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Autore: Nikki Cvetik    11/04/2012    2 recensioni
(Da " A White, Pure Life")
-Abbiamo sentito di nuovo il sangue nelle vene, accorgendoci di quanto e per quanto tempo ci sia mancato.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Red Camelia Paradise.

Quando il Paradiso si tinge di Rosso Camelia.

 

Chapter One: Once upon a bloody time.

C’era una volta ed era di sangue.

This is a gift. It comes with a price.
Who is the lamb? And who is the knife?

RabbitHeart - Florence+The Machine

 

Se il diavolo avesse un nome sarebbe John.

Se il diavolo avesse un colore sarebbe il rosso.

Perché pensi a tutto ciò proprio ora, al tramonto della tua vita?

Cosa cambia, ora, mentre i polmoni, lo stomaco, il pavimento si stanno tutti costantemente, lentamente, riempiendo del sangue?

Senti nella tua bocca quel sapore ferroso proveniente dall’esofago.

Sai che il tuo stesso sangue ti sta soffocando perché ogni respiro è una coltellata, non meno forte delle quattro che lui ti ha inflitto pochi minuti fa.

Alzi gli occhi alle tue spalle e guardi il muro sopra di te e il volto sorridente fatto col tuo sangue.

Sapevi che l’avrebbe fatto. Sapevi che presto o tardi sarebbe divenuto il tuo sangue il suo inchiostro.

Lo stesso che ti ha accarezzato dolcemente il cuore per anni, ora è un macabro dipinto grondante di odio e perversione.

Fa male. Dio, se fa male.

Ti porti una mano al ventre, come a voler concretizzare quello che ti sembra essere un brutto sogno.

Senti il calore appiccicoso e l’odore farsi ancora più forte, insieme al dolore, appena le tue dita sfiorano leggermente uno dei tagli.

Non stai sognando. Questo è proprio un incubo.

Poggi la testa al muro, per risparmiare un po’ di forze.

Per quanto? Per cosa?

Semplice spirito di sopravvivenza, semplice impulso a vivere un altro po’.

Un sottile gemito ti sfiora le labbra riarse.

Vedi che si avvicina verso di te e ti punta un coltello alla gola.

Ti irrigidisci.

-Non preoccuparti. Finirà presto, appena arriverà. In tempo per vederti morire, per questo le tue ferite non sono così profonde.

Il coltello affonda leggermente nella tua pelle.

I suoi occhi puntano i tuoi e tremi alla vista dell’orrore della sua anima.

-Ma, lo sai? Anche io ho un cuore. La tua solitudine non durerà molto. Farò in modo che ti raggiunga presto, anzi prestissimo.

La sua risata riempie la stanza, mentre un conato di vomito e paura ti fa rabbrividire.

-Non oserai…Tu non…

Punta un dito verso l’alto per chiedere il tuo silenzio.

-Non senti? Sta per arrivare…tra poco si aprono le danze.

-NO! Ti supplico! Abbi pietà…non di me…fammi ciò che vuoi, torturami…Ma non…

-Piccolo dolce cuore infranto! Ma così dove sarebbe il divertimento?

La porta si spalanca e una figura entra, acquattata, sulla difensiva.

Hai pregato con tutto il cuore che non venisse, che non ascoltasse la chiamata, che si salvasse.

Avresti potuto accettare di morire, solo tu, anche senza nessuno accanto, a dissanguarti piano, nel silenzio rotto solo dai tuoi rantoli soffocati.

Ora sai che morirete entrambi, perché non c’è scampo, non c’è scampo contro un uomo armato di coltello quando non hai nemmeno un arma con te.

Una fitta riporta un briciolo di razionalità nel tuo cervello.

Tu hai un’arma.

Ma è lontana, dall’altro lato della stanza. Troppo perché lui non se ne accorga.

La tua pistola che hai guardato e riguardato tante volte in questi anni è sotto il mobile alla fine della parete alle tue spalle.

Ti sta guardando, vedi che i suoi occhi si riempiono di paura.

I tuoi si inumidiscono, ma rompi subito il contatto, sai che non puoi reggere ancora per molto.

-Buonasera! Anche lei vuole assistere a questo spettacolo, mi pare. Ma l’avviso. Il biglietto ha un prezzo molto alto.

Ma quella visione, quell’ultima visione, ti ha fatto capire una cosa: uscirai da questa stanza in una bara, ma puoi ancora salvare una persona. La persona che ami, quella che ti ha scombussolato la vita, quella persona può ancora sopravvivere.

