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Autore: _Nightshade_    12/04/2012    0 recensioni
"Non l’ha piegata il fuoco, Fergus, e non la piegherà nient’altro."
Vicende di Brianna MacKenzie, personaggio del GDR Opéra.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Come procedono gli affari di famiglia nella vostra Applecross?» Una domanda come un’altra, che esce dalle labbra di Alexander durante una chiacchierata svogliata in uno dei salottini del castello, a Inbhir Nis.
Dougal alza le spalle, apparentemente con non molto da dire al riguardo.
«Ci si preoccupa per la mancanza di un erede, qualcosa che credo possiate comprendere molto bene. È l’ora che io inizi a pensare di prendere moglie, e… credo che vostra figlia faccia al caso mio.» Sputa la proposta così, come se non ci fosse niente di più normale. Non è mai stato un tipo molto bravo con i giri di parole, a cui preferisce la diretta schiettezza che tanto ben s’addice a un Highlander. «Ve la chiedo in matrimonio.»
«Brianna? La mia Brianna?» Mister MacKenzie si accarezza il volto ben rasato, con un mezzo sorriso a increspargli le labbra, e già mille progetti che gli baluginano in mente. Brianna contessa. I MacKenzie che finalmente arrivano a occupare un posto in quella nobiltà tanto agognata. Oh, sì.
«Perché, ne avete altre?» Sorride di rimando il Conte. «Voglio lei, promette di diventare una donna bellissima. E poi ha quegli occhi…» Non glielo dirà, ma è più che convinto che gli occhi blu di quella bambina gli abbiano rubato l’anima.
«È troppo piccola per sposarsi adesso, ma sono ben felice di promettervela come sposa, Sir Adams.»
«Naturalmente posso dare per scontato il fatto che la piccola sia ancora vergine, non è vero?» Una domanda che ha un che di macabro, specialmente nel sorriso che tende le labbra di Dougal.
«Naturalmente.» Risponde l’altro, annuendo con solennità, tendendogli la mano. «Affare fatto?»
«Affare fatto.» Le due grosse mani si stringono con forza e decisione. «Chiamatela qui, MacKenzie, voglio che le diate adesso la notizia, voglio vedere la sua reazione.»
Un ghigno compare sul volto di Alexander, che invia subito un domestico a cercare la figlia per farla scortare verso il salotto, con la massima celerità.
Non tarda a presentarsi la giovanissima Brianna, che per compiacere il padre in occasione di quella visita importante ha indossato la lunga gonna realizzata con il tartan di famiglia, con sopra un corpetto in velluto nero che stringe i seni ancora acerbi e fascia i fianchi snelli. Dritta come un fuso, altera come una regina, bella come una dea bambina.
«Mi avete chiamata, padre.» La voce morbida, il tono studiatamente basso di chi è stato educato a parlare così, in perfetto contrasto con il suo non chinarsi in una riverenza neanche di fronte al Conte. Solo un leggero cenno del capo e un vago sorriso di pura cortesia.
«Sì, mo chiall.  Ricordi il Conte di Applecross?» Un cenno di assenso. «Sarà il tuo futuro sposo, tra qualche anno, quando avrai l’età giusta per sposarti.»
Nessuna reazione eclatante sul volto della giovane MacKenzie, appena un irrigidirsi del volto e un raggelarsi del sorriso, prima di chinare di nuovo la testa e porgere la mano al padre, che provvederà a metterla in quella assai più grande del Conte. Un baciamano più lungo del consueto suggella quel patto, gli occhi chiari di Dougal puntati in quelli blu e freddissimi di Brianna.
«Mo bàine , non vedo l’ora di renderti mia.» Un’ambiguità facilmente percepibile in quelle parole sussurrate a fior di pelle sulla mano della ragazzina, che neanche gli dà la soddisfazione di vederla arrossire.
«Come la volontà di mio padre impone.»

La composta calma di cui Brianna ha dato mostra quando era insieme al Conte e a suo padre svanisce pochi minuti dopo nel lasciare la sala, il sorriso che definitivamente si raggela e si trasforma in un’espressione di feroce rabbia. Lei, promessa in sposa, a quell’uomo poi! Scuote la testa, le mani si stringono attorno al tessuto della gonna, sollevandola per correre in modo molto poco signorile fino alle stalle annesse al castello di famiglia.
«Il mio cavallo. In fretta.» Ordina a voce perentoria, persa ogni traccia di gentilezza, il petto che si alza e si abbassa affannosamente all’interno del corpetto, a causa di quella corsa forsennata, gli occhi lucidi.
È Jamie, il figlio diciassettenne di Oidian Gardyne lo stalliere, a obbedire un po’ stupito al comando della ragazza, sellando l’animale e porgendole le redini con sollecitudine. Brianna nemmeno lo degna di uno sguardo, neanche si fa aiutare a montare in sella e presto sprona il cavallo con i talloni, mandandolo alla maggiore velocità possibile, lasciandosi dietro il giovane i cui occhi verdi restano puntati su di lei, con un leggero sospiro. In fretta sella un altro cavallo, e tra le imprecazioni del padre si lancia all’inseguimento di Brianna.
