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Autore: GinevraCorvino    11/04/2012    5 recensioni
E se Piton non dovesse morire?????
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Il pensatoio di pietra con le rune incise intorno al bordo, tornò un semplice bacile muto. Harry continuava a fissarlo in un misto schizzofrenico di incredulità e dolore. Nelle orecchie rimbombavano le parole di Silente a Piton:

"Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?"

Severus Piton lo aveva odiato e protetto per sette anni e lui, non aveva mai capito niente...anzi, quando il Professor Silente aveva rivelato a Severus, che Herry stesso era un horcrux, involontariamente creato da Voldemort, e che quindi, come gli altri horcrux doveva essere distrutto, annientato, era stato Piton a ribellarsi a questa idea. Harry era scioccato, amareggiato. Tradito "dagli amici", "salvato dai nemici".
La fiala con le lacrime di Piton racchiudeva molto di più dei suoi semplici ricordi, erano il suo testamento : l'amore incondizionato ed incondizionabile per sua madre, per Lily. E ancora una volta Harry si risolse a constatare di non aver mai capito niente, che forse era vero, era troppo simile a suo padre per vedere oltre. Ed ora era tardi. In un'ultima supplica, Severus Piton, morto azzannato da Nagini, aveva chiesto solo di poter spirare guardando gli occhi di Lily, i suoi occhi, verdi come quelli di lei.

Tardi per qualsiasi domanda a qualsiasi risposta. L'unica cosa che restava granitica, ineluttabile era che anche lui doveva morire, che il sacrificio di sua madre non era servito a niente, che nulla era servito a niente, che l'unica cosa che davvero aveva importanza non era lui, o i morti radunati nella Sala Grande, ammassati sulle macerie di Hogwarts, no, la sola cosa fondamentale da sempre era lo scopo superiore: l'annientamento definitivo di Voldemort. Il resto, solo pedine, solo vittime sacrificali predestinate.
Una strana calma lo raggiunse a quel pensiero, un vuoto rassegnato, senza dolore, come se si fosse ora, per la prima volta reso conto di quanto tutto questo fosse da sempre stato scontato.

Strinse con rabbia la bacchetta sino a farsi sbiancare le nocche della mano ; poi d'improvviso un luccichio lo colse alla periferia del proprio campo visivo.
Si avvicinò alla scrivania di mogano della stanza del Preside, ora vacante e vi trovò sopra, tra una pila di pergamene un piccolo oggetto sferico dorato.
Harry lo aveva già visto anni prima, era un Giratempo, un congegno che permetteva di tornare indietro e come gli disse una volta Silente: "salvare vite innocenti".
Lo raccolse tra le dita, se lo rigirò lentamente tra le mani e fu fulminato da un pensiero : Voldemort lo aspettava nella Foresta Poebita, era destinato a soccombere che lo volesse o meno, però poteva ancora salvare ciò che era perduto.
Harry non si domandò perchè fra tutti quei morti, fra tutti quegli amici, scelse lui. Forse, ispiegabilmente si sentiva in debito per qualcosa che lo faceva sentire in colpa.
Indossò la collana che al fondo aveva la piccola clessidra e disse, con uno strano sorriso:

- Tre giri dovrebbero bastare -

Il tempo si riavvolse velocemente come una lenza, in pochi minuti si ritrovò di nuovo in mezzo alla battaglia: luci rosse e luci verdi saettavano per tutto il castello, colpendo spietatamente ogni cosa, ogni persona. Non poteva pensare a chi stava morendo in quel momento, doveva ricordarsi esattamente dove il suo Io del passato si trovasse, nascondersi e sgattaiolare il più velocemente possibile alla Stamberga Strillante.
Ma come impedire a se stesso, Hermione e Ron, di trovarsi lì nello stresso istante in cui aveva deciso di esserci anche lui?
Idea! Pix! Lo avevano incontrato prima di riuscire a strisciare fuori dal castello...
Dove si trovava PIx? Non aveva tempo da perdere, agitato com'era, fece uno sforzo immenso per far mente locale. Si sulle scale! Corse ratto, ratto attento a non farsi scorgere dagli innumerevoli duellanti e lo vide: Pix sfrecciava su di un corridoio delle scale superiori lanciando baccelli di Pugnacio.
Di corsa lo raggiunse mentre questi continuava a scagliare i tuberi contro i Mangiamorte.

