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Autore: MariShalna    09/11/2006    18 recensioni
Riassunto: Xena ha un acceso litigio con la compagna Gabrielle (Olimpia) e le due si separano per qualche giorno. Secondo le notizie che circolano per la Grecia, il Dio della Guerra ha deciso di prendere moglie, ma non è come sembra: Afrodite ne ha combinata una delle sue. Xena, per cercare di aggiustare la situazione, si troverà ancora una volta pericolosamente troppo vicina ad Ares. Quest'ultimo nella prima parte della vicenda appare quello di sempre, sbruffone ed arrogante, ma è soltanto una finzione; l’esperienza umana lo ha cambiato profondamente, e dopo essere tornato ad essere il Dio della Guerra, non riesce più a comportarsi come faceva prima.
Xena pian piano scoprirà questa verità su di lui, pur all’inizio essendo molto scettica al riguardo. Il momento dell'ultimo scontro tra Ares e la Principessa Guerriera è arrivato.
Per tutti coloro che hanno sempre voluto vedere Ares(Marte) e Xena assieme, consumare finalmente la loro passione fatta di Amore ed Odio, verrà qui accontentato. (L'epilogo è tornato al suo posto!) [Mi dispiace dover fare questa comunicazione, ma vorrei ricordare che non gradisco che le mie fanfictions vengano copiate, plagiate, o ricalcate da persone inesperte e giovani che ancora non sanno scrivere qualcosa automamente.]
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aphrodite, Ares, Xena
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XENA: WARRIOR PRINCESS

ARES & XENA: l’Ultima Battaglia

In memory of Kevin Tod Smith
1963 - 2002

L'attore neozelandese che interpretava Ares, in Italia conosciuto come Marte (Kevin Smith) nel telefilm 'Xena: Warrior Princess', purtroppo è venuto mancare il 16 febbraio del 2002, a causa di un incidente in Cina, con modalità non chiare e che variano da fonte a fonte. Ha lasciato una moglie e tre figli.

Dedico questa modesta fanfiction a Kev: con tutto il rispetto possibile, mi rivolgo a lui come ad un amico, come se lo avessi sempre conosciuto, anche se non l'ho mai incontrato e mai ne avrei avuto la possibilità. So che lui era una persona straordinaria; che diversamente dal personaggio che interpretava era invece un uomo generoso, allegro, che faceva un sacco di battute divertenti. La sua maggiore caratteristica era quella di non essere superbo; era solito trattare tutti allo stesso modo, fossero essi bambini, persone comuni o vips.

Il tuo personaggio, Kev, che hai interpretato, forse inconsapevolmente, magistralmente bene, mi ha fatto compagnia nei miei momenti bui; nessuno aveva mai interpretato un Ares o un Marte così perfetto e io sono convinta che avresti meritato di più di questo telefilm. Ti sarebbe spettato un ruolo che ti avrebbe dato maggiore notorietà, facendo giustizia alle tue grandi doti artistiche.
Hai rispolverato la figura di un vecchio dio dimenticato, rendendolo attuale e verosimile. Ti parla una persona che, per motivi di studio, conosce bene la figura mitologica di Ares e in special modo quella di Marte, quello italico. Nella mia immaginazione 'lui' avrà sempre il tuo bellissimo volto.

Grazie, Kev...ti ricorderò sempre per le emozioni che sei riuscito a trasmettere a me e a tante altre persone nel mondo.

Farewell, Angel

INTRODUZIONE
Per tutti coloro che hanno sempre voluto vedere Ares (Marte) e Xena assieme, e consumare finalmente la loro passione fatta di Amore ed Odio, verrà qui accontentato.
Questa storia si svolge in un periodo antecedente all’altra mia fanfiction”La Corona della Gloria”, quindi pochi mesi prima della morte di Xena in Giappone (termine della sesta serie, ‘Friend in Need’), quindi sulla linea temporale del telefilm si colloca dopo l’episodio ‘Path Of Vengeance’ .
Ares nella prima parte appare quello di sempre, sbruffone ed arrogante, ma è soltanto una finzione; l’esperienza umana lo ha cambiato profondamente e, dopo essere tornato ad essere il Dio della Guerra, non riesce più a comportarsi come faceva prima.
Xena pian piano scoprirà questa verità su di lui, pur essendo all’inizio molto scettica al riguardo.
Afrodite con un incantesimo cerca di aiutare suo fratello; ma anche lei non è esattamente la frivola e poco intelligente dea alla quale ci si era abituati. La bionda e sensuale Dite dimostrerà una notevole arguzia e la capacità di comprendere con sensibilità i tormenti del prossimo.
L’inizio della vicenda riprende il genere commedia-comico, alle volte presente nel telefilm, per poi sfociare in una seconda parte decisamente seria, dove il genere che si fa largo è quello sentimentale-erotico.
Sono presenti, solo nelle prima parte, alcuni riferimenti all’ambiguo rapporto tra Xena e Gabrielle(Olimpia) e al legame che entrambe hanno con Ares.
Le puntate a cui mi sono ispirata più direttamente sono le seguenti: Path Of Vengeance (Xena e il sentiero della vendetta), Coming Home (Xena e l'ambrosia delle amazzoni), Old Ares Had a Farm, Succession, Seeds of Faith e God You Know.
PERSONAGGI PRINCIPALI: Xena, Ares/Marte(il Dio della Guerra), Gabrielle, Afrodite/Venere(Dea dell’Amore).
COPPIE: Xena ed Ares
Per critiche e commenti: mars2@tele2.it

La versione con le immagini e gifs di questa fanfiction la potete trovare sul mio sito: http://marishalna.altervista.org/
Cliccate su questo link per vedere il wallpaper associato:
qui
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CAPITOLO I
Il DIO DELLA GUERRA CERCA MOGLIE

