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Autore: Chichi_chan    15/04/2012    0 recensioni
Il mio primo capitolo. Siate buoni. Breve introduzione: I nostri eroi si trovano ancora una volta alle prese con un cadavere, anche se questa volta sembra essere stato proprio Simon ad ammazzarla senza una buona spiegazione. Ma sarà stato davvero il ragazzo o c'è qualche dettaglio che sfugge alla nostra sgangherata combricola?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sentii morire mentre il cadavere cadeva a terra, sbattendo violentemente la testa contro lo spigolo del mobile, facendo schizzare una buona dose di sangue contro il muro da poco ripulito. Lo sguardo attonito dei presenti appena giunti si posò sul ragazzo moro, paralizzato.
«Cazzo! Cazzo Simon!» la ragazza dalla pelle scura e i capelli ricciolini lo spostò di forza stringendosi le mani tra i capelli, battendo i piedi a terra con forza una o due volte «Cazzo! Cazzo! Ancora! Un'altra assistente sociale...»
«N-non...io non volevo. Era già morta quando sono arrivato» bisbigliò lui, con il fiato corto e lo sguardo terrorizzato.
«L'abbiamo vista tutti cadere per terra!» Kelly deviava di tanto in tanto lo sguardo per non fissarsi troppo su quel corpo.
«Ma io non centro!» insistette il ragazzo con la paura che gli rivoltava lo stomaco, con la gola secca per il respiro affannato.
«Fuori un'altra assistente sociale! Tombola! Magari il prossimo non scassa le palle con quelle stronzate dei bagni! Andiamo, chi non la fa fuori per divertimento?» guardarono tutti Nathan con disappunto e le mani di Curtis lo spinsero via con forza. Simon non ebbe tempo di spiegare, che tutti s'erano già affrettati ad esaminare la ragazza.
«Levati dalle palle!» e il ragazzo dai capelli ricci si schiacciò alla parete per evitare di cadere per terra, continuando a ridere.
Curtis si chinò sul cadavere, sfiorandole gli occhi vitrei, le labbra ancora semi aperte, voltandosi poi a cercare con lo sguardo i suoi compagni. Per l'ennesima volta complici di un banale errore. Per l'ennesima volta a ragionare sullo smaltimento improvvisato di un cadavere.
«Ahhh. Cazzo! Come hai fatto? Ha la testa distrutta. E' pieno di sangue.» protestò Alisha con il disgusto tra le labbra.
«Forse dovremmo spostarla da lì...» suggerì Kelly, sbirciando con le labbra piegate il corpo senza vita della ragazza bruna. Aveva all'incirca ventisette anni e questa volta di Lei sapevano poco o nulla per dirla tutta, se non che avesse una passione per i vestiti Vintage e che avesse una macchina che macinava a fatica la poca strada dal centro di recupero a casa sua.
«Forse aveva un ragazzo...» suggerì Alisha mordendosi il labbro inferiore.
«Che importa, tanto è morta! Che vuoi fare, andare dal suo ragazzo e dirgli "Ehi ciao, abbiamo ammazzato la tua ragazza, ora potrei usare il tuo bagno per andare a pisciare?"» Nathan si chinò sul cadavere, giocando con le palpebre della ragazza, chiudendole e aprendole «Viva, morta, ora viva, ora morta» ma fu bloccato da Curtis che lo spinse ancora lontano.
«Ti dispiace?»
Rimasero a fissare la ragazza sul pavimento. La macchia di sangue si espandeva a macchia d'olio e di lì a poco qualcuno avrebbe potuto far capolino dal corridoio per andare verso gli spogliatoi. Simon si rannicchiò contro la parete del muro. Sembrava pesargli terribilmente la morte di quella ragazza. Diceva che era già morta al suo arrivo, ma tutti erano certi di averla vista cadere per terra.
Imbracciarono il cadavere silenziosamente, trascinandola sino allo stanzino degli attrezzi, poggiandola accanto al secchio e al moccio imbevuto di detersivo per i pavimenti.
«Che si fa?» domandò Kelly, stringendosi le braccia sotto al seno, continuando ad osservare il corpo a terra.
«Possiamo sotterrarla nel giardino...» suggerì Nathan con una scrollata abbondante di spalle.
«Certo così, quando taglieranno l'erba la settimana prossima si troveranno per caso le zolle spostate» si intromise Curtis.
«Bhe, allora usa il tuo cazzo di potere e torna indietro nel tempo prima che Simon la ammazzi!» incalzò il ragazzo, allargando le braccia.
«Non è così semplice...» la voce di Curtis si sollevò irritata, facendo sobbalzare Alisha.
«Bhe...potremmo bruciarla.» suggerì Alisha, senza avvicinarsi troppo.
«Bruciarla. Bhe è l'idea migliore che abbia sentito in tutta la conversazione» Kelly sembrò accogliere a pieno la decisione e viste le prospettive nessuno ebbe da obbiettare al riguardo. Era quanto di meglio fossero riusciti a ricavare e il tempo stringeva.
