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Autore: Yahohel    11/04/2012    5 recensioni
La madre di Dean e Sam è una psicologa e porta a casa un nuovo paziente, Castiel. (destiel of course!)
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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1. Gli occhi sono lo specchio dell'anima

Dean aprì gli occhi, quando le note di “Heat of the moment” invasero la stanza, cercando a tentoni con una mano la radiosveglia per spegnerla. Quando finalmente colpì il tasto dello snooze, si rilassò e fece un sospiro, ripensando al sogno.

Si prese un po’ di tempo per riprendersi, mentre frammenti di sogno si accavallavano l’uno sull’altro in un puzzle confuso di dolore e sangue. In quell’incubo era solo, circondato da fiamme e fumo nero, in un posto che avrebbe potuto essere solo l’Inferno, e aveva paura, una fottuta paura. Non ne conosceva la ragione, ma sapeva che c’era qualcosa d’intimo, nella sua anima, che gli provocava un dolore immenso nonostante non fosse il suo corpo a subirlo. Qualcosa lo corrodeva dall’interno, così potente da essere solo il senso di colpa, così straziante da lasciarlo senza fiato, impotente davanti alle anime che torturava; si sentiva un mostro, e sapeva che tutta quella sofferenza - psicologica, certo, ma pur sempre reale – era la punizione adeguata per un’anima spezzata e malvagia come la sua. Ne era fermamente convinto, tutto quello che aveva sopportato per anni era solo la minima parte di ciò che realmente si meritava, per il dolore che aveva causato a suo fratello, a suo padre, a sua madre, al mondo. Forse era masochista, ma il Dean onirico ne era fermamente convinto e lui, il vero Dean, non poteva fare altro che restare rinchiuso in quel sogno, preda di quelle convinzioni così giuste ma anche così sbagliate. Si sentiva se stesso ma anche un altro, un qualcuno che ha portato troppe responsabilità e troppa sofferenza sulle spalle, e la cosa lo spaventava. Era presente quando vedeva se stesso torturare anime giorno dopo giorno, era stato presente quando i demoni lo avevano torturato, e non ne poteva veramente più di quelle immagini, costretto a guardare, a provare, a sentire tutto quello notte dopo notte.

Poi arrivava la luce, il calore, che con una promessa di pace lo strappava da quell’antro buio, dalle urla, ma non dal dolore. Non voleva andarsene, tutto quello che stava provando era una punizione per tutto ciò che aveva commesso ed era giusta. Non sopportabile, solo giusta.

in qualche modo sapeva di non poter vincere contro quella luce, voleva sentirsi amato e protetto come non era stato per quei quarant’anni e forse non era stato mai. Così si era abbandonato a quel conforto, tranquillizzato da due immensi pozzi blu, lasciandosi portare via, in alto, lontano.

*°*°*°*

<< Dean! Alzati! >> la voce di sua madre lo riscosse da quelle fantasie.

Con un sospiro sconfortato spinse via le coperte, uscendo da quel bozzolo caldo, incapace ormai di riprendere sonno. Non avrebbe più dormito, se ogni notte fosse stato costretto a vedere quelle cose, a sentirle... scosse la testa, tentando di mandare via quelle immagini terribili di morte e distruzione di cui era preda già da qualche notte.

Uscì dalla camera e si diresse in bagno, non prima, però, di aver svegliato il suo fratellino. Si fermò un attimo sulla soglia, preparandosi psicologicamente a cosa avrebbe trovato nella camera di Sammy. Quando entrava nell’antro, non poteva fare a meno di essere nauseato: Scaffali pieni di libri, cartoline di città, mappe geografiche, ricoprivano le pareti e sulla scrivania campeggiava un laptop con vari post-it attaccati, perlopiù con codici ed equazioni. Suo fratello era veramente un Nerd, sbuffò.

