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Autore: Princess Kurenai    11/04/2012    0 recensioni
Non era un mistero il fatto che agli occhi di tutti Ootawara fosse uno stupido, lui stesso sapeva di non brillare in quanto ad intelligenza... ma tra tutte le cose che si potevano dire sul suo conto, non sarebbe mai stato definito insensibile o inopportuno.
[Ootawara/Shogun]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Makoto Otawara, Oujou White Knights
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: In Every Stupid Way
Fandom: Eyeshield 21
Personaggi: Makoto Ootawara, Gunpei “Shogun” Shouji
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: What if? (E se…), Shonen-ai
Conteggio Parole: 500 (FiumiDiParole)
Note: 1. Scritta per il secondo turno della Coppa delle Lande.
2. Oddio oddio oddio! Sono riuscita a scriverla! Io shippo la Ootawara/Shogun e non me ne vergogno! In questa fic ho mostrato un Ootawara diverso, sempre “stupido” ma a modo suo .w. Il rapporto resta però platonico…
3. All’amore mio<3 come sempre!



{ In Every Stupid Way ~



Non era un mistero il fatto che agli occhi di tutti Ootawara fosse uno stupido, lui stesso sapeva di non brillare in quanto ad intelligenza... ma tra tutte le cose che si potevano dire sul suo conto, non sarebbe mai stato definito insensibile o inopportuno.
Sapeva quando stare zitto, ma soprattutto sapeva quando mostrare un'inutile ed esagerata idiozia per nascondere delle delusioni o l'imbarazzo.
Quello forse lo rendeva meno stupido, ma ormai tutti si erano abituati a vederlo come l'idiota degli Oujou White Knights e non si sarebbero mai resi conto di quel piccolo ma importante fattore…
La verità era quella: nessuno sarebbe mai stato in grado di vederlo diversamente. Avrebbero preso quella ‘scoperta’ come se fosse uno scherzo, e proprio per quel motivo era semplice continuare a far credere che non ci fosse neanche un minimo di intelletto nella sua persona.
A lungo andare quella situazione era ovviamente diventata pesante, e quando Makoto sentiva di non riuscire più a resistere, si concedeva una lunga e fragorosa risata.
Era diventato davvero bravo in quel genere di cose, e per quanto talvolta si detestasse, aveva imparato ad apprezzare alcuni fattori derivati dalla sua stupidità.
Dimostrarsi eccessivamente lento del comprendere alcune semplici cose, gli aveva sempre permesso di passare del tempo in compagnia dell’unica persona che l’aveva sempre stimato per la sua forza e che mai, neanche una volta, aveva riso per la sua idiozia.
Ootawara a dire il vero ci aveva messo un bel po’ per riuscire a capire il perché si fosse affezionato così tanto al suo allenatore, Gunpei Shouji, ma alla fine era stato facile accettarlo.
Perché lo Shogun non era tipo da ridere di lui, anzi: gli aveva sempre detto che doveva fare di quella sua stupidità un’arma – quella reale, e non quella esagerata che utilizzava per nascondersi.
Alla fin fine era quello che già faceva per proteggersi, ma sapere di non essere l’unico a pensarla in quel modo era piacevole.
Solo per quel motivo aveva sempre fatto in modo di stargli vicino e di non deluderlo mai.
Sapeva quanto l’allenatore riponesse enormi speranze nelle sue doti atletiche, e voleva sempre renderlo fiero di sé.
Per quel suo obiettivo, in tutti quegli anni non aveva mai saltato un allenamento – gli idioti non si ammalavano mai, in fondo. Inoltre, solo per suo piacere personale e forse tirando un po’ la corda, aveva spesso costretto lo Shogun a passare ore in sua compagnia per farsi spiegare un concetto che, in realtà, aveva compreso dopo che gli era stato ripetuto un paio di volte… ma più l’uomo parlava, più Ootawara sperava che non fosse l’ultima volta.
Nel ricordarsi quell’episodio, non riuscì a non sorridere quasi triste mentre metteva la giacca sulle spalle dell’allenatore addormentato sul tavolo della sede degli Oujou White Knight.
Doveva essere esausto e Makoto lo sapeva bene, proprio per quel motivo si sforzò di essere il più silenzioso possibile mentre lasciava la stanza e l’uomo che tanto ammirava.
Solo fuori dalla sede si concesse almeno una bassa risata… perché quando il dolore diventava troppo, poteva solo ridere per non piangere.

   
 
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