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Autore: _xheystyles    12/04/2012    34 recensioni
«vedi, Louis, dicono che quando una persona ama davvero qualcuno, riesce a fare di tutto per amore.» disse, calma, senza distogliere lo sguardo da me.
«io ti amavo.» dissi, ma non era una domanda.
«e io amavo te.» continuò. «ma sapevo che se la morte avrebbe dovuto prendere uno dei due, allora avrebbe dovuto prendere me, e non te. Tu eri destinato a grandi cose, Louis.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Violet Hill.
Lettura consigliata con “violet hill” dei coldplay.



 



«complimenti, ragazzi.» urlò Chris. «concerto fantastico, come sempre.»
Harry si avvicinò all'uomo e lo abbracciò forte.
«grazie al migliore manager del paese, come sempre.» sussurrò, ma tutti lo sentirono.
Harry e Niall andarono a sedersi - o meglio, buttarsi - sul divano nero che stava appoggiato al muro, al solito posto.
Zayn e Liam in poco tempo sparirono dall'altra parte del dietro le quinte, a salutare quelle poche e fortunate fan che avevano l'opportunità di incontrare il gruppo della loro vita.
Io, stanco dallo sfinimento del concerto di poco prima, mi tolsi le bretelle e il papillon, entrambi rossi.
Entrai nel piccolo bagno con le pareti blu chiaro e mi appoggiai al lavandino.
Lo specchio non rifletteva una bella immagine: ero sudato, e i capelli che le fan definivano ‘perfetti’ erano tutto il contrario.
Mi sciacquai velocemente la faccia con l'acqua gelata e dalla porta secondaria uscii fuori.
Presi una sigaretta e, dopo averla accesa, me la portai alle labbra.
«da quando fumi?» chiese una voce femminile, interrompendo il mio tanto atteso momento di relax.
«e tu da quando sei una stalker?» chiesi, senza neanche girarmi a vedere chi era la ragazza.
Mi sedetti per terra, e osservai le stelle. Ormai era notte fonda, e nonostante le numerose luci della grande città riuscivo a vedere abbastanza stelle da poter trovare delle costellazioni.
«sono solo venuta a vederti.» disse la ragazza, sedendosi vicino a me, e guardandomi. «guardami.»
Lo disse quasi in un sussurro.
Nonostante la malavoglia, la guardai.
Aveva un viso semplice, bianco e con una manciata di lentiggini sopra il naso e appena sopra le guance, ma non era niente di particolarmente speciale.
Gli occhi azzurri si intonavano ai capelli biondi, che avevano tutto l'aspetto di non essere tinti, e incorniciavano perfettamente quel viso da bambola di porcellana.
Non potevo negare che l'intero aspetto della ragazza non mi fosse famigliare, ma non riuscivo in nessun modo a capire chi fosse.
«non ti conosco.» dissi, distogliendo lo sguardo da lei.
Lei sospirò. Ciò mi ricordò la mia vecchia professoressa di scienze che, ogni volta che sbagliavo a risposta e la deludevo - cioè spesso - mi regalava uno dei suoi soliti sospiri che significavano solo qualcosa di brutto.
«cosa?» chiesi, riferendomi al suo sospiro.
«capisco che ora sei una super star e ti senti il re del mondo, ma non avrei mai pensato che il Louis Tomlinson che conoscevo si dimenticasse dei vecchi rapporti.» disse, distogliendo lo sguardo da me e guardando le stelle.
«di che stai parlando?» dissi, inspirando un'ultima volta dalla sigaretta al gusto di menta.
«dico che non ti ricordavo così superficiale.» disse, pulendosi le mani sporche di erba bagnata e alzandosi.
La guardai con fare interrogativo, dal basso, e lei mi sorrise compassionevolmente.
In quell'esatto momento dei flashback poco chiari mi passarono per la mente alla velocità di un neutrino.


«corri, cazzo, o vuoi farmi morire?» urlò la ragazza, scuotendo i capelli biondi sulle spalle.
