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Autore: Gianduia    19/04/2012    0 recensioni
Katherine è una ragazza come tante. Ha venticinque anni, lavora per Rebells, una rivista di moda conosciuta in tutto il mondo, e sorride, sorride sempre; tranne quando vede Will. Dal giorno del loro distacco la ferita non si è ancora rimarginata, e ogni volta che lo incrocia per le strade della città, è come se si riaprisse e iniziasse di nuovo a sanguinare. Kat non si sarebbe mai aspettata che una sera, partita con il piede sbagliato, si sarebbe rivelata la soluzione a tutti i suoi problemi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due

Come una star di Hollywood

 

Quando ebbi finito di lavorare, sfiancata più che mai, mi incamminai verso casa. C'erano ragazze che, noncuranti di non essere le sole sul marciapiede, spintonavano la gente con mille sacchetti in preda ad una crisi di panico. Fui orgogliosa di non essere una di loro. Diciamo che io sono sempre stata una ragazza semplice, senza troppi grilli per la testa. All'età di dieci anni mi iscrissi ad un corso di danza classica. Pessima idea. Non avrei potuto fare scelta peggiore. La maggior parte delle mie compagne erano bambine viziate dalla testa ai piedi che gironzolavano sfoggiando delle tiare di diamanti che le loro madri avevano fatto costruire apposta per loro. Ho sempre reputato tutto ciò piuttosto ridicolo. Perciò, dopo solamente tre mesi e qualche giorno, decisi di fare qualcos'altro. Quindi, avendo scartato in partenza la ginnastica artistica e ritmica e tutti gli altri sport da donnine, mi misi a fare basket. Eviterei di aggiungere altro, i particolari li lascio alla vostra immaginazione.

Quindi, ritrovarmi davanti tutte quelle principessine con tacchi da dodici centimetri (che poi mi sono sempre chiesta come facciano a non cadere) mi risollevò l'autostima.

Una volta arrivata a casa, non feci in tempo nemmeno a togliermi la giacca che qualcuno suonò il campanello. Mi accigliai. Non stavo aspettando nessuno.

«Chi è?», chiesi timorosa. Una voce squillante dall'altra parte del citofono mi fece sobbalzare.

«Scendi Kat, dobbiamo andare in un posto». Era Julia, che probabilmente si era studiata qualche piano dei suoi per cercare di farmi pensare ad altro che non fosse Will. Non ci pensai due volte. Raccolsi la borsa dal pavimento e scesi, così com'ero.

Non appena mi vide si mise a saltellare e ad applaudire come una sedicenne in preda ad una crisi ormonale. Quando la raggiunsi mi misi a squadrarla dalla testa ai piedi, fino a terminare con un:

«Smettila ti prego, sei imbarazzante». Dopo ciò si ricompose schiarendosi la voce.

«».

 

Mentre guidava mi venne un dubbio.

«Precisamente dov'è che stiamo andando?». Poi mi accorsi che aveva appena imboccato la via di casa sua. Mi accigliai ridacchiando.

«Casa tua è il posto misterioso?». Continuando a guardare davanti a se Julia mi sorrise. Scossi la testa, con le labbra ancora inarcate in un sorriso.

Tirò in freno a mano.

Eravamo arrivate.

«Nella pausa pranzo sono sgattaiolata via e ti ho comprato il vestito dell'altro giorno, quello sopra il ginocchio, ricordi?». Sbarrai gli occhi. Entrai in casa come se fossi in trance.

«Mi prendi in giro?».

«Assolutamente no!», con fare maestoso lo tirò fuori dall'enorme armadio. Rimasi a bocca aperta. Era vero. Me lo aveva comprato veramente.

«Eccolo. Tutto tuo». Sorrise raggiante.

Scossi la testa portandomi entrambe le mani sulla bocca, non riuscendo ancora a crederci.

«Tu sei matta», le andai incontro e la abbracciai fortissimo.

«Non voglio più vederti com'eri oggi, chiaro?».

«Devo soltanto stargli lontano. Prima o poi mi passerà». Mi sciolsi da quell'abbraccio, tirando un sospiro.

