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Autore: Fabio93    11/04/2012    4 recensioni
Il buio cala su un villaggio di campagna, in cui uno stregone si prepara a compiere il suo spietato incarico. Sarà allora, però, che l'uomo misterioso si troverà faccia a faccia con una parte di lui che credeva persa per sempre. Riuscirà a trovare la forza per cambiare vita, o la notte scenderà definitivamente sul suo cuore?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scende La Notte
 



Non è facile, per me, raccontare degli eventi di quella giornata maledetta, e la mia mano, da sempre sicura e spietata, trema vigliaccamente davanti al foglio sul quale intendo riversare le mie memorie.
Preferirei trovare rifugio nella dimenticanza o nel silenzio, ma certi ricordi si rifiutano di morire o di essere seppelliti e forse scriverne potrà aiutarmi ad esorcizzare i demoni che mi hanno portato pian piano alla rovina.
Non intendo cercare la pietà o la comprensione di chi leggerà le pagine questo mio breve diario, semmai verrà trovato; sono uno stregone, ed un assassino, le cui abilità sono da state da sempre al servizio di chi avesse voluto comprarle.
Purché fosse disposto a pagare il giusto prezzo.
Ad ogni modo, non merito e non ho bisogno di compassione, ma solo di qualcuno disposto ad ascoltare la mia storia.

 

