Nickname:Elizabeth_Tempest/o0°Lucetta_Streghetta°0o
Titolo: Y así fue que la sagrada Cuzco…
Epoca:Postcolombiana
Rating: Giallo
Genere:Storico
Avvertimenti: One Shot
Prompt usati: Cuzco- saccheggio
Note: (in fondo alla pagina)
Y así fue que la sagrada Cuzco...
…
conociò a la generosa y sagrada madre España.
Sono entrati nella città dell’Inca già in fiamme, tetti e vie infuocate che illuminano il cielo con violenti bagliori di sangue, come un piccolo e malefico sole sceso in terra.
Tendono le vampe le loro dita di fiamma agl’astri e le nubi, cremano e distruggono qualsiasi cosa incontrino, crepitando rapaci mentre crescono e s’ingozzano.
Entra nell’ antica e sacra città la gente straniera, gli abiti di strana foggia scintillano sotto il sole e di fiamme rifulgono, in groppa a demoni figli del vento, i bastoni che sputano fuoco e rumore a tracolla.
Hanno
ucciso l’Inca impostore!
Festeggia
lo straniero salvatore!
Offri i
frutti della tua terra e i tuoi sorrisi più fiduciosi!
Acclamalo,
acclamalo, accoglilo in amicizia!
Il condottiero di nobil animo, con tiepida accondiscendenza, gli omaggi riceve, altero il viso, ferma la mente già nei calcoli sprofondata.
Con chiara e ferma voce l’ordine da, di nobili e alti intenti l’animo ricolmo: d’oro e argento i suoi propositi son fatti.
Entra,
entra; scardina, scardina!
Palazzi e monumenti, sventrati e depredati; ricordi e ogni simbolo, nelle piazze trascinati, caricati sui muli, verso l’accampamento, e le grida di giubilo, diventano di fermento.
Templi violati, idoli trafugati, delle pagane divinità rispetto alcuno.
Entra,
entra; ruba, ruba; trafuga, trafuga!
Oro e
argento! Rubini e smeraldi!
Arraffa,
arraffa; svuota, svuota; riempiti le tasche, mandane in patria, nulla
devi lasciare.
Avide mani, occhi rapaci, preghiere di fede forte innalzate al Cristo.
Brucia la città dell’Inca, brucia mattone dopo mattone, ma ancor più bruciano di cocente odio e delusione, di cordoglio e dolore i cuori dei suoi abitanti.
Note
-Storia partecipante al contest “Al di là del tempo che fu” di Veronic90
Francisco
Pizarro entra a Cuzco il 15 novembre 1533, dopo un’estenuante
marcia, ostacolato dal generale Quizquiz: la città
è stata data alle fiamme da quest’ultimo, che
l’abbandona in quanto indifendibile. Cuzco era stata svenata
da settimane di guerra civile e, secondo Cristobal de Molina, il
conquistador venne acclamato dagli abitanti come uccisore del falso
Inca (Atahualpa, NdA). Ben presto il favore di cui gli spagnoli
godevano di trasformò in odio: palazzi, monumenti e templi
furono saccheggiati su ordine di Pizarro, per un bottino che Francisco
de Jerez, nel 1534, stima per "580 mil pesos de oro y 215 mil marcos de
plata" (580.000 pesos d0oro e 215.000 marchi di argento, NdA).
L’Inca
fantoccio messo sul trono da Pizarro, Manco Inca, riconobbe, per mezzo
di un imbroglio, il re di Spagna come sovrano supremo durante il Natale
dello stesso anno.
Manco
Inca fuggirà poi, mettendo assieme un esercito di 100.000
uomini.
-Inca è il titolo dell’imperatore inca.
Elizabeth
Tempest - Y
así fue que la sagrada Cuzco...
Originalità: 10/10
Stile: 8/10
Correttezza: 14,5/15
Caratterizzazione dei personaggi: 13/15
Gradimento personale : 4/5
Totale: 49,5
Come giudice posso, molto arrogantemente, giudicare, appunto, lo stile
di chi scrive. Il tuo è molto caratteristico e molto
definito, personalmente lo trovo molto bello. Ma anche molto sbagliato
in questo contesto. Se avessi dovuto giudicare una poesia, avresti
avuto un punteggio ben più alto … ma qui si
cercava altro, mi è parso di capire. Si cercava una storia
– prosa – storica. E sebbene il tuo scritto sia di
un’originalità eccezionale proprio per il modo in
cui l’hai scritto, lo stesso non è, purtroppo,
adeguato al contesto. La brevità, l’uso di un
lessico molto aulico in certe espressioni, l’uso di figure
retoriche pressoché in ogni frase… è
una poesia, caspita. Una bella poesia, aggiungerei. In cui mostri in
maniera sintetica, ma efficace, l’ingresso di Pizarro, la
stupida gioia di un popolo che crede di essersi liberato di un
oppressore, per scoprire poco dopo di averne trovato uno peggiore.
Anche qui, il modo in cui hai descritto sottolinea la
“dualità” dei gruppi, spagnoli su un
lato, incas dall’altro: ogni gruppo una sorta di
“unicum”, di massa senza volto. Pur riconoscendoti,
quindi, un’ottima rappresentazione di questa
“pluralità”, non posso assegnarti il
massimo della caratterizzazione, non confrontando il tuo scritto con
gli altri. Sarebbe magari bastato uno sguardo più attento su
Pizarro… qualcosa in più sulla sua mente fredda e
calcolatrice. Qualcosa in più sulla sua
meschinità. Ma qui si entrerebbe nel mondo di
“quello che piace a me”, che è un
discorso diverso.
Non mi azzardo a darti come errori le ripetizioni e
l’anastrofe usata ovunque (benché, a mio avviso,
usata così spesso perda gran parte della propria forza
retorica lasciando solo la sensazione di star leggendo qualcosa di
molto arzigogolato); il punteggio non è pieno
perché c’è un piccolo errore di
concordanza che messo lì all’inizio, in un
componimento così breve, sembra urlato: “tetti e
vie infuocate”. Va bene la poesia, ma l’italiano
è una lingua maschilista… “tetti e vie
infuocati”.
Ora, rileggendo prima di pubblicare i risultati, mi rendo conto che
potrebbe essere una sillessi, volendo, però… mi
sembra strana… attenderò che tu mi dica. Quanto
al gradimento, ripeto, mi sarebbe piaciuto avere un
“soggetto” a cui riferirmi, più che un
gruppo, tutto qui.