Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: RobyLupin    08/11/2006    5 recensioni
Questa è la mia prima fiction su Harry Potter, quindi non sono un'esperta nel genere... Spero mi direte se vi è piaciuta...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A mia zia, che non è riuscita a sconfiggere il suo ultimo nemico…


L’ULTIMO NEMICO

Il mio nome è Ginevra Emily Weasley e ho 18 anni.
Sono cresciuta in un mondo relativamente pacifico, dove non esiste più l’ombra minacciosa di Lord Voldermort che oscura il mondo magico e non.
Per l’esattezza, sono nata circa sei mesi dopo la sua sconfitta da parte di Harry James Potter.
Mia madre Hermione era lì quel giorno, così come mio padre.
Mi hanno raccontato spesso di quell’ultima battaglia da quando sono diventata abbastanza grande per capire certe cose.
Me lo raccontano in continuazione, ripetendomi sempre di non dimenticare, e di trasmettere la storia ai miei figli un giorno.
Perché non diventi una semplice favola destinata a svanire lentamente nella memoria, ma una pagina di Storia del mondo magico…
Perché il sacrificio degli eroi di quella guerra non venga dimenticato…
E perché non accada di nuovo la stessa cosa in futuro.
Mi hanno raccontato molte volte di quando, in un giorno di settembre, riuscirono ad entrare nel covo di Voldermort. Con loro, l’intero Ordine della Fenice, vecchi compagni di scuola, auror, creature magiche che si erano unite a loro e la zia Ginny, che zio Harry amava tanto.
I miei genitori mi hanno raccontato che lui aveva cercato in ogni modo di convincere la zia a non venire con loro, ma lei era stata irremovibile.
Non ci furono incantesimi abbastanza potenti da tenerla lontana dalla battaglia, nonostante la bravura di mia madre con la bacchetta e l’insistenza di Harry.
Lei voleva partecipare, e lo avrebbe fatto ad ogni costo.
Per suo fratello Bill, sfigurato da un lupo mannaro.
Per il dolore di sua madre quando Percy, il figlio che li aveva rifiutati, era stato ucciso dai Mangiamorte.
Per un mondo in cui non avrebbe mai più dovuto aver paura di un diario stregato.
Ma, soprattutto, per lui.
Per l’uomo che amava profondamente.
Harry…
Credo che fosse soprattutto per lui che voleva combattere.
Voleva stargli accanto.
Voleva dimostrargli che non aveva bisogno di essere protetta in ogni momento, che era in grado di combattere e di badare a sé stessa.
E voleva anche aiutarlo a liberare il mondo da quel mago che aveva rovinato la vita a molti.
Voleva vendicare il male che Harry aveva dovuto sopportare per quasi 18 anni… La morte dei suoi genitori… Del suo padrino Sirius Black, di cui tanto mi hanno parlato e che vorrei aver conosciuto… Di Albus Silente, il più grande mago di tutti i tempi...
Voleva poter finalmente essere libera di amare il suo uomo liberamente, senza il terrore di vederlo uscire di casa una mattina per non rivederlo più.
Lei lo voleva, e lo fece.
Quel giorno fu in prima linea con gli altri, e sicuramente dimostrò il suo valore, perché la mamma mi dice che combatté come una leonessa quale era. Una vera Grifondoro. Sono orgogliosa di portare il suo nome.
Fu lei a sconfiggere Lucius Malfoy, togliendo questo grande piacere a suo padre Arthur, che morì pochi giorni dopo in seguito ad una grave ferita inflittagli qualche tempo prima da Lucius stesso.
Credo avrebbe voluto far fuori anche Bellatrix Lestrange, che aveva ucciso la persona più simile ad un padre che Harry avesse mai avuto, ma fu Harry stesso ad avere l’onore di ciò.
Mio padre dice che, quando vide lo sguardo dell’amico dopo aver ucciso la Lestrange, non ci vide più quell’odio profondo che si poteva scorgere prima, ma solo una profonda stanchezza.
Harry era stanco di uccidere, ma la guerra imperversava e “… non poteva fare altrimenti Ginny. O uccidevi o eri ucciso. Non c’erano vie di mezzo contro i Mangiamorte e Tu-sai-chi…” “Voldermort Ron, Voldermort! Quante volte devo dirti di chiamarlo per nome? Miseria, sono passati diciotto anni!” Lo rimprovera sempre mia madre dopo questa frase. Lui, per tutta risposta, ogni volta alza e spalle e riprende a raccontare.
Non credo riuscirà mai a pronunciare quel nome.
