"Sei un netto concentrato di apatie, empatie. Lo sai vero?"
Però, capiscimi quando dico che non è possibile vivere aggrappati alla tristezza. Non ce la faccio, non voglio.
E non è possibile che mi manchino continuamente abbracci e persone da cui riceverli.
Non è possibile che io non mi sforzi di alzarmi e andare a prendermeli, sotto la luna.
Ti dico che non è possibile questo forzato, voluto isolamento. Non è possibile che io voglia dimenticarti.
Che non guardi più quelle foto, che mi sforzi di non cancellarti via.
Dimmi se riesci a capirmi, sotto questa invisibile scorza di pensieri ingarbugliati, contraddizioni e storie che non vogliono nascere.
Sono uno specchio contro il mondo: nel vuoto, fisso tutto senza poter riuscire a far niente. Perché tu non me l'hai insegnato, come si fa.
Tu riesci a spiegarti questa improvvisa voglia di non vivere? Mi dici perché mi si oscura la vista e il futuro è un'utopia più che mai?
Ho provato a scrivere, ho provato ad associarti a una sola parola in tutto l'universo. Una parola che non ho trovato.
Una parola che non ho sognato, mentre cercavo di chiudermi fuori e prendermi una pausa dal mondo.
Mi dirai che sono senza senso e senza senso sono destinata a morire.
(Oh, Dio. Non voglio una morte stupida.)
Sì, sono senza senso.
Ma voglio ributtarmi sui libri e imparare stati d'animo che non conosco, voglio conoscere me stessa perché non mi riconosco più; abbandonarmi e ritrovarmi ancora.
Tu non me l'hai insegnato come si fa, mi hai lasciata con parole che non hai detto mai e io mi sto perdendo.
Non so nemmeno come farò a riconoscere quella parte di te che profumava di sicurezza e complicità, là fuori nel mondo.
Stop, mi fermo. Mi prendo una pausa da me; dal mondo; da te.
"Io non sono destinato a rimanere. Io me ne andrò da qui. Lo sai...vero?"