In città, tutti dormivano da parecchie ore quando scesi in strada; non c'erano passanti, non c'erano carrozze: eravamo solo io e la Luna, quella notte.
Mi diressi subito verso il bosco appena al di fuori del villaggio; il buio era quasi totale, ma non era un problema per me: avanzai con sicurezza nel sottobosco, costeggiando la strada ma tenendomi pronto a celarmi dallo sguardo di improbabili viaggiatori.
Feci attenzione a non far impigliare nei cespugli il lungo mantello nero che mi avvolgeva ed a non produrre alcun rumore: quella notte dovevo essere un'ombra come tante nella foresta.
L'incarico affidatomi non era particolarmente impegnativo e, se non mi fossi distratto, il bersaglio sarebbe stato mio senza difficoltà.
Arrivai alla mia meta: in cima alla collina, imponente e solido, il maniero Lloyd si stagliava contro la luna troneggiando sulla città.
Era una dimora lussuosa, come si addice ad una famiglia che si è guadagnata il suo posto nell'alta società col sudore della fronte ed il sangue di chi l'ha ostacolata; ma, si sa, sangue chiama sangue ed i nemici sconfitti si erano rivolti a me per avere vendetta.
Adam Lloyd, il possessore della casa, era da poco partito per un viaggio d'affari lasciando la moglie Emily sola con la servitù.
Pessima mossa.
Uscii dalla protezione degli alberi, facendomi toccare dalla luce lunare e rimanendo un po' ad osservare le alte mura dell'abitazione; ero riluttante a procedere: un senso di sventura mi opprimeva, come se la mano del destino si stesse preparando a calare su di me.
Ma ormai era tardi per tirarsi indietro: nella mia professione non c'è posto per l'esitazione.
Mi feci coraggio ed avanzai risalendo le pareti della villa come fossi privo di peso, poco più di un'ombra strisciante, fino a fermarmi davanti ad una finestra: le persiane erano aperte e solo un sottile vetro separava la gelida notte dal calore della camera da letto.
Sussurrai poche parole, in una lingua che ormai solo pochissimi ricordano e conoscono, con la quale la magia è piegata al volere di chi la padroneggia.
Il vetro rivelò un intricato sigillo di protezione tracciato con l'inchiostro; era un modo ingegnoso per tener fuori i visitatori indesiderati: solo colui che l'aveva tracciato poteva scioglierlo...oppure un mago più potente.
Sfiorai il vetro con un dito: l'inchiostro sfrigolò e ribollì, disperdendosi in una piccola nuvola di fumo.
Un pizzico ancora di magia e la finestra si spalancò per farmi passare; scivolai all'interno, ritirandomi poi in un angolo della stanza, al di fuori del rettangolo di luce proiettato dalla finestra.
Un grande letto occupava il centro della camera e, fra le lenzuola, si intravedeva la sagoma di una donna addormentata: si rigirò nel letto, forse infastidita dal freddo esterno intrufolatosi come un ladro nel calore domestico, dandomi la possibilità di guardarla in faccia.
Era bella da stordire; il mio cuore, che credevo ormai vinto e addomesticato, palpitò di rinnovato desiderio.
Il viso rotondo e pallido della donna aveva un'aria serena e pacifica: le labbra carnose erano leggermente dischiuse ed i capelli dorati ricadevano elegantemente sulle sue spalle e sul suo petto.
Le linee del suo corpo si confondevano con le pieghe delle lenzuola e, davanti a tale bellezza, tanto pura quanto fragile all'apparenza, non potei che rimanere immobile, cercando di riportare l'ordine nel mio animo.
-Elizabeth- sussurrai.
Il suo nome era come miele per le mie labbra assuefatte al sapore della morte.
Era un nome che avevo sperato di dimenticare.
Il nome di una strega.
Potrei dire che le nostre vite si erano intrecciate, tempo addietro, ma la verità è che si erano sfiorate appena: la vidi per la prima volta nell'accademia dove appresi le arti magiche e da subito ne fui ammaliato.
Io, per lei, ero uno sconosciuto, l'oggetto casuale di qualche sorriso educato.
Lei, per me, era tutto.
L'avevo amata, l'avevo desiderata, ma lei era sempre rimasta irraggiungibile per chiunque, inafferrabile e libera come il vento, del quale puoi sentire la carezza sulla pelle ed il sospiro fra i capelli, ma che non puoi mai afferrare e tenere per te.
Negli ultimi tempi ero riuscito ad avvicinarla, trovando in lei un animo affine ed accendendo nel mio cuore la speranza che forse, dopotutto, sarei riuscito a farla mia.
Non c'era nulla che potessi desiderare di più.
Ma poi lei se ne andò dall'accademia senza avvisare nessuno.
Da un giorno all'altro, mi ritrovai privo di un qualsiasi punto di riferimento; senza di lei la vita mi pareva priva di colore, di sapore, di senso.
Se n'era andata senza nemmeno dirmi addio; per lei non avevo mai significato nulla.
Il mondo, per me, andò in pezzi.
Decisi di lenire le mie pene affogando il mio animo nelle più basse atrocità facendo provare a quegli sfortunati che avessero incrociato la mia strada un po' della mia sofferenza.
Ed ora lei era lì davanti a me, con un nome diverso da quello col quale l'avevo conosciuta, ma quasi identica nelle fattezze.
Il destino ha un senso dell'umorismo tutto suo, ed è difficile ridere ai suoi scherzi.
Per un istante, fui sul punto di rinunciare al mio incarico, ma un pensiero improvviso fece breccia nella mia mente.
Lei si era sposata, e con un uomo qualunque per giunta.
Elizabeth aveva rifiutato me, uno degli stregoni più potenti che l'accademia avesse forgiato mandando in frantumi la sua vita, solo per cadere nelle braccia di un avido criminale?
Non potevo accettarlo, non potevo credere di essere stato un aspetto tanto marginale nella sua esistenza, di aver consumato il mio animo per una donna che mi aveva dimenticato e sostituito senza remore.
Un odio profondo mi travolse, ed io mi lasciai trascinare da esso, riaprendo con sadico godimento la ferita dell'amore perduto.
Improvvisamente, forse percependo la mia presenza, la donna si scosse ed aprì gli occhi.
Quegli occhi verdi, profondissimi e sempre incomprensibilmente velati di tristezza, si fissarono sui miei, facendo per un attimo vacillare la mia decisione.
Mi aveva di certo riconosciuto, eppure non sembrava volermi fuggire.
Come potevo, io, spegnere la scintilla vitale che animava una creatura così leggiadra?
Avrei davvero osato macchiarmi del suo sangue innocente?
Ma, se c'è qualcosa più forte dell'amore, questa è il rancore di un cuore infranto, ed il mio chiedeva per risanarsi i frammenti della vita che io intendevo spezzare.
Così scacciai da me ogni traccia di pietà ed avanzai di un passo ancora.
La donna si mise a sedere, con aria di placida rassegnazione; una ciocca di capelli le ricadde davanti agli occhi ed io non potei impedirmi di guardare con rabbiosa bramosia la candida pelle del suo collo.
-Sei venuto per uccidermi- un'affermazione, non una domanda.
Quella piena consapevolezza mi colpì: era come se tutto il tempo trascorso fino ad allora fosse stato un preludio a quell'unica notte fatale.
-Sapevo che saresti stato tu...non c'è nulla che possa fare, vero?-
Avrei potuto dirle: sì, fuggi via con me.
Ma a che sarebbe valso, un amore ottenuto col ricatto?
E poi, lei non mi amava, né mai lo avrebbe fatto.
-Hai già fatto abbastanza- dissi, gelido.
Lei non rispose, né tentò di reagire; si limitò ad un amaro sorriso, come a voler chiedere perdono per la sua natura volubile, che tanto mi aveva fatto soffrire, sapendo però di non poterlo pretendere.
Sarebbe stato più facile se lei si fosse ribellata ed avesse lottato con tutte le sue forze per sottrarsi alla sua fine, anziché attendere senza timore l'arrivo del suo carnefice, ma non esitai oltre: stavolta ero io ad avere il coltello dalla parte del manico, mia la condanna, mio il perdono, e la scelta l'avevo già presa.
Avanzai fino al letto, inginocchiandomi davanti a lei; mi tolsi il guanto nero che copriva la mia mano, la tesi e le accarezzai il collo salendo lentamente a sfiorarle la guancia, la fronte ed i capelli: un gesto che, in un'altra occasione, un'altra vita, sarebbe stato la realizzazione del mio più grande desiderio, ma che allora era solo un ultimo dono di morte.
Elizabeth rabbrividì, i suoi occhi si fecero vitrei e vuoti ed il suo corpo ricadde sul letto mentre la mia magia lo permeava, scacciandone la vita.
La guardai per l'ultima volta, osservai il suo viso bellissimo anche nella calma eterna della morte ed infine mi voltai ed uscii, facendo del cadavere di lei, la tomba del mio amore.

