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Autore: madamina    10/04/2012    1 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts per il Magico Trio che ritorna a scuola dal momento che Voldemort non ha mai creato i suoi Horcrux. Ma molte cose sono cambiate ed altre ancora cambieranno radicalmente, rivoluzionando la loro vita; chi era amico ora non lo è più, e chi era nemico si potrebbe rivelare il più prezioso dei tesori.
Draco Malfoy è morto, Piton sembra scomparso nel nulla e la guerra è in pieno svolgimento.
Harry decide di scoprire l'assassino di Draco, ma non sarà una cosa semplice. Per fortuna può contare su nuovi amici, in particolare su un nuovo studente dal passato misterioso.
Riuscirà Harry a scoprire l'assassino, e soprattutto a sconfiggere Voldemort nella battaglia finale?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 1

§ Cap. I - Circle of Life §


“DRACO MALFOY E' MORTO”

Quella semplice frase continuava a rimbombarle nella testa, stordendola per la sua spietatezza.

Draco Malfoy era morto. 

D'accordo, l'aveva odiato, si erano insultati per anni, a volte si erano anche sfidati di nascosto al club dei duellanti. Non si erano mai risparmiati dispetti e battute al vetriolo.

Ma ora Draco era morto e tutto quello che c'era tra di loro, per quanto spiacevole, sarebbe rimasto solo un ricordo.

In un angolino molto buio della sua coscienza si sentiva anche un po' sollevata all'idea che per quell'ultimo anno scolastico non avrebbe più dovuto scontrarsi con il Principe delle Serpi, in un certo senso le cose per lei sarebbero state più facili.

Ma la realtà la colpiva in tutta la sua crudeltà: un ragazzo era morto, schiacciato dal peso di cose più grandi di lui. Troppo più grandi di lui, che non aveva saputo e potuto gestire. Ed aveva pagato un prezzo maledettamente alto per questo.

Era morto.

Una mano gentilmente le si posò sulla spalla risvegliandola dai suoi pensieri.

“Hermione, è tutto a posto?” le chiese affettuosamente il ragazzo dai profondi occhi verdi che occupava insieme a lei lo scompartimento.
“Si Harry, tutto a posto grazie” gli rispose con un sorriso tirato, per poi rigirarsi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce accanto al treno che serpeggiando tra le campagne inglesi la stava riportando per l'ultima volta ad Hogwarts.

Il rumore ritmico e monotono delle ruote sui binari la accompagnava nel flusso di pensieri e ricordi che nella sua testa si avvolgevano insistentemente attorno alla figura di un ragazzo che per sempre sarebbe rimasto vivo solo nei ricordi di chi lo conosceva.

Fuori dal finestrino vedeva un laghetto in cui si rispecchiava il cielo nuvoloso. Guardava quella grande distesa grigia e nella sua mente rivedeva due occhi chiarissimi che per anni si erano posati su di lei con disprezzo. Ma di una profondità tale da non poter essere dimenticati. Guardava le increspature che il vento che si era alzato creava sulla superficie dell'acqua, e vedeva le screziature di quello sguardo che aveva imparato a sostenere. Guardava i riflessi di qualche timido raggio di sole che era riuscito a sfuggire alle briglie delle nuvole e vedeva i lampi che illuminavano il suo sguardo quando la sfidava a tenergli testa. Tutto le ricordava quegli occhi che per anni le avevano rivolto solo sguardi taglienti e di odio, ma che non avrebbe più rivisto.

Intanto la campagna scorreva accanto a lei. E tutto quel verde le riportava alla memoria le tantissime giornate passate nel parco di Hogwarts e tutti gli scontri e le sfide, gli insulti e i battibecchi che erano l'unico modo in cui loro due si erano mai rapportati. Ora rimaneva solo il ricordo di tutto ciò.

Con lo sguardo perso nel paesaggio che continuava a sfrecciarle accanto, immaginò per un attimo che quella sarebbe stata la sua  visuale se avesse volato a tutta velocità su una scopa.

Volare... Malfoy amava volare. Si vedeva che era felice quando poteva solcare i cieli sulla sua adorata scopa. Felice... era una parola grossa per un ragazzo chiuso e riservato come lui, ma si vedeva che in qualche modo lassù era più sereno. Sembrava che per un po' potesse lasciare a terra i suoi problemi e trovare un po' di pace.

