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Autore: xwishyou    19/04/2012    5 recensioni
Prima cosa che scrivo nel campo dei miei ragazzi. Non poteva che essere una Larry. *u*
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Le loro labbra erano state fatte per essere una cosa sola.
Le loro lingue erano state fatte per giocare insieme.
I loro membri erano stati fatti per aderire perfettamente.
Ogni cosa di loro era stata fatta per combaciare in maniera perfetta con l’altro.
Non erano anime gemelle, loro erano molto di più.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo in quel parco.
Ogni anni vi tornava.
Lo stesso giorno.
Desiderava farsi del male.
Ricordava ogni cosa.
Era solito sedersi a mangiare il gelato che prese il medesimo giorno di qualche anno prima, con lui che gli correva di fronte, stringendogli la mano, entusiasta di cosa stava per succedere loro.
Ogni anno, lo stesso giorno, sedeva alla panchina, a gambe incrociate.
Allungava una mano alla sua sinistra, e parlava.
Da solo.
Le persone erano talmente abituate a quello spettacolo che dovevano essere nate perfino leggende metropolitane sul suo conto.
Non che qualsiasi cosa si fossero inventati fosse falso.
Probabilmente si avvicinavano alla realtà molto più di quanto chiunque credesse.
Ricordava ancora quel grande sorriso, i denti perfetti che illuminavano il suo viso, gli occhi che guardavano ovunque, come fosse pronto a gridare da un momento all’altro tutto ciò che stava accadendo loro.
E lui non poteva che sorridere beatamente notando il volto angelico di fronte a lui, notando il suo atteggiamento infantile e sdolcinatamente adorabile.
Perché era così.. spontaneo in ogni stramaledetta così, e questo lo trovava estremamente.. da lui.
Non vi era una parola, era una sua caratteristica.
E, se fosse stata una sua scelta, avrebbe gridato in qualsiasi momento che lo amava.
Amava il modo in cui gli tirava dei piccoli pugni sui bracci, amava il modo in cui gli accarezzava i ricci, amava il modo in cui gli stringeva la mano, amava il modo in cui si perdeva nei suoi occhi, amava il modo in cui gli mordeva la guancia, amava il modo nel quale diventava geloso.
Amava ogni cosa di lui.
E no, non era sbagliato.
Cosa c’è di più giusto di quell’amore che ti fa sentire i brividi, che ti fa stare male nonostante sia la cosa più meravigliosa ti sia mai capitata?
Cosa c’è di più giusto di quell’amore che sai è giusto perché siete voi a formarlo?

Non trovava le parole, non riusciva a completare un discorso sensato.
E forse c’entrava il fatto che quello sarebbe stato il discorso più importante che avrebbe mai fatto in tutta la sua vita, forse ci stava il nervosismo, forse ci stava che aveva davanti quel ragazzo che lo metteva in ansia, forse ci stava tutto, come nulla.
“Dio, Harold, cosa potrebbe mai esserci di così importante da dire? Forse non hai i soldi per un gelato?” chiese ridendo.
La sua risata cristallina non aiutava a concentrarmi, affatto.
“Cristo, Tomlinson, stai zitto, ti prego” era sbottato.
Erano passati vari minuti, il silenzio cominciava ad essere pesante.
“Dì qualcosa..” cominciava a dire Louis.
Ma il riccio non gliene diede il tempo.
“Cazzo, basta con tutte queste parole, sposami e basta, Tomlinson.”
Si sentì trattenere il respiro.
Anzi, due respiri, a dire il vero.
Entrambi cercavano di metabolizzare.
Cercavano di captare i gesti dell’altro.
“Adesso sarebbe il tuo turno di dire qualcosa” disse il ragazzo dagli occhi verdi grattandosi la nuca con fare imbarazzato.
“Cazzo, Styles, me lo stai chiedendo seriamente?” nessuna risposta.
Domanda retorica, ovvio.
“Certo, ti sposo, sì” disse fiondandosi sulla bocca del compagno.
Le loro labbra erano state fatte per essere una cosa sola.
Le loro lingue erano state fatte per giocare insieme.
I loro membri erano stati fatti per aderire perfettamente.
Ogni cosa di loro era stata fatta per combaciare in maniera perfetta con l’altro.
Non erano anime gemelle, loro erano molto di più.

