[Questa
storia partecipa all'iniziativa "C.I.A.
- Chi ha Incastrato l'Auror" - organizzata dal gruppo Facebook
"Cercando chi dà la roba alla Rowling [Harry/Hermione]"
Tua Hermione.
Probabilmente
era impazzito;
No,
anzi, sicuramente era impazzito.
Non
c'era altra spiegazione possibile al fatto che Harry Potter si
trovasse di fronte alla vecchia casa dei Dursley, i suoi zii, di
domenica pomeriggio.
Chiunque
l'avesse conosciuto, anche un minimo, avrebbe pensato che avesse
qualche rotella fuori posto a voler tornare nel luogo in cui era
stato cresciuto con tutto, fuorché la comprensione e l'amore
di cui
necessita un bambino.
Nemmeno
Harry riusciva a capacitarsi del fatto di essere finito proprio
lì.
Prima di smaterializzarsi nell'ingresso di Grimmauld Place, dove
conviveva con Ginny da tre anni, non si era prefissato una meta
precisa; aveva desiderato solamente andare via. Scappare.
Da
cosa, forse, non lo sapeva nemmeno lui. O forse sì, ma non
voleva
ammetterlo a se stesso un'altra volta.
Guardò
per un altro momento la facciata familiare della casa degli zii che,
negli anni, aveva perso un po' di colore. Dopo la guerra, i Dursley
avevano deciso di non tornare nella loro vecchia casa; con immensa
sorpresa di Harry. In seguito al loro ritorno dalla Grecia, dove si
erano rifugiati per sfuggire a Voldemort, avevano deciso di
ricominciare vita e di trasferirsi più a nord di Londra;
così, la
loro casa era rimasta disabitata per lungo tempo. In realtà,
molti
residenti in Privet Drive - in seguito a ripetuti attacchi di
Mangiamorte durante la guerra - se n'erano andati, e ora, da quel che
Harry poteva notare, non erano rimaste che poche famiglie sparse qua
e là nel quartiere.
Harry
spostò lo sguardo al cielo e chiuse gli occhi un istante,
mentre la
tiepida brezza pomeridiana gli scompigliava maggiormente i capelli
corvini. Ma non poté sottrarsi al ricordo troppo recente e
meraviglioso da cui stava scappando: una giovane donna dai
capelli
bruni gli sorrideva, avvolta in uno stupendo vestito da sposa.
Riaprì
immediatamente gli occhi e scosse la testa.
Non
doveva pensare.
Rivolse
un'ultima occhiata alla casa e decise di entrarvi, comunque, non
aveva nulla di meglio da fare.
Era
tutto esattamente come lo ricordava: l'intonaco delle pareti, i
pavimenti con la moquette che zia Petunia puliva con attenzione
ossessiva quasi ogni giorno, la cucina... l'unica differenza era
l'assenza della possente e costosa mobilia scelta con cura da zio
Vernon, che se n'era andata insieme a loro. Mentre percorreva da
parte a parte le enormi stanze, Harry pensò che quella casa
dava
ormai un senso di desolazione, così com'era adesso; nulla a
che
vedere con lo splendore semi aristocratico raggiunto ai tempi dei
Dursley, ma forse, sembrava meno una prigione adesso di allora.
Salì
le scale fino al piano superiore e raggiunse la sua stanza. Quando
aprì la porta non fu per nulla sconvolto dello spettacolo
raccapricciante che si trovò di fronte: la sua era l'unica
stanza
della casa ad essere rimasta interamente come prima della partenza
dei Dursley, mobili compresi; non fu quindi una sorpresa scoprire che
i Mangiamorte vi avevano fatto irruzione buttando oggetti a terra,
saccheggiando e scrivendo insulti
su tutti i muri. Poco importava ora, pensò Harry, la guerra
era
finita e lui aveva vinto; quelle scritte non significavano
più
nulla, non gli procuravano più quell'immane peso sullo
stomaco che
lo faceva sentire come se soffocasse ad ogni minimo, nuovo rumore.
Harry
diede una rapida occhiata al proprio letto: le lenzuola e le coperte
erano state squarciate in più punti, il cuscino era una
palla di
piume gettata da un lato; nemmeno il materasso era stato risparmiato,
bucato in più punti anch'esso. La scrivania era stata
rigata, i
cassetti erano aperti, alcuni fuori posto o a terra, e sulle poche
parti visibili di superficie vi erano altre scritte minacciose.
