Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: LauFleur    19/04/2012    6 recensioni
Cercò le mani di suo fratello, che ancora gli stringevano il collo, e ci posò le sue.
Gli sembrò di aver trattenuto il fiato per vent’anni. Soltanto adesso poteva respirare.
Chiuse gli occhi.
“Questo.” sussurrò Sam. “Solo questo è vero.”
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: “AchillesHeel”.

Genere: azione, sovrannaturale.

Pairing: Wincest.

Rating: arancione.

Warning: slash, lemon.

Contesto: fine seconda stagione/terza stagione.

Note: Dopo mesi di tentennamenti, ce l’ho fatta. Amo Supernatural, amo alla follia Sam e Dean, e se vi sembra che stia bestemmiando e/o stuprando i Winchester ditemelo e cancello tutto.

Ringrazio Marghe, di cuore, che ha letto e corretto. Senza i suoi commenti e il suo appoggio molto probabilmente non mi sarei mai decisa.

____________________

 

 

Un anno.

 

Un pugno contro il muro.

Un ruggito spezzato in gola.

Un rumore sordo che cercava di coprire il silenzio della morte.

La mano ferita iniziò a tremare, il sangue arrivò subito. Ma il dolore, quello no. Ancora non arrivava. E, accasciandosi contro il muro, Dean si chiese se l’avrebbe mai fatto. Se ci fosse mai stato spazio, per un dolore che non fosse lui.

Si prese la testa tra le mani, sperò che potesse esplodere. Strinse i denti, e alla fine lo guardò.

Un’altra volta, un’altra ancora.

Sdraiato su un materasso spoglio, sporco, abbandonato. Un materasso che non era il suo.

Niente letto, niente lenzuola pulite, niente luce. Solo sporcizia, buio e solitudine.

Un istante che sembrava fotografare le loro intere vite. Un ironico segno del destino, che per l’ennesima volta si prendeva gioco di loro.

Gli aveva intrecciato le mani, gliele aveva posate sul petto. Sopra quella camicia e quel giubbotto che l’avevano accompagnato per un’infinità di giorni e notti. Giorni passati sul sedile dell’auto, notti ad occhi chiusi disteso su qualche sconosciuto letto di uno sconosciuto motel. Camicia e giubbotto sporchi e logori. Anche quelli. Anche loro.

I capelli erano spettinati, alcuni gli ricadevano sulla fronte. Si avvicinò con una mano alzata, pronto a sistemarli. Pronto a prendersi cura del suo Sammy. Perché era quello che doveva fare, quello che voleva fare. L’unica cosa che gli era sempre riuscita. Ma poi gli vide la bocca: una linea immobile stampata su un viso pallido. Non c’era un sorriso, non c’era una smorfia. Non si apriva per parlare, per prenderlo in giro, per chiamarlo. Erano labbra scure, fredde… morte. Adesso, sconosciute anche quelle. Non le sapeva riconoscere e si impaurì, proprio lui che non aveva mai paura di niente.

Tornò ad accasciarsi contro il muro.

La voglia di voltarsi, dargli le spalle, cercare la bottiglia di whisky e svenire scordando il dolore era tanta. Troppa. Ma si sforzava di restare, di calmarsi, di pensare. Trovare una soluzione. Perché una soluzione c’era. Ci doveva essere. Perché poteva sopportare tutto, tutto. Una vita senza sua madre, senza suo padre, senza amici. Una vita da nomade, schiacciato dai sensi di colpa, trascinato da una città a un’altra. Poteva sopportarlo, lo sapeva. C’era abituato, era addirittura… bravo.

Ma questo no.

Sam morto e freddo davanti a lui, perso e impotente.

Questo no.

Mai.

E fu proprio questo che gli dette la spinta per alzarsi, fu questa la molla. Ancora una volta la sua forza fu lui: suo fratello. La convinzione che senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta. La consapevolezza che, senza Sam, lui non poteva vivere.

Sentì una lacrima – una soltanto – bagnargli la guancia. Si passò la mano sulla faccia e la cancellò.

Controllò i documenti che gli servivano, recuperò il cappotto e la pistola.

Si avvicinò alla porta stringendo i denti così forte che si sarebbero potuti spezzare da un momento all’altro. Prima di andarsene, si voltò un’altra volta. E, un’altra volta, lo guardò. Uno sguardo non corrisposto, pieno di promesse sull’orlo della disperazione.

Un pensiero, una supplica, due parole: lui no.