Era una mattina assolata e faceva davvero caldo; le cicale cantavano imperterrite, mentre Xena e Gabrielle erano nel pieno di un litigio.
Erano in un bosco, ma l’ombra degli alberi non dava giovamento all’atmosfera surriscaldata che si era creata tra le due.
“Smettila, Xena, di tirarmi le nostre uniche pentole!”
“E tu…piantala di farmi accuse assurde!”
“Perché non dovrei?” Rispose la bionda con le mani ai fianchi, il viso delicato e pulito contratto in un'espressione rabbiosa e gli occhi verdi-azzurri in fiamme.
“Perché, mia cara, tra me ed Ares non c’è più nulla! Anzi, neanche in passato. Ultimamente, poi, da quando è tornato un dio, combinando quella situazione che ha messo in pericolo di nuovo Eve, lo trovo ancora più odioso. Non è cambiato per niente!”
Però, la mente di Xena volò al momento in cui lui, proprio in quell’occasione, le era arrivato alle spalle; l'aveva attirata sul suo petto massiccio, passandole una mano lasciva, illuminata dal suo rosso Potere, dalla bocca dello stomaco fino a sfiorarle i seni protetti, solo in parte, dalla sua corazza di cuoio.
Gli aveva chiesto, afferrando la sua mano ben fatta:” Perché ti comporti così, ancora?”
L’eccitazione, che all’istante era stato in grado di suscitarle, le aveva strappato un sospiro di piacere.
Lui le aveva risposto, sussurrandole all’orecchio, lambendolo con le labbra contornate dalla barba scura: “Conosci la Storia del Cigno e dello Scorpione? Cosa rispose alla fine quest’ultimo a quella domanda?”
E lei aveva replicato: ”É nella mia natura.”
Gli occhi azzurri e cristallini vagarono smarriti a quel ricordo.
La poetessa, che indossava il suo solito completo amazzone di cuoio e di stoffa color arancio, la fissò per qualche istante. Scosse il capo contrariata; si girò e preparò il cavallo mettendo la sella sopra il suo dorso e sistemando alcune cose nelle borse.
Gabrielle era già montata, quando Xena, scossasi dall’incanto, si era accorta di quello che la donna stava facendo.
“Dove stai andando?”
“Vado da mia sorella! -Esclamò con le sottili labbra serrate, in una smorfia di disgusto rivolta verso la compagna- è malata e ha bisogno di me. In tutti questi anni non sono stata presente per lei: è il momento che le dedichi un po’ del mio tempo!”
Xena afferrò le briglie: ”No, aspetta!”
“Smettila di guardarmi con quell’espressione dispiaciuta, questa volta non attacca. Lo so che cosa provi nei suoi confronti; perché non lo ammetti specialmente con te stessa?”
“Gabrielle, qualunque cosa sia, nessuno potrà rovinare il rapporto che c’è tra noi perché è un legame eterno: siamo anime gemelle! Capisci? Perché non ti fidi di me?”
Il viso della poetessa si distese e le sorrise, ma solo per qualche istante: “No, sono stata sempre in silenzio, ti ho lasciata troppo libera; sono stanca di essere considerata un’ingenua, sempre pronta a tollerare ogni cosa! Ho bisogno di stare da sola per qualche giorno. Ti prego, non trattenermi!”
Xena lasciò la presa e l’altra spinse l’animale al trotto, sempre più veloce, quasi stesse fuggendo.
La guerriera corvina si sentì triste, mentre vedeva quelle spalle tanto familiari allontanarsi. Era da molto che non si separavano. La risolutezza della compagna questa volta l’aveva ferita, poiché non si era mai comportata a quel modo: era sempre così remissiva nei suoi confronti, non si lamentava mai. Eppure quel giorno, mentre parlavano del passato, il discorso era caduto sul Dio Guerriero, e la compagna doveva averle letto negli occhi qualcosa che l’aveva mandata su tutte le furie…
Forse, era da troppo tempo che covava verso di lui quel risentimento, quella gelosia…
Se invece era una faccenda più complessa?
Era accaduto che in alcune occasioni, aveva osservato Gabrielle ed Ares scambiarsi sguardi profondi, come a comunicarsi un messaggio misterioso dal quale lei era esclusa…
Tra loro vi erano sempre state sfida e competizione. E se da esse era nata ad un certo punto, forse, una passione trasgressiva, covata a lungo nel lato più oscuro di loro stessi?
Sì, i due si erano a lungo misurati per avere la meglio su di lei, per conquistare il suo cuore, ognuno con le proprie armi. Era oltremodo sicura di un altro fatto: che il Dio della Guerra la amava, ma che nutriva un certo rispetto anche per Gabrielle. Una sorta di ammirazione che spesso era andata ben oltre; come quel giorno che le aveva offerto il ruolo di sua ‘erede’, oppure quella volta che le aveva addirittura proposto di diventare una divinità e implicitamente di vivere accanto a lui.
Lei ovviamente aveva sempre infine rifiutato, cosa che non aveva fatto altro che aumentare la dignità della poetessa agli occhi del dio.