Non è un codardo mio padre, altrimenti non avrebbe mai affrontato le sue paure per aiutare il suo migliore amico e sconfiggere i Mangiamorte e il Lord oscuro. Ma dopo essere stato cresciuto nella paura di un nome, è difficile per lui abbandonare le vecchie abitudini.
Comunque sia, dopo aver ucciso anche Bellatrix, mio padre mi dice sempre che gli sguardi di zia Ginny e di zio Harry si incrociarono per un breve istante.
Purtroppo, quel breve istante fu sufficiente.
A questo punto del racconto, mia madre scoppia sempre a piangere, e anche la voce di mio padre s’incrina.
Perché in quel breve istante di distrazione, accadde l’inevitabile.
Quel giorno, mi dicono, si portò via tante vite da entrambe le parti.
Parecchi giovani maghi freschi di Hogwarts caddero combattendo: Calì Patil… Lavanda e Seamus Finnegan, che si erano sposati da poco… Lee Jordan, il migliore amico dei miei zii Fred e Gorge… I due fratelli Canon… Draco Malfoy, che era riuscito a ribellarsi ai genitori e a Voldermort, e che si era unito all’Ordine nella battaglia… E tanti altri, anche tra maghi e streghe esperti… Il vecchio professore di Incantesimi dei miei genitori… Malocchio Moody, uno dei migliori Auror del secolo nonostante le sue stranezze… Hagrid, Custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts e grande amico dei miei genitori e di Harry… Mi dicono che ci vollero cinque Mangiamorte per stenderlo, e che riuscì a portarsene la maggior parte nella tomba con lui… Il professor Piton che, mi dicono, aveva rischiato spesso la sua vita per aiutare l’Ordine… Mamma dice che, a volte, si sente ancora in colpa per averlo sempre giudicato un traditore e papà, accanto lei, annuisce ogni volta, ma spiega che, dopo che aveva ucciso Silente, lo avevano creduto tutti. “Non è una giustificazione” mi dice “Ma era difficile credere che Piton avesse ucciso Silente e che fosse uno dei nostri.” Io riesco a capirlo, ma mi dispiace sempre un po’ per quel fantomatico professore dal naso spropositato che riusciva sempre a togliere punti ai Grifondoro e, soprattutto, a punire mio padre e zio Harry…
Tutti loro e molti altri perirono quel giorno.
Ma la morte che sconvolse di più lo zio avvenne per quell’attimo di distrazione.
In quell’attimo, un getto di luce verde colpì la zia Ginny in pieno petto, facendola sollevare da terra per poi farvela ricadere priva di vita.
Lo zio me lo raccontò lui stesso una volta, quando avevo quindici anni.
Mi disse che vedendo la zia Ginny morire sotto i suoi occhi sentì un dolore lancinante al petto.
Mi disse che gli parve che i rumori della battaglia in corso si smorzassero fino a scomparire.
Che avrebbero potuto tranquillamente attaccarlo in quel momento, e lui non avrebbe saputo reagire.
Mi disse che, quasi senza rendersene conto, si ritrovò a correre verso il cadavere della donna che amava.
Che la strinse forte a sé mentre con lo sguardo cercava il colpevole di quel delitto.
Non ci mise molto a trovarlo.
Lord Voldermort lo stava osservando. Teneva ancora la bacchetta alzata e rideva. La stessa risata di quando aveva ucciso i suoi genitori.
Ed era di nuovo lui che, ora, aveva ucciso Ginny.
Ed Harry non gliela avrebbe fatta passare liscia…
Si avvicinò a Voldermort, che continuava a ridere.
“Bene bene. Ecco qui il famoso Prescelto! È un piacere rivederti Potter.” E gli si inchinò sarcasticamente davanti.
Harry non rispose, e gli puntò la bacchetta contro. Inutile dire che il Lord scoppiò ancora di più a ridere.
“Sconvolto per la piccola babbanofila Potter?” Harry strinse i denti, e lo fissò con odio. Fu in quel momento che Voldermort capì. “Oh, anche tu coinvolto in quell’assurdo cancro chiamato amore? Proprio come quell’idiota di Silente. Sai Potter, ti facevo più furbo. Uno sciocco sentimento umano come l’amore non dovrebbe distrarti dalla tua missione. Non dovresti forse uccidermi? Come puoi uccidere tu, che sei così pieno di questo sentimento assurdo?”
Lo zio me lo ha detto: Silente gli aveva ripetuto milioni di volte che sarebbe stato l’amore l’arma grazie a cui avrebbe sconfitto Voldermort.
Aveva ragione.
Mi ha detto che fu grazie all’amore che provava per zia Ginny che riuscì ad eliminarlo.
Fu grazie a quel dolore che lo lacerò dentro quando vide la zia a terra con gli occhi vitrei che riuscì a vincere quel duello.