Uno e uno solo è il luogo in cui la piccola scozzese si rifugia, in situazioni come queste: un luogo speciale, che solo un profondo conoscitore delle Highlands sarebbe in grado di trovare senza una guida, un luogo che è solo e soltanto suo, dove poter essere se stessa e non dover indossare una maschera. Scende in fretta da cavallo, neanche curandosi di legarlo da qualche parte, e corre fino alla cima d’una sporgenza che si affaccia sul lago azzurro, contornato da una corona di montagne indorate dalla luce del tramonto. Resta in piedi proprio sull’estremità, incosciente del pericolo, e chiude gli occhi, stringendo i pugni.
Ha davanti agli occhi sua madre, succube del marito che dice di amare, ha spesso sentito le loro liti quando Kathleen non è riuscita a dare ad Alexander un figlio maschio e il medico le ha detto che non avrebbe potuto generarne altri, ne ha visto le lacrime silenziose, la cieca obbedienza, lo struggersi di dolore per ogni amante che lui si portava dietro senza ritegno.
«Mai, mai, mai!» Grida Brianna al niente. Mai innamorarsi, mai sposarsi, mai ritrovarsi sottomessa a qualcuno. I primi “mai” che le escono dalle labbra.
«Miss, state bene?»
La voce di Jamie la fa sobbalzare e la costringe a voltarsi di scatto, la scia salata di una lacrima visibile sulla guancia rosata.
«Mi hai seguita.» Dice fredda e contrariata. «Non credo di averti dato il permesso, Gardyne, né di aver richiesto i tuoi servigi.»
«Perdonatemi, miss. Mi sembravate sconvolta, e ho pensato non fosse saggio lasciarvi cavalcare da sola. Avrebbe potuto accadervi qualcosa di spiacevole.» Non si muove d’un passo, Jamie, restando fermo e impettito dietro di lei, il suo cavallo egualmente lasciato libero.
«Questi non sono affari tuoi.»
«Temo che il Lord vostro padre la pensi diversamente, miss. Non gradirebbe sapere che la sua unica figlia s’è fatta del male cavalcando un animale che sono stato io stesso a sellare per lei.»
Brianna sospira, crollando il capo, la mano che passa ad asciugare in fretta quell’unica lacrima.
«Va bene, hai ragione.» Commenta, prima di rialzare gli occhi e puntargli un indice minaccioso contro il petto. «Ma non venire mai più in questo posto se non sono io a chiedertelo, e non farne parola con nessuno. Non voglio che tutti sappiano di questo luogo. È mio.»
Jamie le prende la mano, la stringe e si inginocchia davanti a lei, senza smettere di guardarla. «Ve lo prometto, miss. Avete la mia parola, per quanto possa valere la parola di uno stalliere.»
«Me la farò bastare.»
China il capo, lui, lasciando che i capelli castani lunghi fino alle spalle gli coprano il volto, prima di posare le labbra sulla mano di Brianna, che la ritrae immediatamente, neanche l’avesse scottata.
«Perdonatemi, miss, ho osato troppo.»
«E smettila di chiamarmi miss. Mi ricorda troppo chi sono, e qualche volta vorrei dimenticarmene.»
«Come devo chiamarvi, allora?» Domanda Jamie con un sorriso, rialzandosi e guardando dall’alto quella ragazzina tanto altera, anche quando in quel luogo c’era molto probabilmente andata solo per piangere.
«Brianna. Anzi, Bree andrà benissimo. Mio padre odia quel soprannome, motivo in più per farmici chiamare anche da te.»
«Come desiderate, Bree.»
Un cenno del capo è l’unica risposta di Brianna, che di nuovo gli volta le spalle per guardare il lago sotto gli ultimi bagliori del sole morente, mettendosi a sedere su quella sporgenza con le gambe penzolanti nel vuoto. Non ha paura, non di quel luogo, non delle sue Highlands. Chiude di nuovo gli occhi, respirando l’odore dell’erica in fiore.
«Non vorresti mai essere qualcun altro, Gardyne?» Gli domanda all’improvviso, senza neanche girarsi a guardarlo.
«Sì, Bree. Tante volte lo vorrei.» Risponde lui, avvicinandosi e mettendosi a sedere accanto a lei, cosa che le fa riaprire gli occhi all’improvviso per scrutarlo con un’occhiata incuriosita. Non le chiede il permesso, non si scompone ai suoi rimproveri, non usa verso di lei quella deferenza che le dovrebbe eccome. E la cosa, in qualche modo le piace. Nessun altro lo fa.
«E cosa vorresti essere?»
«A volte penso che vorrei essere uno del vostro clan, talmente ricco da non dover lavorare, da non dover passare ogni giorno della mia vita in quella stalla, o dietro ai cavalli. A volte, invece, vorrei essere uno di quei coraggiosi guerrieri di cui le nostre storie parlano sempre, o… non lo so.» Si stringe nelle spalle e sorride, spostando lo sguardo su di lei. «Ma alla fine sono contento d’essere solo quello che sono, di essere James Gardyne e niente di più. È vero, devo faticare ogni santo giorno per guadagnarmi da vivere, ma quando ho sbrigato tutte le mie mansioni sono libero di fare ciò che voglio, di essere ciò che voglio… e perdonatemi se azzardo, miss – voglio dire, Brianna. Ma credo di essere più libero io di quanto lo siate voi.»