La Principessa Guerriera, come era solita fare, non si perse d’animo e si impose di non pensare più all’accaduto. Tra qualche giorno la compagna sarebbe tornata e le cose sarebbero andate come in precedenza.
Montata in groppa ad Argo, percorse qualche miglio e dopo aver letto alcune indicazioni lungo la strada, si fermò a una stazione termale molto rinomata, frequentata dalle famiglie romane più in vista.
Da qualche giorno una vecchia frattura alla schiena le doleva e non c’era nulla di meglio che fare il bagno nell’acqua calda.
Pagati pochi oboli all’entrata, si diresse verso lo spogliatoio e lì si liberò della corazza, che la stava facendo soffocare. Il suo corpo appariva ancora flessuoso ed invitante nonostante non fosse più giovanissima; dopotutto era tutto merito del combattimento, se a lungo avrebbe mantenuto ancora le sue forme così rigogliose.
Si immerse nella grossa vasca comune, che a quell’ora era già affollata dalle altre donne, si fermò in punto vicino al bordo e si rilassò.
Non era trascorso molto tempo quando, mentre stava immobile ad occhi chiusi, le arrivarono alle orecchie i discorsi di alcune grasse matrone:
“Sai l’ultima?”
“Cosa? Clodia ha un altro amante? No, risparmiamela!”
“No, questa è meglio! Si tratta del Dio della Guerra.”
Xena, pur tenendo le palpebre abbassate, aveva alzato un sopracciglio scuro.
“Ti prego, mi annoiano i discorsi riguardo alle battaglie…”
“No, credo proprio che l’argomento ti interesserà, è tra i tuoi preferiti: pare che Ares stia cercando moglie!”
Le altre donne si avvicinarono.
“Sì, anche se gli déi sono decaduti, è certo che lui gode ancora di prestigio…”
Ridacchiarono all’unisono, maliziose.
“Sembra che in questo periodo moltissime fanciulle siano interessate a lui e che affollino i suoi templi in ogni località. Dicono che il dio sia ancora più avvenente di prima e, che tutte le donne gli cadano ai piedi! Non c’è ragazza in tutto l’Impero che non farebbe pazzie per entrare nel suo letto!”
“Già, alcune Ateniesi mi hanno detto che faccia più strage di cuori, e non solo di quelli, che di nemici in battaglia…” Era intervenuta un’altra e tutte di nuovo risero fragorosamente.
“Ares ha dichiarato che ne sceglierà solo una tra le tante, la prenderà come sposa a Roma davanti all’imperatore!"
La guerriera spalancò gli occhi e guardò verso le pettegole; la più informata tra loro aveva una parrucca rossa con un’acconciatura molto eccentrica, che non si era tolta nemmeno per fare il bagno, tanto era vanitosa.
“Sì, è così! Ve lo assicuro! Le giovani si recano in continuazione presso i luoghi adibiti al suo culto nei loro vestiti migliori, a portargli offerte nella speranza di essere notate. Sapete che vi dico? Io mando anche mia figlia… mi dispiace di essere troppo anziana: avrei voluto provare anche io. Infatti, dicono che lui…
“Sì e che … lo abbia …”
Xena andò sott’acqua per non sentire il resto del discorso, poiché si era sentita imbarazzata.
Che donne senza pudore…
Che ne sapevano loro?
Uscì furiosamente fuori della vasca, appena notata dalle matrone che, non curanti, continuavano il loro discorso.
Le voci del popolo nascondono sempre un fondo di verità: sicuramente dietro a tutto ciò doveva celarsi uno dei piani di Ares, e di cosa si trattasse lo avrebbe scoperto immediatamente. E poi, avrebbe reso un fallimento ogni suo tentativo di far del male al prossimo, come sempre del resto.
Si rivestì in fretta; per l’agitazione, quasi senza badare al fatto che la schiena le doleva ancora molto, si mise in cammino con i lunghi capelli neri ancora umidi sulle spalle.
In breve, giunse ad uno degli edifici sacri al dio: il sudore dovuto all’elevata temperatura le stava rendendo insopportabile quella pesante corazza, sentiva un prurito…
I templi avevano il vantaggio di mantenere al loro interno una temperatura costante in estate, perché erano costruiti con grosse pietre e per questo, appena entrò, sentì un po’ di refrigerio.
Il seggio, che si trovava in fondo alla sala, aveva sulla spalliera l’orribile riproduzione di uno scheletro umano, che recava un elmo in testa con un alto pennacchio. Davanti vi era l’ara dove erano deposte talmente tante offerte, che alcune erano state ammucchiate anche a terra.
“Ares, fatti vedere!”

Lui apparve in un lampo di luce azzurra, accomodato scompostamente sul suo scranno, e allo stesso tempo tutte le candele sui lunghi candelabri si accesero.
“Ssh! -Le intimò, portandosi sulle labbra un dito su cui aveva un vistoso anello- Ti prego Xena, non urlare così forte, potrebbero sentirti!”
Si avvicinò salendo tre gradini verso la nicchia, dove era sistemato l'altro a sedere, e guardandolo sarcastica:
“Chi?” bisbigliò, adeguandosi al suo tono di voce.
“Quella mandria di furie inferocite! Se sanno che sono qui…”
“Le Furie le ho uccise io!”
“Non quelle, a proposito… perché sei venuta qui?”E la osservò con sospetto.
“Sono io quella che fa le domande: cosa c’è sotto a questa storia del matrimonio? Che cosa stai facendo? Credi di essere il principe di una favola?”
Lui si alzò in piedi, scese gli scalini baldanzoso con il petto in fuori, e alzando un sopracciglio: “Perché? Non avrei potuto decidere di prendere moglie e mettere su famiglia?”
Rise sarcastico mettendo in mostra i denti bianchi. L’altra fece alcuni passi, lo prese per il collo e con un’espressione dura: “Non prendermi in giro, sputa il rospo!”
Le afferrò il polso con saldezza e si liberò agevolmente dalla stretta.
“Va bene, è vero... c’è qualcosa sotto, ma non è come pensi. Io non c’entro nulla con quello che sta accadendo. Non ci crederai, ma è stata Afrodite. Ebbene, quella dispettosa di mia sorella ha fatto in modo che tutte le fanciulle in età da marito siano attirate inesorabilmente da me!"
“Cosa?” Sbottò Xena, che rimase con la bocca spalancata e le mani ai fianchi.
“Proprio così. Appena mi vedono, mi saltano addosso come cavallette; è per tenerle a bada che ho dovuto inventarmi la scusa del matrimonio, per avere un po’ di pace.” Commentò con un’espressione davvero esasperata, corrugando la fronte e le sopracciglia scure.

