Capitolo
2
Penso a quelli che dicon che il geloso non
sa amare
Gli risponderei che per te, per noi, potrei morire.
Loro non sanno che vorrei guarire ma…
Come una farfalla ormai dovrò morire
così…
Finché ci sarai
tu…
Jacob
Averla lì
tra le mie braccia, nel mio letto, con la schiena
poggiata al mio petto, era come un sogno che si avverava.
Come facevo a dire che non si trattava di un sogno? Nei miei sogni
lei non si portava dietro quell’orribile puzza di sanguisuga
che invece le
sentivo addosso. Lo stomaco mi si strinse, come faceva ogni volta in
cui
pensavo a lei con quel succhiasangue, e sarei voluto andare a
spaccargli la
faccia. Tanto poi avrebbe potuto rimontarsela alla svelta, mica avevo
detto che
gli avrei dato fuoco.
Mi accorsi che avevo iniziato a tremare, dovevo calmarmi. E per
farlo era meglio cercare di pensare a qualcos’altro.
«Sono contento che tu non abbia creduto a quello che ti ho
scritto
nel biglietto» le dissi e la strinsi più forte,
per poi tuffare il naso
nell’incavo del suo collo e cercare il meraviglioso profumo
che era suo proprio
e che mi piaceva tanto respirare quando i Cullen erano lontani.
«A dire la verità, Jake…»
iniziò, poi scoppiò a ridere. «Scusa,
mi
fai il solletico!» riuscì a dire. Sorrisi e
allontanai la testa dal suo collo.
«Scusa tu, devo tagliare i capelli. Iniziano a diventare
troppo
lunghi per… lo sai. »
«Jake, ho avuto paura che quel biglietto dicesse la
verità.»
Lo disse tutto insieme, sotto voce, come se stesse confessando una
colpa orribile e si irrigidì, forse in attesa della mia
reazione.
«Ma sei qui, no? Significa che hai avuto fiducia
in… me» stavo
per dire “noi”? Non
esisteva
nessun noi, me l’aveva chiarito abbastanza bene un paio di
mesi prima quando
aveva scelto il succhiasangue. Lo stesso succhiasangue che
l’aveva lasciata lì
in pezzi, invece di affrontare i suoi limiti.
Io l’avevo
rimessa insieme e lui
era tornato a
riprendersela, come lo…
«Jake?» la voce di Bella era piena di paura e mi
accorsi che avevo
di nuovo cominciato a tremare. Chiusi gli occhi e feci un respiro
profondo,
mentre mi aggrappavo a Bella come se fosse l’unica cosa in
grado di potermi
tenere a galla. E in effetti lo era.
«Perché non sei venuta con il pick up? Ha qualche
problema» le
chiesi, ricordandomi dei lampeggianti accesi che avevano fatto ridere a
crepapelle Embry, Quil e Leah. E anche me, prima che mi rendessi conto
di chi
c’era alla guida e del suo stato d’animo. Avevo
avuto paura che il vampiro
fosse partito di nuovo lasciandola come l’aveva ridotta
l’ultima volta.
«Prometti di non arrabbiarti?» mi
domandò, mentre cercava di
girarsi, forse per guardarmi negli occhi. Il mio letto non era
esattamente
comodo per due persone, e poi io occupavo un sacco di spazio, me ne
rendevo
conto.
«Stai scomoda? Vuoi che andiamo a parlare di
là?»
«No, sto comodissima… e di là
è freddo. Adesso prometti?»
«Prometto di non arrabbiarmi, ma ti tolgo due anni.»
«E perché?»
«Perché hai fatto i capricci. E adesso dimmi cosa
hai combinato al
povero pick up, così domani vengo con te e cerco di salvare
il salvabile. E
questo aggiunge due anni al mio conto.»
«Domani sarà perfettamente funzionante,
Jake.»
«Non avrai mica chiesto -»
«No! Non l’avrei mai fatto, lo sai. Sei tu il mio
meccanico di
fiducia! No.»
Poi rimase in silenzio in attesa di qualcosa.
Non ha
usato il pick up perché non funzionava, altrimenti Charlie
non le avrebbe dato
le chiavi della macchina della polizia. E domani funzionerà
perfettamente, però
non ha chiesto ai Cullen di metterci le mani. Ma certo! Non
l’ha chiesto! Non
ha detto che non ce le metteranno!
