I Quattro Piccioncini Killer
Il guscio si spaccò, e un ammasso apparentemente informe di piume, pelle, e viscida sostanza rossastra fuoriuscì dall’uovo.
Come gelosi del progresso che il primogenito aveva appena compiuto, gli altri tre piccioncini decisero di fare lo stesso, apparendo poi tutti insieme, orribilmente deformi, piccoli e indifesi, davanti agli occhi della loro madre.
La femmina di piccione sorrise alla sua prole, trattenendo a stento una lacrimuccia e portandosi le ali al petto, dietro cui, sotto un robusto manto di piume nere, stava nascosto un piccolo cuoricino palpitante.
“Oh, i miei tesori!” Esclamò, entusiasta e commossa.
I mostriciattoli pigolarono felici e affamati, chiedendo subito attenzione e affetto: cose che mamma piccione certamente non avrebbe fatto mancare loro fino a che non sarebbero stati abbastanza grandi da cavarsela da soli.
Così, dopo averli nutriti a sazietà, li accolse tutti protettivamente nel suo grembo, raccontando loro la favola della buonanotte, mentre, al di là dei rami del grande albero in cui stavano, impazziva un temporale furibondo.
“Questa è la storia di quattro piccioncini che abitavano
tutti in un alberello in mezzo al bosco. Un giorno la mamma piccione disse loro:
“Piccioncini, io vado a cercare il pranzo, voi
non vi allontanate!”
E loro risposero “Va
bene mamma!”'.
Ma quando la mamma se
ne andò, i quattro piccioncini uscirono dal nido e andarono a cercare il lupo
cattivo: la sua fama di grande mangiatore era giunta fino a loro, e non
vedevano l’ora di cenare con lui. Svolazzando di qua e di là, lo riconobbero
attraverso la finestra di una graziosa casetta ai margini del loro bosco: al
momento stava sonnecchiando, probabilmente la famiglia di cappuccetto rosa (N.D.A.: la cugina più tonta di cappuccetto rosso) era stata
particolarmente saziante.
Arrivati dunque davanti
alla porta, bussarono.
toc toc
"chi è?"
chiese il lupo sazio, coricato nel letto.
"Siamo i
piccioncini killer!" risposero i piccioncini.
Il lupo rise. “E io
sono la fata turchina!”
"C'é anche la
nonna?" Chiesero loro, in coro, senza ascoltare la sua battutaccia.
"Oh, ci puoi
scommettere: è qui dentro insieme alla nipotina!" Rispose il lupacchione,
accarezzandosi soddisfatto il gran pancione.
"Va bene, allora
entro e vi mangio!" Dissero i pulcini.
"Accomodatevi
pure!” li invitò il lupo, ironizzando sulle parole dei suoi ospiti.
I quattro piccioncini
non se lo fecero ripetere due volte, e entrarono tutti assieme
Non appena
inquadrarono il lupo, che non si era neanche preoccupato di voltarsi a guardarli,
gli saltarono addosso e lo divorarono tutto con i loro piccoli becchi, strappando
le carni e squarciando le pelli con gli artigli fino a che della belva più
feroce del bosco che impauriva tutti quanti, umani e non, non rimasero che un
mucchio di ossa. E ugual sorte toccò a coloro che
erano stati da lui ingurgitati in un solo boccone.
Quando tornò a casa,
la mamma fu felice di trovarli tutti seduti nel loro nido.
"Siete stati
bravi, tesori miei?" Chiese loro.
"Certo mamma!" risposero quelli, con gli occhietti
scintillanti.
“Bene! Allora vi
meritate appieno il premio che vi ho portato!" Sorrise la brava genitrice,
indicando con un'ala il gregge di pecore accecate e strangolate che giaceva ai
piedi del loro albero.
Fu così che i
piccioncini vissero per sempre felici e contenti, alimentando la loro fame e
distruggendo qualsiasi cosa gli fosse intorno.
FINE!”
“No mamma! E’ già finita la storia?”
Chiese il bimbo mettendo il broncio.
La giovane donna portò gli occhi al
soffitto, scocciata, chiudendo con un colpo secco il libro e facendolo evanescere con l’ausilio della bacchetta.
“Non rincominciare, Draco! Non
ricominciare proprio con queste lamentele! Dormi! Ti ho raccontato la storia per
dormire e ora devi dormire!” Gridò, alzandosi di scatto.
Ma il bimbo, già sotto le coperte, si mise
in fretta seduto, trattenendola per una delle lunghe
maniche del meraviglioso abito di seta che indossava.
“Ma io non ho sonno, voglio un’altra
storia!”
“I bambini, a quest’ora, devono dormire,
Draco! –scandì con irritazione la dama bionda, strattonando il suo abito e
riuscendo così a fare perdere la presa al figlio, che si rimise a letto senza
speranze – Oltretutto io devo andare da tuo padre, ti ricordo
che c’è una cena molto importante stasera al Manor.
Impara a comprendere l’importanza della
vita in società: l’apparenza è tutto nel nostro mondo. E non vuoi di certo
apparire come un pusillanime che ha ancora bisogno delle favole della buona
notte per addormentarsi, non è vero Draco? Perché è questo che tutti penseranno,
non appena sapranno il motivo del mio ritardo.”
A quelle parole il bambino aggrottò
bruscamente la fronte, trattenendo con forza il fiato e abbassando lo sguardo
con colpevolezza. La madre, gongolante per aver finalmente colpito nel segno ed
essere riuscita ad ottenere ciò che voleva, ghignò e, dopo aver augurato la
buonanotte al figlioletto, uscì dalla grande camera, spegnendo le luci.
Una volta nel corridoio, dopo essersi data
una risistemata all’elaborata acconciatura si avviò verso
Più quel bambino cresceva, più diventava
irritante: a cinque anni era già insopportabile. A breve l’avrebbe dato in
affidamento ad un precettore privato, cosicché potesse diventare un perfetto
erede Malfoy senza che lei dovesse rinunciare ad essere una perfetta
Lady Malfoy.
Velocizzò il passo: aveva sentito il
tipico rumore della materializzazione nel vicino ingresso, e il pendolo segnava
già le sette, ora dell’appuntamento.
Un sorriso le illuminò il bel volto
aristocratico, fino ad allora indurito da una forte nota
di irritazione: il Grande Ballo dell’Equinozio di Autunno aveva oramai preso
inizio, finalmente era ora di divertirsi!