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Autore: Ila_1D    15/04/2012    1 recensioni
Piccola storia buttata giù così oggi, spero vi piaccia.Recensite dicendomi qualsiasi cosa vogliate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo seduta sul letto con gli avambracci poggiati sulle cosce a fissare l’orologio, finalmente suonò la campana delle undici.Uscii di corsa dalla mia cella per andare alla mensa, l’unica cosa bella del riformatorio è che durante le due “ricreazioni” la guardia mi dava il mio ipod e potevo ascoltare loro,gli One Direction. Quando due mesi fa mia sorella è venuta a trovarmi, sapendo che amo la musica, me li ha fatti ascoltare e da lì non ne posso fare a meno. Ho dovuto essere una “prigioniera” modello per un mese per poter ascoltarli in quei 15 minuti di pausa. Dopo sei mesi in quel posto finalmente ero tornata a sorridere ascoltando le loro canzoni o guardando le foto, domani sarei uscita, volevo incontrarli, mandarli una lettera in cui gli ringraziavo per avermi salvata. Quando fu il momento di andarmene, restai un secondo sulla soglia della porta a guardare quella cella che mi aveva fatto da casa e mi specchiai di certo ero cambiata dal primo giorno in cui ero entrata lì:il nero della tintura se ne era andato facendo ritornare i miei capelli di quel biondo grano che le altre ragazze mi avevano sempre invidiato, i miei occhi verdi non erano più contornati dal nero, i vestiti che indossavo quando ero entrata non gli sentivo più miei. Londra mi era tanto mancata ed adesso nel sedile posteriore di una macchina guidata da mia sorella , la stavo di nuovo ammirando. Il giorno seguente andai a fare i lavori socialmente utili. Stavo sul ciglio della strada a canticchiare, quando notai che sulla strada era finita una lattina, controllai se la via fosse libera e andai a raccoglierla ma una macchina arrivò a tutta velocità,ricordo solo di essere caduta a terra poi è tutto sfocato.
Aprii gli occhi sbattendoli più volte, non riconobbi la stanza in cui ero ma capii che era un ospedale “Ehi” disse una voce alla mia sinistra, mi girai per vedere chi fosse e lo riconobbi subito “Niall? Niall Horan?” “Mi conosci?” rispose lui “Certo!Che ci fai qui?” “Ecco…” cominciò abbassando la testa e grattandosela “Sono stato io ad investirti, mi dispiace tanto” alzò lo sguardo triste “Non ti preoccupare,sto bene” risposi abbozzando un sorriso che lui ricambiò “Quindi…sei una nostra fan?” “Una delle più grandi” disse mai sorella entrando in quel momento nella stanza e venendo ad abbracciarmi “Ehi, Jen,come stai?” le chiesi subito “Bene non sono io quella dentro un letto e con una gamba rotta.In ogni caso sono solo passata per salutarti ora devo andare a lavoro, non posso essere licenziata. Ci vediamo dopo” mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò “ Che ci facevi su quella strada?” riattaccò Niall il discorso “Lavori socialmente utili” accompagnai quelle parole con una smorfia “Perché sei andata in riformatorio?Se non sono indiscreto” “Non è una storia che racconto con molta facilità,magari un’altra volta” “Si,scusa” sorrisi per fargli capire che non doveva scusarsi. I cinque giorni successivi furono magnifici era sempre lì,affianco al mio letto, mi teneva la mano, mi aiutava a mangiare e mi faceva ridere, ridere come non ridevo da tempo. La sera del quinto giorno entrò nella stanza una persona che non avrei mai voluto vedere “Ciao, piccola, come stai?” “Luke” dissi con tono di disprezzo “Vedo che ti ricordi ancora chi sono” “E chi si scorda la persona che ti manda in galera e ti ci lascia.E non mi chiamare piccola” “Mi porti ancora rancore? Non sarai un po’ ridicola?!” “Ridicola?Ma come ti permetti, togliti dalla mia vista e ringrazia il cielo che io stia su un letto altrimenti ora tu saresti già morto” gli urlai svegliando Niall, che era seduto sul divano “Che succede?” disse schiarendosi la voce “Niente se ne sta andando” gli risposi poggiando la testa sul cuscino girandola dall’altra parte “No,non è vero. Io resto qui quanto voglio, tu sei roba mia” “Roba tua?Non credo proprio e ora vattene” “E dai Ali” si avvicinò al letto e cercò di prendermi al mano “Per te Alison,anzi non mi chiamare proprio” lui si avvicinò ancora di più “L’hai sentita?” Niall si alzò di scatto e andò verso di lui, erano faccia a faccia.Luke era più alto e grosso, sapevo come sarebbe finita e conoscendo Luke aveva anche un coltello nel giubbotto così premetti il pulsante per chiamare l’infermiera e quando arrivò le dissi che la presenza di Luke era indesiderata e non mi faceva bene alla salute, lui protestò ma alla fine gli agenti della sicurezza lo portavano via. Vederlo lì con due agenti che lo tenevano sotto braccio per broccarlo mentre lui divincolava le gambe mi ricordava una scena che nella mia testa era nitida, mi vennero gli occhi lucidi “Tutto bene?” disse Niall avvicinandosi e stringendomi la mano “Vuoi ancora sentire la mai storia?” Fece cenno di si e si sedette. “I miei genitori sono morti un anno e mezzo fa, prima mia madre perché si era trovata nella banca sbagliata al momento sbagliato, la stavano rapinando e dovevano far capire che non scherzavo, così i rapinatori decisero di sparare a qualcuno. Mio padre non resse la pressione e circa una settimana dopo si buttò da un palazzo-Niall mi strinse ancora di più la mano- Avevo 16 anni e mia sorella 19, siccome era l’unico parente che avevo la mia custodia fu affidata a lei, che dovette crescere in fretta.Non potemmo più permetterci la casa e dovemmo trasferirci in periferia, in un brutto quartiere.Mia sorella non riusciva a trovare lavoro e come se non bastasse ebbe un incidente, nulla di grave ma si doveva operare e noi non avevamo un assicurazione.Avevo sentito di un gruppo di ragazzi che guadagnavano molto, non onestamente, ma a quel punto della mia vita non mi importava, troppa rabbia avevo dentro. All’inizio cominciai a fare solo il palo, o chi distraeva le persone, guadagnavo e cominciai a prenderci gusto. Ebbi una storia con il ‘capo’ Luke e cominciai ad avere ruoli sempre più importanti, entrai in un vortice in cui non vedevo l’uscita. Una sera dovevamo rapinare una piccola gioielleria, la settimana dopo era il compleanno di mia sorella e non mi dispiaceva portarle qualcosa.Non c’era nessuno ma avevano installato un sistema di sicurezza, noi non lo sapevamo ancora, Luke tirò fuori una pistola, mi spaventai subito e gli chiesi a cosa servisse, non doveva esserci nessuno e rispose che era solo per sicurezza.L’allarme scattò,Luke non esitò due secondi mi lanciò la pistola,che afferrai subito per paura che in caso di caduta sarebbe partito uno sparo,cercò di andarsene ma la polizia arrivò e lo prese,proprio come prima.Mi ricordo  le luci lampeggianti,il suono della sirena che mi rimbombava nelle orecchie e lo sguardo di mia sorella quando arrivammo in centrale.” Il ricordo di quello sguardo di delusione e amarezza mi spezzò di nuovo il cuore,strizzai gli occhi,gettai un po’ la testa indietro sul cuscino,deglutii e feci un respiro profondo per continuare “Il giorno prima del processo Luke mi venne a trovare, gli dissi subito che doveva dire che la pistola era sua ma lui rispose che siccome ero minorenne e avevo una storia famigliare difficile non mi sarebbe accaduto nulla, mi ripeté più volte di non fare il suo nome perché avrebbe pagato i migliori avvocati e che per farlo doveva stare fuori. Mi fu affidato un avvocato d’ufficio perché Luke non si vece né vedere né sentire,cercai di spiegare che la pistola non era mia ma non mi credettero.Fui mandata in riformatorio e l’unica cosa che mi ridiede il sorriso e che me lo da ancora oggi è la vostra musica, siete stati il mio salvagente per uscire dal vortice. I vostri testi mi facevano venire i brividi e le vostre voci mi facevano sentire felice.Ecco questa è la mia storia” “Non capisco come le nostre canzoni possono fare così tanto per una persona” “Voi non avete idea di quanto potete significare ma non solo per ragazze con storie come le mie ma anche per tante altre.Per le vostre vere fan siete più di cantanti, siete molto di più”
