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Autore: Malik31011    11/04/2012    6 recensioni
Niall torna a casa, dalla sua cara e vecchia amica Jenny.
Spero che vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Jenny.
Ti voglio un bene dell'anima.
Grazie per sopportarmi, ormai la tua risata è la colonna sonora della mia vita.
Non posso immaginare un'amica migliore di te.
Quando ho scritto questa OS mi stavi dicendo che forse saresti tornata in Svezia.
Mi hai fatto piangere, scema.
Poi ho pensato 'Io non ho fatto mai un cavolo per lei. Non ho mai fatto qualcosa per dimostrarle che ci tengo a lei.'
Perciò ho iniziato a scrivere, di getto.
Non sarà niente di che, lo so.
 
Grazie per esserci, sempre.


 











1 marzo 2012.
Rigiravo freneticamente la fotografia tra le mie pallide dita. Ormai gli angoli si erano consumati, dopo tutte le volte che ero stato ad osservare quella foto. Piccola, sbiadita, eppure sentivo tutto l'amore che trasmetteva. Io, all'età di 7 anni, e la bambina con le trecce. Era sempre stata la mia migliore amica, quella con cui avevo condiviso del cibo. L'unica. 
Mi tornò in mente come se fosse stato solo ieri. 
 

Mentre tutti gli altri bambini attorno a me correvano liberi per il prato e giocavano, io ero seduto su un muretto con una manciata di biscotti che mi aveva preparato mia madre per fare colazione. Li stavo mangiando tranquillamente, quando era apparsa lei, che correva verso di me seguendo il suo pallone. Era la bambina più bella che io avessi mai visto, la più bella tra tutte le altre. Aveva i capelli raccolti in due lunghe trecce castano scuro, gli occhi che brillavano di un marrone intenso alla luce del sole, il sorriso sempre stampato in faccia.
Il pallone venne a sbattere contro i miei piedi. Lo raccolsi e glielo porsi. 
"Grazie." mi rispose, accennando un sorriso. Aveva una voce squillante. Mi piaceva molto. Ero un bambino timido, come tutt'ora d'altronde. Non sapendo cosa dire, iniziai a fissare l'ultimo biscotto che mi era rimasto in mano.
"Lo vuoi?" le chiesi a bassa voce, sicuramente ero rosso peggio di un gambero. 
Lei aveva sorriso e lo aveva preso con molto entusiasmo. "Grazie. Io sono Jenny, vuoi giocare con me?" mi chiese, le trecce che svolazzavano al flebile vento.
"Certo, perché no. Io sono Niall comunque." le avevo risposto.
 


Era cominciato tutto in quel giorno, avevamo giocato, riso. Eravamo spensierati, eravamo bambini. Crescendo non ci eravamo mai divisi, nemmeno quando lei stava con Trevor, nemmeno quando io mi ero messo con Sophie. Non ci eravamo divisi nemmeno quando entrambi eravamo rimasti single, amareggiati da quelle storie che erano terminate sempre male.
Alla fine c'eravamo sempre noi due, eravamo una squadra. Tutti per uno, e uno per tutti. Ci consolavamo a vicenda giocando ai videogiochi e trangugiando patatine. 
Jenny era nel coro della scuola. Aveva una voce fantastica, una di quelle che ti fanno tremare per l'emozione. Mi chiedeva sempre di aiutarla a provare e, visto che suonavo la chitarra, la aiutavo sempre volentieri, suonando la base mentre lei cantava. 
Era partito tutto da lì, sentendola cantare venne voglia anche a me. Cominciammo a cantare insieme,
il pomeriggio, a casa mia, a casa sua, al parco. Ovunque. Per noi qualunque posto era sempre andato bene. Le piaceva da morire ascoltami cantare, anche se io non mi piacevo un granché. Preferivo lei e la sua voce potente.
Ma lei non mi credeva, sosteneva che io dovessi partecipare a qualche talent show. 
"Devi provarci almeno." mi diceva.
"Jenny, non sono tagliato per questa cosa." le risposi, passando una mano nel mio ciuffo biondo.
"Stai scherzando, vero? Sei fantastico, sono sicura che farai impazzire milioni di ragazzine." mi aveva risposto lei. 
Eppure l'unica che volevo far impazzire era lei.
 