Hermione ed Harry erano da soli nello scompartimento, Ron era finito chissà dove con la sua Lavanda, e così loro due sedevano uno di fronte all'altra ai lati del finestrino.

“Stai ancora pensando a Malfoy?”

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, poi, come se la cosa le costasse un grande sforzo, rispose dopo aver fatto un profondo sospiro.

“Si. Lo so, sembra assurdo che proprio io lo dica, ma non riesco ad accettare l'idea che sia morto. Non così”.

La notte in cui Silente era morto, ai piedi della Torre di Astronomia un altro cadavere era stato rinvenuto. Quello di Draco. Era disteso a terra in modo composto, come se stesse dormendo. Come se anche nella morte si dovesse distinguere con la sua innata eleganza. Sul viso un'espressione serena. Come se non si fosse accorto che la sua ora era arrivata.
Sembrava che stesse dormendo, tanto che la professoressa McGranitt quando lo aveva trovato, aveva pensato che fosse stato schiantato, ma una volta avvicinatasi, si era resa conto del freddo innaturale che ormai pervadeva il corpo del ragazzo. Purtroppo non c'era stato nulla da fare, Draco Malfoy era morto.

In quella stessa notte in cui Piton era scappato per riunirsi ai Mangiamorte. Ed ora tutti temevano che potesse trovare il modo di infiltrarsi tra le fila dell'Ordine e continuare a svolgere il suo compito di spia, come per tanti anni aveva fatto, ingannando perfino Silente.

Le indagini su cosa fosse realmente successo erano state sbrigative e superficiali. Si era cercato di chiudere la faccenda il più presto possibile, liquidando la cosa come una vendetta trasversale dei Mangiamorte nei confronti di Lucius Malfoy che non era stato all'altezza della fiducia accordatagli dal Signore Oscuro.

Cosa strana, nessuno era riuscito a trovare la bacchetta di Draco, né accanto al corpo, né in dormitorio o in nessun altro luogo della scuola. Come se fosse stata portata via di proposito. Così non era stato possibile stabilire come esattamente si erano svolti i fatti. Se era stato attaccato, se aveva tentato di difendersi, se aveva attaccato lui per primo. Nulla. 

Harry le rivolse uno sguardo dolce. “Hai ragione, alla fine era un ragazzo come noi. Aveva una vita davanti, i suoi sogni e le sue speranze. Peccato che qualcuno abbia pensato bene di toglierglieli”.
A quella parole, gli occhi della ragazza che gli sedeva davanti si riempirono di tristezza, e la vide abbassare il capo rassegnata emettendo un altro profondo sospiro.

“Sai, Malfoy non era decisamente un mio amico, ma non credo proprio che meritasse una fine del genere. Credo che in qualche modo mancherà anche a me” concluse Harry.

Passarono un po' di tempo chiacchierando del più e del meno, finché un ragazzo entrò nel loro scompartimento.  Era Blaise Zabini.
Il ragazzo aveva da poco perso il suo migliore amico, quasi un fratello. Entrambi figli unici, si erano sempre sostenuti a vicenda nei momenti difficili, dandosi il conforto e l'affetto che in famiglia non ricevevano. E il dolore per la perdita si poteva chiaramente leggere in quelle iridi blu notte, velate di tristezza e contornate da profonde occhiaie che spiccavano nettamente anche sulla sua carnagione scura, o dalle spalle larghe e possenti, ma incurvate sotto il peso di un lutto difficile da accettare, o dal portamento sempre fiero e impettito ed in quel momento estremamente dimesso. Anche la sua voce sembrava uscire a stento, come se in fondo non gli importasse più tanto di parlare ora che non c'era più chi avrebbe potuto ascoltarlo e capirlo al volo.

“Granger, abbiamo la riunione dei capiscuola, ti aspetto nello scompartimento dei prefetti”. Il tono più basso del normale, trasmetteva tutta la rassegnazione che pervadeva il ragazzo.
“No, aspetta Zabini, vengo subito. Ci vediamo dopo, Harry” e salutò l'amico che le rispose con un cenno del capo.

Blaise intanto si era avviato lungo il corridoio verso lo scompartimento dei prefetti, senza aspettare Hermione, che dovette affrettarsi per raggiungerlo.

