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Autore: Devon    13/04/2012    4 recensioni
-Dai maschiaccio, non ti eccita l'idea di viaggiare in macchina con Synyster Gates?
Gli lanciai un'occhiataccia. Sapeva che odiavo essere chiamata così.
Che i miei genitori non fossero nelle loro piene facoltà mentali quando decisero il mio nome all'anagrafe era ormai più che palese, ma non era comunque un buon pretesto per prendersi gioco di me.
Molto bene, uno di questi giorni qualcuno organizzerà una congiura nei miei confronti in quanto sto iniziando una terza fanfiction. Ma questa volta ho l'intera trama in mente e so come svilupparla PER INTERO. Non lascerò niente in sospeso, promesso. :3
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

In genere le ragazze ultraventenni studiano o lavorano, vivono con i propri familiari oppure convivono con il ragazzo o con un'amica. Ma non nel mio caso. No, perché io vivo insieme a mio fratello Zachary, o per meglio dire Zacky, e al resto della sua band. Gli Avenged Sevenfold. Sono ben consapevole che non sarebbero in poche a volersi al posto mio, ma non è facile. Quei cinque ragazzi fanno un casino inimmaginabile, non c'è un attimo di pace in casa, ma ormai dovrei esserci abituata.
Zacky è il mio fratellone. Non ci somigliamo granché ma abbiamo gli stessi occhi di un verde/azzurro intenso ed entrambi abbiamo il labbro inferiore più spesso e leggermente sproporzionato rispetto a quello superiore, dettaglio tuttavia molto più evidente in lui che in me.
Abbiamo caratteri abbastanza diversi ma andiamo comunque d'accordo. Non so cosa farei se non ci fosse lui al mio fianco. Nella band riveste il ruolo di secondo chitarrista, e devo riconoscere che se la cava.
Matthew, o meglio Matt, è il cantante del gruppo. Una persona in apparenza con la testa sulle spalle ma, una volta che lo conosci, si rivela un emerito coglione. In compenso ha una bellissima voce e un bellissimo carattere.
Jimmy è il batterista, un ragazzone altissimo e con una faccia simpaticissima. Che dire, è adorabile, è impossibile non volergli bene. Ci è sempre stata una certa complicità tra noi due. Mi ci sono affezionata subito.
Poi c'è Johnny, il bassista. Basso di strumento e di fatto. Infatti è il più piccolo del gruppo (anche di età, oltre che di altezza, ragioni per le quali è spesso soggetto di prese per il culo da parte dei ragazzi) e agli inizi è sempre un po' timido, ma quando sta con i ragazzi diventa tutta un'altra persona e tira fuori il suo lato peggiore. Spesso e volentieri discuto con lui per i programmi da vedere alla tv e per le sigarette.
Infine c'è Brian. Brian è il primo chitarrista ed è veramente un mostro. Suona in una maniera indescrivibile, ti incanti ad ascoltarlo, è più forte di te. Dal punto di vista estetico è indiscutibilmente bellissimo. Capelli scuri perennemente sparati in aria, occhi castani evidenziati dall'eyeliner, naso leggermente alla francese e labbra sottili. Bello. Disgustosamente bello, ma stronzo. D'accordo, è bravissimo con la chitarra, ma questo non giustifica il suo atteggiarsi continuo. Sì, se la tira. Ma è bello, tanto. Per non parlare del suo sorriso, dolce e nel contempo provocatorio. Brian si spara un numero indefinito di sigarette al giorno ma riesce a conservare la sua dentatura bianca, dritta e perfetta. Ha un carattere particolare: fa spesso il buffone ma riesce anche a mantenersi serio; non è realmente cattivo, ma gli piace comportarsi da stronzo. Per tutte queste ragioni e molte, molte altre ancora, ho sempre avuto un debole per lui.
E poi ci sono io. Devon Baker. Ho ventiquattro anni, un nome da maschio e sono bassa almeno quanto Johnny. Ho seguito le orme di mio fratello, tatuandomi entrambe le braccia e un DeathBat enorme sulla schiena. Ho sempre amato i tatuaggi. Ho vissuto per un po' di tempo insieme ai ragazzi, mi sono abituata a conviverci, a vederli ogni giorno, a mangiare, dormire e condividere il bagno e il porta-spazzolini insieme a loro. E per quanto possano essere rompipalle e casinisti, non li sostituirei mai per nessun altro. Sono i miei ragazzi.


Chapter 1 - And all things will end.

