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Autore: Bitter_sweet    11/11/2006    5 recensioni
Uscire nel cuore della notte, all'insaputa di tutti gli altri. Solo per poter ancora una volta rimanere ancorata a lui, rimanere nel suo calore ed assaporare il suo profumo. Mentire e sperare, al tempo stesso di non essere e di esser scoperta per finire quella triste maratona fatta di menzogne.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sin and Sinner

Piccola One-shot senza pretese.

I personaggi di One Piece sono di Eiichiro Oda.

 

 

 

 

 

 

Sin and Sinner

-Peccato e Peccatore-

 

 

Dover aspettare il silenzio assoluto è snervante. Sembra quasi che nessuno abbia mai intenzione di dormire la notte. Ed io aspetto, impaziente, l’arrivo di quel dolce silenzio, unico custode quanto la luna del mio segreto. Un segreto che divora l’anima, facendomi sentire in colpa verso tutti loro. Loro che hanno fiducia in me, che si fidano ciecamente di me. Fanno male. Non merito la loro fiducia, ma loro, non si accorgono di nulla.

 

Ciò che accade, accade nelle ore più oscure e silenziose, quando nessuno è sveglio, caduti tra le braccia di Morfeo in un sonno ristoratore che li protegge. Li protegge dalle bugie che io do loro, infrangendo quella muta promessa che ci siamo scambiati quando abbiamo iniziato a navigare assieme. Nessuna bugia tra noi. Nessun segreto.

 

Sono stata la prima a trovarmi d’accordo con quel concetto, eppure sono stata la prima ad infrangerlo. Mi viene da ridere, di me stessa e di loro, perché non hanno capito e forse non capiranno mai.

 

 

Un lieve scricchiolio. Robin si è girata su un fianco, volgendo le spalle alla porta.

 

Questo è il segnale di via libera.

 

Nel corso del tempo ho imparato a riconoscere ogni minimo particolare di loro, e so per certezza che ora Robin è sprofondata in un sonno pesante e non si accorgerà della mia assenza.

 

Scivolo fuori dal letto. Sono ancora vestita come durante il giorno, troppa l’impazienza che giungesse questo momento per perdere tempo nel dovermi cambiare.

 

Ora i movimenti da compiere sono uguali ad ogni altra notte.

 

Tre passi e c’è la sedia. Afferro la maglia lasciata lì appunto per stanotte.

 

Cinque passi e mi fermo.

 

Afferro i sandali che, una volta sul ponte, indosserò.

 

Poso la mano sulla maniglia e aspetto.

 

Robin si gira ancora per trovare la posizione più comoda. Il momento che aspettavo.

 

Abbasso la maniglia e scivolo fuori dalla stanza richiudendomi silenziosamente la porta alle spalle nell’esatto momento in cui Nico trova la posizione giusta.

 

Mi fermo ancora con la maniglia tra le dita tendendo le orecchie.

 

Nessun rumore proviene al di là della porta.

 

Tutto come sempre, monotono nella sua uguaglianza.

 

Dovrei esser felice per ciò, un'altra notte fatta. Un’altra notte in cui sono riuscita a farla franca non facendomi scoprire, eppure… eppure mi ritrovo a sperare di esser scoperta, per non dover più mentire a loro e liberarmi così di questo peso che ogni notte che passa si fa sempre più pesante sulle mie spalle. Un pesante fardello da sopportare il mio, però anche se so che potrei liberarmene in qualunque momento, non lo faccio. Per paura, per timore di sentirmi dire che ho tradito la loro fiducia. Ma se solo uno di loro mi scoprisse tutto sarebbe più semplice. O no?

 

Forse sono solo codarda.

 

Sì, di sicuro sono troppo codarda perché ammetta tutto questo.

 

Mi volto.

 

Uno, due, tre, quattro e cinque.

 

Sono davanti alla porta che da alla stanza dei ragazzi. Controllo sempre anche loro, che nessuno sia sveglio. Infatti, il loro russare mi giunge alle orecchie e mi fa sorridere. Li faccio lavorare troppo, forse.

