si
avvicinavano, riuscivano a distinguere sempre meglio i dettagli di
quell'edificio che da secoli accoglieva giovani ragazzi e li aiutava a
crescere
e diventare degli adulti pronti ad affrontare il mondo esterno. A poco
a poco
apparvero le torri, alte e arzigogolate, che riuscivano a stare su solo
grazie
alla magia, perché la loro forma articolata sembrava sfidare
qualunque legge
della fisica. Poi fu il turno dei gargoyle, le statue di pietra
dall'espressione beffarda che sembravano sempre ridacchiare alle spalle
di
tutti quelli che passavano, quasi avessero un'anima propria... E poi le
finestre colorate, che con le loro raffinate decorazioni sembravano
essere
appena uscite dalla bottega dei migliori mastri vetrai mai esistiti.
E gli stendardi delle quattro case, come a ricordare
che nonostante
la divisione, ad Hogwarts c'era posto per tutti quanti, senza
distinzioni.
Infine
le carrozze si fermarono in
prossimità del portone d'ingresso, un immenso portale di
legno scuro massiccio
che con le sue ante spalancate sembrava volerli attirare in un
abbraccio
materno, invitandoli ad entrare nel rifugio sicuro che il castello
sarebbe
stato nei mesi successivi per tutti loro.
Una
volta entrati gli studenti si
ritrovarono nell'ingresso, un immenso spazio dalle pareti in pietra a
cui erano
appese numerose torce , davanti all'ampia scalinata anch'essa in pietra
che li
avrebbe portati nel cuore del castello. Sul terzo gradino, per essere
ben
visibile a tutti, la professoressa McGranitt stava nella sua posa
rigida dominando
la scena con lo sguardo severo, che si addolcì non
appena si posò
fugacemente sul Trio di Grifondoro alias Harry Potter, il suo pupillo,
Hermione
Granger, la sua migliore studentessa, Ron Weasley, il loro leale amico.
Quando
tutti i ragazzi si ritrovarono
nella Sala d'Ingresso, al cospetto della nuova Preside, che aveva
sostituito il
professor Silente dopo la sua morte, la McGranitt invitò
tutti gli studenti
degli anni superiori a recarsi in Sala Grande, dove nel giro di pochi
minuti
sarebbe iniziata la Cerimonia dello Smistamento.
Ed
infatti Harry ed Hermione
seguirono il fiume di ragazzi e si sedettero al tavolo dei Grifondoro,
notando
solo dopo che Ron, Ginny e Lavanda si erano seduti qualche posto
più in là,
troppo distanti per poter parlare allegramente tutti insieme. Di fronte
a loro
si sedettero invece Neville, Dean e Seamus.
Proprio
quest'ultimo si rivolse ad
Harry: “Certo che Ginny non ha preso per niente bene che tu
l'abbia lasciata,
eh?”
“Già...” rispose Harry, a
metà tra l'imbarazzato ed il rassegnato.
Infatti alla fine dell'anno scolastico, dopo che i Mangiamorte erano
penetrati
ad Hogwarts, Harry aveva lasciato Ginny per tenerla al sicuro da
eventuali
vendette. Ma questo non era stato per niente accettato di buon grado
dalla
ragazza, che aveva preferito troncare di netto i rapporti con Harry e
con
chiunque gli stesse accanto e quindi per forza di cose anche con
Hermione. Con
suo fratello il discorso si complicava un poco, in quanto non poteva
tagliarlo
fuori dalla sua vita, ma in realtà Ron si era spontaneamente
allontanato dal
Bambino Sopravvissuto e da Hermione da quando si era messo con Lavanda,
passando con lei gran parte del suo tempo e trascurando così
i suoi amici. Di
fatto il Trio di Grifondoro era diventato un duo...
Intanto
tutti gli studenti avevano
preso posto ai tavoli delle loro casate e nella sala regnava un allegro
chiacchiericcio. Come negli anni passati, il soffitto offriva la vista
di una
volta stellata priva di nubi, quella che avrebbero goduto uscendo dal
castello
e alzando gli occhi al cielo. In aria volteggiavano allegramente
tantissime
candele che contribuivano a riscaldare l'atmosfera.