Lo fermò prendendolo per un polso e facendolo girare.
Rimasero qualche secondo a fissarsi. Ad Hermione faceva male leggere tutta la sofferenza di quegli occhi che la scrutavano vuoti.

“Zabini, tutto bene?”. Guardando l'espressione del ragazzo comprese il suo errore. “Scusa, domanda stupida” ed arrossì lievemente.
Sulle labbra di Blaise comparve un timido sorriso.

“Non ti preoccupare, va bene lo stesso, grazie” le rispose gentilmente.
Un silenzio imbarazzato cadde tra loro, ma le faceva troppo male vederlo in quelle condizioni.

“Zabini... Blaise - iniziò imbarazzata mordicchiandosi un labbro - ecco, se hai bisogno di qualcosa io sono qui... Anche se magari vuoi farti solo una chiacchierata”.

“Grazie... Hermione, so cosa vuoi dire, ma per ora non mi sento di parlarne con nessuno. Draco per me era un fratello, e anche se a te sembrerà strano, era davvero una persona eccezionale. Credo che mi ci vorrà un po' per accettare quello che è successo ed andare avanti come avrebbe voluto lui”.

“Beh quando sarai pronto, sai dove trovarmi...”. Gli lasciò il polso e si avviò verso lo scompartimento dei prefetti dove di lì a poco sarebbe iniziata la riunione, lasciandosi alle spalle un Blaise Zabini alquanto perplesso ma piacevolmente sorpreso dal comportamento della ragazza.

In effetti da quando quell'estate aveva deciso insieme a Pansy di passare dalla parte dell'Ordine della Fenice, si erano incontrati qualche volta nell'immensa casa che era stata dei Black, ma quella era la prima volta che parlavano veramente e non si limitavano a scambiarsi un saluto di cortesia.

D'altronde lui e Pansy erano impegnati sia a convincere i membri dell'Ordine delle loro sincere intenzioni di passare dalla loro parte, che a collaborare come potevano, fornendo le poche informazioni di cui erano in possesso. Nonostante gli fosse stato richiesto più e più volte, non avevano mai voluto svelare il motivo per cui avevano deciso di cambiare fronte. Ma la notte in cui Draco era morto, avevano giurato che avrebbero avuto la giusta vendetta, con ogni mezzo, anche se fossero dovuti entrare nell'Ordine e aiutare Potter a fare fuori Lord Voldemort che ritenevano essere il mandante di quell'inutile assassinio. E così era stato. Alla fine dell'anno scolastico, si erano allontanati da casa con una scusa e tramite dei contatti comuni erano arrivati a Grimmauld Place n.12.

Dallo scompartimento davanti a cui si trovavano Hermione e Blaise, un ragazzo moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio aveva seguito la scena con estrema attenzione, senza perdere una parola o un gesto, come se da quello dipendesse la sua vita. I due ragazzi, impegnati nella loro conversazione, non si erano accorti di lui né della miriade di emozioni che avevano infiammato i suoi occhi contornati da un pesante tratto di matita nera: dapprima rabbia, poi tristezza ed infine incredulità. Persi di vista i due ragazzi, il suo sguardo tornò a perdersi nel paesaggio che veloce correva fuori dal finestrino.

 

§§§§ ---- §§§§

 

Il treno giunse finalmente alla stazione di Hogsmeade, dove le carrozze tirate dai thestral aspettavano gli studenti per portarli ad Hogwarts. Harry ed Hermione videro in lontananza la sagoma di Hagrid che si stagliava contro il Lago Nero, richiamando a sé tutti i primini, per guidarli durante il loro primo viaggio verso quella che sarebbe stata la loro casa per i sette anni seguenti.

Mentre cercavano tra la folla il loro amico Ron e la sua dolce metà Lavanda Brown, notarono a qualche carrozza distanza un ragazzo che probabilmente si era appena trasferito nella loro scuola, perché non lo avevano mai visto prima.

Era moro, con capelli neri lisci che gli arrivavano oltre le spalle. Era vestito di nero con un cappotto di pelle lungo fino quasi alle caviglie, ma di più non riuscirono a vedere, perché velocemente salì su di una carrozza e scomparve alla loro vista.

“Chissà chi era quel ragazzo” disse prontamente Hermione.
“Probabilmente è un nuovo arrivato. Lo scopriremo più tardi a cena. Non è che intanto sei riuscita a vedere Ron?”.