Mi fermai piegandomi in avanti e appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia, cercando di riprendere il respiro regolare.
«sembri un cazzo di vecchietto, Louis, e hai solo quindici anni.» disse la ragazza, ridendo. «io mi preoccuperei al posto tuo!»
La guardai negli occhi per qualche secondo, per poi avvicinarmi a lei e facendola cadere a terra con una spinta. Mi buttai sopra di lei per tenerla ferma, come imprigionata.
«se non vuoi che ti faccia il solettico, ti conviene chiedere scusa.» dissi, cercando di assumere lo sguardo da serial killer assetato di sangue, ma sicuramente mi uscii abbastanza male, perché la ragazza scoppiò subito a ridere.
«solo perché mi conosci da dieci anni, non significa che sai tutti i miei punti deboli.» precisò la ragazza, con il suo solito sguardo da saputella che ricordava molto quello di Hermione di Harry Potter.
Mi coricai affianco a lei sull'erba, e iniziai a ridere accompagnato dalla sua sonora risata.
«sembriamo degli idioti.» disse lei, girandosi per guardarmi.
«ma io sono un idiota bello.» precisai, mostrando il sorrisetto furbo.
«certo, sei un modello.» disse lei, dandomi un leggero bacio sul naso.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ma non ci feci troppo caso.


«io non capisco..» cercai di dire, senza sapere come poi continuare la frase.
«non preoccuparti.» disse la ragazza, evidentemente dispiaciuta e delusa da me, anche se cercava di non farlo notare troppo.
Iniziò ad andare dall'altra parte del giardino, ma io mi alzai e la rincorsi.
Le presi il braccio e la feci girare verso di me. Rimasi sorpreso nel sentire la sua pelle.. diversa. Era fredda, più fredda di un cadavere, e la pelle sembrava composta da tanti granelli di polvere bianca.
«spiegami.» dissi, semplicemente.
Mi sentivo confuso. Perché sapevo di conoscere quella ragazza, ma allo stesso tempo non sapevo niente? Perché sembrava che lei fosse parte della mia vita, ma nonostante questo non sapevo neanche il suo nome?
«loro mi dicevano che avresti capito tutto..» disse la bionda, guardando i miei occhi color blu mare.
«loro? chi?»
«mi dicevano che avevo fatto la scelta giusta..» continuò a parlare, più tra se e se che con me.
«quale scelta?»
«io ho fatto tutto per non farti soffrire, Louis, credimi.» disse velocemente.
Non capivo niente, questo era certo, ma volevo saperne di più.
«devo sapere.» dissi, serio e fermo, senza lasciarla scappare dalla mia presa.
«guarda i miei occhi, adesso.» disse, e io la ascoltai.
Nel momento stesso in cui i miei occhi incontrarono quelli della ragazza, tutto il paesaggio intorno a me cambiò.
Finimmo in una piccola casa, in pieno giorno.
«dove siamo?» chiesi alla ragazza, ma lei sorrise e annuì semplicemente, come se questo bastasse per rispondere al mio quesito.
Mi girai a sinistra e vidi un me più piccolo, forse di nove anni, coricato su un inguardabile divanetto rosa.
«si, mi piace Harry, ma non dirlo a nessuno, o sarò costretta a picchiarti a sangue!» disse una bambina graziosa, bionda e con dei adorabili occhi azzurri. La somiglianza tra lei e la ragazza che stava con me era evidente.
«ma da quando?» chiese il piccolo me, con le guance un pó rosse. Si vedeva che era infastidito dalla notizia appena appresa, ma cercava di non farlo notare.
«da una settimana, ma stai zitto eh!» rispose la ragazza, prendendo il telecomando e accendendo la televisione.
«tranquilla.» disse il piccolo me, e le diede un bacio sulla guancia che lei sembrò gradire.
Tempo di cinque secondi e finimmo in un'altro posto ancora, diverso dal precedente.