«Fammi vedere», dissi prendendo il vestito e facendolo fluttuare nell'aria.

«Pazza, sei pazza», ribattei. Non potevo crederci.

«Okay, però adesso bisogna darsi una mossa, perché la festa inizia tra meno di due ore e noi dobbiamo ancora...». Smisi di ascoltarla, venerando con lo sguardo il mio vestito. Andai davanti allo specchio della sua camera, poggiandolo sopra i jeans e la giacca che portavo. Sorridevo. Ero felice. Grazie a lei. Capitava spesso ultimamente.

«Katherine?», mi chiamò dubbiosa Julia affacciandosi alla porta.

«Puoi seguirmi, per favore?», sorrideva fintamente prendendomi in giro. Quando le passai accanto le diedi una sberla sulla spalla, fingendo di essere imbronciata.

Le due ore successive trascorsero in fretta. Prima lei si dedicò a me, truccandomi come una star di Hollywood. Poi toccò a lei. La cosa che mi sono sempre chiesta io è perché si fosse rassegnata a lavorare da Rebells quando la sua passione era il Make up.

«Sei bellissima Kat, dovrai stare attenta ai maschietti stasera». Scoppiammo a ridere. Sì, devo ammetterlo, July aveva fatto un ottimo lavoro con me, non sembravo nemmeno io truccata e vestita in quel modo. Strabuzzai gli occhi, non mi servivano tacchi esageratamente alti, ero riuscita ad essere carina anche con delle semplici ballerine.

«Direi che possiamo andare», le dissi squadrandola dalla testa ai piedi. Anche lei non scherzava. Prendemmo i cappotti, dopo che lei me ne ebbe prestato uno dei suoi, e ce ne andammo.

 

«Dovresti farlo più spesso, sai?!»

«Che cosa?», mi voltai per guardarla con un sopracciglio inarcato, mentre guidava.

«Truccarti un po', farti più bella, queste cose qui insomma...». Sbarrai gli occhi ridendo sotto i baffi.

«Ma io mi trucco». Si voltò lentamente verso di me con gli occhi sbarrati. «Ah»

In lontananza si intravedeva un faro che emetteva luce colorata. Alzai un sopracciglio.

«È lì la festa?». Quando ricevetti una risposta positiva da parte di July, deglutii pesantemente, sempre più convinta del fatto che me ne sarei volentieri tornata a casa e rintanata sotto le coperte con una tazza di tè fumante e un buon telefilm.

Troppo tardi, eccoci arrivate nel parcheggio dell'immenso locale. Prima di scendere Julia si risistemò il trucco, nonostante fosse intatto, e poi scese dall'auto.

Non appena entrammo fummo invase da una ventata di calore. C'era gente ovunque.

«Che facciamo?», chiesi alla mia amica aggrappandomi al suo braccio.

«Hai intenzione di ubriacarti?»

«No!». Che razza di domanda era quella?

«Bene, io sì»Come?! Sbarrai gli occhi mentre mi trascinava verso il bar. In quel momento una ragazza, probabilmente ubriaca, mi finì addosso, rovesciando sul mio vestitobianco tutto il suo drink.

«Maledizione!», gridai io rivolgendomi alla ragazza, che mi guardò negli occhi come se stesse per svenire, prima di ricominciare a barcollare ridendo come una gallina. Mi voltai verso Julia che aveva gli occhi sbarrati dopo aver assistito a tutta la scena.

Nei miei occhi si leggeva solo una cosa: terrore.

«Che faccio ora?»

«Dai, non si vede nulla». Mentì spudoratamente,e lo sapeva anche lei.

Ridemmo. Ormai ero lì, nessuno mi avrebbe rovinato la serata.




Commento dell'autrice:
Ed ecco il secondo capitolo. Sono stata piuttosto veloce, sono soddisfatta. Un grazie a tutti coloro che hanno letto la storia fino a qui, per il prossimo capitolo ho già in mente qualcosa, e devo ammettere che non vedo l'ora di scriverlo e pubblicarlo. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se fossero pensieri negativi. Le critiche sono sempre costruttive. A presto!!

  
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