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Autore: verichan    13/04/2012    4 recensioni
Fu una cosa piuttosto veloce: il giorno prima completava il suo Tormento, il giorno dopo lasciava il Circolo.
Ma partiamo dal principio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di BioWare, EA; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'

TORRE DEL CIRCOLO

Fu una cosa piuttosto veloce: il giorno prima completavo il mio Tormento, il giorno dopo lasciavo il Circolo. Ero quasi deluso, tanta fatica per togliermi di dosso il titolo di apprendista e nemmeno ventiquattro ore per godermi i vantaggi. Peccato.

Ma partiamo dal principio.

***

 

Tutto iniziò a sette anni... con una bella fiammata di cui l'adorabile bambino dai capelli neri, gli occhi viola e la carnagione olivastra non si rese nemmeno conto. Dopo quella, il suo vedovo padre scappò a gambe levate chiudendolo nella piccola fucina di cui era proprietario e la sera stessa i templari erano alla porta.

Dopo un viaggio snervante il pargoletto arrivò alla torre dove tra false carinerie da parte del Primo Incantatore Irving e una faccia intransigente del Comandante Templare Greagoir gli venne detto che sarebbe rimasto lì per il resto dei suoi giorni come un condannato all'ergastolo.

Visse un periodo inizialmente orribile poi si aprì un po' con i compagni di sventura, si affezionò a una mammoletta di nome Jowan che senza di lui non avrebbe mai combinato nulla nella vita, divenne un arrampicatore sociale di discreto talento, leggermente egocentrico, poco paziente con chi gli stava tra i piedi e non mostrava un briciolo di cervello, e un appassionato di letteratura di ogni genere con l'hobby della citazione.

 

E ora, dopo sedici lunghi anni di condivisione degli spazi e privacy zero, Irving gli aveva comunicato che era giunto il momento di affrontare il Tormento, il timore profondo di ogni apprendista, il culmine dei suoi sforzi che gli avrebbe permesso di salire nella scala sociale. Finalmente.

Sicuro delle sue capacità, era tempo di togliersi quella seccante spina nel fianco; era pronto ad essere qualcuno, ad innalzarsi nella catena alimentare che vigeva in quel minuscolo angolo di mondo di cinque piani. Questa volta però non riusciva a contare sulla sua solita baldanza. Teoricamente e praticamente c'erano due possibilità, vivere o morire, e, sebbene lui contasse di sopravvivere, non bisognava dimenticare che esisteva una percentuale di maghi che non ce l'aveva fatta. Doveva per forza avere successo, non c'era altro modo: non poteva sbagliare un colpo, doveva rimanere concentrato e vigile.

Non era particolarmente credente però si ritagliò qualche istante per una preghierina ad Andraste e al Creatore. Va bene, un bel po' di preghierine, male di certo non faceva.

«Oh, eccoti. Cominciavamo a temere che ti fosse accaduto qualcosa per le scale.»

Il malriuscito tentativo di Irving di fare dell'umorismo era totalmente fuori luogo quindi poteva togliersi quel sorriso dalla faccia. Da parte sua invece non c'era alcuna voglia di fare conversazione quindi tenne chiusa la ciabatta.

«Ti stavamo per venire a prendere.»

Ser Greagoir poteva starsene zitto. Almeno non aveva cominciato con la solita pappardella “la tua magia è un dono ma anche una maledizione”, ormai la sapevano a memoria persino i muri. Da quando aveva cominciato a dimostrare attivamente di avere un cervello funzionante e una propensione politica verso i Liberalisti, il vecchio templare lo guardava male, definendolo dapprima un piccolo combinaguai, in seguito un ragazzo problematico. O forse l'antipatia dipendeva più dal fatto che a dieci anni gli aveva riempito l'armatura di polvere urticante. Naaa.

Esclusi Greagoir e Irving, c'erano una mezza dozzina di templari, incluso il ragazzo di Neria, e tre maghi anziani. Chiese cosa dovesse fare e in cosa consistesse la prova, tenuta segreta a tutti gli apprendisti. Irving gli spiegò che doveva andare verso la fonte in mezzo alla sala e toccare il lyrium per passare attraverso il Velo, da lì sarebbe dovuto tornare indietro tutto intero e sano di mente dopo aver affrontato una sfida di volontà sconfiggendo il demone che l'avrebbe tentato.

Un demone tenuto prigioniero in un posticino appartato di Oblio solo per loro, fantastico. Nemmeno nel terzo volume della serie Resuscitati con l'inganno si arrivava a certi livelli di sevizia contro i protagonisti, e l'antagonista principale era una demone! La vita reale a volte faceva davvero schifo se paragonata alla letteratura.

Il Comandante Greagoir ci tenne a fargli sapere che se al suo posto fosse tornato un abominio i templari avrebbero risolto la situazione. Sempre il solito dolce e compassionevole Greagoir. Voleva davvero vederlo morto oppure era solo un modo per dimostrare il suo affetto con dello humor macabro? Mah.

Con una smorfia e la gola strozzata, sollevato di aver deciso di saltare la cena quella sera, non disse una parola mentre si avviava verso il suo destino.

«Elmer.» Sentendo chiamare il suo nome, Elmer si voltò per l'ultima volta verso il Primo Incantatore. «Ricorda che l'Oblio è un reame di sogni: gli spiriti potranno anche controllarlo ma la tua volontà è reale. Abbi fiducia in te stesso, hai tutte le capacità necessarie per superare questa prova.»

Un mezzo sorriso gli increspò le labbra mentre nel retroscena il Comandante dei templari alzava gli occhi al cielo con fare esasperato. Non gli interessava molto il consiglio preso pari pari dal libro di testo, ma era uno degli apprendisti più promettenti, un augurio da parte del capo era scontato: prendi e porta a casa, Greagoir, prendi e porta a casa e stai m-u-t-o!

«L'apprendista deve svolgere il suo compito da solo, Primo Incantatore.»

No, non si poteva proprio tappargli la bocca a quel vecchio impossibile.

Seccato dal comportamento del templare che mai in vita sua sarebbe riuscito a sopportare, si girò deciso e allungò le mani verso il lyrium luminoso: come disse Ruty in Gatta da pelare, primo volume, capitolo quattro, “è tempo di prendere a calci qualche creatura dell'Oblio, ragazzi!”.



Note dell'autore
Prima di tutto un appunto per farvi conoscere il mio modo di scrivere: veloce e, in generale, con descrizioni essenziali. Questo perché io per prima prediligo questo stile quando leggo qualcosa. Perciò non rimaneteci male davanti ai miei capitoli abbastanza corti ^^' La serietà è un altro mio problema; se trovate qualcosa di stupido è normale... Non è proprio una cosa voluta, è più un fatto di idiozia naturale, ma sto imparando.
In secondo luogo (non so se è un tipo di avvertimento presente nella compilazione della scheda della storia, se c'è non l'ho riconosciuto) ci tengo a precisare che la storia non segue esattamente il gioco anche se gli avvenimenti principali sono quelli.
Infine, il disclaimer l'ho messo e non credo manchi nulla. Devo soltanto imparare a usare l'html perché prima dei dialoghi dovrebbe esserci uno spazio. Ho visto altre fanfiction dove lo spazio viene rispettato, quindi, se non riesco a cavarmela da sola, perdonatemi già da ora quando invierò messaggi per chiedere informazioni XD
  
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