«Voi due cercate della benzina, noi tre cerchiamo uno spazio dove possa evitare di dare nell'occhio!» disse Alisha indicando Curtis e Kelly, unendosi a Simon e Nathan uscendo dallo stanzino «Bloccate la porta, per precauzione»
«Forse qualcuno dovrebbe rimanere qui.» suggerì Curtis, osservando i presenti, soffermandosi su Nathan.
«Nooo. Io la balia ad un fottuto cadavere non la faccio!» rispose Nathan, dandosi una grattata veloce al basso ventre, scrollando le gambe e dirigendosi alla ricerca del necessario per poter bruciare il cadavere.
«Resto io con Lei.» e Simon, con lo sguardo ancora colmo di dispiacere, si accostò alla porta dello stanzino poggiandovisi pesantemente.
«Va bene. Tra dieici minuti tutti qui.» suggerì Curtis, allontanandosi velocemente con il gruppetto.

Il corriodio sembrava terribilmente silenzioso e il peso di quella colpa gravava sul senso di colpa del ragazzo moro che ora stava poggiato alla porta dello stanzino di peso. Sapeva più di tutti anche se non voleva dirlo. Sapeva che era nuova, che aveva un modo grazioso di ridere e di arricciare il naso. Simon era un tipo da piccoli particolari e non era passata inosservata quella piccola fede di oro bianco sul medio della mano. Sapeva che adorava i libri gialli e che non si perdeva mai una puntata di quella nuova telenovelas spagnola; aveva notato che ad una certa ora si affrettava sempre a tornare a casa. Forse aveva anche qualche gatto, visti i residui di pelo presenti sui maglioncini leggeri che solitamente indossava. Erano tutti dettagli inutili al momento. Dettagli che non l'avrebbero fatta tornare indietro.
Accostò per sicurarezza l'orecchio alla porta dello stanzino, deglutendo e tenendo gli occhi bene aperti. Non voleva correre il rischio che fosse ancora viva e che finisse bruciata per errore. Poteva essere una delle ennesime vittime della tempesta e avere qualche potere del quale nessuno era a conoscenza.
Silenzio.
Nessun suono.
Era davvero morta stecchita.
Non aveva fatto nulla, eppure si sentiva in colpa comunque. L'aveva vista in piedi, barcollante, con la bocca che schizzava sangue e gli occhi che sembrano chiedergli aiuto, ma non aveva fatto in tempo ad afferrarla prima che si sbilanciasse indietro, sfracellando la testa contro lo spigolo del mobile.
«Ehi!» Simon sobbalzò letteralmente, voltandosi di scatto. Inquadrò una figuretta bassa, terribilmente pallida con una nicchia di capelli biondi e lisci; avvolta da quella tuta arancione. Lavorava anche lei ai servizi sociali, ma nei suoi ricordi quel viso non compariva nemmeno una volta.
«...Chi sei?» chiese di botto, schiacciandosi contro la porta dello stanzino con forza.
Lo guardò con una certa compassione nello sguardo, eppure in un certo lato sembrava parecchio divertita.
«Mi chiamo Lain, sono arrivata ieri. Ho distrutto il vetro di una macchina per rubarla e...eccomi qui!» esordì cinguettando, muovendo la mano a mezz'aria con un gesto plateale.
Il panico iniziava a salire. Il cuore accellerava di colpo e sembrava fermarsi a piccoli intervalli. Forse si aspettava qualcosa indietro, una qualunque presentazione, un saluto più cordiale, ma Simon era paralizzato a fissarla, immobile.
«Hai piantato le radici davanti a quella porta? Presumo sia lo stanzino» disse, indicando quella porta in metallo alla quale Simon sembrava incollato.
«No.» rispose secco il ragazzo, con gli occhi carichi di terrore.
«Ma c'è scritto stanzino...» rise lei, avanzando di un passo e Simon si irrigidì ancora di più.
«E' quello vecchio. Il materiale è stato spostato.» non gli venne in mente nulla di più, bloccato dal terrore che potesse mettere mano alla maniglia e aprire quella porta rivelando l'orribile crimine che non aveva commesso.Nessuno gli credeva.
«Molto divertente, ora fammi prendere il necessario o non finirò mai...» lei rideva, ma il ragazzo non sembrava avere la minima intenzione di spostarsi di un solo millimetro.
«No. Non puoi.»
«E perchè mai? Avanti, levati.» stava quasi per bloccarle le mani, quando un'urlo spezzò il silenzio. Un'urlo terrorizzato.
«AHHHHHHH! E' MORTA! E' MORTA! ODDIO! SALLY E' MORTA!» Lain osservò Simon di scatto, precipitandosi lungo il corridoio, correndo il più veloce possibile.
Ci fu un calo di tensione che fece vibrare la luce contro le pareti. Un suono di lampadina bruciata e il corriodio rimase avvolto nel buio mentre le urla si propagavano insistenti.
Qualunque cosa avesse ucciso l'assistente sociale, Simon non era il colpevole. L'assassino in questione s'aggirava per il corriodio, con il favore del buio...
  
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