«mi vuoi spiegare che sta succ..?» chiese, ma la bionda non mi lasciò neanche finire che vidi una mia esatta copia di quando avevo quattordici anni.
«sono io?» chiesi, e la ragazza annuì.
Il ragazzo, o meglio me stesso quattordicenne, non mi sentiva, ovviamente, e continuò a camminare nella stradina che attraversava la città.
«vi siete lasciati? per sempre?» chiese il ragazzo.
«si, te l'ho detto.. ormai non provo niente per lui..» disse la ragazza bionda che, notai subito, era uguale identica alla bionda che stava accanto a me, solo più piccola.
«e siete ancora amici?» chiese il Louis quattordicenne.
«si, non riuscirei mai a vivere senza voi cinque.» rispose lei, sorridendo e sistemandosi il cerchietto azzurro sui capelli.
Louis sorrise.
«ma io sono il più importate, vero?» chiese.
«ovviamente.» rispose la ragazza, dandogli un veloce bacio sulle guance che fece arrossire il ragazzo.
Sorrisi alla vista di quella scena, e in pochi secondi, proprio come prima, la scena svanì e finimmo da un'altra parte ancora.
«ora stiamo saltando un pó di anni, Louis..» disse la bionda della mia stessa età.
«perché?» chiesi, ormai curioso più che mai.
«non successe niente di irrilevante, fino al 3 gennaio 2016.»
«3 gennaio 2016?» chiesi.
Lei annuì semplicemente, e davanti a noi si presentò un'altra scena.
Questa volta era molto diversa dalle precedenti.
Eravamo in una stanza d'ospedale, con le mura bianche e le tende grigie, la solita stanza d'ospedale uguale a quelle che si vedono nei film.
Notai poco dopo che nel lettino era coricata una persona: io.
«ma.. sono io?» chiesi, stupito, o meglio scioccato.
«già.»
«e quella sei tu?» chiesi, indicando la ragazza bionda seduta sulla sedia vicino al lettino.
«già.»
«sono.. morto?» chiesi, insicuro se volevo davvero sapere la risposta.
Mi avvicinai al lettino, e le lacrime silenziose che scendevano dalle guance della ragazza bionda mi fecero perdere un battito del cuore.
La ragazza aveva uno o due anni in meno di me.
«quasi.» rispose.
Mi girai verso di lei, la quale era rimasta sulla soglia della porta ad osservare la scena da lontano.
«spiegami, ti prego.» dissi, quasi supplicandola.
Lei sorrise dolcemente, e io mi rigirai a guardare il mio corpo, che ormai era quasi un cadavere. La ragazza bionda seduta sulla sedia stava pregando, tenendo in mano un rosario e un'immagine di Maria.
Allungai la mano per toccare la ragazza, per cercare di farla sentire meglio, per assicurarle che tutto andrà bene, ma poco a poco la scena davanti a me svaniva in fumo, proprio come le scene precedenti.
Mi girai di scatto verso di ragazza bionda che era stata con me dall'inizio, e mi accorsi che ci trovavamo nel giardino in cui ero andato subito dopo il concerto.
Toccai l'erba, per capire se quello era davvero il mio presente o era un'altro viaggio nel tempo, e con piacere notai che l'erba era solida e profumata.
«sono morta, Louis.» disse la ragazza, attirando la mia attenzione.
Mi sedetti per terra, accanto a lei.
«com'è possibile? c'ero io in quel lettino, non tu.»
«vedi, Louis, dicono che quando una persona ama davvero qualcuno, riesce a fare di tutto per amore.» disse, calma, senza distogliere lo sguardo da me.
«io ti amavo.» dissi, ma non era una domanda.
«e io amavo te.» continuò. «ma sapevo che se la morte avrebbe dovuto prendere uno dei due, allora avrebbe dovuto prendere me, e non te. Tu eri destinato a grandi cose, Louis.»
«non riesco ancora a capire..»
