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Autore: jebbolina    14/04/2012    1 recensioni
Avete mai pensato al ruolo che ha un amante in una storia? E' il ruolo più difficile, non sei nessuno. Solo qualcuno da nascondere. E fa male.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: da premettere che questa storia è veramente vecchia, avrà come minimo 8-9 anni, quindi siate clementi. Ci tengo particolarmente perchè è una delle prime storie che ho scritto.
Buona lettura. =)



 

I can't

 

L’acqua cadeva sulla mia testa ma ero come in coma, mi scivolava addosso. Ero inerme, non muovevo un muscolo, sentivo solo l’acqua passarmi per tutto il corpo. Pian piano iniziai a muovermi, iniziai a piangere. E oltre all’acqua che scorreva lungo il mio corpo, assaporavo il sapore amaro delle mie lacrime. Portai le mani agli occhi e mi accovacciai, con la spalla appoggiata alle piastrelle delle doccia. Piangevo silenziosamente senza farmi sentire da chiunque ci fosse in quel momento in casa. Ad un tratto mi alzai con un impeto di ira e tirai un pugno alla parete, facendole una crepa, ma riempiendo di sangue la mia mano; per un istante provai sollievo da tutto quello che avevo dentro, ma poi ricominciai a sentire quel dolore lancinante all’anima.
Ma torniamo a qualche ora prima.
Ero a casa seduta sul mio letto a rileggere vecchi messaggi sul cellulare, sorridevo. Così decisi di andare da lei, era da ben una settimana che non la vedevo e questo mi faceva stare male..presi la macchina e feci quei 200 km in poco tempo. Suonai a casa sua e mi rispose sua madre: “Chi è?” “C’è Milena?” “Si, ti apro” mi aprì la porta e salì al secondo piano. In quella casa c’ero stata tante volte, ma solo quando i suoi genitori non erano in casa. Mi presentai a sua madre che era davvero una bella signora per l’età che aveva, poi mi diressi in camera sua. Bussai, e lei gridò “Mamma non scassare”. Risi ed entrai “Bè se non vuoi che ti disturbi..”. Si girò di scatto appena sentì la mia voce e mi volò al collo “Cosa ci fai qui?”  la strinsi forte a me assaporando quel dolce profumo che emanavano i suoi capelli. “Avevo bisogno di te” le risposi sorridendole. Mi sorrise anche lei, uno di quei sorrisi storti che amavo in lei. Chiuse subito la porta a chiave e si ributtò su di me, questa volta però baciandomi. Quel bacio durò un bel po’ di tempo, nel quale io la stringevo sempre di più a me portandola verso il letto. Ci stendemmo e iniziammo a parlare, solite stupidaggini. Io ogni tanto mentre lei era presa nel discorso per zittirla le concedevo un bacio ma nulla più, lei si arrabbiava perchè l’avevo interrotta e poi sorrideva diventando rossa. Dopo un po’ di baci iniziammo a fare l’Amore, quello con la A maiuscola.  La nostra storia era più che strana, quello che provavamo noi due era più che amore, non si poteva spiegare, si doveva soltanto vivere per poterlo capire. La cullavo a me baciandole la testa, quando squillò il suo cellulare, lo prese senza perder tempo.. era la sua ragazza. Ah è vero avevo dimenticato questo particolare, io non ero la sua ragazza, ero la sua amante. Iniziò a parlare con lei e le ultime due parole che disse, quando chiuse la conversazione, mi fecero drizzare i capelli 'ti amo'. Buttò il telefono sulla scrivania e venne nuovamente vicino a me. “Scusami.. ma sai com’è”  sbuffai e non le risposi. Così mi prese il viso e mi baciò. “Io amo solo te.” dapprima le sorrisi poi però mi innervosì “Allora perché continui a dirle ‘Ti amo’? Perché una buona volta non la lasci e non ti metti con me?” “Rachele non ci riesco.” “Milena è sempre la stessa storia con te, da ormai quasi due anni e, io non ce la faccio più. Non riesco a vedere le vostre foto pubblicate ovunque e non le nostre” mi sedetti e continuai a parlare “Non riesco a sopravvivere sapendo che quando non sei con me.. sei con lei.”. Mi abbracciò e in quel momento non seppi resistere così mi feci stringere da lei. Era l’unica persona sopra la faccia della terra che era riuscita a farmi sentire al sicuro, mai nessun uomo o donna c’era riuscita.. ma lei sì. Ogni volta che stavo male non si preoccupava di nulla tranne che di me ed io mi sentivo bene, felice. Passammo tutto il pomeriggio a fare l’Amore in quel letto che ormai era completamente stufo di noi, così decidemmo di uscire, non potevamo di certo passare tutta la serata lì, anche perchéi i suoi genitori avrebbero potuto insospettirsi. Prendemmo la mia macchina e andammo in un locale in periferia, frequentato abitualmente da gay e lesbiche ‘Rocca fredda’, aveva quel non so ché che mi attirava. Era come essere in una caverna, con luci verdi soffuse.