La
loro attenzione venne attirata da
un battito di mani deciso proveniente dalla porta d'ingresso alla Sala,
dove la
preside McGranitt alla testa dei ragazzi in attesa di essere smistati,
invitò
tutti a fare silenzio. Dopodiché iniziò a
percorrere con andatura fiera e
decisa il corridoio centrale tra le tavolate, per giungere sul fondo
della sala
di fronte al corpo docente al gran completo.
Salì
i tre gradini di pietra che
separavano il tavolo dei professori dal resto della Sala, e si
posizionò
accanto ad uno sgabello di legno su cui era posato un vecchio cappello
da mago,
logoro e rattoppato in più punti. Dopodiché prese
la parola.
“Molto
bene ragazzi, vi do
ufficialmente il benvenuto per questo anno scolastico alla Scuola di
Magia e
Stregoneria di Hogwarts. Da quest'anno io ricoprirò il ruolo
di preside,
sostituendo il professor Silente che qualche mese fa ci ha
prematuramente
lasciato”. A quelle parole, la sua voce fino a quel momento
sicura, si incrinò
leggermente, ma nessuno lo notò, perché al nome
del vecchio preside un applauso
spontaneo si levò dalle tavolate, per placarsi solo molti
minuti dopo su invito
della McGranitt, che riprese a parlare una volta calato il silenzio.
“Come
ben sapete, il professor Piton
è fuggito alla fine dell'anno scorso, quindi la cattedra di
Difesa Contro le
Arti Oscure è rimasta vacante, fino a stasera. Diamo il
benvenuto al noto Auror
nonché nuovo professore, Alastor Moody. Egli sarà
inoltre il nuovo responsabile
della casa di Grifondoro”.
Dalla
porta sul fondo della sala
entrò la figura severa di Malocchio Moody, che con passo
deciso, sebbene
claudicante, affiancò la preside e la superò,
andando a sedersi tra gli altri
professori.
“Wow,
questa è la prima volta che
una persona riesce a tenere il corso di Difesa per più di un
anno!” sussurrò
Harry.
“Veramente
non è così, visto che al
quarto anno in realtà è stato Barty Crouch Jr. a
tenere il corso e non Moody,
quindi per lui questo è effettivamente il primo
anno” gli rispose Hermione come
se stesse spiegando una cosa ovvia ad un bambino.
Harry
rimase in silenzio e riportò
l'attenzione sulla figura della preside.
“Inoltre vi presento il nuovo professore di Trasfigurazione,
Mathias Thunder”.
Un uomo sulla quarantina, biondo con gli occhi chiari ed una
corporatura
muscolosa, fece il suo ingresso nella sala, attirando gli sguardi
trasognati di
molte ragazzine che erano rimaste incantate dal suo indubbio fascino.
In
effetti lontanamente poteva ricordare nell'aspetto Gilderoy Allock.
Peccato che
Thunder fosse veramente capace e ben preparato nella sua materia, a
differenza
del suo ex-collega. L'uomo si andò poi a sedere accanto a
Moody.
“Da
quest’anno il responsabile della
casa di Serpeverde sarà il professor Lumacorno, insegnante
di Pozioni, visto
che il suo predecessore… risulta disperso. Vi ricordo infine
che è vietato a
chiunque di inoltrarsi nella Foresta Proibita a meno di una esplicita
richiesta
da parte di un membro del corpo docente. Bene, dopo questi importanti
annunci,
il Cappello Parlante ci delizierà con il suo componimento,
dopodiché potrà
avere inizio la Cerimonia di Smistamento”.
E
difatti dopo qualche secondo di
silenzio, il Cappello iniziò a declamare i versi del suo
componimento, che ogni
anno precedeva lo Smistamento. Quell'anno il cappello scelse come
tematica per
la sua filastrocca l'unità che doveva regnare tra le case,
senza eccezione.
Solo uniti infatti sarebbe stato possibile superare qualunque ostacolo
si fosse
presentato all'orizzonte.
Alla
fine della filastrocca la
preside sollevò il cappello prendendolo dalla punta, e tra
le sue mani si
materializzò una pergamena.
“Ora ragazzi, chiamerò ad uno ad uno gli studenti
che devono essere smistati. Quando
sentirete il vostro nome verrete qui, vi sederete sullo sgabello e
aspetterete
che il Cappello scelga la casa più adatta a voi.
Dopodiché vi alzerete e
raggiungerete la vostra tavolata. Tutto chiaro?”. Un debole
annuire da parte di
alcuni fu l'unica risposta che ottenne.