Aprì la porta senza bussare, non voleva svegliare così la sua piccola Samantha. Fu costretto, come al solito, a rivedere la sua affermazione: la piccola Samantha era stravaccata al centro del letto con gambe e braccia penzoloni, in boxer e maglietta, con la bocca socchiusa e i capelli – sì, proprio quel cespuglio castano che aveva in testa – sconvolti. Se non avesse conosciuto bene suo fratello, Dean avrebbe pensato avesse fatto sesso selvaggio quella notte ma, dato che era di Sam che stavamo parlando, molto probabilmente aveva solo passato ore insonni a leggere le sue solite storie di fantasmi, vampiri e demoni. Un libro aperto sul pavimento accanto ad una mano della Bella Addormentata ne era la prova. Lo raccolse e, sbirciando di sfuggita la copertina, si accorse che era un altro libro della collana di Supernatural. Sbuffò: Solo Sammy poteva leggere libri su due ragazzi che non solo combattevano assurde creature sovrannaturali per sventare l’Apocalisse ma si chiamavano anche come loro.

Per Dean erano tutte stronzate; angeli, demoni, Lucifer e Michael, erano tutte delle idiozie inventate da un certo Chuck Shurley, sicuramente un pazzo visionario, a giudicare dalle storie che scriveva.

Beh, fatti suoi, si disse Dean, valutando come avrebbe svegliato suo fratello quella mattina, mentre il suo sguardo si posava sul libro che teneva ancora in mano e un ghigno si disegnava sul suo volto.

Trenta secondi dopo, il succitato libro veniva lanciato attraverso la stanza e colpiva un ignaro Sam in mezzo alla fronte.

*°*°*°*

<< Buongiorno mamma >> Dean scese in cucina salutando Mary con un bacio, ammirandola esattamente con lo stesso sguardo di quando era un bambino. Era bellissima, e lo avrebbe pensato sempre.

<< Buongiorno tesoro >> sorrise Mary dolcemente << Tuo fratello è già sveglio? >> domandò.

<< Ci puoi scommettere >> rispose il figlio, reprimendo una risata.

Il Bigfoot nel frattempo era sceso al piano di sotto, e aveva fulminato il maggiore con lo sguardo << Questa me la paghi >>.

<< Questa volta non è andata poi così male, o no? >> ribatté Dean, mentre le immagini di tutti gli altri lieti risvegli di Sam gli tornavano alla mente. 

Mentre ricordava di quando aveva portato lo stereo dal fratello e lo aveva svegliato con “Highway to Hell” a tutto volume, non poté fare a meno di scoppiare a ridere. 

<< rimpiangi il giorno in cui ti ho fatto trovare il tanga di Lisa in faccia, immagino >> aggiunse malizioso mentre suo fratello arrossiva e sua madre evitava altri commenti imbarazzanti versando il caffè al suo Dean.

<< Oggi arriverà il mio nuovo paziente >> cominciò Mary, non appena si fossero tutti seduti a tavola, attendendo le reazioni dei suoi figli, che non tardarono ad arrivare, ovviamente l’una l’opposto dell’altra.

Il primo a reagire fu Dean << Che cosa? Un altro? Ti prego, mamma... >> La madre lo zittì con uno sguardo, mentre il suo fratellino era il ritratto sputato della felicità. Sam, ovviamente, adorava i pazienti perché, a dir suo, vivevano in un mondo a parte, cui non era concesso entrare. Perciò li riempiva di domande per sapere cosa vedevano, di cosa erano convinti, perché seppur le loro credenze fossero bizzarre, il piccolo Winchester sapeva che c’erano uomini senza fede in niente, e ciò lo deludeva. Il fratello, ecco, sembrava proprio tra quelli.

Dean, al contrario di quello che credeva l’altro, non aveva nulla contro il lavoro di mamma o le persone che si portava a casa, solo che a volte erano troppo invadenti e lui ci teneva al suo spazio personale e alle sue cose. Ripensò a quel Misha, convinto di essere preda dei Leviatani e scosse la testa. A volte era anche divertente sentire delle loro visioni, ma… ne aveva già abbastanza dei suoi incubi, non voleva vedere anche l’Inferno privato di quei poveri diavoli, grazie tante.

