Pessima giornata? Ancora per poco.
[755 parole]

Quella non era una bella giornata per Bea.
Si trovava nella sua camera, circondata dai libri di Letteratura italiana, da tutta la mattina mentre il sole si faceva beffe di lei spiccando incontrastato nel cielo limpido.
No, decisamente, quella non era una bella giornata per Bea.
E di certo la sua coinquilina non aiutava i suoi poveri nervi, già martorizzati dalle numerose ore passate a studiare la vita e le opere di Leopardi – perché cavolo non ho seguito le spiegazioni?, diceva tra sé e sé, sbattendo, frustrata, la testa contro i stramaledetti libri di testo. E perché cavolo non sta un po' zitta quell'altra?, continuava, fissando con odio la porta accostata.
La sua amata compagna, infatti, si era data ad una magistrale – per modo di dire - interpretazione della canzone “Stayin' Alive”, forse nel disperato tentativo di far scoppiare tutti i vetri presenti in casa, dimentica dell'esame che avrebbe dovuto dare da lì a qualche giorno, o, semplicemente, troppo menefreghista per preoccuparsene.
Peccato che Bea non fosse del suo stesso avviso e avesse deciso di sprecare quella inopportunatamente meravigliosa giornata a studiare al posto di fare qualsiasi altra cosa che non comprendesse l'istruzione. Come cantare, per esempio.
« Ah, ah, ah, ah, stayin' aliiiiiiiiiiiiiiiveeeeee! »
Bea sentì la vena sulla fronte pulsare energicamente e, per evitare di farla scoppiare, lasciando gli studi leggiadri e le sudate carte, ove il tempo suo primo e di lei si spendea la miglior parte, andò a porre fine a quello scempio.
« Genio, se non chiudi il becco immediatamente io ti ficco... » ma non era riuscita a continuare poiché, entrando nella camera della sopracitata, l'aveva trovata mezza distesa per terra, nel chiaro intento di imitare una scivolata di potenza molto stile rock and roll. Genio osservò sorpresa la nuova venuta e si affrettò ad alzarsi, inciampando nel filo delle sue stesse cuffie – con molta eleganza, però.
Quasi scoppiò in lacrime dalle risate, poi, ritrovando un contegno quantomeno dignitoso, offrì tutta la sua attenzione a Bea:« Dicevi? » chiese, come se nulla fosse successo.
« Dicevo che io sto tentando di studiare, ergo, devi stare zitta » riprese lei, stizzita.
« Ma come, le quiete stanze, e le vie d'intorno, non sonavan al mio perpetuo canto? E tu non hai tralasciato le tue sudate carte per porger gli orecchi al suon della mia voce, mi permetto di aggiungere, soave? » rispose lei, evidentemente divertita dall'irrascibilità dell'altra.
« Soave? Da pazza isterica, vorrai dire. Ed ora, tappa la tua bocca, usignolo. » concluse, chiudendosi la porta alle spalle.
Ritornò nella sua stanza e si fiondò nuovamente sui libri nel silenzio, finalmente, totale.
Doveva ricordarsi, però, di non cantar vittoria troppo presto. Difatti, dopo nemmeno dieci minuti, Genio entrò nella stanza come un uragano.
« Chiudi tutto, veloce » ordinò, con voce irrevocabile ma allegra. Bea, dal canto suo, si portò le mani nei capelli, tentanto in tutti i modi di impedirsi di strapparseli.
« Tu mi odi, io lo so. Altrimenti non cercheresti di rovinarmi così » brontolò, quasi in lacrime.
« No, cara, ti sbagli di grosso. Io per te provo tanto ammmòòòre, lo sai. Ed è per questo che non permetterò che la tua vita oscilli tra amaro e noi, altro mai nulla. Dunque, chiudi tutto che usciamo » continuò, prendendola per le spalle e costringendola a guardarla in viso, categorico e comicamente serio.
« Fango è il mondo » recitò lei abbattuta. Non sarebbe riuscita a dissuaderla, lo sapeva, e, a dirla tutta, non ne aveva neanche la voglia – o la forza, che dir si voglia.
« Beh, possiamo anche non uscire e restare in camera. Tanto il modo per distrarti c'è » sorrise lei, maligna e maliziosa.
Bea, infine, si lasciò andare ad una stanca, ma sollevata, risata, slanciandosi per posare un bacio sulle labbra di Genio e per abbracciarla forte.
« Oh, mia Silvia, come farei senza di te? »
« Credo che saresti già morta in una valle di lacrime e disperazione » constatò lei, sorridendo sotto i baffi.
« Già, pentiromi, e spesso, ma sconsolata, volgerommi indietro. »
« Devi essere messa proprio male per citare il Passero Solitario. Beh, ti avevo già data per persa quando hai detto che la mia voce era simile a quella di una pazza isterica, ma adesso... » disse Genio, fingendo un'aria afflitta.
« La tua voce è quella di una pazza isterica, cara. Ma, non preoccuparti, provo “tanto ammmòòòre” anche per quella, oltre che per te » ribattè Bea, staccandosi da Genio solo per poter chiudere i libri.
Quella non era stata una bella giornata per Bea, ma poteva benissimo diventarla.
E Genio, indiscutibilmente, sapeva come fare.








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Bene, prima di tutto: i pezzi in corsivo, ovviamente, sono presi dalle poesie di Leopardi (A Silvia, A sè stesso, Il Passero Solitario), mentre, sempre se non avete capito cos'è - io, ad esempio, non sapevo nemmeno che avesse un nome -, per saperne di più sulla "scivolata di potenza", eccovi un video ---> qui.
Mi scuso con Marta per non averle donato la voce soave che nel testo tanto decanta, ma, per esigenza di trama, non ho potuto. Perdonami e, ricorda, "Tanto ammmòòòre" <3
Ringrazio la stessa Il_Genio_del_Male e BeaLovesOscarinobello per essersi gentilemnte offerte e dedico a loro questa shot. 
Inoltre, ringrazio chi metterà la storia tra le preferite/seguite/ricordate, chi recensirà e chi leggerà solamente :)


La one-shot ha partecipato all'iniziativa "Let's ship again", indetta da Il_Genio_del_Male, con il prompt del Sabato: Sudate carte, e il promt della Domenica: Tanto ammmòòòre, guadagnandosi i premi: 'LA STRANA COPPIA - LEI & LEI' e 'LOLLING IN THE DEEP'.