“Ma come? Non era quello che hai sempre desiderato?” Lei aveva un sorriso tagliente e sardonico.
“No… proprio per niente! Io ho una dignità.” E aprì le braccia.
“Perché Afrodite ti ha fatto questo? Tu devi avere attuato una delle tue malefatte!”
“Non proprio. Credo che lei mi abbia visto da solo in questo ultimo periodo …e per rimediare abbia, a suo modo, combinato uno dei suoi soliti pasticci.”
L’espressione smarrita di Ares, stimolò nella guerriera un’ilarità inaspettata.
“Ah, Ah! Si può dire tutto di lei, ma non che non abbia il senso dell’umorismo.”
Xena cominciò a ridere fragorosamente e le vennero le lacrime agli occhi.
“Ssh... Smettila, o ti sentiranno!- Gesticolava concitatamente- Cosa credi, che sia una cosa piacevole dover tenere a bada tutte quelle donne che ti palpano dappertutto?”
“Mi dispiace, ma non riesco a… fermarmi.” L'altra si dovette tenere la pancia, che le doleva. Da quando non rideva con tanto gusto?
Alla fine si era seduta e si era calmata.
“Oh no, troppo tardi!” Lui, fissando l’entrata, aveva lo sguardo scuro di chi aspetta un’orda barbarica.
Un folto gruppo di fanciulle, spalancando il portone del tempio, si era fatto strada correndo:
“Ares, perché ti stai divertendo solo con lei? Ci siamo anche noi!”
Prima che il dio potesse replicare, gli erano già tutte addosso e l’avevano sospinto sull’altare sdraiandolo, mentre alcune offerte venivano frantumate sotto il peso del suo possente corpo o cadevano a pezzi a terra.
La guerriera a causa di quella scena ricominciò a sghignazzare.
“Xena, ti prego aiutami!” La supplicava, mentre, nonostante la sua resistenza, gli avevano già strappato la casacca di dosso.
“Non posso, è troppo divertente! Il grande Dio della Guerra battuto da un ‘armata’ di donne invaghitesi di lui.”
Ormai gli stavano quasi per togliere anche gli attillati pantaloni di pelle, quando Ares disse: “ E voi ora basta!” E con uno schiocco di dita, le aveva già rese tutte immobili.
Dopo di che, con un fulmineo scatto di reni, si era rimesso in piedi e si avvicinò a lei:
“Credi che sia eccitante? Ascoltami, bisogna risolvere al più presto questa situazione; parla tu con mia sorella, anzi, manda Gabrielle, sai che ha un debole per lei, e che perciò le darà retta.”
La Principessa Guerriera si era ricomposta e gli era di fronte: “Mi dispiace la poetessa non c’è. Andrò io personalmente da Afrodite e la convincerò, con le buone o con le cattive, a toglierti quest’incantesimo. È un abominio per il genere femminile che tutte debbano essere attirate da te come api al miele!”
Conclusa la frase con un’alzata di spalle, stava per andarsene.
L'altro si era fatto serio e con due lunghi passi l’aveva già raggiunta, sbarrandole la strada; le era arrivato così vicino con le labbra, che quasi le sfiorava le sue.
“Dimmi la verità, ti sei precipitata qui perché hai creduto davvero che qualche altra donna potesse stare al mio fianco?”
“Cosa vorresti insinuare?”
“Che sei gelosa di me.” Piegò il viso affilato da un lato e la guardò negli occhi.
Xena ridacchiò beffarda: ”Hai ancora...” E gli mise una mano sulla testa cercando di sistemaregli i corti capelli corvini, setosi al tatto, che a causa del recente 'scontro' si erano scompigliati. Egli girò gli occhi in alto leggermente spiazzato per il gesto.
“Ecco! Non era molto dignitoso che tu andassi in giro a quel modo.”
“Non hai risposto alla mia domanda...”
“Gelosa, io? Ma andiamo, solo un sortilegio può fare in modo che tutte le fanciulle cadano ai tuoi piedi.”
La afferrò per la vita con decisione e forza, in modo assai provocatorio: lo sguardo gli si era fatto tagliente.
“Davvero, credi che io non sia abbastanza attraente?”
Adorava sfidarlo, era un gioco che le piaceva ed anche a lui.
Ares sorrise bieco e la strinse di più verso il suo torace massiccio.
Xena smise di respirare. Era così caldo e non solo… oltre ad essere un uomo sovraumanamente bello, per le perfette proporzioni del corpo, sapeva rendersi estremamente affascinante. L'altro non doveva intuire quello che stava pensando, e il modo in cui lo stava desiderando in quel momento. Egli era così… carico di oscuro mistero; sperò che i suoi stessi occhi non la tradissero.
“Lasciami! - Comandò con voce ferma ed arrogante- o non potrò andare da Afrodite! Se vuoi che metta le cose a posto…”
Il dio continuava sogghignare sotto i baffi scuri. Inclinò dall'altro lato la testa, facendo dondolare il pendaglio dell’orecchino che portava al lobo sinistro; si avvicinò di nuovo, con più insistenza, rischiosamente alla sua bocca.
“No, non ti lascerò, finché non ti avrò sentito dire quello che voglio sentirmi dire: ammettilo Xena, avanti!”
Perché gli aveva permesso di arrivarle così vicino? Che le stava succedendo?
“Potrei farti male, Ares! Toglimi le mani di dosso!”
In un’altra occasione lo avrebbe già colpito, perché ora non ci riusciva?
Le sussurrò con un tono molto caldo:
“Potrei rischiare, mia Principessa Guerriera. Però ti dirò che il tuo respiro è troppo accelerato per essere quello di una che non sta provando nulla…”
Lei sentiva il suo odore misto a quello del cuoio delle sue vesti, ma odiava lasciarlo vincere e avrebbe voluto sottrarsi. La sua presa, tuttavia, si era fatta troppo ardente ed intima; dopotutto era pur sempre una donna e Gabrielle era così lontana…
Non seppe come accadde e forse neanche lui se ne rese ben conto, ma si trovarono avvinti in un bacio alquanto sensuale. Lei aveva assecondato i suoi movimenti e si era stretta a lui facendo aderire il proprio ventre al suo, mentre le agili mani del dio erano scese in basso a sfiorarle il sodo fondoschiena.
All’improvviso si destò da quell’attimo di debolezza. Lo desiderava davvero o era quell’incantesimo ad essere troppo potente?
Si liberò dalle sue braccia. Aveva abbassato lo sguardo azzurro, solo per un istante, per rialzarlo nel momento successivo molto aggressiva:
“Questo sortilegio è davvero efficace: la Dea dell’Amore è di gran lunga migliorata.”
“Dici così perché sei imbarazzata da quello che provi. Ti è piaciuto: accettalo, Xena…”
“No, sei sempre il solito! Pronto ad approfittarti dei momenti in cui abbasso solo per qualche istante la guardia. Oh, se l’esperienza umana accanto a noi ti avesse cambiato almeno un po’! Sarebbe stato tutto diverso.”
Negli occhi di Ares balenò una luce, che dopo poco fu nascosta di nuovo. La donna non la vide perché se ne era già andata, sbattendo le grosse ante del portone dell’edificio.

