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Autore: Hil 89    17/04/2012    7 recensioni
Quel giorno per Angelina Jhonson George Weasley e' sempre stato particolarmente triste, ma una chiacchierato con il loro primogenito li aiutera' a superare quell'immenso dolore causato dalla Grande Guerra. Fatemi sapere cosa ne pensate! Buona lettura, HiL
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley Jr | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mamma, mi racconti di Zio Fred?



Angelina Johnson in Weasley quella mattina di inizio aprile stava finendo di preparare la colazione, il sole era alto nel cielo e gli uccelli cantavano sul davanzale della finestra.
Un leggera malinconia guidava i suoi gesti, in fin dei conti ne lei ne suo marito si sarebbero mai potuti dimenticare di quel giorno.


Quella data era impressa a fuoco nelle loro menti e nei lori cuori.
Quel dolore che insieme erano riusciti a superare, ritornava vivo in loro in quei giorni.
Ogni anno come se fosse il primo.


Però il destino ci viene incontro ogni tanto e la nascita del loro primogenito aveva regalato ad entrambi un briciolo di speranza.
In risposta al suo richiamo silenzioso, un bambino di circa sei anni entrò proprio in quel momento in cucina: capelli rossi caratteristica primordiale di un ramo della sua famiglia, carnagione leggermente olivastra e quegli occhi così simili ai suoi.
Azzurri.
Allegri, vivaci, spensierati, limpidi.
Vivi.
“Ciao mamma!” esclamò il piccolo Weasley andando subito ad abbracciarla, “Buon giorno, tesoro. La colazione è quasi pronta” rispose la donna baciandogli una guancia. Il bambino le sorrise in modo biricchino, mostrando quasi con orgoglio la mancanza di un dentino, che rendeva il suo sorriso ancora più sbarazzino.
Si sedette al tavolo continuando ad osservare i movimenti della madre ai fornelli, si appoggiò ad una mano con la guancia mentre addentava un biscotto al cioccolato e quando incontrò lo sguardo scuro della madre sorrise mentre lei gli appoggiava una tazza di latte caldo fumante, rigorosamente al cioccolato, davanti al naso.
“Grazie!” Angelina sorrise e si accomodò di fronte al figlio con una tazza di caffè tra le mani, lo guardò inzuppare una quantità esagerata di biscotti in quella povera tazza e scoppiò a ridere riconoscendo in quei movimenti gli stessi gesti di suo padre.
“Mamma?”
“Dimmi”
“Ti posso chiedere una cosa?”
“Certo, tesoro. Quello che vuoi”
Il bambino la guardò negli occhi e poi le fece quella domanda che sapeva che prima o poi sarebbe arrivata.

“Mamma, mi racconti di zio Fred?”

A sentire il suo nome uscire dalle labbra del figlio, il cuore della ex Grifondoro si fermò per un istante. Un sorriso malinconico colorò il suo viso, poi annuì.
“Abbiamo studiato insieme ad Hogwarts, eravamo nella stessa casa: Grifondoro. Avevamo la stessa età, quindi seguivamo insieme tutte le lezioni. Lui e tuo padre erano i gemelli più dispettosi di tutta la scuola!” Angelina sorrise al ricordo di due giovani ragazzi, identici in tutto, correre in giro per i corridoi della scuola a fare scherzi.
Il piccolo Fred sorrise, “Davvero? Facevano tanti scherzi?!”
“Altroché! È proprio tra quelle mura che è nata l’idea di aprire il negozio di tuo padre! Avevano deciso di iniziare l’attività finita la scuola. E  così fecero. Grazie anche all’aiuto di zio Harry”
Il bambino ascoltava con attenzione il racconto di sua madre: le ore passate tra i libri, gli scherzi che suo padre e lo zio che non aveva mai potuto conoscere facevano a tutte le ore del giorno, i pomeriggi a Hogsmade, le vacanze passate insieme, le partite di Quidditch.
“Eri una cacciatrice?!” esclamò il bambino, “Non me l’avevi mai detto!”
La donna scoppiò a ridere, “Si. Papà e Fred facevano i battitori, zio Ron il nostro ultimo anno era il portiere e zio Harry era il cercatore.”
“Che bello!”
“Già, ci divertivamo molto, soprattutto contro i Serpeverde” la bruna strizzò l’occhio al figlio, passandosi una mano tra i capelli, sapendo che prima o poi la curiosità smisurata del bambino si sarebbe spinta molto oltre a quelle semplici domande.
“Gli volevi molto bene allo zio, vero mamma?”
Angelina gli sorrise e non rispose subito alla sua domanda perché i suoi pensieri volarono lontano.


Il Ballo del Ceppo.
Il loro primo bacio sulla Torre di Astronomia.
La loro prima volta sulle sponde del Lago Nero una notte di luna piena.
Il suo sorriso.
I suoi occhi.

E poi quel maledetto giorno.


Prima di parlare annuì soltanto, “Gli volevo molto bene. Amavo Fred” rispose con voce malferma, incrinata dall’emozione di quel ricordo, “Tu lo ricordi molto, sai tesoro.”
“Davvero?”
Angelina sorrise, “Qui” gli rispose toccandogli il naso, “Qui” continuò indicandogli la bocca, “Qui” sfiorandogli gli occhi, “E qui!” concluse scompigliandogli i capelli rossi.
“Hai il suo stesso sorriso e la sua voglia di scoprire. Sei vivace e spensierato proprio come era lui” continuò con un sorriso dolce che le illuminò il viso.
Era vero, il suo bambino glielo ricordava in tutti i gesti che faceva.
Quando rideva, quando sorrideva, quando camminava, quando correva, quando la tempestava di domande, quando giocava con il padre, quando parlava con George.
In tutto.

