Salveeee...
questa
è la prima fanfic che pubblico, nonostante sia rimasta per
anni chiusa in
formato cartaceo nei meandri
della mia
libreria. Quindi necessita di un processo di revisione alquanto
accurato. Spero
di ricevere molte recensioni (sia positive che negative eh, non fatemi
mancare
nulla).
Questo
primo capitolo porta il nome di una canzone che mi piace molto (ok
scopro
subito le mie carte: in realtà le canzoni che non mi
piacciono sono poche!!) di
cui esistono infinite cover ma conosciuta ai più come
facente parte della
colonna sonora del film "Il matrimonio del mio migliore amico". A
questo
proposito, la canzone in sé può non avere a che
fare con l'argomento trattato
nel capitolo ma il titolo dovrebbe rispecchiarne i sentimenti ivi
presenti.
Spero
che la mia storia vi piaccia!
CAP.
1 -
WISHIN’ AND HOPIN’
Era
la prima giornata davvero
calda dall’inizio della primavera. Se non fosse
già passato un anno (cosa che
faticava a credere) avrebbe potuto facilmente immaginarsi impegnato
negli
allenamenti precedenti al Torneo in cui aveva ucciso tutti quegli
esseri umani.
Anche allora si era allenato spesso all’aperto, visto che per
Trunks la camera
gravitazionale risultava troppo impegnativa se utilizzata a lungo. E
proprio
quello scansafatiche di suo figlio l’aveva pregato di
allenarsi insieme in
giardino per godersi la bella giornata, salvo poi piantarlo in asso
all’arrivo
del moccioso di Kakaroth. Mentre spronava il suo fisico scultoreo a
migliorarsi
sempre di più sentiva gli schiamazzi dei due bambini che
facevano gare di tuffi
nella piscina che il padre di Bulma aveva fatto installare
quell’inverno. Per
quale motivo si ostinava a permettere che Trunks frequentasse il figlio
di
Kakaroth? Quel moccioso era ancora più fannullone di lui, se
possibile. Avrebbe
dovuto dire a quello stupido del suo rivale di provvedere…
Quanto a Trunks
aveva poche speranze ormai. Bulma l’aveva talmente
contaminato col suo sangue
di pigra terrestre e coccolato e viziato fin dalla nascita che
c’era da
meravigliarsi che non andasse in giro vestito da femmina. Dopo i fatti
di Majin
Bu persino lui era stato più indulgente; questo
perché Trunks aveva imparato da
quella diabolica volpe di sua madre quali tasti premere per ottenere la
sua
approvazione.
“Vegeta,
lo sai che tra poco
compirò 40 anni, vero?”
Ecco,
se avesse contato il numero
di seccanti interruzioni dall’inizio
dell’allenamento ora probabilmente si
sarebbe aggirato intorno al centinaio. Sì, perché
oltre ad essere stato
scaricato da suo figlio ad allenarsi in uno stupido giardino, sotto uno
stupido
albero, aveva dovuto sorbirsi le osservazioni sgradite di Bulma che
aveva
deciso di piazzarsi proprio lì accanto con sdraio e rivista,
vaneggiando a proposito
di “posto
soleggiato” e “direzione del
vento”.
“Ti
ho fatto una domanda Vegeta!”
Il
sayan sbuffò frustrato.
Dannata donna!
“E
allora?” le disse con il suo
miglior tono sprezzante, sperando che lei capisse che non era proprio
disposto
a perdere tempo in sciocche chiacchiere.
“E
allora pensavo che dovresti
farmi un regalo, per cui ho scritto su questo foglietto cosa mi
piacerebbe
ricevere.” disse lei sventolando un cartoncino ripiegato, con
la sua tipica
espressione “prova a dirmi di no”.
“Tsk.
Ridicolo.” si limitò a
mormorare Vegeta, rialzandosi dal suo esercizio e dirigendosi verso il
tavolino
accanto a lei per raggiungere la sua bottiglia d’acqua
ghiacciata.
“Oh
andiamo, Vegeta! È un
traguardo importante per una donna, non lo sai? Tutte le mie amiche
hanno fatto
una grande festa. Io ti chiedo solo un regalino…”
Vegeta
finì di scolarsi la
bottiglia guardandola di sottecchi. In quei dieci anni aveva imparato a
conoscerla troppo bene per non intuire che tramava qualcosa.
