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Autore: Nano    19/04/2012    4 recensioni
Finalmente completa. Grazie a tutti, per tutto.
Monchele. Lea Michele e Cory Monteith a prese con la loro vita di tutti giorni, cosa accade quando un desiderio li accomuna ma allo stesso tempo li allontana? Un desiderio che dovrebbe unirli, ma che in realtà finisce solo per distruggerli? Per il secondo anno decido di scrivere una long fic. Ho ricevuto parecchie richieste, persone che mi chiedevano di continuare "What Real Love Is About" e finalmente mi sono decisa. La One Shot che avevo pubblicato sarà utilizzata in futuro nella storia. La storia ha un nuovo titolo, " Ho imparato a sognare", perchè credo sia la cosa più bella che una persona possa fare nella sua vita; sognare è ciò che ci rende liberi. Questa fanfic è per far sognare tutti voi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ho già anticipato nell'introduzione, dalla one shot "What Real Love Is About" ho deciso di tirare fuori una long fic. Non avevo una situazione particolare in quella storia, e nemmeno ce l'ho ora, ma ho una trama. Ho una trama, e come tutti quanti ho fantasia e sogni. L'inizio della scuola è stato traumatico, e con l'esame quest'anno non posso garantirvi al momento giorni di pubblicazione e simili, ma sapete che sono sempre stata fedele ai miei impegni e questo mio progetto andrà lontano. Vi invito ad ascoltare questa canzone dei Negrita http://www.youtube.com/watch?v=kycrKlrGk7U&feature=player_embedded e dedico questa fanficion a tre persone in particolari. Lara, la mia cucciola socia (persemrpetusarai) che mi sostiene sempre in tutto. Avrò bisogno di te. A tutti i fan Monchele, vi amo da sempre e per sempre, grazie per tutto l'affetto che mi avete sempre dimostrato. E infine al mio fidanzato che distrattamente ascolta i miei racconti. E che mi ha fatto ascoltare questa canzone. Buona lettura. L*

Ho imparato a sognare
what real love is about


“Lea Michele Sarfati!”

La voce di Edith arrivò chiara e qualche nota sopra del normale alle orecchie di Lea.

“Si mamma?” Chiese la ragazza allontanando un poco il telefono dall’orecchio.

“Non pensi sia ora di darmi dei nipotini?!” Strillò la madre.

“Mamma, che c’è?” Lea sentì la propria madre tirare su con il naso e sospirò.

“Sono gli ormoni, piccolina, scusa.” Fece una piccola pausa prima di ricominciare s trillare. “Ma sono seria riguardo ai bambini, accidenti!” E senza aggiungere niente riattaccò. Lea guardò il telefono e lo rigirò tra le mani.

Anche lei voleva dei bambini, accidenti. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere una famiglia numerosa, e decisamente non voleva avere un figlio unico come era toccato a lei. Le era sempre mancata una figura da proteggere o una figura che la proteggesse. Quest’ultima era riuscita a trovarla in Cory, e almeno di questo era felice. Sospirò pensando al fidanzato. Lei e Cory stavano insieme ormai da 5 anni, e mai avevano parlato di famiglia, mai. Per Lea era scontato ormai che lui fosse il padre dei suoi figli, ma per lui? Come la pensava lui?

Aveva troppa paura per parlargliene apertamente, e non riusciva a spiegarsene il motivo. Lui era sempre stato dannatamente sincero con lei, riguardo ad ogni cosa, e peggio ancora, era sempre stato un supporto importante per lei. Si massaggiò la pancia, immaginandola gonfia e piena, e in quel momento ricordò che aveva il ciclo.

“Cazzo!” Esclamò ad alta voce, trascinandosi fuori dal letto e avvolgendosi una coperta attorno alle spalle. L’estate era appena finita ed aveva lasciato spazio ai brividi autunnali, nonché a una buona dose di malinconia e di dolori mestruali. Esausta, Lea si lasciò cadere su una sedia della cucina e osservò il profilo di New York dalla finestra. Giocare con dei bambini sarebbe stato bellissimo, in quel periodo. Si rassegnò ad addentare una mela, dopo averla lavata accuratamente. Stropicciò i piedi sul pavimento ed assaporò la calma del suo appartamento vuoto. Vivere con Cory era esaustivo a volte. Sentirlo giocare con le bacchette della sua batteria, correre su e giù come un bambino dalle stanze, guardare in televisione i suoi programmi preferiti. Ma insieme con il sollievo per la solitudine, c’era sempre una vocina dentro al suo cuore che le ricordava quanto Cory le mancasse e quanto lo amasse.  Digitò in fretta un messaggio e glielo mandò.

“Come sta andando?”

In attesa della risposta, Lea decise di tornare a letto. Lanciò il torsolo della mela nel cestino, mancandolo la prima volta, e tornò a rintanarsi sotto le coperte calde.

*** 

L’insistente squillo del cellulare svegliò Lea. Si era addormentata.

Lanciò un’occhiata verso l’orologio sul comodino e strabuzzò gli occhi. Erano ormai le nove di sera e notò due chiamate perse sul cellulare. Lesse i messaggi di Cory e scoprì che non solo era uscito dalle riprese per tre ore prima, ma avendo dimenticato le chiavi era andato a cena con alcuni colleghi che lavoravano con lui ad un nuovo film, e aspettava sue notizie.

“Sei morta?”

Chiedeva pochi minuti prima. Lea digitò in fretta il suo numero.

“Lea!”

“Ciao, scusa mi sono addormentata come un sasso.”

Sentì il sorriso di Cory attraverso il telefono.

“Ci credo ti sei svegliata all’alba stamattina! Il tuo piccolo corpicino non sopporta tanta fatica!”

Lea rise e gli comunicò che lo aspettava con ansia, la porta era sempre rimasta aperta. Chiuse la chiamata e chiuse gli occhi.

  ***

Un sussurro le arrivò delicato all’orecchio.

“Ehi dormigliona..”

Lea mosse il naso senza aprire gli occhi e annusò l’odore di Cory.

“Sei a casa?”

Cory rise piano.

“Da un po’, cucciola, ma tu dormi come una bambina da quando sono arrivato.”

Lea mosse le mani nell’aria e incontrò il viso di Cory.

“Vieni qui.”

Cory si sdraiò accanto a lei e la chiuse tra le sue braccia.

“Com’è andata la tua giornata?” La domanda di Cory rimase sospesa nell’aria. Lea stava già dormendo.
   
 
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