«gli spiriti sono intervenuti. Hanno preso me, al posto tuo. Tu ti sei svegliato dopo due mesi di coma, e io sono morta esattamente lo stesso giorno in cui tu ti sei svegliato. Avrei voluto dirti quanto ti amavo, e quanto tu eri importante per me, ma ormai ero solo un fantasma, e tu non potevi vedermi.» disse, sorridendo, come se la storia che mi stava raccontando fosse una semplice favola.
Rimasi sconvolto dalle sue parole, notando che all'improvviso riuscivo a ricordare tutto quello che era successo. Tutto l'amore che provavo per quella ragazza.
«perché non mi ricordavo niente di tutto ciò?» chiesi, ancora confuso.
«gli angeli erano intervenuti, e sapevano che se tu avessi scoperto quello che avevo fatto per te, avresti fatto qualche pazzia, come uccidere te stesso per stare con me per sempre, e questo non era giusto.»
Rimasi in silenzio qualche minuto, per assimilare tutto.
«allora perché adesso ti vedo?» chiesi, in attesa di una risposta esauriente.
«ho passato questi cinque anni sulla terra, sotto forma di fantasma, per essere il tuo angelo custode. Adesso tu mi vedi perché io me ne sto andando.» disse, tranquilla, alzandosi lentamente.
«te ne stai andando?»
«si, la mia ‘missione’, se così la vogliamo chiamare, è giunta al termine.» disse, passando una mano sul mio braccio, ma riuscii a sentire solo dei brividi di freddo. Il suo contatto era quasi inesistente per me.
«e qual'è la missione?» chiesi, alzandomi anche io.
Lei mi guardò seria, inclinando leggermente il viso.
«Lindsey, qual'è la missione?» chiesi, avvicinandomi.
Sulle sue labbra si disegnò un sorriso, che trasmetteva tutta la felicità che c'era in questo mondo.
«è questa.» disse, sorridendo, e allontanandosi pian piano da me.
Non stava camminando, stava.. fluttuando.
Si girò di spalle e poco dopo sparì nel nulla.
Rimasi a guardare il punto in cui si trovava poco prima per minuti, o forse per ore.
«hey, Louis, stiamo tornando a casa, vieni?» chiese Harry, uscendo da un punto indefinito del giardino.
Lo guardai, confuso, non riuscendo ancora a capire cosa stesse succedendo.
«ah, si, arrivo..» dissi, guardando per terra e notando che sull'erba c'era la mia sagoma, ma anche quella di un'altra persona, che doveva sicuramente essere la ragazza, Lindsey.
«mmh.. Harry, da quanto tempo sono qua?» chiesi, guardandolo.
«oh.. cinque minuti, forse.. giusto il tempo di fumare una sigaretta.. perché?»
«no così.» dissi, semplicemente, e andai verso di lui.
Mi bloccai di scatto e lo guardai. Si fermò anche lui e mi guardò interrogativo.
«che c'è?»
«Harry.. ti ricordi di una ragazza?.. Lindsey?» chiesi.
Lui fece per pensarci su un pó.
«ricordo il nome, ma non so chi possa essere.. sicuramente è una delle nostre fan, perché? ti ha lasciato una lettera?» chiese, non capendo il perché del mio tono serio.
«mmh, no, niente.. è che mi chiedevo.. noi non avevamo un'amica, da piccoli, che si chiamava Lindsey?»
«sei ubriaco, per caso?» chiese Harry, ridendo.
«no..»
«no, siamo sempre stati solo noi cinque, nessuna ragazza.» rispose, convinto.
«uhm.. ok.» dissi, dirigendomi verso il tour bus del gruppo.
«ragazzo, la musica ti sta dando alla testa, credimi.» disse Harry, entrando nel bus e lasciandomi solo fuori.
Mi guardai intorno per un pó, e, non vedendo nessuno, entrai nel tour bus e, come ogni sera dopo un concerto, mi addormentai con i ragazzi.










 spero vi sia piacciuto,
<3
  
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