 

Sam sentì l’aria risucchiata dai polmoni, sbarrò gli occhi e fu subito seduto. Gli girava la testa, le gambe sembravano addormentate, una fitta di dolore gli spezzava la schiena. Cercò di respirare regolarmente, si sforzò per fare luce sulla confusione che sembrava circondarlo.

Alzò la testa e la prima cosa che vide furono i suoi occhi verdi, incassati da due occhiaie scure. Era accasciato su una sedia, lo guardava sbalordito e incredulo. Proprio come ogni tanto aveva guardato i fantasmi che erano stati costretti a combattere.

“Sam.” La voce, rauca, uscì a malapena. Sembrava che non parlasse da giorni.

“Che è successo?” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Traballando lasciò il materasso, cominciò a guardarsi intorno, confuso. “Dean?”

Suo fratello non rispose, ma si alzò. Lo afferrò per le spalle, lo guardò negli occhi e lo strinse a sé. Si aggrapparono l’uno all’altro. Un abbraccio che agognava eternità, che sapeva di casa.

Sammy.” ripeté, grato di poterlo chiamare ancora.

Si allontanarono, Dean si schiarì la voce per nascondere l’emozione. “Eri ferito.” disse.

“Ferito?”

“Sì, ma ora stai bene. Sei in gran forma, giusto?” provò a sorridere.

Sam aggrottò le sopracciglia, continuò a guardarsi intorno. “Dove siamo?” Sentì ancora una volta la fitta lancinante tra le scapole, provò a toccarsi per capire quale fosse il problema, mentre una piccola luce iniziava a schiarire la memoria. “Che mi è successo alla schiena?”

“Te l’ho detto, eri ferito.” rispose bruto, il sorriso forzato era sparito.

“Stronzate!” urlò Sam, sempre più cosciente. “Dimmi la verità, Dean. Non mentirmi!”

Suo fratello gli voltò le spalle, era il momento giusto per recuperare quella bottiglia di whisky. Sam era vivo, il patto aveva funzionato, il resto non era un problema. Non fece in tempo ad arrivare al tavolo, Sam lo afferrò per una spalla e lo costrinse a voltarsi.

“L’ultima cosa che ricordo è Jake che mi pianta un coltello nella schiena.” disse. “E un dolore mai sentito prima.”

Dean lo guardava, con occhi vuoti. Non aveva intenzione di rispondere, voleva soltanto godersi quello che per lui era un successo.

“Sono morto?” chiese, a bassa voce, impaurito dalle sue stesse parole. “Sono morto, non è vero?”

Sei vivo! Stai bene, sei qui con me. Ora sdraiati un po’, ti devi riposare.”

“Dean!” urlò. “Che hai fatto?”

“Quello che andava fatto.” sentenziò, con un tono che non lasciava spazio a repliche.

“Dean!” Sentiva la disperazione prendere il sopravvento, si sentiva gelare man mano che la consapevolezza di ciò che aveva fatto diventava sempre più chiara. “Rispondimi!”

Scosse la testa, si passò una mano sulla faccia, sorrise amaro mentre si arrendeva alla tenacia di suo fratello. “Ho cercato un incrocio,” sbuffò. “Ho sotterrato quella maledetta scatola, ho evocato il dem-

Non ebbe il tempo di finire la frase, di precisare ciò che ormai era ovvio. Sam l’afferrò per la camicia e lo schiacciò contro il muro.

“Come hai potuto?” gli urlò in faccia. “Come hai potuto farmi questo?”

Dean gli posò le mani sulle spalle, spinse, lo costrinse ad allontanarsi. Vide il fastidio del dolore passare sul volto di suo fratello e subito si pentì della sua irruenza.

“Avresti fatto la stessa identica cosa, Sam.” disse, calmo. “Lo sai.”

Lo vide digrignare i denti, premere le dita sugli occhi per nascondere le lacrime. Poi i respiri iniziarono a calmarsi, lentamente riprese il controllo di sé. Si fece animare da quell’ardore che entrambi conoscevano fin troppo bene: la forza dei cacciatori. La forza di chi è abituato a non fermarsi mai, a trovare soluzioni che non sembrano esistere, a strappare demoni dall’Inferno pur di uscire dal baratro. Ormai calmo e cosciente, Sam disse ciò che ogni cacciatore avrebbe detto: “Abbiamo dieci anni per capire come fregarli.”

E Dean non ebbe il coraggio di ucciderlo di nuovo con la verità.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: LauFleur