Il
pavimento era messo peggio di tutti: il legno del parquet quasi non
si vedeva nascosto sotto tutta quella massa informe e appiccicosa di
cianfrusaglie; e fu forse nel momento in cui Harry notò un
vecchio
barattolo di lucido per manici di scopa aperto sopra quel che
rimaneva del suo vecchio libro di Trasfigurazione, che si rese conto
che quelle erano le sue cose.
Pensò istintivamente ai
regali degli amici - che in alcuni casi dovevano essere costati una
fortuna - ai suoi libri, sui quali aveva fatto con Ron ogni sorta di
conversazione non verbale durante le lezioni a Hogwarts; e a tutte
quelle piccole cose, all'apparenza insignificanti, che determinano il
passato di una persona. E, con il senso di malinconia accentuato a
quella vista, si chinò a cercare qualcosa che non avrebbe
saputo
definire nemmeno lui.. forse, qualcosa che gli ricordasse di
sé.
Avrebbe potuto ripulire e aggiustare tutto con la magia, certo, non
che non ci avesse pensato, ma molte di quelle cose erano
così mal
ridotte che un incantesimo, probabilmente, avrebbe fatto solo
più
danni.
Ritrovò
alcuni vestiti e un maglione fatto dalla signora Weasley anni prima,
tutti squarciati o macchiati di inchiostro, pergamene con appunti di
Pozioni e Incantesimi, qualche accessorio del suo Kit di Manutenzione
per Manici di Scopa, alcune vecchie piume spezzate e qualche altro
libro di scuola. Niente di lei. Pensò, e
con lungo sospiro,
si mise a sedere sul pavimento.
Alzò
lo sguardo al soffitto, e i suoi occhi si fecero umidi a quel
ricordo, ma stavolta non lo evitò;
La
ragazza con l'abito da sposa gli sorrideva.
Lui
conosceva fin troppo bene quel volto, quel sorriso.. l'aveva studiato
in ogni minimo particolare in quegli ultimi anni.
«Allora,
Harry? Ti piace?» gli aveva domandato.
Piacergli?
Aveva pensato Harry, trattenendo un sorriso.
«Sei
meravigliosa». Lei era arrossita.
Poi
l'aveva guardato con espressione seria;
«Dici
davvero? Voglio dire.. ti piace davvero?»
Sì,
Hermione. Mi piace da impazzire. Mi piaci da impazzire.
Ripensò
Harry, mentre i suoi occhi si inumidivano sempre più.
Ma
non sono io quello a cui deve piacere. Non sono io lo sposo.
Una
lacrima scivolò solitaria lungo la sua guancia, e lui,
prontamente,
la levò con un gesto della mano.
Hermione
si sarebbe sposata due giorni dopo, e lui non poteva fare niente.
Non
avrebbe mai più potuto fare niente da quel momento in poi.
Era
giusto così. Aveva continuato, anzi, avevano continuato, a
ripetersi
per anni.
Ma
quanto era veramente giusta quella situazione? Quanto?
Ricacciò
indietro l'impeto di rabbia che stava per invaderlo.
Non
aveva senso arrabbiarsi; non avrebbe cambiato le cose.
Decise
di alzarsi, non c'era nient'altro da fare lì e doveva
tornare, ormai
era quasi sera...
Fu
proprio in quel momento che, spostando lo sguardo per mettersi in
ginocchio, notò un pezzo di pergamena dall'aria molto
vecchia,
spuntare da sotto il letto.
Ebbe
una strana sensazione, così lo prese e iniziò a
leggere: dopo poche
righe spalancò gli occhi per lo stupore: era una vecchia
lettera di
Hermione!
A
giudicare dalla data in alto a destra, doveva averla spedita prima
dell'inizio del loro terzo anno a Hogwarts. Continuò la
lettura:
Ron mi ha scritto raccontandomi della sua telefonata con tuo zio Vernon. Spero che tu stia bene.
Harry
ridacchiò; ricordava bene quella telefonata! Zio Vernon era
andato
su tutte le furie! Era stato uno dei momenti più divertenti
della
sua vita!
Sorrise
teneramente a quelle parole: sempre premurosa e dolce, Hermione.
Anche allora.
Harry
ebbe una fitta al cuore al ricordo della sua candida, e altrettanto
premurosa, civetta delle nevi.
