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Autore: Seiht    14/04/2012    6 recensioni
Una nuova missione si presenta all'Auror Harry James Potter: mescolarsi tra i Babbani di Shangai per scovare e imprigionare gli ultimi rimasti dei Mangiamorte di Lord Voldemort, nascosti proprio nel Paese del Sol Levante.
Una missione super segreta, eppure gli sarà consentito portare qualcuno, perché sappiamo bene che Il Ragazzo Che È Sopravvissuto, in realtà, non riesce a sopravvivere proprio a nulla da solo.
E ci sarà sempre lei con lui. Sempre.
Storia parteciante all'iniziativa "C.I.A. - Chi ha Incastrato l'Auror" - organizzata dal gruppo di FB "Cercando chi dà la roba alla Rowling [Harry/Hermione]"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'The Praise of Harmony'
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 We’re just two lost souls swimming in a fish bowl 
 

How I wish, how I wish you were here. We’re just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year. Running over the same old ground, what have we found? The same old fears, wish you were here.
 

 
 

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« Allora, signor Potter, accetta questo incarico? »
Harry guardò ad uno ad uno i maghi davanti a lui, e deglutì.
« Mimetizzarsi tra i Babbani non dev’essere tanto difficile per lei, giusto? » continuava a ripetere uno di cui non ricordava minimamente il nome.
« E poi il Ministro della Magia Giapponese sarà ben lieto di accogliervi ».
Harry si ritrovò a pensare a come diavolo si era ritrovato lì.
Poi un’idea gli venne in mente, ed era così sublime da farlo sorridere.
« Posso » disse. « Posso portare qualcuno con me? »
Gli uomini davanti a lui sembrarono alquanto sorpresi da questa sua richiesta.
« Se mi permetterete di portare qualcuno con me, allora accetto ».
Quello che gli era sempre sembrato il capo di quei cinque maghi vestiti d’azzurro sbatté un paio di volte le palpebre prima di parlare.
« È una missione super segreta, signor Potter. Deve portare qualcuno di esperto ».
Harry pensò che, diamine, più esperto di lei non c’era nessun’altro.
« Ha in mente qualcuno di preciso? »
« Sì » rispose Harry. « Sì, ce l’ho »
 
« Burrobirra ».
« No ».
« Allora… un Whisky Incendiario d’annata ».
« No ».
« Un’Aquaviola con menta? »
Harry sospirò.
« No grazie, Tom. Sto aspettando una persona ».
Il barista ridacchiò.
« Be’, la sta aspettando da un po’, signor Potter ».
Un’ora, dodici minuti e sette, otto, nove secondi.
« Sono io che sono arrivato in anticipo » rispose il ragazzo, e il barista si ritirò dietro il bancone con un’alzata di spalle.
Aveva paura. Oh, una paura folle.
Aveva paura che potesse rinunciare, che arrivasse e gli dicesse: “Ehi, scusami ma rimango a Londra, sai c’è tutta la mia vita qui, non me la sento di andare così lontano” o peggio, che non arrivasse affatto.
Harry strinse nella giacca del cappotto i due biglietti.
Londra – Shangai, volo delle 18 e 45 minuti.
Non sarebbe venuta, ecco, lo sapeva. Tutti quei “facciamolo” sarebbero state soltanto parole, e lui si sarebbe ritrovato solo, su un aereo pieno di gente felice, con delle facce felici, che facevano delle chiacchierate felici.
Si sarebbe ritrovato al Ministero della Magia Giapponese senza saperlo parlare, il giapponese, senza conoscere un’anima e senza nessuno che gli insegnasse a mangiare con le bacchette.
Perché, sapete, Il Ragazzo Che È Sopravvissuto, in realtà, non riesce a sopravvivere proprio a nulla da solo.
Era un’anima persa. Una stupida anima persa nel mondo.
Sentì tintinnare la campanella attaccata alla porta.
Soltanto due maghi con un appuntito cappello verde che chiedevano di usare la Metropolvere.
E Harry aspettava.
« Non vuole proprio niente? » urlò Tom dal bancone, dopo aver fatto passare i maghi col cappello.
Niente. Niente, niente, niente finché non sono con lei.
Harry pensò che poteva Smaterializzarsi a casa sua, poteva andare lì e vedere perché non arrivava, pensò che forse c’era qualcuno a trattenerla, pensò…
La campanella tintinnò una seconda volta, e c’era lei, sulla porta.
C’era lei.
Harry si alzò, santo cielo, si alzò e andò da lei.
« Sono in ritardo ».
« Sei in ritardo ».
Harry la baciò come se fosse un addio, e forse lo era, forse non sarebbe partita comunque, forse…
« Ho messo la mia valigia nella borsa » disse, indicando la borsetta di perline che portava al braccio.
E Harry rise, perché lei sarebbe partita, e, cielo, era con lui, e lui era con lei.
« Sempre se te la faranno passare alla dogana, Hermione ».
Lei alzò gli occhi al cielo.
« Due succhi di zucca, Tom » annunciò poi il ragazzo, cingendole la vita.
Forse entrambi erano due anime perse, pensò, forse entrambi erano persi, sì, forse sì.
Ma insieme, oh, insieme non più.

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Cominciamo con delle scuse
...delle grandi, abnormi scuse per aver abbandonato il fandom in questo modo.
Davvero, vi chiedo scusa, non uccidetemi.
E' che sto scrivendo un'originale e sono molto presa, e non ho avuto tempo per dedicarmi alle mie adorate Harmony.
Come al solito, devo tutto al gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling se pubblico, stamani.
Senza la loro stupenda iniziativa "Chi ha incastrato l'Auror?" in occasione della Pasqua non sarei tornata a scrivere una Harmony tanto presto.
Questa è tutta per loro.
La canzone a cui è ispirato il titolo è, e senza dubblio la conoscerete, Wish you were here dei Pink Floyd, e, dai, è inutile che vi metta il link per la canzone.
Se non l'avete mai ascoltata, però, vi ORDINO di andare a sentirla, davvero.
E' stupenda.

Grazie a tutti per aver letto, spero di poter tornare presto a scrivere regolarmente sul Fandom!
Un bacione,
Ela
  
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