CAPITOLO 17
«Un’altra volta?? Quel
cacciatore ha svanito altri due cacciatori??». Lucifero era adirato, si muoveva
per la sala del trono con nervosismo misto a ira. Quell’umano lo stava facendo
imbestialire con la sua sfacciataggine, e in più non era ancora riuscito a
riprendersi Psyche, il che lo minava nell’orgoglio poiché la ninfa era una sua
stessa emanazione.
«Mi dispiace, mio signore,
ma le loro aure demoniache sono svanite poco fa…» disse il piccolo demone con
voce strascicata e tremante.
«E’ colpa tua che non hai
scelto i migliori!» replicò Lucifero scagliando un dardo contro il piccolo
demone che svanì all’istante, colpito. Ora si sentiva meglio, aveva sfogato
parte della sua rabbia.
«Ora toccherà a noi, e noi
non ti deluderemo, Lucifero! Troveremo Psyche e te la riporteremo, dopo aver
ucciso l’umano…» esclamò Sophia alzandosi dal suo giaciglio insieme alla
sorella.
«Siete le ultime a cui
posso rivolgermi, ma comincio a pensare che quel protettore sappia il fatto suo
e che abbia il potere di distruggervi…se ciò dovesse accadere avrà il piacere di
incontrarmi di persona. Chissà se i suoi druidi l’hanno addestrato anche ad
affrontare i demonio…».
«Non ce ne sarà bisogno,
vedrai.» intervenne Subconscio avvicinandosi a Lucifero.
«Trovatela e portatemela…il
piacere di vedere suoi occhi diventare neri per la paura sarà la gioia più
grande che potrò provare.» disse lui accarezzando il mento della
ninfa.
«Considerala già prostrata
ai tuoi piedi.» rispose Sophia infilandosi il mantello e uscendo dalla
stanza.
CAPITOLO
18
«Cos’è successo questa
volta??? Perché i cacciatori sono riusciti a trovarla? Come hanno fatto?!»
sbottò Morgan rivolto a Derek che ascoltava passivo le accuse del druido,
evitando di guardarlo negli occhi. Sapeva benissimo che Morgan era già a
conoscenza dei particolari dell’accaduto e delle cause, che le sue erano tutte
domande retoriche: le faceva per dare modo all’animo di Derek di vergognarsi di
se stesso.
«Rispondimi!».
«Che vuoi che risponda?!
Sai già tutto senza che io ti stia a raccontare i particolari! Anche perché
credo che tu conosca anche quelli…» esclamò Derek lanciandogli uno sguardo
carico di rancore. Un brivido gli percorse il corpo. Sperava che almeno un
particolare di quello che era successo quel giorno gli fosse sfuggito: quel
piccolo particolare avvenuto sullo scoglio.
«Voglio che tu ammetta di
avere commesso un secondo errore grave, Derek! Che le parole “ho fatto una gran
cavolata” escano dalla TUA bocca!» replicò Morgan.
«Ho fatto una gran cazzata,
contento?!» disse Derek scattando in avanti per l’impeto con cui aveva
pronunciato quella frase. L’occlumanzia non era il suo forte, ma sperava che la
magia di Morgan non andasse a indagare nella sua testa.
«Che mi stai cercando di
nascondere, Derek?» chiese il druido con una calma che lasciava intravedere il
rimprovero.
«Niente.» rispose il
ragazzo cercando di autoconvincersi, cercando di chiudere le porte della sua
mente a quella del vecchio.
«Cos’è successo ieri di
così vergognoso da nascondermi?» continuò Morgan.
«Ho detto
niente.».
«Derek, ti conosco
abbastanza da sapere che non sei un buon bugiardo né un bravo
occlumante.».
Non ci riusciva. Aprì le
porte alla magia di Morgan che spalancò piano piano gli occhi e la bocca
preannunciando le parole che avrebbe pronunciate in
seguito.
«COS’HAI FATTO? Derek, per
amor del cielo, è una tua protetta! Le conosci le
regole!».
«Non so che mi è preso, va
bene?! Un momento prima parlavamo e un momento dopo…non lo so che cos’è
successo, ok? Non mi è mai capitato con nessuna mia protetta!» sbottò Derek
sentendo crescere in sé la rabbia.
«Mi stai deludendo, Derek.
E sai quanto mi costa dirlo…Non hai mai fatto errori e adesso ne fai uno dietro
l’altro! Ti ho consegnato Psyche perché ti ritenevo il migliore, e invece mi
sembri il quindicenne ignorante che aveva appena scoperto il suo destino!»
esclamò Morgan, deluso.
«Già, destino…gran bel
destino! Rischiare di farsi uccidere per dei traditori, in fondo non sono che
questo!». Non avrebbe dovuto dirlo. Un rumore proveniente da vicino la porta
della cucina gli fece capire che Psyche aveva sentito tutto il discorso e di
sicuro quell’ultima battuta non le era piaciuta.
«Credo che ora sarai
contento…» disse rivolto a Morgan.
«Non scaricare su di me le
tue colpe: hai 23 anni ormai, è ora che cresci, ragazzo mio.» rispose questo
prima di sparire.
«Bravo…sparisci! E’ l’unica
cosa che sai fare!» urlò al vuoto. “Sei uno stronzo, Derek, lo sai?” gli disse
la sua coscienza. Lo sapeva…si sentiva attaccato da tutte le parti, fisiche e
mentali. Avrebbe voluto spaccare tutto per la rabbia, ma si accorse che la prima
cosa da fare era andarsi a scusare con Psyche.
«Eilà…senti…» sussurrò
piano entrando nella sua camera da letto, dove Psyche stava piangendo
silenziosamente, accarezzando Devil che faceva le fusa.
«Vattene.».
«Senti…lo so che ho detto
una cosa pesante, ma è così che reagisco quando mi sento in trappola o ho i
coglioni girati. E’ sbagliato, ma perdo il controllo di me e dico cose che
normalmente non direi mai…» continuò Derek andandosi a sedere vicino a
lei.
«Credi che l’abbia scelto
io?! Ti ho già detto come è successo tutto: sono stati i druidi a entrarmi nella
mente! Non sarei in questo casino se non fosse per loro!» esclamò lei voltandosi
a guardarlo, gli occhi gialli di rabbia.
«Lo so…è per questo che mi
sento uno stronzo ad aver detto quello che ho detto, ma ti chiedo di metterci
una pietra sopra, ok? Basta Morgan a dirmi che l’ho deluso come
protettore.».
«Tu sei un buon
protettore…» sentenziò Psyche in quello che fu un inaspettato complimento. Devil
alzò uno sguardo curioso verso di loro.
«Grazie, ma Morgan ha
ragione: non posso portarti in giro come se niente fosse, o almeno non così
lontano e non per così tanto tempo. Ho messo a rischio la tua esistenza.»
commentò Derek sentendosi un po’ in imbarazzo.
«Se non mi avessi portata
in quel posto avrei continuato a pensare ai cacciatori ancora a lungo…hai fatto
bene a portarmi via.» disse Psyche.
«Bella forza! Ci hanno
attaccati due ore dopo!» disse amaro Derek.
«Ma non avevo più tutta
quella paura che avevo prima.».
Derek la guardò
riconoscente. Non avrebbe mai pensato che l’unico sostegno sarebbe arrivato
proprio da lei, quella ninfa che all’inizio era così scontrosa e snob. Qualcosa
dentro di lui cominciò a godere.