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Autore: imago    10/11/2006    5 recensioni
Breve pagina auto-celebrativa scritta dalla fine.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nemmeno una pagina di quelle che sono solo frasi vuote che non vogliono impressionare nessuno, tantomeno me stessa. Scritte di getto perché adesso non potrei scrivere nulla avvalendomi della facoltà di pensare.

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Breve pagina auto-celebrativa scritta dalla fine.


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Sono ciò che non è stato, non è e mai sarà.

Sono la negazione dell’esistenza.

Sono l’antonomasia di tutti i non.

Non sono, eppure sono, perché dell’essere, come una ricca signora nella sua pelliccia strappata alle ossa di un animale scuoiato, io mi ammanto.

Questa è una pagina senza inizio, gloriosa e autobiografica, scritta dalla Signora più potente e vecchia, più amata e temuta, più ambita, più infamata, più acclamata, più antica; e celebrata. Il mio nome è scritto su tutti i libri, è la parola sospirata da un sopravvissuto e l’ultima straziata di un fidanzamento fallito, il lamento di un nostalgico, l’esultazione al termine di un duro lavoro; pensata, urlata, sussurrata, intesa, io anniento, lavo, origino e concludo.

E incombo su tutto come Destino Ultimo, democraticamente equanime, che voi siate uomini o animali, vivi o inanimati.

Dama anziana e canuta, gaio sorriso nel volto scarno dagli occhi di pietra, padrona discreta dell’essere. Io non rubo e non chiedo, non chiamo né estorco. Il tutto fluisce verso di me, come sotto l’effetto di una dolce ipnosi, e io lo accolgo nel mio abbraccio, inesorabile, materno, assassino.

Sono la più catastrofica e distruttiva calamità naturale alla quale niente può sottrarsi, ineluttabile costante della nascita e dell’inizio.

La Morte è solo uno dei miei aspetti. Sono l’addio di due amanti, i fazzoletti bianchi sventolati al salpare di una nave, il “tornerò” del marito alla vedova, sono tutti i tramonti, sono l’Apocalisse.

Miserevole mendicante, Regina sul suo scranno, padrona di un bordello di ricordi, sposa vecchia e cadente del Tempo. Il passato è il sacro santuario delle vittime che mieto, catacombale esposizione delle salme di ciò che è stato.

E ogni cosa l’attendo al varco, terribile, seducente, squallida; a piedi nudi sulla strada lastricata dell’oblio e la mite pazienza dell’eternità. Pronta a spogliarla della sua esistenza e di quest’ultima goccia d’inchiostro.  


Fine.

  
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