La guerriera percorse un breve tratto a cavallo, scese e camminando a pugni e a denti stretti, e si diresse verso il tempio di Afrodite.
Come aveva potuto concedergli quel momento così intenso? Perché lui riusciva ancora ad ingannarla dopo tanto tempo, e a rigirarsela come voleva?
Come lo odiava!
Malediceva il giorno in cui per la prima volta, dopo una lunga e sanguinosa battaglia, le era apparso dinnanzi. Ricordava che era bellissimo, vestito di pelle ed armato; con i lunghi capelli sparsi sulle spalle che gli davano un aspetto selvaggio, il volto dagli zigomi alti e dai lineamenti ben modellati.
Lui l’aveva guardata subito con desiderio…
Quella specie di maniaco dai poteri divini...
Perché, in ogni caso, doveva essere tanto eccitante e terribilmente sensuale?
Oh Ares, ti detesto!
Perché non sei mai cambiato nonostante tutto?
Eppure, quando l’aveva visto umano e fragile, ferito nel corpo e nell’anima, era riuscita a provare affetto e tenerezza verso di lui: non più quell’attrazione fatale, tanto pericolosa da poterla distruggere.
Perché, Ares, anche con tutti i miei sforzi non sono riuscita farti maturare?
Nonostante tutto, quello che aveva sentito pochi minuti prima, le era davvero piaciuto. Quel bastardo aveva ragione...
C’era anche dell’altro…era solo una misera sensazione, ma era oltremodo convinta di aver percepito dentro di lui qualcosa di diverso, come la certezza che vi fosse un fuoco tenuto ben represso. Non si trattava di semplice passione, bensì un che di molto più complesso che non sapeva classificare.
C’era un elemento nuovo o forse vi era sempre stato nel dio: in quel momento, tuttavia, non sarebbe stata in grado di stabilire se ciò fosse un bene o un male.

