Rido.
È da un po’ che sto ridendo.
Non posso fare altro. Non ci riesco.
Ma la mia non è una risata allegra. È Fredda, buia, vuota. Disperata.
Folle.
Perché non posso fare altro.
Vorrei piangere, ma sono un Black, e “i Black non piangono”.
 
Davanti ai miei occhi solo le rovine di quella che era una strada affollata del centro di Londra.
Distrutta, un cratere si è aperto nell’asfalto.
È stato lui: Peter, Coda, Pet. Minus.
Il traditore.
Il cratere è anche da qualche parte nel mio corpo, mi si è aperto nel petto.
 
Ma lui non c’è più, sarà fuggito da qualche parte, nelle fogne.
Invece altri stanno arrivando.
Stanno venendo a prendermi. Lo so, lo percepisco.
Continuo a ridere.
 
Un flash mi passa per la testa improvvisamente.
 
«Ti prego, Sir, promettimi che se mi succedesse qualcosa proteggerai Lily, ti prenderai cura di Harry. Ti prego. »
«Stai tranquillo James, farò il possibile.»
 
Avrei voluto risponderti con qualche battuta ironica, come al solito.
Ma i tuoi occhi mi hanno fatto capire che avevi bisogno di certezze.
Così ho cercato di imprimere la maggior serietà possibile nelle mie parole.
Non è servito. Ho fallito.
Ecco un’altra cosa che mi sbriciola.
Mi stanno portando via, lontano da lui. Harry.
Non ci sarò per lui, per tuo figlio. Il figlio di mio fratello.
Perché si, con te non ero un Black, solo un Potter.
Piango.