-DEEEVON, vuoi uscire dal bagno, dannazione? Non ho nessuna voglia di andare a pisciare nel balcone!
Mio fratello continuava a bussare alla porta, evidentemente scocciato. Non era mai stato una persona paziente.
Che facesse pure. Ero sempre una ragazza, avevo bisogno dei miei tempi!
-Dai Devon, per favore!
-Un attimo, tempo cinque minuti e sono fuori! - gli urlai, mentre mi pettinavo.
Prima di uscire mi gettai una rapida occhiata allo specchio. I miei capelli scuri, lunghi fino a metà schiena, creavano un certo contrasto con la mia carnagione chiara e i miei occhi color azzurro-verde, totalmente identici a quelli di mio fratello.
Uscii dal bagno mentre mio fratello ci si ficcava dentro a una velocità sorprendente e presi la mia borsa. Quella mattina si andava a fare spese. Ovviamente andavamo tutti, perché non esisteva che metà di noi se ne andassero in giro mentre il resto se ne stava a casa ad ammuffire. In genere salivo in macchina con mio fratello. In tre stavamo in una macchina e in tre nell'altra.
Quel mattino, però, appena mi accomodai sul sedile del passeggero, mi accorsi che al volante al posto di mio fratello c'era Brian.
-Buongiorno tesoro - mi salutò con un sorriso mozzafiato. -Felice di vedermi?
Occhiali scuri, giacca di pelle aperta e capelli scompigliati; la combinazione più sexy.
PORCO GIUDA.
-Non è la macchina di Zacky questa? - chiesi io, cercando di reprimere i miei bollenti spiriti.
Calma, Devon. Ricordati che è fidanzato.
-Nel caso ancora non lo sapessi, io e tuo fratello ci alterniamo.
Oh merda.
-E, sempre nel caso non lo sapessi, tuo fratello ha una ragazza. - aggiunse.
-Conosco Gena. - replicai io -Però non mi ha detto che stamattina sarebbe andato insieme a lei.
-Dai maschiaccio, non ti eccita l'idea di viaggiare in macchina con Synyster Gates?
Gli lanciai un'occhiataccia. Sapeva che odiavo essere chiamata così.
Che i miei genitori non fossero nelle loro piene facoltà mentali quando decisero il mio nome all'anagrafe era ormai più che palese, ma non era comunque un buon pretesto per prendersi gioco di me.
Poi Devon è un nome unisex, solo che più tipicamente è maschile.
Effettivamente però "maschiaccio" mi si addiceva, considerando che a forza di convivere insieme a quelle cinque bestie ogni tanto saltava fuori la mia parte più incivile.
Ruttare, sparare parolacce a raffica, mangiare come un porco e fare la lotta coi ragazzi era d'abitudine. Loro adoravano questo mio lato e avrebbero voluto che prevaricasse. Ma, fino a prova contraria, e con loro disappunto, a prevaricare era la razionalità.
-Ma stai tremando - osservò, prendendomi il mento tra due dita e iniziando ad accarezzarlo. -Hai freddo?
Non gli risposi e tenni gli occhi bassi, con le guance che mi bruciavano. C'erano ventisei gradi solo all'interno della macchina.
-Perché se hai freddo - continuò lui -potrei sempre scaldarti io. - E mi costrinse a incontrare il suo sguardo, sfiorandomi una guancia.
Poi scoppiò nella solita risata da cazzone, lasciando cadere la mano.
Gli piaceva troppo prendermi in giro. L'ho già detto che era uno stronzo?
Mi voltai e incrociai le braccia al petto, visibilmente offesa.
Questo era troppo. Chi credeva di essere per trattarmi in quel modo? E perché io mi lasciavo sempre trattare in quel modo? Perché non reagivo?
-Ti odio - borbottai.
-Che dolce - replicò lui, accendendosi una sigaretta.
-Vaffanculo. Ti odio - ripetei.
-Se proprio non mi digerisci che ci fai ancora qui? Nessuno ti costringe a restare. Puoi andartene.
Giusto. Perché dovevo stare lì a farmi prendere in giro?
-Sai, hai proprio ragione. - conclusi, voltandomi verso la portiera.
Quest'ultima però era bloccata. La spinsi una seconda e una terza volta, ma senza risultati.
La sua risata sommessa mi fece imbestialire più di quanto non avesse già fatto.
-Spingila pure quanto vuoi, è a prova di ragazzina ribelle - disse, mordendosi un labbro.
-Stronzo! Fammi uscire di qui! - esclamai -Non mi puoi chiudere in macchina!
Partì senza ascoltarmi.
Continuai a protestare per quasi tutto il tragitto, finché lui non spense la macchina e si voltò.
-Come mai ti sei fermata? Continua pure ad urlare - replicò lui, senza fare una piega -Ma ti consiglio di risparmiare il fiato per quando sentirai davvero la necessità di farlo- mi riservò uno sguardo malizioso che ricambiai con un'occhiataccia.
-Ma guarda - continuò, impassibile -siamo in macchina noi due soli soletti... - iniziò ad avvicinarsi.
-Non ti senti un po' in colpa? - gli chiesi, mentre mi allontanavo, restando spiaccicata contro il sedile -Immagino che Michelle non sappia che ti comporti così in sua assenza.
-E questo non rende tutto tremendamente più eccitante? - sorrise, mettendomi spalle al muro.
Brian aveva uno strano concetto di fedeltà; non si preoccupava che la ragazza potesse vederlo o sospettare qualcosa. In fin dei conti gli serviva solo per non restare a secco.
Certo, l'idea di restare chiusa in macchina a fare di tutto e di più insieme a lui mi attirava parecchio. Ma in quel momento ero così incazzata e nervosa con lui da non rendermi quasi conto della fortuna che mi stava capitando.
Si bloccò mentre stava per sfiorarmi le labbra. Poi si allontanò con un sorrisetto e riprese a guidare come se niente fosse accaduto.
Certo. Prima mi fa sudare freddo e mi stordisce e poi giustamente mi lascia a bocca asciutta. In tutti i sensi.
BRIAN IO TI...
-Sei fuori di testa - borbottai.
-Non bacio i maschiacci - mi provocò, mentre guardava la strada.
IO TI...

   
 
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