La madre nel frattempo si sperdeva in chiacchiere inutili su come si sarebbero trovati bene con il ragazzo, che aveva l’età di Dean, e Samantha era già preda di pensieri su come far sentire a suo agio il nuovo arrivato. Sembravano due comari.

Il maggiore si alzò, realizzando in quel momento che era domenica e quindi niente scuola. Chiedere al fratello di uscire era fuori discussione, con Lisa si erano lasciati da poco e lui non era il tipo da andare a fare scenate solo perché ora stava con Mike, quindi pensò di ripiegare andando a sistemare la sua piccola, una Chevy Impala del ’67, nera, lucida, appartenuta a suo padre.

Ovviamente sua madre intuì le sue mosse prima ancora che decidesse cosa fare di preciso. << Dove pensi di andare Dean? Devi esserci quando arriverà >> disse con le mani sui fianchi. Quella donna era un mostro.

Il Winchester in questione si risedette affranto. << Lo sto andando a prendere ora >> fece Mary rispondendo a una sua domanda silenziosa << e farai bene a esserci ancora quando tornerò >> lo minacciò brandendo la borsetta.

*°*°*°*

Quando il paziente arrivò, Dean non poté fare a meno di sentirsi un po’ su di giri, come il resto della sua famiglia. Dopotutto ogni nuovo arrivo era diverso, con qualche aspetto odioso e qualche lato divertente. Si ricordò di Anna, la ragazza che credeva di ascoltare gli angeli, un bel tipetto, considerando che aveva sempre avuto un debole per le rosse. Se non fosse stato per i tabù imposti da sua madre, cioè non provarci con le pazienti carine, probabilmente – sicuramente – non avrebbe esitato a conoscerla meglio, ghignò.

Con questo ragazzo però le cose sarebbero andate diversamente. Prima di tutto, non era il classico tipo che vedeva cose strane, o credeva di essere qualcosa di alieno, tipo supereroe, che si andava gettando dalle scale per provare al mondo di saper volare. All’apparenza sembrava normale ma il fatto di averlo trovato nudo in giro per la città, senza alcuna memoria a parte il suo nome, non era qualcosa all’ordine del giorno.

Sua madre, una psicologa, li aveva già ammorbati durante la colazione, raccontando tutto ciò che aveva scoperto, dal fatto che non sapesse nulla dei costumi umani e che non sembrasse in grado di parlare la lingua inglese né qualsiasi altro tipo d’idioma. Ripeteva quello che sentiva e ascoltava molto. Era un bambino nel corpo di un adolescente, come se fosse nato in quel corpo o se avesse avuto un’amnesia totale. Un bel mistero, secondo Mary.

Dopo tutte queste informazioni era normale che Dean fosse un po’ curioso, anche se cercava di non darlo a vedere. Bastava già Sammy che saltellava in giro per la casa, in attesa del loro nuovo coinquilino.

Sentì la porta di casa aprirsi e scattò in piedi. Lui non si sarebbe lasciato prendere dall’emozione, no certo.

<< Ragazzi, sono a casa! >> li raggiunse la voce di Mary dal corridoio << Forza, entra >> aggiunse con un tono più basso, dolce, probabilmente accompagnato da un sorriso.

La signora Winchester fece il suo ingresso in cucina, seguita da un ragazzo, moro, pallido, che si guardava intorno come se dovesse memorizzare ogni singolo dettaglio della stanza.

<< Dean, Sam, lui è Castiel >> li presentò la donna con un gran sorriso << Castiel, loro sono i miei figli >>

A quel punto il nuovo arrivato alzò lo sguardo e lo fece correre tra i due fratelli, soppesandoli per un secondo, prima di posarsi di nuovo su Mary e farle un piccolo sorriso. Quest’ultima annuì con approvazione, poi incaricò Dean di fargli visitare la casa, mentre lei preparava il pranzo.

<< Mi raccomando >> disse squadrandolo per un attimo, prima di regalare un altro ampio sorriso al ragazzo.