Fu con questi pensieri funesti che Xena spalancò il portale del tempio della dea.
Andò vicino alla statua di culto e in preda all’ira urlò:
“Afrodite, esci fuori immediatamente!”
Quest’ultima rispose all’appello e le apparve alle spalle, tenendo sbarazzina le braccia dietro la schiena e sorridendo giuliva:
“Ciao, Xena! Come stai? E dov’è Gabrielle?”
La guerriera con uno scatto felino le agguantò i boccoli biondi.
“Mi fai male!” Piagnucolò la dea.
“Cosa diavolo hai fatto?”
“Lasciami! Permettimi di spiegarti.”
“Annulla quell’incantesimo immediatamente!” Le intimò digrignando i denti.
“Ti prego, non è così come sembra. Sediamoci e parliamo. Per favore, cerca di essere un poco civile. Ti scaldi sempre troppo, quando si tratta di Ares!”
L'altra spalancò gli occhi per la frecciata irritante di Afrodite e lasciò la presa. Certo, stava esagerando.
“Oh, grazie.” Lei disse graziosamente imbronciata e prendendosi i capelli fra le mani cercando di sistemarli.
“C’è un motivo per il quale ho agito così: accomodati e ascolta.”
Fece apparire uno scranno a due posti intrecciato di rami sul quale vi erano dei soffici cuscini.
La guerriera un po’ restia alla fine accettò l’invito.
La dea si riassettò le pieghe del vestito rosa, tanto trasparente da far intuire tutte le sue forme con estrema facilità.
“Sai, mia cara, io non sono stupida come credi, e non agisco… perché non ho nulla da fare tutto il giorno."
“Spiegati, ma fallo presto!”
L’altra scosse il capo contrariata e, dopo aver accavallato le gambe, cominciò la narrazione.
“Va bene. Ti dirò quale è il motivo per quale ho deciso di fare questo incantesimo su Ares. Qualche tempo fa ero impegnata… Beh, sono la Dea dell’Amore e ho bisogno anche io delle mie distrazioni: ero riuscita a trovare due giovani amanti persiani davvero bellissimi, talmente ben fatti che…”
“Non mi interessa, vai avanti!” Sbottò Xena nel modo in cui era solita minacciare i nemici.
“Allora, ad un certo punto ho sentito nelle orecchie un pianto lontano di un neonato e una voce femminile. Sai che noi dei possiamo sentire le suppliche di chi ci invoca, dovunque egli sia. Ho pensato che fossero delle persone in pericolo; così ho lasciato di fretta e furia i miei due splenditi ragazzi e mi sono recata sul posto.
Ero apparsa dietro a degli alberi, senza rendermi visibile e, ho visto che una donna bruna litigava con un uomo; ella recava tra le braccia un neonato avvolto in un panno. Lui ad un certo punto le aveva dato uno schiaffo, che era stato così terribilmente violento da gettarla a terra; il bambino le era scivolato sull’erba fresca e piangeva ancora più forte. L’uomo se ne era andato montando su di un carro: li aveva abbandonati lì senza scrupoli.
A quel punto volevo intervenire, ma erano sopraggiunti all’improvviso dei lupi affamati attirati dall’odore delle teneri carni e io non mi decidevo ad agire. Io odio quegli animali!
Prima che io mi potessi muovere, un’ombra scura era saltata nel circolo formato dai lupi con un’acrobazia e aveva raccolto sia la madre che il piccolo.
Egli, per condurre al sicuro le due ignare vittime, cominciò a cacciare i predatori lanciando delle palle di fuoco, che provocarono un bagliore tale da illuminare il suo stesso volto. Fu solo a quel punto, che mi resi conto che si trattava di mio fratello Ares.
Non c’era dubbio. Nonostante la sorpresa, rimasi nell’ombra perché mi volevo accertare della natura delle sue intenzioni, infatti, nutrivo dei forti sospetti.
Lui aveva preso il neonato tra le sue braccia muscolose e lo teneva con attenzione. Lo guardava intensamente e dopo aver abbozzato un sorriso disse: “Piccola, non preoccuparti, anche se tuo padre non ti vuole, un giorno non dovrai più temere i nemici, perché io farò in modo che tu possa imparare a difenderti da sola. Sarai una guerriera.”
Dopo di che afferrò anche la madre e svanì, ma io lo seguii.
Le aveva condotte presso un villaggio. Affidò la bimba a Varia, Regina delle Amazzoni, chiedendole di addestrarla nelle arti del combattimento, non appena fosse cresciuta e per la madre dispose che fosse curata e ospitata…”
Xena era arrivata al limite e dovette interrompere il racconto della dea:
“Cosa stai cercando di dirmi? Che Ares avrebbe salvato degli innocenti senza nessuno scopo? Che il superbo e crudele dio guerriero si sarebbe occupato di mettere al sicuro due esseri umani inermi? Ti sbagli, forse non era lui!”
“Ma come potrei sbagliarmi? Adesso, non sarei in grado di riconoscere mio fratello?”
La donna aveva gli occhi e la bocca spalancati: lui non poteva mutare, non era possibile che avesse compiuto un’azione del genere!
“Forse, avrà avuto un qualche interesse…” Si alzò in piedi furiosa.
“Io credo proprio di no, invece! Io sono sicura che lui sia cambiato.”
Afrodite afferrò le mani dell’altra invitandola a sedersi di nuovo e guardandola con i suoi occhi innaturalmente azzurri, sorridendole con le fossette, le disse: ”Lui è orgoglioso e non vuole far sapere a nessuno quello che gli è accaduto dentro, dopo che ha sacrificato la propria divinità, senza chiedere nulla in cambio, per salvare te, Gabrielle ed Eve. Sai, è davvero molto bravo a fingere, a dissimulare: è ciò che sa fare meglio.
Alle volte penso che, se fosse nato umano, non sarebbe diventato un guerriero, ma un attore: ha anche un’ottima presenza scenica, non trovi?” La dea fece una delle sue risatine.
Xena restò incredula.
“Stai parlando sul serio, credi davvero che lui stia fingendo di essere il ‘malvagio Ares’ di un tempo?”
“Certo.” Ammise la dea convinta di essere stata capita questa volta.
“Adesso, torniamo al punto: perché gli hai fatto questo incantesimo?”
“Semplice: io sono convinta che lui abbia bisogno di qualcuno accanto, di una donna e di una famiglia. Credo che questo sia il suo desiderio più grande, anche se rimane inespresso all'interno del suo animo. Io voglio aiutarlo a trovare quello che sta cercando.”
Afrodite aveva assunto l’aria dell’eroina illuminata.
L'altra si schiarì la voce e poi la alzò: ”Credi che questo sia il modo? Vincolare tutte le donne del mondo a un essere come Ares, infedele, donnaiolo, e non dimentichiamocelo, violento e senza scrupoli?”
“Ti dico, che lui non è più così. Pensa a quanto gli sia difficile, ora essere consapevole di tutto il resto, fare i conti con il proprio ruolo e la propria natura. Lui soffre!”
“Lui soffrire? È un‘assurdità!”
“Lo conosco. So anche che non è mai stato del tutto malvagio e tu lo dovresti aver capito, meglio di chiunque altro! Adesso poi…”
“Senti, a me non importa nulla di Ares e dei suoi ‘turbamenti”’ voglio solo che le fanciulle non siano costrette ad essere attratte da lui. Ci vuole un po’ di rispetto per il genere femminile! Io non mi dimentico delle malvagità a cui mi ha sottoposto in passato. Di recente, ha messo in pericolo di nuovo la vita di Eve e ha fatto quasi sterminare tutte le amazzoni. È un essere odiosissimo! Non merita il tuo impegno e non credo che sia cambiato.”
Xena era stata dura a livello verbale, ma Afrodite le lesse negli occhi che non pensava davvero quello che aveva appena detto. La dea mise su un finto e grazioso broncio: “Quando ero in balia di Caligola, mio fratello, pur privo delle suoi poteri, è venuto ad aiutarmi. Questo non l’ho dimenticato, io! Glielo devo.”
La Principessa Guerriera era già in piedi e ormai non la ascoltava più.
“Togligli quell’ incantesimo e basta! Non mi interessano tutte queste stupide chiacchiere.”
Dite pensò con terrore che se lei fosse stata qualcun altro, sicuramente l’avrebbe già attaccata; le rispose con voce stridula, mettendo le mani ai fianchi: “Non posso, mi dispiace. Il sortilegio se ne andrà automaticamente nel momento in cui Ares avrà trovato una donna che lo ami per quello che è, e solo nel caso che anche lui ricambi questo sentimento. Dopo di ciò tutte le altre saranno libere. E tu dovrai aiutarmi, se vuoi che la situazione si risolva al più presto.”
La guerriera si dovette sedere di nuovo con gli occhi fuori dalle orbite.
“Qui non si tratta di combattere contro i signori della Guerra, mostri, 'divinità crudeli' o eserciti: è un’impresa impossibile. Io non sono in grado, nessuno è in grado di trovare una donna per il Dio della Guerra!”
Afrodite, che le era accanto, la prese per le spalle con delicatezza e la fissò con uno sguardo fin troppo eloquente. Avrebbe voluto dirle che l’unica compagna al mondo giusta per Ares era proprio lei e che egli si struggeva d’Amore per causa sua da troppo tempo ormai. All’inizio era stata solo un’ossessione per lui, una sfida eccitante, ma poi se ne era innamorato perdutamente.
Si ricordava del giorno in cui aveva trovato suo fratello sull’Olimpo, ritornato da poco ad essere una divinità: appariva piuttosto abbattuto. Sedeva con le spalle curve su di un gradino del podio, dove era messo il trono del Re degli Dei.
“Sono di nuovo il Dio della Guerra e ho già fatto del male alle uniche persone a cui non avrei voluto farlo. La mia natura e mio ruolo mi impongono un certo comportamento…
Sai l’unica cosa che avrei desiderato? Restare umano e vivere con loro due in quella miserevole fattoria sperduta. Mi sarei accontentato anche di non avere mai Xena, mi sarebbe bastato starle discretamente accanto; avrei sopportato perfino quell’irritante di Gab, tanto ormai mi sono affezionato anche a lei. Mi sarei anche rassegnato perfino ad invecchiare, pur di rimanere lì con loro…
Non posso, capisci, non potrò mai!”
Si era seduta accanto a lui sullo scalino di marmo bianco.
“Mi dispiace, è quello che siamo. Tanto potere e molta solitudine. Bisogna accettarlo.”
“Lei non dovrà mai sapere quello che provo, quanto l’amo oltre misura, e in special modo, quanto sono cambiato! Voglio che viva felice con la sua poetessa…Ah! Quanto darei perché mi vedesse, una sola volta, con gli occhi con cui la guarda! Non si accorge di me, non mi scruta dentro. Nonostante ciò non vorrei nemmeno farle pena…”
Alla bionda dea parve un bambino perso.
“Porterò avanti il ruolo che mi è stato affidato dal Fato. Tornerò peggiore di prima! La Guerra mi consolerà, il fragore delle armi mi renderà più forte. Lì solo è il mio posto, sul nudo e sterile campo di battaglia. Devo andare…”
Quando il dio alzò il capo, si avvide che sua sorella stava piangendo. Lo abbracciò e appoggiò il viso al suo, bagnandogli di lacrime sincere la barba.
“Non è giusto… -Diceva tra i singhiozzi- che gli uomini possano scegliere il proprio destino, mentre tu no. Ti fa onore provare questi sentimenti, non devi vergognartene!”
“No… calmati, cara Dite. -Le asciugò le gocce di pianto con le nocche- mi passerà e sarò quello di un tempo, non preoccuparti per una vecchia canaglia come me!”
“Io non voglio che tu sia più ‘il vecchio Ares’: non soffocare più le emozioni che provi verso Xena e la compassione che senti verso tutti gli uomini, adesso!”
Trascorso qualche minuto, lei si calmò e, alzandosi in piedi, porse la mano affusolata al fratello, che l’afferrò. Pian piano lo condusse dolcemente nella Sala d’Oro, dove gli déi attraverso degli specchi potevano vedere presente, passato e futuro. Lì vi era un kline foderato di velluto blu; vi si adagiò sopra e le sue lunghe gambe, che uscivano dallo spacco laterale dell'abito succinto, si mostravano sode e sensuali.
Si tolse con eleganza la parte superiore della veste, mostrando il torso e il seno pieno splendidamente modellati.
La dea prese entrambe le mani di lui invitante, ma egli abbassò lo sguardo.
“No, non questa volta…”
“Ma starai meglio dopo…”
“È passato quel tempo… io non posso!”
Si girò deciso con la mascella serrata, mettendo le braccia conserte.
Lei si alzò e gli cinse la vita, appoggiando la guancia e il petto alla sua schiena.
“Lasciami…”
“La ami troppo, non è vero? Non ti avevo mai visto così perso per una mortale… mai.”
Le mani bianche di lei, ornate da lunghe unghie dipinte, si spostarono pericolosamente verso il bassoventre di lui, muovendosi sul morbido cuoio nero.
Lui inalò forte dal naso: “Fermati!” Le intimò. Ares si girò, e dopo averla afferrata per le spalle, le disse con fermezza: “Per secoli è stato compito del Dio della Guerra e del Dea della Amore congiungersi in questa stanza. L’intento era quello di unire le nostre energie opposte nei momenti in cui il mondo era in difficoltà e ripristinare l’equilibrio perduto, in modo che tutto non ripiombasse nel caos originario. Adesso, in ogni caso, gli déi non regnano più come Signori e Padroni incontrastati, perciò non è più indispensabile che noi due…
Gli uomini attraverso la nuova fede stanno imparando a autogestirsi, sento che diverse forze si stanno muovendo e crescendo. Non dipendono da noi, non siamo più così necessari. Se vogliamo potremo ancora intervenire, le nostre presenze potrebbero servire, ma…presto saremo dimenticati. E forse perderemo il nostro Potere e svaniremo nel nulla…” Schioccò le dita con un gesto enfatico, per sottolineare quelle ultime parole.
“Perciò, credo che sia arrivato il momento che questo obbligo abbia termine, anche se entrambi ne abbiamo sempre tratto un rinvigorimento delle nostre stesse Energie.” Sentenziò seriamente.
Lei abbassò le palpebre dalle lunghe ciglia, si morse il labbro, e avrebbe voluto far scorrere le lacrime che le salivano agli occhi. Dentro qualcosa le si stava spezzando dolorosamente: non aveva mai sperimentato nulla del genere. Per lui quindi 'quell’ Unione Mistica', alla quale Zeus li aveva consacrati fin da adolescenti in segreto, era stato solo un ‘obbligo’…
Non doveva dare a vedere ciò che sentiva. Non avrebbe mai creduto di provare nei confronti di lui, qualcosa che non fosse: ’quell’odioso di Ares inviso a tutti gli déi e agli uomini’.
Rise sbarazzina: sembrava di ascoltare un tintinnio di campanellini.
“Sono d’accordo. Sei l’unico che mi sia rimasto e ti voglio bene, dopotutto. Perciò farò qualunque cosa purché tu sia felice. Anche comportarmi sempre e solo da brava sorellina nei tuoi confronti da ora in avanti.”
Deciso la prese saldamente per i polsi: “Ti prego, non fare nulla che potrebbe nuocere a loro due. Mi sono sfogato con te, perché tu sei l’unica che mi possa capire…”
“Mai, anche io tengo a loro. Sai, sei così mutato… ultimamente, sei talmente bello: pieno di dignità e fervore. Io non ho potuto realizzare questo per te in passato, solo lei ci è riuscita!”
Il Dio della Guerra l’accarezzò con lo sguardo con tenerezza.
“Io vado, ho molto da fare.”
Si era già materializzato altrove.
Afrodite sospirò a quel ricordo: la Principessa Guerriera non avrebbe mai dovuto sapere niente di ciò.
“Bene, Xena, andiamo! L’unica cosa da fare è organizzare un bel concorso, come di quelli che si fanno a Lesbo! Facciamo sfilare le fanciulle davanti ad Ares, in modo che possa esaminarle una per una, anche ponendo delle domande.”
“Come,‘facciamo’?” Urlò la guerriera ormai spazientita afferrando la dea per il collo, come se fosse una gallina.
“Ahi! Mi stai facendo malissimo!”
“E potrei fartene ancora. Annulla l’incantesimo!"
“Ti ho detto già che non è possibile. L’unica cosa che puoi fare è aiutarmi a trovare questa persona per lui.”
“E sia. - Disse l'altra con un‘espressione terribile sul volto e lasciandola aggiunse:- Basta che questa storia finisca presto!”
La dea sorrise impercettibilmente: le cose stavano andando come aveva previsto.