I due continuarono a guardarsi intorno finché non scorsero da lontano due chiome rosse.

“Ron, Ginny!” iniziò a strillare Hermione, agitando un braccio per farsi notare. Riuscì nel suo intento, perché Ron dopo averla vista iniziò a farsi largo tra la folla per raggiungerla, seguito dalla sorella per niente entusiasta di unirsi all’allegra brigata.

Salirono tutti sulla carrozza, insieme all'immancabile Lavanda Brown che sembrava essere stata attaccata col mastice al braccio di Ron, e non appena gli occhi di Ginny incontrarono quelli di Harry calò un gelido silenzio.

 

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Ben presto la sagoma del castello fu visibile ai loro occhi e via via che si avvicinavano, riuscivano a distinguere sempre meglio i dettagli di quell'edificio che da secoli accoglieva giovani ragazzi e li aiutava a crescere e diventare degli adulti pronti ad affrontare il mondo esterno. A poco a poco apparvero le torri, alte e arzigogolate, che riuscivano a stare su solo grazie alla magia, perché la loro forma articolata sembrava sfidare qualunque legge della fisica. Poi fu il turno dei gargoyle, le statue di pietra dall'espressione beffarda che sembravano sempre ridacchiare alle spalle di tutti quelli che passavano, quasi avessero un'anima propria... E poi le finestre colorate, che con le loro raffinate decorazioni sembravano essere appena uscite dalla bottega dei migliori mastri vetrai mai esistiti.  E gli stendardi delle quattro case, come a ricordare che nonostante la divisione, ad Hogwarts c'era posto per tutti quanti, senza distinzioni.

Infine le carrozze si fermarono in prossimità del portone d'ingresso, un immenso portale di legno scuro massiccio che con le sue ante spalancate sembrava volerli attirare in un abbraccio materno, invitandoli ad entrare nel rifugio sicuro che il castello sarebbe stato nei mesi successivi per tutti loro.

Una volta entrati gli studenti si ritrovarono nell'ingresso, un immenso spazio dalle pareti in pietra a cui erano appese numerose torce , davanti all'ampia scalinata anch'essa in pietra che li avrebbe portati nel cuore del castello. Sul terzo gradino, per essere ben visibile a tutti, la professoressa McGranitt stava nella sua posa rigida dominando la scena con lo sguardo severo, che si addolcì non appena si posò fugacemente sul Trio di Grifondoro alias Harry Potter, il suo pupillo, Hermione Granger, la sua migliore studentessa, Ron Weasley, il loro leale amico.

Quando tutti i ragazzi si ritrovarono nella Sala d'Ingresso, al cospetto della nuova Preside, che aveva sostituito il professor Silente dopo la sua morte, la McGranitt invitò tutti gli studenti degli anni superiori a recarsi in Sala Grande, dove nel giro di pochi minuti sarebbe iniziata la Cerimonia dello Smistamento.

Ed infatti Harry ed Hermione seguirono il fiume di ragazzi e si sedettero al tavolo dei Grifondoro, notando solo dopo che Ron, Ginny e Lavanda si erano seduti qualche posto più in là, troppo distanti per poter parlare allegramente tutti insieme. Di fronte a loro si sedettero invece Neville, Dean e Seamus.

Proprio quest'ultimo si rivolse ad Harry: “Certo che Ginny non ha preso per niente bene che tu l'abbia lasciata, eh?”
“Già...” rispose Harry, a metà tra l'imbarazzato ed il rassegnato.
Infatti alla fine dell'anno scolastico, dopo che i Mangiamorte erano penetrati ad Hogwarts, Harry aveva lasciato Ginny per tenerla al sicuro da eventuali vendette. Ma questo non era stato per niente accettato di buon grado dalla ragazza, che aveva preferito troncare di netto i rapporti con Harry e con chiunque gli stesse accanto e quindi per forza di cose anche con Hermione. Con suo fratello il discorso si complicava un poco, in quanto non poteva tagliarlo fuori dalla sua vita, ma in realtà Ron si era spontaneamente allontanato dal Bambino Sopravvissuto e da Hermione da quando si era messo con Lavanda, passando con lei gran parte del suo tempo e trascurando così i suoi amici. Di fatto il Trio di Grifondoro era diventato un duo...