Brianna si irrigidisce, i pugni si stringono attorno ai ciuffi d’erba su cui è seduta, le labbra formano una linea diritta e seria, gli occhi bruscamente si distolgono dal ragazzo.
«Perdonatemi di nuovo, non volevo inquietarvi.»
«No, non fa niente. Avete detto solo la verità. Io non sono libera, non lo sarò mai, forse.» Sospira. «E non vorrei essere altro che quello: libera. Magari anche felice, ma libera, più di tutto.» China di nuovo il volto, alzando una mano a coprirlo, prima che le spalle esili vengano scosse da silenziosi singhiozzi.
Jamie si alza in ginocchio di fronte a lei, posandole una mano sulla spalla, alzandole il volto con l’altra.
«Cosa vi è successo? E non ditemi che non è successo niente perché non vi crederei. Ho avuto occasione di vedervi in molti modi, vi ho vista ridere, vi ho vista arrabbiata e fredda, ma mai prima d’oggi vi ho vista piangere. Quindi deve esservi capitato qualcosa di brutto.»
Brianna lo fissa, gli occhi rossi e bagnati, la risposta dalle sue labbra arriva come qualcosa di appena più forte di un sussurro. «Mio padre mi ha promessa in sposa al Conte di Applecross.»
«Ma… ma non è troppo grande per voi?» Chiede lui stupito, la mano che tentativamente dalla spalla si sposta a cingerla meglio in un mezzo abbraccio. Sa di azzardare troppo, sa che neanche dovrebbe alzare gli occhi su una ragazza come lei, ma… è troppo bella per non essere guardata.
«Che gli importa?» Ribatte lei con disprezzo, sputando quasi quelle parole come se fossero veleno. «Ha solo me come figlia, lo sai, e visto che non potrò portare avanti il nome di famiglia dato che non sono un maschio, almeno devo cercare di portare ai MacKenzie il maggior lustro possibile con il mio matrimonio. Sir Adams è un Conte, e vuole me. Mi avrà, e il mio clan sarà finalmente parte della nobiltà, e vivranno tutti felici e contenti.»
«Tutti tranne voi, però.»
«Pare che questo non importi a nessuno.»
«Mi dispiace, Bree. Mi dispiace davvero.»
Di nuovo lei non gli risponde, stringendosi nelle spalle. Resta in silenzio a lungo, fino a quando il sole non sarà del tutto scomparso dietro le montagne, solo allora si alza in piedi e con un fischio richiama il cavallo, montandogli agilmente in sella con un balzo.
«Riaccompagnami a casa, Gardyne. E dimenticati di tutto quello ti ho raccontato oggi.» Gli dice, ritrovata la solita freddezza, gli occhi blu serissimi e fissi in quelli verdi dello stalliere.
«Ai vostri ordini, miss.»

Brianna e Jamie non si parlano più per lungo tempo, e tutto torna ad essere come prima. O meglio, quasi come prima. L’educazione della ragazzina cambia, si fa tutta votata al matrimonio, all’importanza dell’obbedienza, della sottomissione, del compiacere i desideri del marito – e solo i suoi, naturalmente, qualunque questi siano. Facile da immaginare che a Brianna questa nuova svolta nella propria vita non piaccia neanche un po’, tanto che inizia a mettere in atto tutta una serie di piccole rappresaglie contro quell’imposizione, come l’indossare un colore che al padre non piace e rifiutarsi spesso di mettere il tartan di famiglia, l’inventarsi d’essere malata per non partecipare a una cena importante, lo sparire nel niente nel bel mezzo d’una festa, o, cosa che lei preferisce più di ogni altra, mettersi a cavalcare a rotta di collo anche sotto la pioggia, con il rischio di buscarsi un malanno per davvero o di farsi seriamente del male. Piccoli sprazzi di libertà guadagnati con l’agilità nello sgattaiolare fuori dalla propria camera senza farsi notare, o promettendo silenzi sulle piccole mancanze di familiari e parenti, immancabilmente scoperte dal suo sguardo attento.
Jamie spesso la segue di nascosto nelle sue fughe, ne osserva il piglio deciso quando sprona il cavallo ad un galoppo sempre più veloce o la guarda sorridere quando le accade qualcosa di bello. Trova che abbia un bellissimo sorriso, ma forse non avrà mai il coraggio di dirglielo né di rivelarsi in uno di quei dissimulati inseguimenti. Che senso avrebbe? Lei è una MacKenzie, è promessa in sposa, e lui è un figlio di nessuno, uno stalliere che non possiede niente se non gli abiti che indossa. Ma in fondo si sente quasi in dovere di vegliare su di lei, così piccola, così forte, in continuo cambiamento per non essere più la bambina che è e diventare invece, precocemente, una donna. Così bella e così solitaria, per essere una ragazzina.
  
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