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Autore: Scaramouch_e    18/04/2012    5 recensioni
Sherlock Holmes è veramente morto. John Waston non si riesce a dare pace, ma nella sua vita, per un breve istante ritorna il sereno
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente della BBC.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli riguardante questo capitolo!
Buona lettura ;)!


A Conversation


“John! Svegliati John.”
John Waston emise solo dei mugolii al comando di quella voce sconosciuta. Rimase in quello stato di semi incoscienza almeno fino a quando non sentì mani gentili che gli accarezzavano il volto. Si svegliò, stanco e affaticato. Era da tanto che non dormiva, da quando Lui era morto. In realtà, si andava a ubriacare per i peggior bar di Londra. proprio come adesso, in cui si era addormentato senza evidentemente accorgersene, su uno sgabello scomodo. Si ritrovò immediatamente catapultato in un paio di occhi dal colorito insolito, color acquamarina. Si sentì perduto in quegli occhi e si alzò, cercando di ritrovare una propria dignità. “John.” la voce, parlava con il timbro profondo del tanto amato Sherlock, ed era una voce sottile, e in ansia. “Sher…non può essere. Tu sei morto.” John scosse il capo con forza, alzandosi dalla posizione seduta e osservando il volto e il corpo del compagno. Sherlock abbassò il capo. “Infatti è così. Ho poco tempo, John. Ho poco tempo e troppa voglia di parlare con te. Ti prego: stammi ad ascoltare.” John aprì la bocca in un espressione shoccata, mai aveva sentito implorare così il proprio compagno. Fu per questo, che dopo un attimo di esitazione annuì. “Ho avuto solo ora il permesso di venire a trovare qualcuno, John e ho scelto te, perché, tu più di tutti, hai una mente simile alla mia.” Sherlock aggrottò la fronte, rendendosi conto, con fastidio di aver ammesso qualcosa che non voleva riconoscere, per cui proseguì subito dopo: “Non così deduttiva, ma sai ascoltare. Allora, ti prego, ascoltami.” fece una pausa, e John continuò a fissare a bocca aperta quel corpo, quei lineamenti così delicati che tanto voleva. “John, ascoltami. Io mi voglio scusare con te.” John Waston sgranò gli occhi, un’altra parola che non aveva mai sentito dalle labbra di Sherlock. “Io lo so che tu ce l’hai con te stesso, per non essere arrivato in tempo. Non è colpa tua John. Io l’ho fatto per salvarvi. Salvare te, Mrs Hudson, Lestrade. John, non vi rammaricate per me. Vivete tutti la vostra vita. Per favore.” John respirò a fatica, mentre sentiva gli occhi che quasi lacrimavano. “Sherlock io…” “John fammi finire. Tu soprattutto, non ti ubriacare più, non fumare” ci fu una pausa, durante la quale, nonostante le parole che aveva appena pronunciato con un tono divertito, John Waston fu sicuro di aver visto due lacrime sul volto del detective. “vai vivi la tua vita. Scrivi. Il tuo blog, un libro. Qualunque cosa vorrai e ti farà piacere. Perché io sono contento di essere morto per salvarti. Ma non voglio vederti a vivere questa non vita. Quindi per favore, riprenderti, vivi: fallo per me.” È che era veramente difficile per John ritornare a vivere dopo aver conosciuto, amato  e perso Sherlock Holmes. “Sherlock… Posso fare… una cosa?” chiese esitante. “Falla, in fretta. Il mio tempo sta scadendo.” John Hamish Waston si staccò dalla parete dalla quale si ancorato e si avvicinò a Sherlock. Gli prese il volto con le mani, e posò un bacio sulle labbra succose dell’altro. Sherlock raccolse l’invito e circondò con le braccia le spalle dell’altro ricambiando il bacio con voracità. Si staccarono e Holmes sorrise. “Avresti dovuto farlo tanto tempo fa, John.” mormorò prima di sparire.

“John, John la prego si risvegli.” John Waston si risvegliò mettendosi subito seduto. Notò immediatamente che si trovava nel suo letto, con accanto l’immancabile Mrs Hudson vicino a lui. -Era stato solo un sogno…- pensò l’uomo. “John, menomale. Pensavo stesse per morire.” Mrs.Hunds si portò le mani sul petto con un fare melodrammatico, che ricordava tanto una scena da teatro. John sorrise a quella vista e la donna ricambiò il sorriso. “è da tanto che non la trovo così sereno. Come mai?” “Una conversazione, Mrs Hudson. Sì, una conversazione, mi ha fatto capire che la vita va vissuta, nel bene e nel male. Guardi che bella giornata, Mrs Hudson. Andiamo, la voglio portare a pranzo.” John prese per mano Mrs Hudson e sorridendo la trascinò in un ballo, l’anziana signora sorridendo un po’ incerta seguì il giovane in quella danza sfrenata.

Valeva la pena vivere, anche se era morto un angelo. In particolare, se quell’angelo era morto per salvarti la vita.

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Mia prima 'opera' su questi due signorotti, ma che non sarà l'ultima.
Scritta dopo aver visto l'ultima puntata della serie.


   
 
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