Raccogli le forze per un ultimo, terribile scatto.

In un nanosecondo arrivi dall’altro lato della stanza, mentre senti qualcosa dentro di te rompersi. Non ti fermi, anche se boccheggi dal dolore. Trovi la pistola dove l’hai sempre tenuta custodita.

Loro non si sono ancora accorti di nulla, ancora girati faccia a faccia.

John è esattamente davanti a te.

Carichi.

Miri.

Spari.

Il suo corpo ha un fremito. Cade a terra senza nemmeno un gemito di dolore.

Lo hai fregato, finalmente.

Lo hai ucciso.

Senti la tua anima staccarsi pezzo per pezzo dal tuo corpo.

È come scivolare via, come una piuma, come latte che si disperde nell’acqua.

Ormai non fa più male.

Non senti più il dolore del tuo respiro, semplicemente perché non hai più bisogno di respirare.

Anche il cuore. A che serve che batta?

Il mondo si fa una realtà ovattata attorno a te, ma senti ancora qualcosa.

Dei passi. Veloci. Feroci.

Mani che scuotono il tuo corpo, urla lontane, soffocate.

Puoi ancora vedere il suo volto sopra di te, le lacrime, il dolore, stridono a contatto con la tua estasi.

Ma non puoi fare niente, se non aggrapparti ancora per poco ai vincoli che ti legano al tuo corpo.

Ordini alla tua mano di sollevarsi. Non la ricordavi un’azione così stancante.

Avverti quella pelle che ti ha fatto sognare per tanto tempo, morbida, delicatissima.

Sorridi.

-…i…amo.

Sussurri nel sangue, che ormai non può più farti male.

Senti il tuo nome pronunciato, lontano, sembra perso tra i secoli lontani, non ricordi quasi che sia il tuo.

Ma la voce diventa pian piano un urlo, mano a mano che senti che te ne vai via.

Ormai solo un filo, sottile come un capello, ti lega a questo mondo.

Il tuo petto tace, i tuoi occhi sono spalancati, ma non puoi vedere nulla.

Senti che i tuoi polmoni si riempiono di aria non tua, il tuo cuore costretto a battere, premuto, strizzato.

Lo considereresti un sacrilegio, ma sai a chi appartengono quelle mani, non potrebbe mai essere un sacrilegio, quello.

Poi, come un palloncino che sfugge dalle mani di un bambino, prendi il volo verso l’infinito, trascinandoti dietro un sussurro, un “Ti amo, perdonami…” proveniente da un cuore distrutto.

********************************************FINE***************************************




The Corner:

Ed alla fine, sì, ce l’abbiamo fatta!!

Dopo tanti travagli e revisioni infinite, anche questa storia è riuscita a vedere la luce.

Tutto ciò, ovviamente, grazie all’aiuto di tre persone speciali: la mitica redKaori, che mi ha seguita per tutto il percorso e aiutandomi nemmeno lei sa quanto (grazie *.*!!), Stiletto (al secolo Dìpuntato) che sopporta e partecipa ai miei scleri come nessuno e Curly, la mia spietatissima e dolcissima confidente.

Ma ora ciancio alle bande: qui c’è scappato il morto ma…chi è? Ovviamente si parla o del mentalista o del Boss, ma (risatina malefica) ho fatto attenzione a non mettere sostantivi al maschile o femminile proprio per non far capire chi sia il malaugurato.

Questo, purtroppo, lo scoprirete solo al capitolo 5. (La storia è già tutta scritta, non preoccupatevi: 9 capitoli, anche se due saranno pubblicati spezzati).

Ma…se volete provare l’ebrezza del mentalismo, potrete cercare capire chi sia in realtà chi. (P.S. nessun premio per il vincitore xD)

Ci sono due piccolissimi indizi che vi possono aiutare:
1) un’espressione particolare di un’azione, che, data la situazione, solo uno dei due poteva fare (non concentratevi sui luoghi comini della serie: molte frasi come: “La persona che ami, quella che ti ha scombussolato la vita, quella persona può ancora sopravvivere.”; "
Trovi la pistola dove l’hai sempre tenuta custodita." sono, se ci fate caso, valide per entrambi ).

2) una parole che, del tutto involontariamente, ho inserito con un’accezione più marcatamente maschile o femminile (tutto merito del fine occhio della Stiletto che me l’ha segnalata).

Detto ciò un’ultima raccomandazione: recensite più che potete :)

Alla prossima.

Nikki C.

  
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