Qualche giorno dopo, una lunghissima fila vociante di ragazze imbellettate e con le chiome raccolte si presentò davanti al tempio del Dio della Guerra.
Xena vi entrò con un passo deciso: “Ares, fatti vedere.”
“Salve, ah ma ci sei anche tu Afrodite; immagino che abbiate raggiunto un accordo, bene.”
Osservò sorridendo, mentre delle piccole rughe gli si formavano intorno agli occhi e la bocca.
“Sì, l’unica soluzione è trovare una donna per te.” La guerriera fece una smorfia minacciosa, come se stesse per intraprendere una battaglia.
Lui alzò inverosimilmente le sopracciglia, sorpreso.
Lei andò a spalancare il portale dell’edificio, mentre la dea invitava le ragazze a disporsi in maniera ordinata.
“Oh, no. Quelle arpie!” E si andò a nascondera dietro al trono.
“Ares, avanti siediti… non fare il codardo: volente o nolente, dovrai esaminarle!” Gli urlò Xena.
Quando lui stava per convincersi ad accettare l’ingrato compito, all’estero si sentì urlare.
Il Dio della Guerra balzò con la spada in pugno, le gambe divaricate e piegate; sembrava essersi destato da un sonno profondo, il cipiglio gli si era fatto oscuro e con una voce atta al comando, disse: “Xena, c’è qualcosa di terribile là fuori, lo sento. Fai entrare tutte le ragazze, io esco.”
Con pochi passi era già all’esterno. La donna affidò ad Afrodite il compito di badare alle fanciulle, chiuse il portone dietro di sé e andò ad affiancare Ares con la spada sguainata.
Quello che avevano di fronte era un demone gigantesco e mostruoso, che li sovrastava entrambi:
“Salve, mi manda Lucifer, il Signore dell’Inferno: sono venuto per la Principessa Guerriera.”
“Come sei arrivato qui?” Gli chiese il dio, perché sapeva che esseri del genere non potevano accedere al mondo terrestre se non trovavano un passaggio, o peggio se qualcuno non si faceva da tramite chiamandoli.
“Non sono autorizzato a parlare. Voglio lei!”
Xena si fece avanti senza mostrare esitazioni: ”Lascialo a me! La-la-la-la-hiiii-shiiii-yaah!"
La guerriera, dopo aver gridato il suo famoso urlo di battaglia, fece una capriola in aria e si catapultò sull’essere, che aveva ali di pipistrello, il quale spiccò il volo e la raggiunse a mezz’aria. L’attacco di lei non fu affatto efficace, perché il demone con una manata la respinse e la sbatté a venti metri di distanza a terra.
Ella cercò di rialzarsi, ma non vi riuscì. Sentiva un forte dolore: solo allora si ricordò di quella sua vecchia ferita alla schiena, perché non era più in grado di sollevarsi. Il colpo era stato terribile ed Ares, rendendosi conto della situazione in cui vessava la sua amata, con un salto si avventò sul nemico. Convinto di non essere scorto, cominciò a combattere con una grinta inaspettata e una tecnica sopraffina: era velocissimo e preciso.
La creatura delle tenebre, vistasi in difficoltà, si precipitò di nuovo verso la guerriera. Mentre accadeva ciò, il dio con il braccio disteso e ruotando la mano, stava aprendo una sorta di vortice, che avrebbe risucchiato l’essere in un’altra dimensione.
Egli si accorse tardi che quel mostro aveva afferrato Xena. Quest’ultimo, mentre stava per essere trascinato con lei nel passaggio, che lo attraeva inesorabilmente al suo interno, aveva minacciato con una voce cavernosa:
“Verrà con me.”
Ares con un altro salto si buttò verso l’immondo. Senza esitare lo infilzò con la spada e riuscì strappargli la guerriera, ma l’essere prima di essere inghiottito, con i suoi artigli lo aveva colpito al ventre.
Infatti, i demoni avevano la capacità di poter ledere le divinità, di solito invulnerabili alle armi umane.
Strinse forte a sé Xena. Ella era semi-cosciente; sul viso aveva dei piccoli tagli da cui usciva del sangue. Lo guardò attonita, mentre le bisbigliava: “Tieniti forte a me, non lasciare la presa per nessun motivo: non ce la faccio a tornare indietro, stiamo per essere risucchiati dentro anche noi. Non preoccuparti, ce la caveremo lo stesso.”
Il passaggio dimensionale si richiuse trascinando con sé entrambi.
Afrodite era uscita dal tempio, sconvolta, e con le braccia conserte, mentre lo spostamento d'aria le muoveva i capelli e la veste rosa:
“Mi dispiace, non credevo che sarebbe stato così pericoloso: l’ho fatto solo per aiutarvi…"