Intanto tutti gli studenti avevano preso posto ai tavoli delle loro casate e nella sala regnava un allegro chiacchiericcio. Come negli anni passati, il soffitto offriva la vista di una volta stellata priva di nubi, quella che avrebbero goduto uscendo dal castello e alzando gli occhi al cielo. In aria volteggiavano allegramente tantissime candele che contribuivano a riscaldare l'atmosfera.

La loro attenzione venne attirata da un battito di mani deciso proveniente dalla porta d'ingresso alla Sala, dove la preside McGranitt alla testa dei ragazzi in attesa di essere smistati, invitò tutti a fare silenzio. Dopodiché iniziò a percorrere con andatura fiera e decisa il corridoio centrale tra le tavolate, per giungere sul fondo della sala di fronte al corpo docente al gran completo.

Salì i tre gradini di pietra che separavano il tavolo dei professori dal resto della Sala, e si posizionò accanto ad uno sgabello di legno su cui era posato un vecchio cappello da mago, logoro e rattoppato in più punti. Dopodiché prese la parola.

“Molto bene ragazzi, vi do ufficialmente il benvenuto per questo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da quest'anno io ricoprirò il ruolo di preside, sostituendo il professor Silente che qualche mese fa ci ha prematuramente lasciato”. A quelle parole, la sua voce fino a quel momento sicura, si incrinò leggermente, ma nessuno lo notò, perché al nome del vecchio preside un applauso spontaneo si levò dalle tavolate, per placarsi solo molti minuti dopo su invito della McGranitt, che riprese a parlare una volta calato il silenzio.

“Come ben sapete, il professor Piton è fuggito alla fine dell'anno scorso, quindi la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure è rimasta vacante, fino a stasera. Diamo il benvenuto al noto Auror nonché nuovo professore, Alastor Moody. Egli sarà inoltre il nuovo responsabile della casa di Grifondoro”.

Dalla porta sul fondo della sala entrò la figura severa di Malocchio Moody, che con passo deciso, sebbene claudicante, affiancò la preside e la superò, andando a sedersi tra gli altri professori.

“Wow, questa è la prima volta che una persona riesce a tenere il corso di Difesa per più di un anno!” sussurrò Harry.

“Veramente non è così, visto che al quarto anno in realtà è stato Barty Crouch Jr. a tenere il corso e non Moody, quindi per lui questo è effettivamente il primo anno” gli rispose Hermione come se stesse spiegando una cosa ovvia ad un bambino.

Harry rimase in silenzio e riportò l'attenzione sulla figura della preside.
“Inoltre vi presento il nuovo professore di Trasfigurazione, Mathias Thunder”. Un uomo sulla quarantina, biondo con gli occhi chiari ed una corporatura muscolosa, fece il suo ingresso nella sala, attirando gli sguardi trasognati di molte ragazzine che erano rimaste incantate dal suo indubbio fascino. In effetti lontanamente poteva ricordare nell'aspetto Gilderoy Allock. Peccato che Thunder fosse veramente capace e ben preparato nella sua materia, a differenza del suo ex-collega. L'uomo si andò poi a sedere accanto a Moody.

“Da quest’anno il responsabile della casa di Serpeverde sarà il professor Lumacorno, insegnante di Pozioni, visto che il suo predecessore… risulta disperso. Vi ricordo infine che è vietato a chiunque di inoltrarsi nella Foresta Proibita a meno di una esplicita richiesta da parte di un membro del corpo docente. Bene, dopo questi importanti annunci, il Cappello Parlante ci delizierà con il suo componimento, dopodiché potrà avere inizio la Cerimonia di Smistamento”.

E difatti dopo qualche secondo di silenzio, il Cappello iniziò a declamare i versi del suo componimento, che ogni anno precedeva lo Smistamento. Quell'anno il cappello scelse come tematica per la sua filastrocca l'unità che doveva regnare tra le case, senza eccezione. Solo uniti infatti sarebbe stato possibile superare qualunque ostacolo si fosse presentato all'orizzonte.