Perché chiedergli
un regalo che avrebbe potuto benissimo comprarsi da sola?
“Non
ho intenzione di comprarti
un regalo per i 40 anni che non dimostri!” rispose con
indifferenza, tornando
sotto l’albero per una sessione di flessioni.
Bulma
non aggiunse nulla e Vegeta
cercò di trattenere invano un sorriso compiaciuto.
Decisamente anche lui sapeva
quali carte giocare per ottenere quello che voleva.
Bulma
rimase un attimo
interdetta. Che faccia tosta! Rifiutarsi di accontentarla facendole un
complimento rappresentava decisamente una nuova frontiera nella
strafottenza di
Vegeta. Decisamente non poteva sentirsi arrabbiata con lui dopo che le
aveva
detto (a modo suo ovviamente) che sembrava più giovane.
Oltretutto i
complimenti di Vegeta erano così rari, spesso relegati alle
quattro mura della
loro camera da letto, da non poter essere ignorati.
Forse
non era la giornata buona
per dirglielo. In fondo aveva tenuto il broncio tutto il pomeriggio
perché Trunks
aveva preferito giocare con Goten (chi era il bambino di nove anni tra
i due???),
non sembrava il momento giusto per proporglielo.
Dannazione!
Perché non poteva
metterlo di fronte al fatto compiuto? Quello era decisamente
più nel suo stile
e lui l’amava così, un po’ pazza e
testarda, incline a fare le cose di testa
sua. Lui avrebbe borbottato un po’ sul come si era permessa
di non chiedere il
suo benestare, giusto perché da bravo principe dei sayan
considerava sprecata
una giornata senza ribadire l’orgoglio della sua razza e la
sua autorità su
tutto ciò che lo circondava. Poi, se lei fosse stata in una
giornata “no”
avrebbero litigato e fatto pace con il sesso, altrimenti con un paio di
moine
avrebbe risolto tutto e alla fine Vegeta sarebbe stato contento.
Si
scacciò una mosca dalla gamba
e tornò ad osservarsi attentamente come faceva poco prima di
interrompere
Vegeta. Le sembrava che il suo corpo stesse iniziando a tradirla. Ogni
giorno
scopriva qualche nuova, piccola imperfezione e questo la mandava fuori
di testa.
Addirittura se si fermava a pensarci troppo a lungo cominciava ad
accusare i
sintomi tipici dell’ansia.
Aveva paura di invecchiare,
ma tutte le sue
forze non sarebbero bastate a fermare il tempo. Quel fortunato di
Vegeta invece
sembrava non cambiare mai! Ancora le donne se lo mangiavano con gli
occhi
quando portava Trunks al parco o la accompagnava a fare shopping.
Bhe… anche
lei era ancora oggetto di attenzioni ma per un uomo era diverso, no?
Una donna
si scomodava a guardare un uomo solo se questo assomigliava a qualche
celebrità
e quel farabutto di Vegeta aveva il fascino perfettamente intatto di
dieci anni
prima.
In
quel momento Trunks arrivò
correndo e grondante d’acqua, chiamandola a gran voce.
“Ehi,
mamma! Io e Goten vogliamo
la merenda, ce la vieni a preparare?”
“Sì,
ma asciugati o ti prenderai
un raffreddore. Anche tu Goten.” disse rivolta al bambino che
li aveva
raggiunti.
“Mamma,
io voglio un baozi!”
disse Trunks litigandosi con Goten l’unico
asciugamano
disponibile.
“Oh,
sì! Anche io Bulma, ti prego!”
“Va
bene, va bene! Andiamo
dentro, bambini.” disse, strofinando amorevolmente i capelli
impregnati dall’odore
del cloro delle due piccole pesti.
Prima
di andarsene rivolse un
ultimo sguardo a Vegeta. Non dava segni di voler smettere tanto presto,
ma lei
non poteva più aspettare.
“
Ehi, tesoro! La mia richiesta è
ancora qui se ti interessa!”
Vegeta
le rispose con il solito “Tsk!”
Fece
in modo che dal punto in cui
si trovava Vegeta fosse ben visibile il cartoncino, infilato tra le
pagine
della rivista, e si diresse verso casa. Non avrebbe resistito, curioso
com’era.