                                                                                                                                         ***


Jenny.
Erano passati due anni ormai da quando non avevo più visto Niall. Il mio migliore amico, l'unico con cui riuscivo ad essere me stessa. Adesso se la stava spassando in America con il suo gruppo, i One Direction. 
Ero contenta per lui? Era ovvio, ero più che contenta.
Ma io? Io ero contenta? No, a dire la verità stavo malissimo. Mi mancava, ogni giorno sentivo ogni legame che ci teneva uniti cedere come un elastico che si stuccava. 
Nessuna telefonata, nessun messaggio, nessuna email. Niente di niente. Casa sua era a qualche via più in là, ma lui non c'era mai. Incontravo sempre Greg, suo fratello. Mi salutava sempre e mi ricordava Niall sotto molti aspetti.
Era così frustrante vivere senza di lui, senza la sua risata contagiosa. Senza tutta la dolcezza che trasmetteva, tutta la tenerezza che era racchiusa in quel ragazzo. Quel folletto, il mio folletto. 
Se ci ripenso mi viene da ridere, dopotutto è per merito mio se lui adesso si trova a quel punto. Ricordo quando mandai l'iscrizione ad x-Factor da parte sua, quando la mattina delle audizioni lui si era ritrovato su quel palco senza sapere cosa ci facesse lì e soprattutto come ci fosse arrivato.
E l'avevano preso, era piaciuto. L'avevano unito in un gruppo insieme ad altri quattro ragazzi. E da lì era cominciata la loro scalata verso il successo, milioni di ragazze urlanti solo per loro, solo per lui. Ragazze che ucciderebbero per passare un solo secondo con lui. Io che darei di tutto pur di averlo un attimo indietro.
Ma non mi dispiace, no, affatto. Mi dispiace solo che lui mi abbia dimenticata, che mi abbia lasciata qui, che mi abbia chiuso in un cassetto insieme ai nostri giochi per la Playstation. 
Capisci di amare qualcuno solo quando lo perdi, capisci di tenerci davvero solo quando è troppo tardi. E a me era andata proprio così, l'amavo, e non glielo avevo mai detto.
 
                                                                                                                                      ***


Niall.
L'auto privata che mi aveva aspettato all'aeroporto sfrecciava sicura verso Mullingar. Era davvero da tanto tempo che non tornavo a casa. Avevo deciso di tornare su due piedi, abbandonando il tour e tutte le fan che mi aspettavano. Le avrei deluse molto probabilmente, e mi dispiaceva da morire. Ma adesso dovevo sbrigare una faccenda molto più grande, dovevo recuperare una persona che avevo abbandonato. Dovevo andare a chiedere umilmente il perdono, dovevo andare a confessare tutto quello che provavo nei confronti di quella ragazza dai tempi dell'asilo. 
Arrivai difronte casa mia, impugnai la chitarra e scesi. Mi guardai attorno, dopodiché mi incamminai verso la porta frugando nella tasca dei pantaloni alla ricerca delle chiavi. 
Aprii la porta, sperando di non spaventare qualcuno. Non avevo avvisato nessuno che stavo per tornare, nemmeno i miei genitori o mio fratello. In casa non c'era nessuno, probabilmente erano tutti a lavoro.
Andai davanti allo specchio, dopo aver posato la chitarra all'entrata. Guardai il mio riflesso, mi sistemai il ciuffo e mi sciacquai il viso con l'acqua congelata. Potevo farcela, dovevo farlo. 
Riafferrai la chitarra e uscii velocemente di casa. Jenny abitava in qualche via più in là. Più mi avvicinavo, più sentivo il cuore battere come un tamburo, minacciava di uscirmi fuori dal petto. Presi un bel respiro e raggiunsi casa sua, ci girai attorno e mi fermai sotto la finestra della sua camera. Era aperta.
Guardai la chitarra stretta nelle mie mani, cercai di non farmi prendere dal panico e alzai di nuovo lo sguardo verso la finestra.
Ora o mai più. 
 
