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Autore: csgiovanna    14/04/2012    3 recensioni
Attenzione spoiler S4. Libero sfogo in vista del finale e della prossima stagione...La storia è liberamente ispirata agli spoiler trapelati in questi ultime settimane... Buon divertimento...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kimball Cho, Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il locale era semideserto a quell’ora, un fatto del tutto normale dato che era martedì. Un paio di tavolini erano occupati dai alcuni turisti europei, mentre al bancone c’era solo il buon vecchio Ralph che, puntuale come ogni sera, ordinava il suo doppio whisky e se ne stava in completo silenzio, assorto nei suoi pensieri. Lavorava come cameriera in quel cocktail bar da 2 anni e lo aveva visto quasi ogni sera, con il suo solito completo dozzinale, i pochi capelli spettinati e gli occhiali spessi, ma fino ad oggi era riuscita solo a scoprire il suo nome e pochi altri dettagli: un divorzio alle spalle e un lavoro che non amava. Questo era tutto.

Lei sospirò ed iniziò a pulire i bicchieri. Erano appena le 17.00, il suo turno era iniziato da poco più di un’ora e la serata si prospettava alquanto lunga e noiosa. Si strinse nelle spalle rassegnata, sarebbe voluta volare subito a casa e rilassarsi in buona compagnia. Sorrise al pensiero di cosa l’aspettava al suo rientro: una cenetta italiana preparata da un affascinante e misterioso biondino. Lo stesso uomo con il quale aveva in sospeso un discorso, che prevedeva pochi vestiti e un materasso molto comodo.
Non era la prima volta che aveva relazioni con uomini conosciuti al bar, ma con lui era diverso. Non si trattava solo di sesso, c’era qualcosa di più. Sapeva poco o nulla di lui, doveva ammetterlo, ma aveva la sensazione che si conoscessero da sempre. O per lo meno che lui potesse leggerle l’anima: una sensazione che non provava da così tanto tempo che l’aveva quasi dimenticata. Si sentiva come un’adolescente alla prima cotta. Sorrise al nulla.

La porta si aprì e due figure entrarono decise nel locale, un asiatico e una donna, e si diressero subito verso di lei dietro il bancone. Poliziotti – pensò la donna sbuffando, poteva riconoscerli ovunque. Raccolse il lunghi capelli castani in una coda morbida, quindi si rivolse ai due con un sorriso di circostanza dipinto sul volto. Li studiò un attimo per valutare eventuali pericoli in vista. La donna era magra e non molto alta, con capelli corvini ed un atteggiamento deciso e forte: una bella donna, sexy, risoluta e pericolosa se necessario. L’uomo invece era assolutamente imperscrutabile e glaciale.

«Posso aiutarvi?» chiese allargando ancor più il suo sorriso.

La donna annuì e due occhi incredibilmente verdi la fissarono, non c’erano dubbi era lei a comandare. Le mostrò un badge e si presentò «Sono l’agente Teresa Lisbon, lui è l’agente Kimbal Cho del CBI». La donna sollevò un sopracciglio incerta «CBI?».

«California Bureau of Investigation.» spiegò con il tono di chi ha dovuto rispondere spesso a domande simili. «California? Hum… Cosa vi porta in Nevada? Escludo una vacanza a Las Vegas, eh?» chiese sorridendo, gli occhi nocciola luccicavano divertiti. I due si scambiarono uno sguardo incerto.

«Ha mai visto quest’uomo?» chiese l’asiatico senza alcuna emozione porgendole una fotografia. La giovane la prese in mano e la fissò, il sangue le si gelò, quasi, quando riconobbe l’uomo nell’immagine. Tentò di non mostrare alcuna emozione: non poteva essere vero, si disse, per una volta che aveva incontrato un uomo interessante, che la faceva sentire bene e che iniziava a piacerle veramente era nei guai con la polizia?

«Si, certo. E’ stato qui spesso - disse cercando di mantenere la calma – è un po’ diverso rispetto alla foto, ma è sicuramente lui.» i due si guardarono sorpresi. Lisbon si sporse verso di lei. «In che senso? Quando l’ha visto?»

«Hum... la prima volta è stato circa un mese fa. E non indossava un completo – disse quasi ridacchiando –Di solito si sedeva al bancone proprio là – spiegò indicando una delle sedie – beveva alcuni drink, parlavamo un po’. Le solite cose. Sembrava così triste e… sconvolto.» spiegò.

«Sconvolto? Cosa… cosa le ha raccontato?» le chiese Lisbon preoccupata.
«Non molto. Erano discorsi senza una vera logica, in realtà. Mi ha detto solo che aveva rovinato tutto, ancora una volta. Che chi gli stava vicino finiva sempre per farsi male. Che era stanco.» sussurrò con un velo di emozione.
Lisbon abbassò lo sguardo trattenendo a stento un sospiro. «Quando è stato qui l’ultima volta?»
«Circa 5-6 giorni fa. Ma non credo tornerà… Penso sia partito.»
«Cosa glielo fa pensare?» chiese Cho senza tradire alcuna emozione.
La donna si strinse nelle spalle, spostò una ciocca di capelli ribelli, quindi aggiunse «Non so. Faccio questo lavoro da anni ormai. Ho avuto questa sensazione, tutto qui. Chiamiamolo intuito.»

Cho e Lisbon si scambiarono uno sguardo e la donna notò il velo di un sorriso sul volto dell’orientale. «Usa il tuo istinto Lisbon…» sussurrò Teresa con un sorriso triste.
Non sapeva dire il perché, ma i due poliziotti non gli davano l’idea di essere un pericolo o una minaccia per lei. Si morse il labbro cercando di trattenersi dal rivelare loro la verità. Aveva deciso di mentire e di raccontare solo parte dei fatti per una sorta di istinto di protezione. Sentiva il dovere di parlare con lui prima e sentire dalla sua voce la verità.

«Ha idea di dove possa essere andato? Le ha parlato di qualche posto in particolare?» chiese la donna.
«No. Non mi sembra...Mi dispiace.»
«Se dovesse farsi vivo o le venisse in mente altro può contattarmi qui. Signorina…» le disse Teresa porgendole il suo biglietto da visita.
«Loralei… Loralei Martins.» Cho segnò il nome su un taccuino, mentre lei prendeva esitante il biglietto da visita. I due agenti la salutarono e si avviarono verso l’uscita «Agente – intervenne Loralei - Posso farle una domanda?»
I due si voltarono verso la cameriera «Chi è quell’uomo e cosa ha fatto?»
Lisbon sospirò «Si chiama Patrick Jane, era un consulente del CBI e – fece una pausa, gli occhi verdi improvvisamente tristi – mi ha sparato.»
 
   
 
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