Cose scarabocchiate su un vecchio moleskine. Un elenco di perchè. Che fanno riemergere ricordi sopiti chissà dove e in quale parte di me stessa. 
Il titolo viene da una splendida canzone dei Subsonica. 
Buona lettura. 

Per la prima volta in cui l'ho visto ed ho capito subito che era una persona diversa dalle altre. 
Per i suoi occhi neri. 
Il suo sguardo che nascondeva cicatrici profonde, di un padre assente. 
I suoi capelli di pece, soffici e lisci. 
La sua magrezza, il suo colorito olivastro. 
Le sue mani, che mi hanno sempre incantata. 
La sua risata cristallina. 
I suoi denti bianchi, un pochino radi, come i miei. 
Le sue labbra volitive, che mi sfioravano le guance e mi davano i brividi, ogni volta.
Il suo passare dal fare lo stupido a dire cose geniali, nel giro di pochissimi minuti.
Per quanto ho sofferto il suo prendermi in giro. 
Per quanto alla fine ci siamo capiti. 
Per tutte le volte in cui abbiamo fatto insieme la strada verso casa. 
Per quando mi accompagnava la sera tardi, a piedi, senza che chiedessi niente. 
Per la volta in cui mi ha messo due dita in gola, dandomi della cretina per essermi ubriacata, salvo poi guardarmi 
con aria preoccupata e chiedermi cosa mi faceva stare male. 
Per le volte in cui mi sentivo sola e lui mi ha abbracciata. 
Per la prima volta in cui mi ha detto: ti voglio bene. 
Per quando mi raccontava delle sue ragazze e i suoi occhi brillavano. 
E io covavo gelosia, sottopelle. 
Ingoiando il fastidio e l'amarezza, per non dover rinunciare a lui. 
Per quando il suo maglione mi accarezzava il viso. 
Per quando, in motorino con lui, stretta alla sua schiena, mi veniva solo voglia di sorridere. 
Per quella volta del litro di birra in Taverna. 
Per quando stavo per ordinare da bere e lui, sovrappensiero, mi ha accartocciato lo scontrino e lo ha buttato via. 
Per quella volta in cui piangevo e odiavo tutti e lui mi ha guardato serio dicendomi: vieni con me. 
Per quella sera in spiaggia, seduti su un lettino, senza dire una parola perchè lui era incazzato con il mondo. 
Non c'è stato bisogno di spiegazioni. Siamo rimasti lì, muti e assorti nel buio, eppure vicini. 
Per tutte le volte in cui siamo stati svegli fino alle cinque del mattino, a scambiarci messaggi. 
Per l'urlo su Idioteque. 
Per quella sera del mio compleanno. Io, lui, una bottiglia di vino, i Massive Attack nell'aria. 
Seduti su un divanetto ricavato da una barca di legno, a chiacchierare di tutto. 
Per quella sera di inizio settembre, in cui faceva già freddo, e io mi sono stretta addosso a lui respirando il suo profumo. 
Per le fragole. E la nutella. 
E le non-cene. I film condivisi, affittati e mai riportati in tempo, i pomeriggi a casa sua avvolti dall'afa. 
Le poesie scambiate, le opere d'arte di cui discutevamo.
Per i ritorni in macchina dalle feste o dalle discoteche, io e lui sempre sul sedile dietro, a prenderci le mani. 
E io stesa sulle sue gambe. 
Per quando ho preso la patente io e lui stazionava sempre sul sedile al mio fianco. 
Per i giorni di pioggia, in cui bere tè caldo. 
Per la musica che mi ha fatto amare. Perchè ora quelle note, mi parlano sempre di lui, anche se ormai mi appartengono. 
Per i 7 anni passati insieme, ogni estate. 
Per le domeniche fredde d'inverno, in cui ci ritrovavamo a vagare per la sua città. 
Che è anche un po' mia. 
Per gli screzi stupidi, le lacrime versate, i sorrisi, i rimproveri. 
Perchè siamo cresciuti insieme, ci siamo innamorati insieme, abbiamo condiviso luoghi e momenti che non possono essere cancellati. 
E se penso che un giorno potrei dimenticare..
Dico che quel giorno non arriverà mai. 
Mai.