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Autore: chaska    19/04/2012    1 recensioni
Prussia non se ne rendeva mai conto, ma ogni volta che posava gli occhi su Ungheria tratteneva inconsciamente il respiro. E quel pomeriggio, al riparo sotto quella grande quercia, non fu un’eccezione.
Trattene il respiro mentre fissava i capelli liberi dalla stretta della solita coda, gli occhi chiusi e quella sua espressione stranamente rilassata, e non notò nemmeno quanto la mano gli stesse effettivamente tremando mentre l’avvicinava al suo volto.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiori di pesco




Prussia non se ne rendeva mai conto, ma ogni volta che posava gli occhi su Ungheria tratteneva inconsciamente il respiro. E quel pomeriggio, al riparo sotto quella grande quercia, non fu un’eccezione.
Trattene il respiro mentre fissava i capelli liberi dalla stretta della solita coda, gli occhi chiusi e quella sua espressione stranamente rilassata, e non notò nemmeno quanto la mano gli stesse effettivamente tremando mentre l’avvicinava al suo volto.
Si ritrovò a sospirare in cerca di un po’ d’aria, dato che, nonostante fosse appena arrivata la primavera, sentiva un caldo assurdo, quando arrivò alla sua meta.
Di fretta, come se stesse compiendo il più grave dei reati, sfiorò una ciocca di castani capelli, e poi ritirò la mano.
Ungheria aprì gli occhi una manciata di secondi dopo, beccando in pieno il prussiano.
«Che cosa stai facendo? »
L’albino sussultò, ma poi si esibì in una delle sue solite risate e deviò lo sguardo dal suo.
«Kesese, facevo qualcosa di magnifico. »
Ungheria lo guardò con evidente perplessità grattarsi la testa e diventare più rosso di un papavero.
Allora si appoggiò ai gomiti, decidendo di sorvolare sull’ennesima stranezza di quel bambino, e alzò il busto, per poi notare come un fiore dai petali color pesca scivolò sul suo grembo.
«E questo? »
«Aaaah! Quello…»
Ungheria ignorò i tentativi impacciati di Prussia di impedirgli di prendere in mano quel delicato fiore.
«Cioè-ehm… ho pensato che ti stesse bene. »
Spostò lo sguardo su quello dell’altra nazione giusto in tempo per vederlo alzarsi.
«È che senza quasi non si capisce che sei una femmina! »
Gli urlò contro e, arrossito un’altra volta, si girò verso la direzione opposta e cominciò a correre.
Senza spendere una parola di più, mentre rigirava quel piccolo fiore fra le mani, Ungheria si ritrovò a pensare che quel bambino doveva essere proprio un idiota.




«Perché non ti togli quei fiori dalla testa? »
Prussia poggiò il mento sullo schienale della sedia fissando la nazione ungherese dinnanzi a se, la quale non si mosse dalla sua posizione, ovvero comodamente poggiato al muro lì accanto.
«Perché dovrei? »
Ungheria abbassò gli occhi su quelli cremisi del prussiano, rispondendogli con un ghigno disegnato sulle labbra.
L’altro, dal suo canto, lo guardò a metà fra lo stizzito e l’imbarazzato.
«Perché sembri un dannato gay, conciato così. »
«Hm, dici? Però mi hanno detto che mi sta bene, dopotutto. »
E mentre Prussia assunse una tonalità di colore tutt’altro che normale, l’ungherese gli si avvicinò per abbracciarlo da dietro, solleticando l’orecchio dell’altro con la sua risata.
Dannazione, un giorno gliel’avrebbe fatta pagare, non si gioca così con l’innocenza di un bambino!
   
 
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