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Autore: eloise de winter    18/04/2012    3 recensioni
E' accaduto e sta accadendo, ora.
Una ragazza è rannicchiata in un angolo di una grande casa vuota.
E piange.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rain like Tears

A Joan, che mi può capire, e forse consolare.
 

In una grande casa vuota, seduta su di una sedia di design, circondata da bellezza immobile ed idealizzata, di fronte ad un tavolo di vetro, su di una versione di latino di persone morte duemila anni fa, e ad un quaderno pieno di disegni senza senso, una ragazza giaceva, rannicchiata, e piangeva.

Piangeva tutta la sua anima perché tutti si aspettavano da lei ciò che lei non riusciva a dare, piangeva perché la persona che l’aveva generata se ne era appena andata dicendo alla figlia la frase più orribile che potesse pronunciare, la frase che le rimproverava tutte le scelte fatte fino a quel giorno, la frase che aveva distrutto la sua fiducia, la frase che l’aveva spezzata, la frase che non doveva dire, la frase che le aveva fatto rimpiangere tutto, la frase che le aveva dissolto i sogni, le speranze.

La ragazza piangeva perché sapeva che era sola, e che nessuno l’avrebbe consolata.

Perché per lei non c’era mai stato nessuno per cui aveva veramente significato qualcosa.

Nessuno sarebbe andata lì ad abbracciarla e a consolarla, a dirle che era importante per qualcuno, a dirle che le voleva bene e poi a stare semplicemente in silenzio ed ascoltare i suoi singhiozzi e a ripromettersi che non sarebbe più uscito un suono così straziante dal petto di quella ragazza.

Non credeva che ci sarebbe più stato nessuno, per il semplice fatto che ormai non credeva più alle favole, si erano come dissolte tutte nella sua memoria, ed era meglio non ricordarle più, per non farsi ancora più male. E la ragazza rannicchiata su se stessa rivolgeva la schiena al mondo e alle persone che l’avevano tradita, mostrando le spine e racchiudendosi intorno alla sua parte più debole, i sentimenti, come un istrice.

E allora perse del tutto quel briciolo di fiducia che le rimaneva in Dio, perché ormai sapeva che esso semplicemente non esisteva, tutto era una pura casualità, lei era nata per caso, in un paese a caso, in un mondo a parte, perché se noi fossimo le forme più intelligenti dell’universo, allora saremmo messi proprio male.  Per questo lei credeva e sperava che arrivassero presto coloro che sarebbero stati privi di punti deboli, privi di sentimenti, imbattibili e invulnerabili, così da poter almeno imparare a nascondere e celare tutto, a cancellarli a poco a poco da sé stessa.

Perché non voleva più provare alcunché, non voleva mai più piangere perché non era ciò che gli altri si aspettavano e perché sua madre non la reputava degna di scegliere, di essere libera, di sbagliare, di cadere, ma per poi risollevarsi come sapeva avrebbe sempre fatto.

Ma ora non l’avrebbe più potuto fare perché aveva deciso che, per non cadere più, doveva essere così in basso da non importare più a nessuno.

E rannicchiata sulla sedia, lei piangeva ciò che della sua anima rimaneva.

Fino a consumarla tutta.
 
 

  
È accaduto,
e non c’era nessuno.
È accaduto e sta ancora accadendo,
perché quella ragazza sta ancora piangendo,
 rannicchiata in un angolo di una grande casa totalmente
vuota.
  

   
 
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