Passammo la serata nel migliore dei modi, scherzando e bevendo con altri ragazzi conosciuti lì. Il ritorno a casa fu tragico, entrambe ubriache, nessuna delle due in grado di guidare. Così dovemmo farci scortare da due ragazzi che avevamo conosciuto la sera stessa. Ridendo e parlando senza cognizione di causa arrivammo nella sua camera da letto dove ci addormentammo appena stese. Il risveglio ovviamente fu orribile. Mal di testa atroci, un martello pneumatico premeva fortemente sulla mia testa. Mentre cercavo di riprendermi suonò il cellulare di Milena e mi gridò di rispondere, senza guardare chi era che la stava chiamando, risposi “Pronto?” dall’altro capo del telefono si sentì la voce della sua ragazza “Chi sei?” mi prese il panico, non sapevo più che fare “Ehm, sono un’amica di Milena. O-ora è in bagno mi ha chiesto di rispondere” e chiuse subito la chiamata, speravo soltanto non avesse capito tutto. Milena non mi chiese chi era, credette che non avessi risposto, meglio così non mi sarei messa nei casini inutilmente. Dopo qualche ora decisi che era meglio tornare a casa, la settimana dopo ci saremmo riviste e sicuramente la voglia di lei sarebbe aumentata sempre di più. Ci fermammo sulla porta a baciarci. In quei momenti non le fregava di far vedere al mondo che era gay, che amava una donna. Che desiderava una donna nel suo letto. Ma mentre eravamo impegnate a baciarci sentimmo solo una parola “Oddio”
Era la sua ragazza che era venuta per farle una sorpresa, ci girammo di scatto e vedendola, entrambe ci spaventammo. Milena andò subito verso di lei “Chiara ti posso spiegare. Non è come credi, non è successo niente” ma lei non ne voleva sapere, la scostò bruscamente e venne verso di me, prendendomi per il bavero della camicia “Tu -mi disse guardandomi con disprezzo- tu, mi fai schifo” mi conosceva, o meglio credeva di conoscermi, e in questo caso aveva ragione. Facevo schifo. Lo facevo da due anni. Mi tirò un pugno, non mi spostai me lo meritavo. Ma in quel momento Milena gridò “Chiara ti prego lasciala.” E a quella voce lei si fermò. Non avevo mosso un muscolo, ero lì inerme, con un po’ di sangue che mi colava dal sopracciglio, fosse stata in un’altra occasione l’avrei massacrata. Ma in quel momento non ce ne era motivo, io avevo sbagliato, e io ne dovevo pagare le conseguenze. Mi lasciò andare e mi sputò “Vali meno di zero” mi disse. A quell’affermazione abbassai la testa. Mi sentivo una merda, ma le frasi di Chiara mi scossero: “Milena scegli o lei, o me” credevo la lasciasse, ma invece no. Le stava chiedendo di scegliere. L'amava troppo per lasciarla, anche se le aveva appena disintegrato il cuore. Andò via e io rimasi lì in piedi con lo sguardo basso. Milena venne verso di me e mi abbracciò piangendo “Rachele non so che cosa fare” la strinsi a me “Lasciala è meglio così.” “Ma non riesco a vivere senza di lei.” il cuore mi si chiuse a quelle sue parole, sentivo l’anima staccarsi dalla pelle. Rientrammo in casa e mi medicò quel sopracciglio, non faceva molto male, faceva più male il cuore in quel momento. Rimanemmo tutto il pomeriggio sul suo letto abbracciate senza dire una parola, senza baci. Solo noi. Si era fatto tardi ed era giunta veramente l’ora di tornare a casa. Dormiva, la lasciai lì e prima di andare via, le lasciai un bigliettino sul cuscino.
'Quando ti sveglierai, sarò andata via. So che è difficile, so che vorresti che tutto fosse più semplice. Ma non lo è. Fai la scelta giusta, ascolta il tuo cuore e seguilo. Qualsiasi cosa sceglierai di fare, sappi che io ti ho amata, ti amo, come non ho mai fatto prima. Sempre tua, Rachele.'
Quando arrivai a casa senza dare spiegazioni andai nella mia camera chiudendomi e mi accasciai sul letto, come se avessi combattutto mille battaglie. Mi addormentai. Una notte senza sogni, solo paure inconsce. La mattina mi svegliai con una strana sensazione di vuoto che mi pervadeva lo stomaco. Presi il cellulare e trovai 4 chiamate perse di Milena. Allarmata la chiamai per sapere se le fosse successo qualcosa. Sentì che aveva risposto, ma non udivo nessuna voce dall'altro capo, solo il suo respiro affannato.“Milena? Ci sei? Che succede? Sono preoccupata, rispondimi” ma come disse una poeta a me caro 'Mai fare domande di cui non si vuole conoscere la risposta' 
“Rachele è finita.” e chiuse. Senza spiegazioni. Senza ragione.

 

[Riottosa a ogni tipo di amore, sei entrata tu a invadere il mio silenzio e non so dove tu abbia visto le mie carni per desiderale tanto... e non so perchè tu abbia voluto il mio corpo per poi andartene con il grido dell'ultima morte.. se mi avessi strappato il cuore o tolto l'unico arto che mi fa male o scollato le mie giunture non avrei sofferto tanto come quando tu un giorno insperato mi hai tolto la pelle dall'anima..]

   
 
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