Fu la sete di vendetta provocata dal suo cuore sanguinante a permettergli di uccidere quell’essere abominevole.
Perché fu così che andò.
Uccidendo la donna che amava, Voldermort aveva firmato la sua condanna a morte.
Una morte lenta e dolorosa a quanto mi dicono.
Non mi hanno mai raccontato esattamente come il Signore Oscuro vide infine la morte che tanto temeva.
Ogni volta che provo a chiederlo cambiano argomento, dicendo che un giorno me ne parleranno, ma non ora.
Allo zio non oso chiederlo, non voglio farlo soffrire di nuovo…
Fatto sta che riuscì ad eliminarlo e, in questo modo, liberò il mondo magico dal più potente mago oscuro che sia esistito.
Ma, quando mi raccontò la storia, mi confidò di non essersi sentito meglio dopo. Anzi, se possibile, si sentì ancora più sporco dentro di quanto già non fosse.
“La vendetta…” mi disse “… Ha un sapore amaro ed è un’amica infida, che difficilmente colma il vuoto che ti porti dentro a causa sua.”
Ricordo ancora cosa gli chiesi in quel momento, dal basso dei miei quindici anni…
“Vuoi dire che ti sei pentito di averlo ucciso? Che hai provato pietà per lui?”
“No.” Rispose lui subito. Poi tirò un respiro profondo e continuò “Non mi sono mai pentito di quello che ho fatto. Non ho mai provato pietà per Lord Voldermort, e mai la proverò. Ma il vuoto che tua zia ha lasciato dentro di me non se n’è andato quando ho ucciso il suo carnefice… Né il vuoto lasciato da Sirius, Silente, Hagrid o dai miei genitori. Nemmeno quello di tutti gli altri che hanno perso la vita in quella dannata guerra... La vendetta non li ha riportati indietro da me…”
Non piangeva mentre lo diceva.
Mi aveva detto che quando, dopo aver ucciso il suo nemico di sempre, era tornato sul cadavere di zia Ginny, l’aveva abbracciato forte e, per la prima volta dall’inizio di quella maledetta guerra, pianse. Pianse così tanto da consumare tutte le sue lacrime.
Fu l’ultima volta che lo fece, perchè sul corpo ormai freddo della donna che amava, aveva promesso che non avrebbe pianto mai più… Che sarebbe stato forte per lei… Che avrebbe vissuto anche per lei…
Non ha mai mancato alla sua parola, e io non l’ho mai visto versare una sola lacrima da che sono in vita.
Ma quella volta aveva gli occhi lucidi.
Non insistetti.
Solo lo abbracciai forte.

Da quando mia zia morì, zio Harry non fu più lo stesso.
Non si è mai sposato, né si è mai interessato a nessun altra.
La sua vita l’ha dedicata a scrivere le storie di coloro che sono morti in quella guerra “Perché il mondo non dimentichi quegli eroi straordinari.”
Vive in una casa poco fuori Londra, perciò lo vedo spesso e lo aiuto nelle sue ricerche.
O, meglio, lo aiutavo.
Perché ora non sono a casa sua con lui.
Perché ora, all’età di trentasette anni, mio zio Harry deve affrontare un nuovo nemico che gli sbarra la strada, l’ultimo.
E, questa volta, sta lentamente ma inesorabilmente perdendo.
Non è un nemico in carne ed ossa questo.
Non è un avversario leale, con cui puoi lottare ad armi pari.
È un essere subdolo e infame, che ti entra dentro avvelenandoti pian piano.
Nessuno ha saputo sconfiggerlo.
Non ci sono riusciti i Babbani con la loro scienza e la loro tecnologia.
Non ci sono riusciti i maghi con la magia e le pozioni.
Non c’è niente che si possa fare per batterlo.
Qui, su questo letto di ospedale, Harry James Potter sta combattendo la sua ultima battaglia.
Solo mia nonna manca all’appello oggi. È mancata sette anni fa e, in un certo senso, forse è meglio così: per lei zio Harry era come un figlio, e dubito che sarebbe riuscita a vedersene morire un altro davanti agli occhi…
Io sono seduta accanto a lui, tenendo la sua mano con la mia, mentre Matias Lupin, il mio fidanzato, mi circonda le spalle per sostenermi.
I suoi genitori, Remus e Ninfadora, grandi amici della nostra famiglia, sono ai piedi del letto.
I miei genitori sono seduti al lato opposto al mio e trattengono con coraggio le lacrime per il loro migliore amico. Ora ammiro ancora di più la loro forza.
Invece a me, che mi credevo così grande e forte da poter sopportare senza lacrime la vista di mio zio morente, sfugge una lacrima, che solca lenta la mia guancia.