Alla fine della filastrocca la preside sollevò il cappello prendendolo dalla punta, e tra le sue mani si materializzò una pergamena.
“Ora ragazzi, chiamerò ad uno ad uno gli studenti che devono essere smistati. Quando sentirete il vostro nome verrete qui, vi sederete sullo sgabello e aspetterete che il Cappello scelga la casa più adatta a voi. Dopodiché vi alzerete e raggiungerete la vostra tavolata. Tutto chiaro?”. Un debole annuire da parte di alcuni fu l'unica risposta che ottenne.

E così iniziò l'appello di ragazzi che via via andavano ad unirsi alle varie tavolate.

Girandosi a guardare quanti ragazzini mancassero, Harry vide un ragazzo molto più alto degli altri. Era il ragazzo che avevano notato poco prima fuori dalla scuola.

Subito richiamò l'attenzione dell'amica. “Hey, Herm, guarda! C'è il ragazzo di prima quanti ragazzini mancassero Harry vide un, deve essere smistato!”

“Già... - rispose Hermione assorta - evidentemente si è trasferito da qualche altra scuola. Chissà dove finirà”.

Continuando a guardarlo, notò che ora indossava la divisa e non gli abiti scuri con cui lo aveva visto poco prima. Gli occhi di un grigio chiarissimo, ora non più contornati dalla pesante riga di matita nera, risaltavano sulla sua pelle scura e facevano netto contrasto con i capelli lisci e neri che ricadevano morbidamente sulle spalle. Aveva un piercing, un piccolo anellino, al sopracciglio destro, e tre orecchini adornavano il padiglione dell'orecchio sinistro. Forse si sentì osservato, perché all'improvviso si voltò verso Hermione, rivolgendole uno sguardo intenso, come a volerle leggere l'anima. Lei ne rimase turbata e quasi subito distolse lo sguardo.

Intanto la preside continuava a chiamare i ragazzi, e quando la folla dei primini fu smistata nelle rispettive case, la preside riprese la parola.

“Vi presento il signor Bryan Hope che si è trasferito quest'anno qui ad Hogwarts e frequenterà il settimo anno. Prego, venga avanti”.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e si sedette sullo sgabello, pronto a conoscere il suo destino.

“Uhm dopo tanto tempo ci rincontriamo! Solo che questa volta non sarà facile decidere cosa fare con te. Tante cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrati... Direi che la tua astuzia, la tua ambizione e la tua sete di vendetta farebbero di te un Serpeverde eccellente. Ma le scelte che hai fatto hanno richiesto un grande coraggio e per questo potresti stare benissimo a Grifondoro. Ma anche la tua intelligenza molto spiccata ti farebbe trovare benissimo tra i Corvonero. E poi che dire della tua fedeltà alle persone che ami? Anche a Tassorosso staresti bene. Che fare di te? Uhm... perché no... Te la sentiresti di avere una seconda possibilità? Un po' come se potessi tornare indietro nel tempo e correggere i tuoi sbagli?”
Il ragazzo scosse leggermente il capo, sussurrando: “No, ti prego...” con una nota di panico nella voce che il Cappello percepì benissimo. “Molto bene... allora” e tutta la sala udì chiaramente “CORVONERO!”.

Bryan Hope tirò un sospiro di sollievo. Era riuscito a sottrarsi al suo incubo peggiore. Un accenno di sorriso gli si dipinse spontaneamente sulle labbra, sia per il sollievo che per la comicità della situazione. Corvonero... era il primo della sua famiglia a finire in quella casata. Se suo padre l'avesse saputo sarebbe caduto morto stecchito a terra per il colpo. Forse tutto sommato non era una cattiva idea informarlo dell'esito dello Smistamento, magari avrebbe ottenuto così semplicemente il risultato che per tanto tempo aveva inutilmente agognato...
Questi erano i pensieri che affollavano la mente del ragazzo moro mentre raggiungeva la tavolata dei suoi nuovi compagni che lo accolsero calorosamente con pacche sulla schiena e strette di mano.

Madame's Space: Sono passati più di 3 anni da quando ho iniziato a lavorare a questa storia e solo adesso che ho finito di scriverla completamente sono pronta per proporvela. Spero che vi piacerà ed appassionerà come è piaciuta ed ha appassionato me che la scrivevo. Sono particolarmente affezionata a questa ff e vi prego di lasciarmi qualche commento o suggerimento.
Nel frattempo ringrazio chi mi ha sempre seguita ed in particolare il mio Gryffindor Prince a cui spetta la lettura in anteprima ;))

  
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