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Autore: krinolampra    11/11/2006    3 recensioni
Draco scosse la testa, indicando il calderone. “La pozione… non riesco a farla.”
“Non è per quello che sei così nervoso.” Disse però lei, senza spostare il suo sguardo dorato da lui.
“No, è vero… ho solo… qualche casino per la testa.” Cedette lui
“Ancora per quella storia?” Chiese lei, dispiaciuta.
“Ancora per quella storia… ne parli quasi come fosse una sciocchezza. – sbottò il biondo, allontanandosi e iniziando a camminare nervosamente per la stanza - Sì, ancora per quella storia Granger… perché quella storia, come dici tu, è tutta la mia vita… e non è poi così facile levarsela dalla testa.”
Genere: Dark, Drammatico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Quattro Piccioncini Killer

I Quattro Piccioncini Killer

 

Il guscio si spaccò, e un ammasso apparentemente informe di piume, pelle, e viscida sostanza rossastra fuoriuscì dall’uovo.

Come gelosi del progresso che il primogenito aveva appena compiuto, gli altri tre piccioncini decisero di fare lo stesso, apparendo poi tutti insieme, orribilmente deformi, piccoli e indifesi, davanti agli occhi della loro madre.

La femmina di piccione sorrise alla sua prole, trattenendo a stento una lacrimuccia e portandosi le ali al petto, dietro cui, sotto un robusto manto di piume nere, stava nascosto un piccolo cuoricino palpitante.

“Oh, i miei tesori!” Esclamò, entusiasta e commossa.

I mostriciattoli pigolarono felici e affamati, chiedendo subito attenzione e affetto: cose che mamma piccione certamente non avrebbe fatto mancare loro fino a che non sarebbero stati abbastanza grandi da cavarsela da soli.

Così, dopo averli nutriti a sazietà, li accolse tutti protettivamente nel suo grembo, raccontando loro la favola della buonanotte, mentre, al di là dei rami del grande albero in cui stavano, impazziva un temporale furibondo.

 

Questa è la storia di quattro piccioncini che abitavano tutti in un alberello in mezzo al bosco. Un giorno la mamma piccione disse loro:

 “Piccioncini, io vado a cercare il pranzo, voi non vi allontanate!”

E loro risposero “Va bene mamma!”'.

Ma quando la mamma se ne andò, i quattro piccioncini uscirono dal nido e andarono a cercare il lupo cattivo: la sua fama di grande mangiatore era giunta fino a loro, e non vedevano l’ora di cenare con lui. Svolazzando di qua e di là, lo riconobbero attraverso la finestra di una graziosa casetta ai margini del loro bosco: al momento stava sonnecchiando, probabilmente la famiglia di cappuccetto rosa (N.D.A.: la cugina più tonta di cappuccetto rosso) era stata particolarmente saziante.

Arrivati dunque davanti alla porta, bussarono.

 

toc toc

 

"chi è?" chiese il lupo sazio, coricato nel letto.

"Siamo i piccioncini killer!" risposero i piccioncini.

Il lupo rise. “E io sono la fata turchina!”

"C'é anche la nonna?" Chiesero loro, in coro, senza ascoltare la sua battutaccia.

"Oh, ci puoi scommettere: è qui dentro insieme alla nipotina!" Rispose il lupacchione, accarezzandosi soddisfatto il gran pancione.

"Va bene, allora entro e vi mangio!" Dissero i pulcini.

"Accomodatevi pure!” li invitò il lupo, ironizzando sulle parole dei suoi ospiti.

I quattro piccioncini non se lo fecero ripetere due volte, e entrarono tutti assieme

Non appena inquadrarono il lupo, che non si era neanche preoccupato di voltarsi a guardarli, gli saltarono addosso e lo divorarono tutto con i loro piccoli becchi, strappando le carni e squarciando le pelli con gli artigli fino a che della belva più feroce del bosco che impauriva tutti quanti, umani e non, non rimasero che un mucchio di ossa. E ugual sorte toccò a coloro che erano stati da lui ingurgitati in un solo boccone.

 

Quando tornò a casa, la mamma fu felice di trovarli tutti seduti nel loro nido.

"Siete stati bravi, tesori miei?" Chiese loro.

"Certo mamma!" risposero quelli, con gli occhietti scintillanti.

“Bene! Allora vi meritate appieno il premio che vi ho portato!" Sorrise la brava genitrice, indicando con un'ala il gregge di pecore accecate e strangolate che giaceva ai piedi del loro albero.

Fu così che i piccioncini vissero per sempre felici e contenti, alimentando la loro fame e distruggendo qualsiasi cosa gli fosse intorno.

FINE!”

 

 

 

 

 

 

“No mamma! E’ già finita la storia?” Chiese il bimbo mettendo il broncio.

La giovane donna portò gli occhi al soffitto, scocciata, chiudendo con un colpo secco il libro e facendolo evanescere con l’ausilio della bacchetta.

“Non rincominciare, Draco! Non ricominciare proprio con queste lamentele! Dormi! Ti ho raccontato la storia per dormire e ora devi dormire!” Gridò, alzandosi di scatto.

Ma il bimbo, già sotto le coperte, si mise in fretta seduto, trattenendola per una delle lunghe maniche del meraviglioso abito di seta che indossava.

“Ma io non ho sonno, voglio un’altra storia!”

“I bambini, a quest’ora, devono dormire, Draco! –scandì con irritazione la dama bionda, strattonando il suo abito e riuscendo così a fare perdere la presa al figlio, che si rimise a letto senza speranze – Oltretutto io devo andare da tuo padre, ti ricordo che c’è una cena molto importante stasera al Manor.

Impara a comprendere l’importanza della vita in società: l’apparenza è tutto nel nostro mondo. E non vuoi di certo apparire come un pusillanime che ha ancora bisogno delle favole della buona notte per addormentarsi, non è vero Draco? Perché è questo che tutti penseranno, non appena sapranno il motivo del mio ritardo.

A quelle parole il bambino aggrottò bruscamente la fronte, trattenendo con forza il fiato e abbassando lo sguardo con colpevolezza. La madre, gongolante per aver finalmente colpito nel segno ed essere riuscita ad ottenere ciò che voleva, ghignò e, dopo aver augurato la buonanotte al figlioletto, uscì dalla grande camera, spegnendo le luci.

Una volta nel corridoio, dopo essersi data una risistemata all’elaborata acconciatura si avviò verso la Sala dei Ricevimenti.

Più quel bambino cresceva, più diventava irritante: a cinque anni era già insopportabile. A breve l’avrebbe dato in affidamento ad un precettore privato, cosicché potesse diventare un perfetto erede Malfoy senza che lei dovesse rinunciare ad essere una perfetta Lady Malfoy.

Velocizzò il passo: aveva sentito il tipico rumore della materializzazione nel vicino ingresso, e il pendolo segnava già le sette, ora dell’appuntamento.

Un sorriso le illuminò il bel volto aristocratico, fino ad allora indurito da una forte nota di irritazione: il Grande Ballo dell’Equinozio di Autunno aveva oramai preso inizio, finalmente era ora di divertirsi!

 

  
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