Il maggiore alzò gli occhi al cielo, poi guardò Castiel e disse << Andiamo Cas, ti faccio vedere la tua stanza >>.

Il suo interlocutore lo fissò  inclinando il capo, puntando nei suoi due enormi occhi blu che, Dean ne era certo, gli avrebbero assicurato una folla di ragazzine adoranti al seguito. Nonostante lui non rientrasse in quella categoria, sotto il suo sguardo innocente non riuscì a reprimere un brivido e ad arrossire come una tredicenne. Maledetta pelle chiara e lentigginosa.

Oh, ma andiamo! A questo qui nessuno aveva detto che non si fissano le persone? Per sfuggire all’imbarazzo che quello sguardo terso, puro, gli provocava, si rivolse alla madre in una muta richiesta.

<< Penso che Castiel si stia chiedendo il perché del tuo soprannome >> venne in suo aiuto Mary, mentre Sam tratteneva le risate; a quanto pare il suo rossore era ben visibile.

<< N-Non ti piace? >> provò a dire Dean, sconvolto dalle emozioni che quel blu – Dio, così blu! - gli scatenava. Ma cosa gli prendeva?

Il ragazzo dagli occhi di cielo raddrizzò la testa e sorrise << piace >> annuì, e Dean non si chiese perché al suono della sua voce il cuore aveva fatto un triplo salto mortale. Si sentiva veramente un drogato.

Un colpo di tosse lo riscosse e si rese conto di stare guardando un semisconosciuto con uno sguardo ebete e un sorriso altrettanto stupido stampato in faccia. Probabilmente il cervello si era spento in quegli ultimi minuti.

Fece un cenno a Castiel e si diresse al piano di sopra, sentendo Sammy e sua madre bisbigliare qualcosa, ma non ci diede troppo peso.

*°*°*°*

Aveva mostrato al nuovo arrivato la sua stanza, affianco alla sua, detto dove era il bagno e aiutato a sistemare le poche cose che gli avevano dato in quel centro, ma per qualche strana ragione restava in quella stanza con lo sguardo fisso su Castiel, che lo guardava di rimando, scrutando con talmente tanta intensità il verde dei suoi occhi da fargli credere gli stesse leggendo l’anima.

Non sapeva cosa lo bloccava e gli impediva di andarsene, ma non era qualcosa di razionale e non riusciva a combatterla. Sentiva che sarebbe potuto restare lì ad ammirarlo per sempre ed era una cosa che un po’ lo spaventava, ma si sentiva così al sicuro sotto quello sguardo che la paura di diventarne dipendente lo toccava solo fino ad un certo punto. Probabilmente il centro di tutto erano quegli occhi, di un blu così intenso da essere quasi surreale. Era convinto di averli già visti da qualche parte, ma… non riusciva a ricordare dove, ed al momento non gli interessava. C’erano solo lui e Castiel.

 

Nota dell’Autrice:

Ciao da me e da Gabe, il mio arcangioletto sulla spalla! 

Dopo il primo capitolo di "You Give Love a Bad Name" ero ansiosa di scrivere qualcos'altro :P Probabilmente sto facendo solo danni, lo so, ma adoro le AU  e leggendo “Jump and Touch the sky” non ho potuto fare a meno di pensare a questa idea. :D 

Non so bene di quanti capitoli sarà composta, se la scriverò in modo decente, se vi piacerà, o altro.. So solo che dopo aver letto il primo capitolo della fic di GabrielaWinchester non ho potuto fare a meno di mettermi a scrivere :) Ho finito proprio ora questo capitolo e mi sono detta: Pubblico o non pubblico? Poi vabbè, tentar non nuoce, quindi eccomi qua :D

Vi prego di dirmi cosa ne pensate, non vorrei aver scritto una serie di stupidaggini *autostima a -100* ;)

Ovviamente la dedico a GabrielaWinchester Senza la quale non mi sarebbe mai venuto in mente di cimentarmi in questa storia  quindi se non vi piace è colpa sua :D

Baci,

L.

   
 
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