 

Conto ancora i passi che mi separano dagli scalini che mi porteranno da lui.

 

So che lui è già lì fuori ad aspettarmi. Anche quando tutto ciò è cominciato lui era già lì fuori, sembrava proprio aspettare me anche se non era vero. O forse sì.

 

Uno scalino.

 

Rabbrividisco appena al contatto dei miei piedi nudi sul freddo legno.

 

Due scalini.

 

Stringo più forte i sandali nella mano. Sono agitata ma so il perché.

 

Tre scalini.

 

Sento lo stomaco stringersi per l’agitazione. Non mi sono ancora abituata a ciò, eppure ormai sono mesi che ripeto come un automa queste operazioni la notte.

 

Quattro scalini.

 

La luna mi appare illuminandomi. Bella come sempre.

 

Cinque scalini.

 

Un grugnito mi arriva alle orecchie. Rufy.

 

Sei scalini.

 

Lo scalino scricchiola sotto al mio peso. Scalino maledetto.

 

Mi fermo con il cuore che pompa velocemente adrenalina. La paura si fa sentire più forte di prima. Se mi scoprissero andare sul ponte come una ladra, cosa farei?

 

Mentirei.

 

Questo lo so fare bene e mi risulterebbe molto semplice, più che dire la verità che tanto vorrei dire.

 

Sì, sono una codarda, me ne rendo conto da sola.

 

Sette scalini.

 

Continuo con la mia salita. Nessuno si è accorto di nulla.

 

Otto scalini.

 

Ancora uno e sarò arrivata alla meta agonista.

 

Nove scalini.

 

Metto il capo fuori scrutandomi attorno. Nessuno in vista.

 

Esco silenziosa e veloce come un gatto. Poso i sandali e li infilo ai piedi cercando di placare i tremiti del mio corpo. La notte è fredda in questo periodo. Infilo la maglia a maniche lunghe e penso a lui. Come sempre. Occupa i tre quarti dei miei pensieri ormai. Sia di giorno che di notte. Anche quando sono con lui, tra le sue braccia, la mia mente vola sempre e solo a lui. Sentimenti e pensieri a senso unico.

 

Mi dirigo verso i miei mandarini, luogo d’incontro con lui.

 

Prendo un profondo respiro mentre salgo i gradini -ultimo ostacolo- che mi separano da lui.

 

Dovrei calmarmi ma non ci riesco, il mio cuore batte all’impazzata nel mio petto sapendo che tra breve lo vedrò e potrò crogiolarmi nel suo calore, respirare il suo profumo virile così da uomo.

 

Sì, sono completamente pazza. O completamente, pazzamente, innamorata di lui.

 

Una ragazzina alla prima cotta. Perché anche se non è stato il primo, è il primo di cui mi sia innamorata.

 

Innamorata sul serio, non quelle stupide cotte dettate solo da attrazione fisica. Non che non sia attratta da lui anche fisicamente, solo una pazza non sarebbe attratta da quel corpo granitico e scolpito, ma provo qualcosa di puro, che mi fa sentire le farfalle nello stomaco solo al suo pensiero, che mi fa battere il cuore a mille quando lo vedo e che mi fa volare quando mi bacia o anche solo quando mi sorride in quel modo così dolce, così poco consono a lui.

 

Il suo sorriso è unico ed è solo mio, un privilegio del quale ringrazio Dio di esser stata la predestinata a riceverlo.

 

Anche ora è dipinto sulle sue labbra.

 

Mi ha visto e me ne fa dono. Dono che io ricambio avvicinandomi a lui e baciandolo su quelle labbra calde e soffici che si incastrano a perfezione con le mie. Due pezzi di un puzzle.

 

Mi aggrappo a lui come un naufrago alla scialuppa di salvataggio, divorando e lasciandomi divorare da quelle labbra come se finalmente potessi respirare veramente.

 

È la mia droga. Non mi separerei mai da lui e lui nemmeno da me. Lo, lo sento da come mi stringe forte al suo petto, lo sento dal battito irregolare del suo cuore, irregolare quanto il mio.