 Il giorno dopo conobbi anche gli altri ragazzi della band e tutti insieme, con mia sorella, mi portarono a casa. Mi vergognavo a farli vedere dove vivevo.Era davvero malmessa, il tetto aveva un buco, la facciata era ricoperta di graffiti e una delle finestre era senza il vetro “Ecco siamo arrivati” disse mia sorella “Abitate qui?” Chiese Liam restando ma non con tono dispregiativo “Si” dissi abbassando la testa “Ehm, che ne dite se state da noi?Abbiamo tanto spazio, vi cederò casa mia” disse Niall “Non ci serve la vostra carità grazie!” risposi bruscamente scendendo dalla macchina “Ehi, ehi ,ehi” Niall mi prese per il polso e mi fece voltare “Scusa non volevo mancarti di rispetto” “E’ solo che nella vita non mi è mai piaciuto che la gente avesse pietà di me” “Non è pietà è che,insomma –abbassò la testa- mi piaci…C’è sei una ragazza simpatica e la tua storia è davvero interessante” “Non l’avrei definita proprio interessante ma comunque accetto l’invito”. La casa di Niall era spaziosa e molto accogliente:si entrava in un corridoio che terminava nella cucina direttamente collegata con il salotto e da lì c’era un altro corridoio in cui si trovavano le quattro stanze da letto e i quattro bagni.La parete della cucina/salotto era tutta di vetro e affacciava su un magnifico giardino. “Wow” Riuscii solo a dire “Vabbè io vado a sistemare le nostre cose in camera” esitò un attimo Jessica “Ah si, sono di là, scegli quella che vuoi” le rispose sorridendo Niall poi quando lei se ne andò si girò verso di me “Che ne dici se pranziamo insieme? Solo noi due” In quel momento non potevo vedermi ma ero certa di essere arrossita “Ehm, si molto volentieri, dove?” “Purtroppo non è facile uscire senza che le fan ci vedano quindi mangeremo qui a casa” “Va benissimo” risposi sorridendo. “Che vuoi fare ora che sei….” Cominciò Niall mentre eravamo seduti a mangiare della pasta “Fuori di prigione?” risi e poi ripresi il discorso “Ho sempre voluto fare la ballerina o l’insegnante ma non sono sicura che con il mio passato mi facciano avvicinare ad una scuola” “Non essere tragica, si accorgeranno di che persona meravigliosa sei e cambieranno idea” sorrise e si avvicinò a me spostandomi i capelli dietro l’orecchio destro, mi stavo sciogliendo nei suoi occhi blu “Tanto per dire, anche se rovinerò il momento, io e Jessica non resteremo qui per molto, troveremo un lavoro entrambe e prenderemo una casa” “Come vuoi, in ogni caso per me non è un problema” fece una pausa e poi riprese a parlare “E per la cronaca non hai rovinato il momento” e mi baciò.
Ero seduta sul divano a bere una tazza di cioccolata calda con la foto dei mie genitori in mano mentre ripensavo a quella storia e a quanto loro sarebbe stati felici per me.Erano passati tre anni ormai, i primi tempi avevo trovato lavoro come ballerina in alcuni video musicali e riuscivo a contribuire al pagamento di casa mia e di mia sorella,mi ero anche messa a studiare per diventare insegnante.Ora vivo con Niall, che continua a realizzare il suo sogno con la band, qualche volta ballo ancora in un video musicale ma più che altro mi concentro sul lavoro di maestra di scuola elementare, che dopo tanto lavoro,forza di volontà e l’aver implorato la preside sono riuscita ad ottenere. Quando Niall è in tour mi fa compagnia mia sorella Jessica, suo marito Bill e il loro adorabile figlio Trevor. Finalmente posso dire di essere felice e pensare che tutto questo è stato possibile grazie alla loro musica,chissà dove sarei ora altrimenti.Diedi un bacio alla foto sussurrando un “Mi mancate” e la rimisi nel portafoglio,posai la tazza sul tavolo e mi diressi in cucina dove erano tutti riuniti a giocare a carte “Ehi, eccoti, dov’eri finita?” chiese sorridendo Niall “Stavo solo pensando, ora datemi le carte” gli diedi un bacio sulla fronte e mi sedetti sorridendo.
  
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