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Autore: Slytherin Nikla    13/11/2006    7 recensioni
L'ho scritta rispondendo ad una Challenge su acciofanfiction.com, dal titolo "Quello che le donne non dicono"... Tanto per cambiare, è una Silente/McGranitt a distanza...molto a distanza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho aspettato che il silenzio assoluto della notte scivolasse sul castello, prima di intingere la penna nell’inchiostro, e ora il pennino sottile che graffia la pergamena sembra invadere con il suo stridio l’intero edificio.

Scrivo la lettera che non leggerai mai. La lettera che scopre l’angolo più remoto e disperato del mio povero cuore ormai solo. Non so cosa mi sia preso, questa notte, ma improvvisamente devo avere capito che questa vita che trascino da anni non è vita…Non senza di te.

Fedele fino all’ultimo respiro, così giurai a me stessa di essere. Al tuo fianco, sempre e comunque. Orgogliosa e maledettamente efficiente, seguirti in qualsiasi bizzarra impresa ti fosse saltata in testa. Ma sempre distante, solitaria, apparentemente intoccabile. Per non crearti problemi, per non crearne a me… Schiava dell’ipocrisia, ora lo vedo.

Avresti dovuto odiarmi, per l’ostinazione con cui ignoravo le tue gentilezze. E invece no, non hai mai smesso, hai fatto sentire speciale per anni ed anni la donna che fingeva di non dar peso ai tuoi gesti. Imbalsamata in un assurdo senso del dovere, così avresti dovuto vedermi, per questo avresti dovuto odiarmi… Ma non lo hai mai fatto, e per questo adesso mi sento così orribile.

Ti ho tradito, una, cento, mille volte. Non ho saputo amarti. O a dover essere sinceri, non ho voluto farlo. Non ne ho avuto il coraggio, quando invece il mio cuore smaniava e desiderava soltanto riempire la Sala Grande dello stupore che una mia dichiarazione ufficiale avrebbe prodotto. Quante volte ho fantasticato su un momento del genere… Zittire in un attimo gli studenti, ottenere la loro attenzione, quindi declamare di fronte a tutti che ti amavo… Mi piaceva immaginare la loro reazione sconvolta, ma ancor più i tuoi occhi pieni di divertimento. Leggere in essi la tua felicità, trovare nelle tue labbra la soddisfazione per aver finalmente scalfito l’immagine di algida e inavvicinabile Vicepreside.

Non ne ho avuto il coraggio, mai, e di questo ti chiedo perdono con la consapevolezza che non l’otterrò. Forse l’avrei avuto, se avessi scritto prima questa lettera, se avessi capito il mio errore in tempo. Ma ormai non serve più, non c’è niente che serva e niente che abbia importanza. Stupidamente stringo al petto il fermaglio a forma di farfalla che mi regalasti nel Natale di 26 anni fa. È sciocco, no?, che ricordi con tanta precisione quando mi facesti questo regalo, dal momento che non ti ho mai dato il piacere di vedermelo indossare perché temevo fosse troppo poco consono al mio ruolo. Stringo al petto quella farfalla d’argento con la disperazione di cui ora il mio cuore trabocca, e soltanto a fatica riesco a proseguire la mia lettera.

Questa lettera che non leggerai, perché il destino ti ha strappato a me prima che potessi capire i miei stessi sentimenti. Questa lettera che forse non avrei mai scritto se non ti avessi perduto per sempre. Perché per una donna come me, Albus, non è mai stato facile ammettere di amare.

 

  
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