 

Due corpi, un cuore che batte all’unisono per entrambi.

 

Mi stringo di più a lui, poggiando il capo sul suo petto a sentire il suo cuore battere così forte. Le sue mani percorrono la mia schiena e non posso fare a meno di rabbrividire al suo sensuale tocco.

 

“Hai freddo?”

 

Lo ribacio ancora prima di rispondere.

 

“No, non preoccuparti.”

 

L’ennesimo bacio e le sue braccia che si stringono attorno al mio corpo. Una presa ferrea ma dolce. Sa che potrebbe spezzarmi in due, sia fisicamente che emotivamente, se solo lo volesse. Ma non lo fa. E io, di questo gli sono grata. Preferirei la morte a ciò.

 

 

Ci ritroviamo seduti a terra, lui appoggiato con la schiena al parapetto della nave, io appoggiata al suo torace, seduta tra le sue gambe, occhi chiusi e sorriso sulle labbra nel sentire la sua grande e calda mano callosa tra i miei capelli in una ripetuta carezza.

 

Un dolce contatto. Pensare che fino a qualche mese prima non avrei scommesso un solo berry sul fatto che fosse anche dolce. Devo ricredermi. Sa essere anche più dolce e smielato di Sanji a volte, ma non lo ammetterebbe mai, troppo orgoglioso.

 

“Nami.”

 

La sua mano si è fermata. La sua voce è tesa.

 

Alzo lo sguardo per guardarlo in faccia, ma il suo volto è voltato di lato. Sento che c’è qualcosa che lo turba.

 

Mi scosto quel tanto che basta per guardarlo in viso.

 

È serio come poche volte lo è stato in vita sua.

 

“Zoro?”

Ho paura di sentirmi dire parole che non voglio ascoltare. Parole che mi indichino la fine di questa storia nata per caso e nascosta persino alla luce del sole.

 

“Zoro.”

 

Raddolcisco il tono e con una mano gli accarezzo una guancia.

 

Lui si gira verso di me e posso leggere nei suoi occhi il tormento, lo stesso che si può leggere nei miei. Tormento per aver tradito la fiducia dei nostri amici, tormento per aver infranto una promessa.

 

Lo bacio, sfiorando le sue labbra, per poi perdermi in qualcosa di più passionale ma dolce e delicato al tempo stesso.

 

“Io…”

 

Lo fermo posandogli un dito sulle labbra.

 

“Lo so…”

 

E mi sorride, triste.

 

So cosa vorrebbe fare, perché è la stessa identica cosa che vorrei fare io. Ammettere tutto ai nostri amici, per non dover più mentire, per non dovermi più nascondere, per poter vivere alla luce del sole la nostra storia, il nostro amore.

 

“Non so però…”

 

Prendo un respiro profondo ed abbasso lo sguardo.

 

“Ho paura.”

 

Lo ammetto alla fin fine.

 

È stato semplice mettere da parte l’orgoglio. Ma avrò fatto bene a mostrarmi debole dinnanzi a lui?

 

“Anch’io.”

 

Sì.

 

Poso il capo sulla sua spalla.

 

“Possiamo parlarne domani?”

”Ok.”

 

Torna ad accarezzarmi il capo, posando un bacio tra i miei capelli.

 

Mi illudo in questa serenità, sperando domani di trovare il coraggio di ammettere apertamente la verità. Ma so già che non lo troverò, né domani, né il giorno dopo, né quello dopo ancora. non riuscirò mai a trovare il coraggio di ammettere questo mio peccato quale è l’amore.

 

So per certo che lui non mi sforzerà, peccatore quanto me.

 

Ora non so più chi dei due abbia peccato per primo.

 

Chi è il peccato e chi il peccatore.

 

Ma poco mi importa. In questo momento sono felice e questo mi basta.

 

Perché sono tra le braccia del mio peccato e peccatore al contempo, quanto lo sono io.

 

 

 

   
 
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