«No. Non mi
dire che -»
«Edward
mi ha smontato non so che pezzo – credo una candela
– per
impedirmi di venire qui. Ma ci credi? Lui pensava di fermarmi, così!
Probabilmente avrebbe avuto più effetto chiedendomi
di non venire. Ma lui no, non può fare le cose come le
persone normali, deve
farsi dire dalla sua sorellina veggente che le sono sparita dalle
visioni e
smontarmi la macchina!»
Scoppiai
a ridere. La sua espressione imbronciata era così tenera
e le sue guance avevano assunto un delizioso colore rosso-rabbia.
Respirava con
le labbra dischiuse per l’affanno che la tirata contro il suo
fidanzato-sanguisuga le aveva fatto venire e mi guardava con gli occhi
completamente sbarrati. Per la sorpresa, probabilmente. O forse
perché pensava
che fossi totalmente impazzito.
«Perché
ridi?»
«Perché
sei tenera, Bells. E perché temo che dovrò
toglierti un
altro anno, per questo motivo» dissi, mentre le spostavo una
ciocca di capelli
dagli occhi. Il suo viso era la cosa più bella che potessi
immaginare ed era
lì, di fronte al mio. Che gran voglia di baciarla che avevo!
Cercai di
trattenermi, perché sospettavo che non avrebbe molto
gradito, in quel momento.
«Prima
o poi non rimarranno più anni da togliermi, voglio vedere
proprio cosa farai!»
«Mi
prenderò cura di te, piccola. Sarai la mia
piccola.»
«Jake…»
si fermò e sospirò. Probabilmente aveva colto il
“mia” che
mi era sfuggito dalle labbra e non l’aveva gradito. Ma era
vero che lei era
mia. Mia e di nessun altro. Senz’altro più di
quanto non fosse della sanguisuga,
che non riusciva a capire che vietare qualcosa a Bella ed imporle
scelte non
sue era il modo migliore per assicurarsi che facesse esattamente quello
che non
si voleva che facesse.
«Sì,
Bella?»
«Niente.
Sono felice che tu non sia più arrabbiato con me.»
«Lo
sono stato. E ho provato a rimanerci. Ma mi mancavi troppo. E
credo di doverti delle scuse...»
«Per
cosa?» mi chiese, sorpresa.
«Beh,
per… le moto» risposi, un po’
imbarazzato. Cercavo di
guardare tutto tranne lei. Lo sapevo che era stato un gesto infantile,
ma ero
così arrabbiato! E geloso. E pensavo che Charlie le avrebbe
impedito di
vederlo.
«Ah,
giusto. Beh, direi che siamo pari» mi sorrise e non potei
fare a meno di sorriderle anche io.
«Ecco,
così mi piaci di più!»
Aggrottai
la fronte. Non riuscivo a capire a cosa si stesse
riferendo.
«Quando
sorridi così torni il mio Jake. Quello che non era
arrabbiato con il mondo e che con i suoi sorrisi rischiarava le
giornate
piovose di Forks. Il mio sole personale.»
Non
sapevo che dire, soprattutto perché aveva usato
l’aggettivo
possessivo – ehi, un po’ di grammatica la sapevo
anch’io – “mio” per ben due
volte, con riferimento a me, perciò mi limitai a stringerla
forte e a rimanere
in silenzio, per paura di rovinare quel momento.
Iniziai
ad accarezzarle i capelli e dopo un po’ mi accorsi che si
era addormentata.
Cercai
di farmi il più piccolo possibile sul letto, per farla
stare comoda, ma non ci riuscii, così mi alzai, lasciandola
lì da sola quel
tanto che bastava a gonfiare un materassino da spiaggia e a buttarlo a
terra
vicino al letto. La coprii e mi stesi, afferrando la mano che
inconsciamente
aveva lasciato cadere verso di me.
Non
credo ci sia nulla da aggiungere a questo capitolo, se
non i credits:
- La storia degli anni che Jake toglie a Bella in qualunque
occasione viene da New Moon, principalmente;
- Bella che chiama Jake “il mio Jake” quando
sorride in un
certo modo, esce dritto dritto da Eclipse, così come Jake
che si preoccupa per
il benessere di Bella nel sonno.
Quando Jake è con Bella non riesco a fargli fare troppo il
duro. È pur sempre un sedicenne dal cuore d’oro
con la ragazza che ama al suo
fianco, ecco.