Ripensandoci, un’ennesima volta, gli spuntò un sorriso sulle labbra, contemporaneamente una lacrima prese a rigargli il viso.
Tipo, da copione.
Di tempo ne era passato.
Di cose ne erano cambiate.
Ma il dolore c’era, vi era, forse, più forte di prima.
Ed il tempo non aiutava, il tempo gli faceva capire, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giornata dopo giornata, mese dopo mese, anno dopo anno, quanto cazzo sentisse la mancanza del compagno.
I ricordi erano così vividi.
Erano così veri.
Voleva che fossero veri.
Non sarebbe dovuta finire lì.
Dio, Styles e i suoi pensieri, pareva quasi una ragazzina in piena crisi adolescenziale, una quindicenne alle prese con quello che credeva il suo primo amore, non un trentacinquenne, un uomo.
Nello stesso istante nel quale si malediceva di essere quello che era, si aver lasciato che succedesse ciò che era successo, ebbe una visione.
Nel vialetto di quel parco spoglio, con pochi alberi, poche persone, poca vita, poco tutto, vide passare un uomo.
Aveva i capelli di una media lunghezza, castano chiaro, si potevano intravedere riflessi biondi come neri.
Occhi azzurri, intensi, quasi vi si potesse affondare all’interno.
Portava dei pantaloni rossi, delle vans ed una maglia a striscie.
Era un pomeriggio soleggiato nel mezzo di aprile, nessun cappotto, non serviva.
Preso dalla contentezza il riccio si alzò ridendo, e corse incontro a quella figura.
Lo afferrò per un braccio.
“Cosa c’è? I pantaloni arrotolati non vanno più di moda?”
“Come, prego?” chiese il biondiccio spaesato.
Il mondo gli cadde addosso.
L’euforia se ne andò, e gli fece ricordare il vero motivo per il quale non erano più un noi, non erano più nulla.

“Edward, scendi, per favore” disse mia madre calma.
Nonostante fosse al piano superiore, il diciottenne sentì, scese dal suo letto e si avviò verso il salotto.
“Sai che detesto quando mi chiami con il secondo nome, madre” disse ridendo.
“Siediti” disse seria Anne.
“Cosa succede?” chiesi preoccupato.
Le mani cominciarono a sudargli freddo.
“Louis..” bastò quella semplice parola dalla bocca della madre per far entrare agitazione nelle vene del figlio.
Quest’ultimo non rispose, non ne aveva le forze, qualsiasi cosa fosse successa, voleva solo piangere, sapere cosa fosse successo e piangere.
“..andava da Jay, doveva dirle qualcosa di importante, sembrava troppo entusiasta, aveva detto che avevi qualcosa a che fare anche tu, e insomma.. è stato coinvolto in un incidente stradale” terminò seria la frase.
Silenzio.
Era tutto ciò che si poteva udire in quella stanza.
Silenzio.
Troppo silenzio.
Silenzio straziante.
Doloroso.
“E’..?” non riuscì a domandarlo, non poteva domandarlo.
Chiederlo sarebbe stata la conferma.
“No. E’ stato ricoverato, ha perso la memoria.” Continuò seria Anne, sporgendosi per abbracciare il figlio.
“Può recuperarla quella, no?” chiese, quasi fosse una cose ovvia, ridendo in un modo decisamente non tranquillo.
“E’.. una cosa definitiva. Mi spiace amore.” Le lacrime trattenute fino a quel momento cominciarono a sgorgare dal viso delicato del neo diciottenne.
“Non ci voglio credere.” Riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro il ragazzo.
“Era talmente importante questa notizia?” chiese innocentemente Anne.
“Io e lui.. ci sposavamo” riuscì a dire.
Non si reggeva più in piedi, su uno sgabello, da nessuna parte.
Non si reggeva nemmeno nella sua vita, non più.
In quel momento, per quale assurdo motivo, il pavimento sembrò la soluzione migliore, e quest’ultimo decise di inghiottirlo.
L’ultima cosa che vide prima della mattonella bianca accanto al suo occhio fu l’immagine di Louis.

Per qualche, non poi strano, motivo il cuore cominciò a voler fuoriuscire dal petto, i respiri non stavano più dentro i polmoni, e il pavimento del vialetto di quello strano parco in un pomeriggio soleggiato di aprile sembrò volerlo inghiottire e portarlo con se, ovunque ma non il quel posto.
Anche quella volta, prima di decidere che non sarebbe mai più tornato in quel luogo, l’ultima cosa che vide prima della pietra marrone del vialetto, fu Louis William Tomlinson, il suo non-futuro marito.

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mi spiegate per quale motivo ho scritto questa merdina così malinconica? çwç
no, davvero, ora piango.
povero harold.
passando ad altro.
questa è la prima cosa in assoluto che scrivo nel fandom dei one direction.
e sono felice che sia una larry, perché io credo fermamente e VERAMENTE in loro.
il coming out dei larry si avvicina, don't you know? #muchlove ♥
spero in qualche santa recensione che mi dica quanto merda è questa os, bye.
with love,
breen.
   
 
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