CONTINUA…

ANTICIPAZIONI
La situazione in cui i due protagonisti si troveranno non sarà delle più facili. Nonostante ciò, finalmente, dopo tanti anni di incomprensioni, avranno modo di passare del tempo insieme da soli. Daranno sfogo alla loro passione che era stata soffocata, ricordandosi prima di tutto di essere un uomo e una donna che si amano.

Un ringraziamento, veramente sentito e dovuto, va a NACOCHAN, la mia beta, che con paziente abilità, ha saputo aiutarmi a rimettere in piedi questo capitolo nel modo migliore possibile.
NOTA
Dal mio punto di vista è scontato che Ares/Marte e Afrodite/Venere abbiano avuto una relazione; perché mi baso sulla mitologia classica, sia greca che romana, dove tra gli déi era una fatto piuttosto normale che i parenti stretti si accoppiassero e avessero figli. Non a caso gli stessi Zeus ed Era erano allo stesso tempo sia fratello e sorella, che consorti, nonché re e regina. Ho voluto mettere questo appunto, per coloro che magari non hanno avuto una formazione classica, o sono giovani, e comunque non tutti sono tenuti a sapere questi fatti e da ciò che ho scritto sopra, potrebbero rimanere leggermente turbati (grandi autori e artisti, tra cui Ovidio nelle 'Metamorfosi' per quanto riguarda la letteratura latina, o Omero nel VII canto 'dell’Odissea', hanno splendidamente trattato gli Amori tra Marte e Venere).
È vero, nel telefilm non era presente questo riferimento, ma mi è sembrato che il farne menzione rendesse più interessante la vicenda.
Inoltre, spesso nell’arte questo tema è stato oggetto di ispirazione, e più volte gli artisti l’hanno interpretato in chiave simbolica: “Solo l’Amore può placare la Guerra”(esempio nel de 'Rerum Natura di Lucrezio' che si apre con l'invocazione a Venere, Dea dell'Amore, unica a poter estinguere la sete di sangue di Marte, Dio della Guerra), “l ‘Unione di opposti necessaria…” ecc..
Di altri esempi se ne trovano moltissimi, metto qualche links qui sotto:

http://www.artinvest2000.com/canova-venere-marte.jpg

   
 
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