Thought I couldn't want you
More than I did before
But everyday I love you 
A little bit more
Find myself asking
What are you waiting for
'Cause everyday I love you
A little be more
 


Ci misi tutta l'anima nel cantare quelle parole, parole vere. Sapevo di averla abbandonata, quando lei molto probabilmente aveva bisogno di me. Del resto, eravamo sempre stati noi.
Attesi, sperando con tutto me stesso che fosse in casa. Fu allora che la vidi affacciarsi, la faccia stravolta dalla sorpresa, il sorriso stampato sulle labbra, gli occhi lucidi. Ricambiai il sorriso e le feci cenno di scendere.
La vidi scomparire dentro e poco dopo mi raggiunse. Era così come la ricordavo, non era cambiata di una sola virgola. I capelli lunghi e lisci che le sfioravano la schiena, il sorriso che trasmetteva lo stesso calore di sempre, lo sguardo che mi faceva sciogliere piano piano. 
"Sei tornato." mormorò.
"Non me ne sono mai andato. Sono sempre stato qui." dissi, indicando il cuore.
Sorrise di nuovo, non l'avevo mai vista così.
"Non dovresti essere in America?" domandò, perplessa.
"Tecnicamente si, ma io vado dove mi porta il cuore." risposi. Non credevo alle mie parole, ero sempre stato timido, probabilmente il ragazzo più timido sulla faccia della terra. Ma quelle cose le credevo davvero, erano ciò che sentivo veramente. E lei doveva saperlo, doveva sapere che mi era mancata ogni singolo giorno della mia vita, che senza di lei non ce la facevo. Che la volevo al mio fianco, per sempre.
"Mi sei mancato da morire." mormorò, una lacrima rigò il suo volto. Rise di sé stessa, asciugandosi la guancia con il dorso della mano. 
Fu allora che la abbracciai, la avvolsi nel gesto più bello del mondo. Sentire di nuovo il suo profumo, sentirla di nuovo avvolta tra le mie braccia mi fece capire che ruolo avevo nel mondo, cosa dovevo fare nella mia vita. Dovevo stare con lei. Perché era lei quella che quando mi abbracciava mi faceva sentire a casa, mi faceva sentire bene. Maledettamente bene. 
"Anche tu mi sei mancata, più di quanto tu possa immaginare. E ti chiedo scusa per non aver risposto alle tue chiamate, ai tuoi messaggi e alle tue email, ma sai, non ho molto tempo a disposizione. Avrei tanto voluto contattarti, ma non trovavo mai un attimo di pace. E non sapevo se fosse stata la cosa giusta, se ti ricordavi ancora di me, se ce l'avevi con me." dissi tutto di getto.
"Non ce l'ho mai avuta con te. È la tua vita, è il tuo lavoro. È ciò che ti rende Niall James Horan. E non osare credere che mi fossi dimenticata di te. Ti ho pensato per ogni secondo della mia vita." rispose, senza sciogliere l'abbraccio. Teneva la testa poggiata sulla mia spalla, sentivo le sue lacrime fredde che colavano sulla mia maglietta. 
"Hey." dissi. Alzò la testa e mi guardò. "Che c'è?" le chiesi, asciugandole una guancia con il pollice.
"Non lasciarmi mai più, ti prego." disse e nuove lacrime solcarono le sue guance. 
La riavvolsi in un abbraccio. "C'è una cosa che devo dirti." annunciai. 
"Anche io, ma prima tu." mi rispose lei. 
Presi un bel respiro. "Ti amo." sussurrai vicino al suo orecchio.
Percepii il battito del suo cuore accelerare notevolmente. Tirò indietro la testa e mi guardò negli occhi, come per accertarsi di aver sentito bene.
Posai istintivamente le mie labbra sulle sue. Le baciai, sentendo il loro sapore dolce mischiato al sapore salato delle sue lacrime. Era il bacio più bello della mia vita, il bacio che mi fece capire che era lei. Volevo lei e nessun'altra.
"C'era qualcosa che dovevi dirmi?" domandai quando separai le mie labbra dalle sue.
Sorrise. "Mi hai preceduta. Ben tornato, folletto." 
   
 
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