- Pix -  gli gridò. Il poltergeist, si voltò di scatto.
- Potter - ma Harry lo frenò all'istante.
- Ho bisogno che tu rallenti Ron ed Hermione che si trovano in quel punto, sotto il mantello dell'invisibilità di mio padre.-  Pix lo guardò di traverso.
- E' importante -  Supplicò quasi Harry.
- Va bene - fece spallucce il pestifero poltergeist - sei tu il prescelto. -

Harry sorrise, si era guardato bene dal rivelagli che sotto quel mantello ci si trovava anche lui;  scattò nuovamente come una saetta veso il platano picchiatore da dove si poteva arrivare alla Stamberga Strillante.

Scrisciò per quel buco di terra e radici senza fermarsi un solo momento e giunse finalmente davanti alla stanza poco illuminata dove Voldemort aveva appena congedato Lucius Malfoy e Nagini fluttuava nella sua bolla protettiva di magia.
E adesso? Doveva affrontare subito il Signore Oscuro? Non ci aveva pensato.
Mentre si allambiccava su quel dilemma giunse Piton. Ecco, tra qualche istante Voldemort avrebbe sguinzagliato Nagini! Doveva uscire, era tornato indietro a posta!

" La bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perchè non sono io il suo vero padrone. La bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente".

Era tardi, come sempre, come ogni volta. Voldemort aveva alzato la sua bacchetta e Nagini nella sua bolla opalescente stava già inglobando la testa di Piton. Dinuovo!
Aveva fallito! Perchè non aveva agito prima? Poi un immagine gli scoppiò nel cervello.
L'immagine del professor Piton che guariva Draco nel bagno allagato, quando lui gli aveva scagliato addosso il Sectusempra!
Si, poteva funzionare. Conosceva a memoria ogni ghirigoro di quel volume, il libro del Principe Mezzosangue, il tomo di Severus Piton.
Svelto, appena Il Signore Oscuro si fu allontanato seguito dal suo rettile, Harry scattò nella stanza. Piton era riverso e sanguinante disteso sul pavimento.
Gli squarci delle zanne del serpente erano profondi e letali, il il liquido cremisi scorreva copioso, ma non poteva fallire. Sguainò la bacchetta ed iniziò a recitare la formula che reimmetteva il sangue versato all'interno del corpo del ferito. Piton era ancora incosciente e tra qualche istante lui e i suoi amici sarebbero arrivati sicuramente.
Il viscoso liquido scarlatto ripercorreva i suoi passi e rientrava docile nelle vene. Ci stava riuscendo. Forse.

Sentì delle voci provenire dal passaggio sotto il Platano, era il momento di andare. Non poteva sapere se il suo incantesimo era riuscito a salvare il professore, che comunque restava cereo ed immobile, ma non c'era più tempo: per conoscere l'esito del suo operato, doveva ritornare alla Stanza del Preside e aspettare se stesso entrarvi.
Con il cuore che batteva come il tamburo di un troll impazzito uscì frettolosamente dalla stamberga e si mise a correre a perdifiato un'altra volta verso la scuola in fiamme.

Il castello era vuoto; anche i fantasmi si erano uniti alla folla in lutto nella Sala Grande. Non poteva soffermarsi a piangere i suoi compagni, doveva arrivare al gargoyle come se fosse invisibile.
Si appogiò dietro un armatura ammaccata per lo scontro e dopo qualche minuto si vide salire le scale di corsa stringendo la fiala di cristallo che conteneva i pensieri di Piton. Aveva fallito? Il suo incantesimo non era bastato?.
Si vide entrare nello studio e attese. Poi stanco di quell'attesa sospirò sconfitto.

Dal piano inferiore gli giunse la voce della Professoressa McGranitt
- Che ci fa lui qui? -
Harry spalancò gli occhi verdi dietro gli occhiali. Hermione e Ron stavano dicendo qualcosa di incomprensibile. Harry capì che era giunto il momento di entrare anch'esso nella stanza circolare e riunirsi al suo Io, così pronunciò la parola d'ordine e vi comparve nello stesso istante in cui svaniva " l'Altro".

Quando il gargoyle si aprì nuovamente, il ragazzo aveva uno strano sguardo negli occhi, una fiammella tremolante di trionfo:
- Professoressa, è tutto a posto, le spiegherò più tardi, oppure ache lei, se io non ne avrò l'opportunità potra entrare nei pensieri del Professor Piton attraverso il pensatoio -

Harry vide l'espressione estrerefatta della professoressa MacGranitt modellarsi sul volto stanco e severo. Poi spostò lo sguardo su Ron ed Hermione che reggevano per le spalle Piton, ancora troppo debole e malconcio. Harry sorrise in un modo incomprensibile agli astanti; ma che importava se non capivano, Piton era vivo. 
Adesso doveva solo lasciare che Harry Potter morisse per un bene più grande, come da sempre aveva progettato Silente.


NOTA : Questa Storia è ispirata da questo OneShot  " I found you, always" di davidesanti91
  
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