E
così iniziò l'appello di ragazzi
che via via andavano ad unirsi alle varie tavolate.
Girandosi
a guardare quanti ragazzini
mancassero, Harry vide un ragazzo molto più alto degli
altri. Era il ragazzo
che avevano notato poco prima fuori dalla scuola.
Subito
richiamò l'attenzione
dell'amica. “Hey, Herm, guarda! C'è il ragazzo di
prima quanti ragazzini
mancassero Harry vide un, deve essere smistato!”
“Già...
- rispose Hermione assorta -
evidentemente si è trasferito da qualche altra scuola.
Chissà dove finirà”.
Continuando
a guardarlo, notò che
ora indossava la divisa e non gli abiti scuri con cui lo aveva visto
poco
prima. Gli occhi di un grigio chiarissimo, ora non più
contornati dalla pesante
riga di matita nera, risaltavano sulla sua pelle scura e facevano netto
contrasto con i capelli lisci e neri che ricadevano morbidamente sulle
spalle.
Aveva un piercing, un piccolo anellino, al sopracciglio destro, e tre
orecchini
adornavano il padiglione dell'orecchio sinistro. Forse si
sentì osservato,
perché all'improvviso si voltò verso Hermione,
rivolgendole uno sguardo
intenso, come a volerle leggere l'anima. Lei ne rimase turbata e quasi
subito
distolse lo sguardo.
Intanto
la preside continuava a
chiamare i ragazzi, e quando la folla dei primini fu smistata nelle
rispettive
case, la preside riprese la parola.
“Vi
presento il signor Bryan Hope
che si è trasferito quest'anno qui ad Hogwarts e
frequenterà il settimo anno.
Prego, venga avanti”.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e si sedette sullo
sgabello, pronto a
conoscere il suo destino.
“Uhm
dopo tanto tempo ci
rincontriamo! Solo che questa volta non sarà facile decidere
cosa fare con te.
Tante cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrati...
Direi che
la tua astuzia, la tua ambizione e la tua sete di vendetta farebbero di
te un
Serpeverde eccellente. Ma le scelte che hai fatto hanno richiesto un
grande
coraggio e per questo potresti stare benissimo a Grifondoro. Ma anche
la tua
intelligenza molto spiccata ti farebbe trovare benissimo tra i
Corvonero. E poi
che dire della tua fedeltà alle persone che ami? Anche a
Tassorosso staresti
bene. Che fare di te? Uhm... perché no... Te la sentiresti
di avere una seconda
possibilità? Un po' come se potessi tornare indietro nel
tempo e correggere i
tuoi sbagli?”
Il ragazzo scosse leggermente il capo, sussurrando: “No, ti
prego...” con una
nota di panico nella voce che il Cappello percepì benissimo.
“Molto bene...
allora” e tutta la sala udì chiaramente
“CORVONERO!”.
Bryan
Hope tirò un sospiro di
sollievo. Era riuscito a sottrarsi al suo incubo peggiore. Un accenno
di
sorriso gli si dipinse spontaneamente sulle labbra, sia per il sollievo
che per
la comicità della situazione. Corvonero... era il primo
della sua famiglia a
finire in quella casata. Se suo padre l'avesse saputo sarebbe caduto
morto
stecchito a terra per il colpo. Forse tutto sommato non era una cattiva
idea
informarlo dell'esito dello Smistamento, magari avrebbe ottenuto
così
semplicemente il risultato che per tanto tempo aveva inutilmente
agognato...
Questi erano i pensieri che affollavano la mente del ragazzo moro
mentre
raggiungeva la tavolata dei suoi nuovi compagni che lo accolsero
calorosamente
con pacche sulla schiena e strette di mano.
Madame's Space: Sono
passati più di 3 anni da quando ho iniziato a lavorare a
questa storia e solo adesso che ho finito di scriverla completamente
sono pronta per proporvela. Spero che vi piacerà ed
appassionerà come è piaciuta ed ha appassionato
me che la scrivevo. Sono particolarmente affezionata a questa ff e vi
prego di lasciarmi qualche commento o suggerimento.
Nel
frattempo ringrazio chi mi ha sempre seguita ed in particolare il mio
Gryffindor Prince a cui spetta la lettura in anteprima ;))