Please be mine
Prologo
Non era mai stato
così lontano da casa e per la prima volta in vita sua si sentiva davvero
smarrito. Ma quella decisione
l’aveva presa solo ed unicamente lui. A Nerima le cose non andavano
più bene da tempo: dopo il mancato matrimonio le sue presunte fidanzate
erano diventate più insistenti, addirittura Shan-pu era quasi riuscita a
fargli bere una brodaglia che lo avrebbe reso inerme al volere altrui,
coronando così il più grande sogno della cinesina, ovvero sposare
finalmente il suo “Lanma”.
Scosse la testa a quel
pensiero e un sorriso amaro spuntò sulle sue labbra. Senza dubbio quella
pazza di un’amazzone sarebbe stata la persona che gli sarebbe mancata di
meno.
Portandosi una mano fra
i capelli scuri come la pece, si guardò attorno con fare spaesato,
cercando di individuare il rullo per ritirare i suoi bagagli.
Non aveva portato molto
con sé, giusto un paio di valigie, ma gli aeroporti non gli erano mai
piaciuti, provava un forte disagio in quei luoghi. Si poteva dire gli amava
quanto i gatti.
Più e più
volte si era innervosito, perché a quanto pare non era l’unico
giapponese all’accettazione che si sarebbe intrattenuto per diverso tempo
sul suolo statunitense e la fila per poter mostrare il passaporto, il visto e
dettare le proprie generalità sembrava non finire. E quando
arrivò il suo turno sentì il cuore battergli furiosamente nel
petto, come mai era accaduto prima e schiudendo le labbra parlò per la
prima volta una lingua non sua: l’American
English.
Sorrise a quel pensiero.
Al Furinkan era sempre stato una schiappa nelle materie di lingua straniera, ma
quando fra le sue mani capitò un volantino che incitava gli studenti a
partecipare ad un concorso la cui vincita consisteva in un viaggio studi di
alcuni mesi negli Stati Uniti, decise di non farsi sfuggire l’occasione.
Aveva bisogno di
cambiare aria, riflettere, prendere del tempo per sé e finalmente aveva
trovato la sua scappatoia.
Certo, vincere un
viaggio in un paese straniero aveva le sue complicanze, prima fra tutti la lingua
e vista la svogliatezza nelle materie scolastiche in generale che lo aveva
attaccato fin da bambino, quello sarebbe stato lo scoglio più grande da
superare. Ma fece una promessa a se stesso, lo giurò sul suo onore: lui
quel concorso lo avrebbe vinto, ad ogni
costo.
Per sua fortuna un
vicino di casa era un ex insegnate d’inglese ormai in pensione, che aveva
vissuto nel New Jersey per svariati anni, quindi sapeva anche a chi rivolgersi
per farsi impartire delle lezioni.
E così fece, si
offrì anche di pagare il signor Tamamura per il disturbo che gli stava
arrecando, ma il vecchietto sembrò prenderlo in simpatia fin da subito,
non accettando neanche uno yen.
“Era da
tanto tempo che non vedevo un giovanotto volenteroso come te, Ranma!” gli aveva detto un giorno,
dopo essersi complimentato con lui per i progressi fatti. “Un po’ di pazienza e
avrai anche una buona pronuncia!”
Prevedibile del resto: lui
era Ranma Saotome, quando si metteva in testa una cosa non c’era nessuno
capace di farlo smuovere dalle sue idee e raggiungere ottimi risultati
nell’inglese (ed in particolare in quello americano) era il suo obiettivo
primario. Addirittura Akane, sorpresa dalla dimestichezza che il suo fidanzato
sembrava avere ormai con quella lingua, gli chiese aiuto per un esercizio che
non aveva ben compreso.
Già, Akane.
Si intristì
parecchio a quel pensiero.
Aveva tenuto nascosta
fino all’ultimo la sua intenzione di partire per gli Stati Uniti (precisamente
per New York City) e quando tornò a casa con un foglio che attestava la
sua imminente partenza sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa.
Non sapeva come avrebbero potuta prenderla i suoi famigliari e la sua
fidanzata, ma mai si sarebbe aspettato le lacrime disperate di Akane e le sue
suppliche di rimanere lì con loro, in Giappone.
Tuttavia la decisione
era ormai già stata presa e una settimana più tardi aveva fatto
le valigie, salutando tutti all’aeroporto internazionale di Tokyo. Il suo
futuro era ormai orientato verso il JFK di New York City.
Princess Judith’s space.
Salve a tutti!
Questa è la prima volta che mi cimento, su EFP, in una fan fiction su
Ranma ½. Fin da piccola ho sempre amato questo cartone e il personaggio
di Ranma (come si potrebbe fare altrimenti?)! In questa storia ho voluto per
una volta vedere il nostro eroe in vesti diverse. Secondo voi come potrebbe
cavarsela in una città non sua, in una nuova scuola e soprattutto
lontano da Akane? Beh, forse l’unica nota positiva è il non avere
fra i piedi quelle pazze furiose delle sue pretendenti XD
Dunque,
cos’altro aggiungere… termino subito dicendo che questo è solo il
prologo, ma spero che qualcuno di voi si incuriosisca leggendo questa storiella
partorita dalla mia mente perversa e che l’apprezzi. Soprattutto
parlerà delle avventure di Ranma a New York City ( oppoveri
noi XD ).
Bene, ora vi
lascio… no, scherzavo, dimenticavo di dire che il banner inserito
l’ho fatto io, non è nulla di che, però fatevelo piacere
ù.u XP
Just enjoy guys
^-^!
Saluti!
Princess
Judith