 

Non andai mai a riscuotere la mia ricompensa e pian piano finii per isolarmi dalla civiltà.
La vendetta è stata un breve ed amaro piacere, ma non ha dato un nuovo ordine alla mia vita che, anzi, adesso mi pare ancora più futile e priva di significato.
Il mio animo ha fame d'amore, ma queste mani, capaci solo di distruggere tutto ciò che toccano, non possono saziarlo.
Forse, negando me stesso, troverò nell'oblio la fine dei miei tormenti.
Impara, lettore, ed impara bene: per il cuore di un uomo non più capace di sentire il calore delle passioni, il gelo della notte è giusta reclusione.



Diamine, sei davvero arrivato fino alla fine? Beh, complimenti! Se te la senti puoi addirittura lasciare un commento...magari addirittura positivo... Vabbè, non pretendiamo troppo e passiamo agli immancabili ringraziamenti, che sono come al solito volti a SimmyLu (leggi le sue storie! Almeno quelle finite, per le altre potresti dover attendere per anni, un po' come per la pensione) che ha guidato, con le buone e con le cattive, il mio processo creativo. E naturalmente grazie a te, per aver letto questa storia che non significherebbe nulla, senza qualcuno disposto a darle un'occhiata.
DDDDDDDDDdddddDDi 

   
 
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