Ti
ho comprato questo regalo via gufo, c'era la pubblicità
sulla
Gazzetta del Profeta (me la faccio recapitare qui, è bello
tenersi
aggiornati sulle novità del mondo della magia).
Le
righe successive erano macchiate e poco leggibili; Harry credette di
ricordare che Hermione parlasse di Ron, lesse la parola "Egitto",
quindi doveva essersi riferita in qualche modo alla vacanza fatta da
Ron e dalla sua famiglia in Egitto, anni prima. Poi riprendeva:
Tua
Hermione
La
lettera proseguiva per un altro paio di righe, ma il cuore e la mente
di Harry si bloccarono in quel punto, e lui rimase a fissare la
pergamena;
"Tua
Hermione"
si ripeté, sorpreso.
Sua?
Sorrise;
un calore improvviso gli invase il cuore facendolo intenerire davanti
all'ingenuità e alla dolcezza di quella Hermione tredicenne,
già
allora sempre pronta ad aiutarlo, sempre al suo fianco. Una Hermione
che, probabilmente, allora nemmeno immaginava quale sarebbe stato
diverso il significato di quel "tua", molti anni più
tardi.. ah, beata adolescenza! Ma
ormai erano grandi, la vita li aveva fatti crescere, li aveva
cambiati.. e adesso Hermione stava per sposare Ron..
Il sorriso di Harry si fece nuovamente malinconico. Ricordava benissimo il momento in cui aveva capito di amare Hermione e, forse, di averla sempre amata. Era accaduto nella tenda, durante la ricerca degli Horcrux; l'assenza di Ron aveva reso l'aria fin troppo intima per loro, in quella tenda.. così, una sera, era successo.. si erano quasi baciati. E poco prima si erano guardati in un modo che Harry non avrebbe dimenticato mai. Era stato allora che l'aveva capito; in un momento, tutto nella sua mente era diventato chiaro e aveva avuto senso. E non avrebbe dimenticato mai nemmeno la sensazione di impotenza e la tremenda disperazione che l'aveva colto subito dopo, per l'impossibilità di quell'amore. Sensazione che durava ancora oggi e, probabilmente, sarebbe durata per sempre.
Appallottolò
rapidamente la lettera e se la ficcò in tasca, alzandosi:
era
l'unica cosa che desiderava portarsi via.
Purtroppo
non aveva più tempo per i ricordi; doveva andarsene. Doveva
tornare
indietro e comportarsi da uomo, affrontando qualunque
avversità e
qualunque scoglio si sarebbe trovato di fronte. Era una promessa che
aveva fatto a se stesso e alla sua Hermione: andare
avanti,
nonostante tutto. Certo che la vita avesse comunque qualcosa da
offrirgli, anche al fianco di Ginny.
E,
con un ultimo sospiro, si avviò verso la porta, lasciando
indietro i
ricordi e la sua giovinezza; deciso a gioire per Ron il giorno del
suo matrimonio e cercando di essere felice per lui e Hermione, in
qualche modo. Avrebbe fatto quello che doveva, ciò che ci si
aspetta
dall'altruista Harry Potter, e così Hermione. Nulla
più, nulla
meno. Non aveva certezze per il futuro; l'unica cosa certa era che
sarebbe stata comunque, sempre e dovunque, una vita piena di magia; e
che, anche se non poteva avere il futuro che desiderava, le persone
che amava e aveva amato sarebbero state sempre e comunque al suo
fianco.
"Ricordare
il passato serve per il futuro, così non ripeterai gli
stessi
errori: ne inventerai di nuovi."
Groucho Marx
Note
E
anche questa è fatta! ^_____^
Beh,
che dire? Diciamo che sono soddisfatta a metà di questa
storia, è
venuta meglio di quanto sperassi in alcuni punti, ma il finale non mi
convince del tutto. Voi che dite? Passabile?
Fatemi
sapere!
Un bacione a kiki2604 che dovrà farmi da recensore per questa storia! Perdonami, so che non è un granché! Spero che almeno tu sia riuscita ad arrivare alla fine!
Un salutone a tutte le ragazze del gruppo Facebook "Cercando chi dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)"!
Alla prossima!
Aggiunte
Vestito
da sposa di Hermione: Vestito
da sposa
La lettera scritta da Hermione è stata presa da: "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban - Capitolo 1: Posta via gufo (pagina 14, edizione Salani)" di J.K. Rowling.
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