Lui respira piano e, nonostante la malattia che l’ha reso magro come non mai, conserva ancora quella sua bellezza particolare.
I capelli sono sempre folti, spettinati e ribelli, non intaccati da inutili e dolorose terapie babbane o magiche.
La cicatrice che lo ha reso tanto famoso spicca ancora sulla sua fronte.
Ma sono soprattutto gli occhi quelli che colpiscono: lucidi come sempre, attenti e scattanti, di un verde così stupefacente da far quasi male quando li incroci. Volta la testa dalla mia parte e sorride, felice come non l’ho mai visto.
Sussurra un sommesso “Ginny…” e, per un attimo, credo che parli con me, o che mi abbia scambiato per mia zia, alla quale mi dicono che somiglio in modo impressionante.
Ci metto un attimo a capire che non è a me che sta parlando.
Non è a me che sta sorridendo.
Quegli occhi straordinariamente vivi non guardano me, ma un punto oltre la mia spalla.
Mi volto in quella direzione e, per un solo istante, tanto breve che mi pare di aver solo sognato, vedo una donna della mia età che sorride.
Mi sembra di vedermi allo specchio mentre vedo per la prima e ultima volta in vita mia, Ginevra Molly Weasley.
Un istante, poi scompare, lasciando dietro di se una leggera brezza che invade la stanza, agendo come un balsamo per i nostri animi feriti mentre ci riempie i polmoni e ci rassicura.
Lui respira profondamente quell’aria che profuma in modo particolare… Un misto di odori strani, che all’inizio mi confondono. Fino a quando non mi ricordo di quando lo zio mi disse cosa aveva sentito quando il professor Lumacorno, al suo sesto anno, aveva preparato l’amorentia… Lo stesso profumo che sentiva ogni volta che aveva la zia vicina… Profumo di torta di melassa, del legno tipicamente usato per i manici di scopa e dei fiori che caratterizzano la Tana, la casa dei miei nonni paterni.
Vedo lo zio che respira come se non potesse fare a meno di quello strano profumo, e ho la conferma che non avevo sognato e, al tempo stesso, la conferma che il tempo di Harry Potter in questo mondo è giunto al termine.
Devo farlo, o non ne avrò più la possibilità, lo so.
Mi chino su di lui e lo abbraccio forte, come ho sempre fatto da quando sono venuta al mondo.
“Ti voglio bene zio.” Gli sussurro all’orecchio.
Avevo un assoluto bisogno di dirglielo di nuovo, di ricordarglielo.
Lui mi accarezza la guancia e stavolta sono certa che il suo sorriso è per me.
Un ultimo, profondo respiro, poi più niente.
Mia madre scoppia a piangere e mio padre la abbraccia, cercando di farle forza.
Io crollo sulla mia sedia, incapace di proferire parola.
Matias si inginocchia accanto a me e mi stringe contro il suo petto, sussurrandomi parole di conforto che non riescono a raggiungermi veramente. I suoi capelli solitamente castano chiaro, diventano improvvisamente neri in segno di lutto, così come quelli di sua madre.
Harry James Potter è morto oggi, sconfitto da un cancro che gli ha avvelenato il corpo, e ora la sua anima ha trovato la pace accanto a quella della sua Ginny. So che ora, ovunque si trovi, è felice come non lo era mai stato in vita.
Ma il mondo è triste in questo giorno di lutto, in cui è morto un eroe come non ce ne sono mai stati.
E se un giorno Dio mi concederà di rivederlo, potrò abbracciarlo di nuovo, e dirgli quanto sono sempre stata orgogliosa di lui e della sua forza.
Potrò dirgli quanto gli ho voluto bene e quanto è stato importante per me.
Potrò dirgli che è stato più di uno zio per me… Più di un amico… Più di un fratello…
Potrò dirgli che, per me, è stato come un secondo padre, che mi ha amata come una figlia…
Addio zio Harry… Non hai idea del vuoto che hai lasciato dietro di te…
Quello stesso vuoto, che ora mi divora lentamente il cuore…





Grazie a chiunque sia riuscito ad arrivare in fondo a questa storia.
So che, in effetti, è un po’ strana… Non credo ce ne siano in giro altre come questa… Questo perché l’ho scritta circa un mese e mezzo fa, in un momento in cui ero abbastanza depressa. Avevo poco distante dal computer l'ultimo libro di HP, e mi è venuta fuori questa fiction... Lo so, lo so, la cosa è abbastanza sul tragico, ma la storia si è praticamente scritta da sola, ed è servita al suo scopo (cioè sfogarmi un po’…).
Spero non vi abbia depresso troppo e che vi sia piaciuta…
Baci…

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RobyLupin