Fred aveva fatto loro quel regalo dal cielo.


“Ti manca tanto, vero? Credo che anche papà senti la sua mancanza, soprattutto quando è al lavoro. Tu cosa dici, mamma?”
“Mi manca tanto, hai ragione. E credo che anche papà senta la sua mancanza, però abbiamo te che ce lo ricordi in ogni gesto che fai e non solo per il tuo nome” gli rispose con dolcezza accarezzandogli una guancia.
“Allora sarò sempre contento e sorriderò sempre, così non lo dimenticherete mai!” rispose il bambino alzando la mano destra come un giuramento.
Angelina scoppiò a ridere e con un gesto veloce della mano si asciugò quella lacrima che era sfuggita al suo controllo dopo la dichiarazione di suo figlio.
“Sai Fred, in fondo non potremmo mai dimenticarci di lui. Perché le persone che amiamo non ci lasciano mai veramente, possiamo sempre ritrovarle qui dentro ogni volta che abbiamo bisogno di sentirli vicino a noi” disse appoggiando la mano all’altezza del suo cuore.
Il piccolo Weasley sorrise e annuì convinto, “Sai mamma, avrei tanto voluto conoscerlo. Vorrei che fosse qui cosi ne tu ne papà soffrireste. Vorrei che lavorassero insieme cosi papà non si sente solo al negozio. Vorrei che  durante le feste riempissero la Tana di scherzi. Vorrei vedere lo zio Fred tra noi.” concluse il bambino alzandosi dalla sedia per andare a stringere le mani della madre.
A quelle parole Angelina non resistette un istante di più e abbracciò forte il figlio, trascinandoselo sulle gambe e nascondendo il viso nel suo collo. Fred le passò le piccole braccia intorno al collo e la strinse forte a se sussurrandole piano di non piangere.


George Weasley entrò in cucina in quel momento con gli occhi lucidi, aveva ascoltato tutta la loro conversazione dietro la porta.
Vide sue moglie alzare lo sguardo, consapevole della presenza del marito, e nel momento in cui i loro occhi si incontrarono capirono che era arrivato il momento di superare per davvero quel momento.
Fred non li avrebbe mai abbandonati, sarebbe rimasto sempre con loro, ma loro dovevano andare avanti, senza pensare al passato.
Angelina si asciugò gli occhi e baciò la guancia del figlio che la guardava con uno sguardo preoccupato.
“Ehi campione! Che ne dici di andare a fare un giro sulla scopa e poi andiamo alla Tana. D'altronde oggi è o non è il mio compleanno! La nonna avrà sicuramente preparato una torta al cioccolato spaziale!”
“Si! Si! Si! ” il bambino scese velocemente dalla gambe della madre che si alzò dalla sedia per andare incontro al marito. George annuì soltanto prima di prendere per mano la moglie e baciarle un tempia.
“Vai a prendere le scarpe che usciamo!”
Il piccolo Weasley non se lo fece ripetere due volte e corse alla velocità della luce verso la sua stanza.
Angelina si voltò e incrociò lo sguardo azzurro di George, “Ho ascoltato tutta lo conversazione. Non volevo interrompervi, quindi sono rimasto da parte. Sono state molto belle le tue parole, ma quelle che mi hanno colpito di più sono state quelle di Fred”.
L’ex cacciatrice lo baciò lievemente sulla labbra, “Nostro figlio è il degno nipote di Fred, amore. E credo che quella canaglia adesso se la stia ridendo come un matto”
George sorrise. Poi la baciò, stringendosi forte  a lei e perdendosi completamente nel corpo caldo di lei.
“Già. Starà facendo il diavolo a quattro lassù. E ci ha mandato questa piccola peste per non farci star tranquilli” rispose l’ex battitore accarezzandole una guancia.
“Papà! Andiamo, sono pronto!” il piccolo Fred scese velocemente le scale e si fermò davanti alla porta d’entrata, fissando i genitori con uno sguardo vivace, saltellando da una parte all’altra per l’eccitazione.
George e Angelina si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere.
“Beh, che c’è da ridere?”
“Niente campione. Andiamo!” rispose l’uomo camminando verso di lui, il bambino aprì la porta e si fiondò fuori in cortile, mentre il padre, scuotendo piano la testa lo seguì.

Angelina Jhonson li osservò mentre si alzavano in volo sulla scopa di George e sentì le risate del figlio, unite a quelle del padre, riempiere l’aria.
Istintivamente sorrise alzando gli occhi al cielo. Specchiò il suo sguardo scuro nel manto azzurro, coperto qua e la da qualche nuvola candida e senza smettere di sorridere sussurrò: “Fai il diavolo a quattro ovunque tu sia. Buon compleanno Fred.
Un raggio di sole illuminò i suoi due uomini sulla scopa e Angelina sorride ancora, “Grazie”.

In quello stesso istante George Weasley strinse più forte  se il figlio e tirando verso di se il manico della scopa fece una capriola in aria aumentando cosi il volume  delle risate del figlio. Rise forte anche lui.


D’altronde le risate non potevano mancare nella sua vita.
Perché senza risate, non c’era Fred.

E Fred Weasley vivevivrà per sempre in una risata.


 

  
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