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Autore: francar2225    19/04/2012    6 recensioni
Sulfus decide di affrontare il sentiero delle metamorfosi per andare a cercare Raf.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Per tutti i diavoli quanti ricordi!” Kabalè, ferma davanti al vecchio teatro sorrise agli amici. Era passata un’ eternità da quella fantastica estate trascorsa a ripulirlo insieme alle Angels e ai terreni loro affidati. Era stato uno stage estivo molto duro, ma aveva prodotto comunque i suoi frutti, e tutti si erano divertiti un mondo.
Anche Kabiria sorrise. “Già, che fantastica estate!” Per un attimo i suoi ricordi seguirono il filo di quelli dell'amica, poi però lasciarono il posto alla preoccupazione.
“Sei sicuro di volerlo fare, Sulfus?”
Sulfus annuì. “Sapete che voglio farlo, altrimenti non saremmo qui.”
I devils si guardarono senza avere il coraggio di dire nulla. Fu Gas a fare un tentativo.
“Sei il miglior Gardian devil che abbiamo mai avuto Sulfus, se lo fai, non sai cosa ti riserva il futuro.”
Mai parole erano state più vere. Sulfus era diventato un guardian Devil eccezionale, non esisteva un solo angel in grado di batterlo. Tutti i terreni che gli erano stati affidati erano diventati ladri internazionali, serial killers, politici corrotti, mafiosi della peggior specie.
Eppure nessuno sapeva.
Nessuno poteva sapere quando dolore si celasse dietro le folli azioni di quelle persone. Sulfus non era quello che tutti credevano, era solo un animale ferito che sfogava la sua disperazione nel suo lavoro.
Solo i suoi amici lo sapevano, così come solo loro sapevano che c'era un motivo se nessun Angel era mai riuscito a contrastarlo. Il motivo era che lui stesso aveva poteri da Angel. Poteri che lo rendevano del tutto imprevedibile e che gli erano stati conferiti dall’unica persona che Sulfus avesse mai amato.
“Raf...” kabalè, Cabiria e Gas udirono chiaramente Sulfus pronunciare quel nome. Il nome del suo unico grande amore: Una Angel.
Durante gli anni della scuola Sulfus e Raf avevano ripetutamente violato le regole che volevano Angels e devils opposti tra loro, e avevano ripetutamente violato anche il V.E.T.O che impediva loro di toccarsi, addirittura baciandosi. Si erano amati follemente, di nascosto, coinvolgendo anche i loro amici, che, coalizzati per aiutarli, avevano finito per consolidare una strana collaborazione.
Poi, la sera del ballo del diploma, era successo qualcosa. Qualcosa di strano che nessuno era riuscito a comprendere.
Dopo quella notte, Raf era diventata terrena ed era scomparsa lasciando Sulfus nella disperazione più nera.
Da quel momento era diventato il devil più feroce mai conosciuto, come a voler sfogare quella disperazione su tutti coloro che avevano la sventura di capitare sulla sua strada, e solo Gas, Kabalè e Cabiria erano a conoscenza dei fiumi di lacrime che inondavano le notti insonni del devil che tutti temevano.
“Ragazzi, io devo farlo. Non posso più stare senza Raf.”
Kabalè si asciugò una lacrima. “Ma non sai cosa dovrai affrontare. Ti ricordi cosa ci disse Tyco a proposito del sentiero della metamorfosi?”
“Piantala di Frignare Kabalè. Me lo ricordo benissimo, il problema è che non mi importa. Qualsiasi cosa accada, non sarà mai peggiore di come vivo adesso.”
Con queste ultime parole che non ammettevano repliche, Sulfus entrò nel teatro seguito dagli altri devils.
 
 
2.
 
Nei sotterranei del teatro aleggiava una leggera brezza.
“Il sospiro degli inganni....” Sulfus lo ripetè quasi a se stesso chiedendosi se per caso non stesse facendo un errore. Forse Raf lo aveva dimenticato, forse si era rifatta una vita. In fondo non aveva voluto aspettarlo. Aveva deciso di diventare terrena, noncurante di quello che c'era stato tra loro. Come aveva potuto dimenticare quella notte? Come aveva potuto lasciarlo dopo quello che era successo?
I suoi amici non lo avevano mai saputo, ma quello che era successo la notte del loro diploma avrebbe fatto impallidite anche Tyco e Sai.
Sulfus a Raf avevano fatto l'amore, in forma terrena, nella sala sfida, lontano da tutto e da tutti, dimenticando quello che erano e quello che non sarebbero mai stati.
Sulfus ricordava ancora le sconvolgenti sensazioni che lo avevano pervaso anima e corpo, così come ricordava benissimo la promessa che si erano scambiati la mattina dopo, prima di tornare sempiterni: avrebbero affrontato insieme il sentiero delle metamorfosi.
Invece non aveva più rivisto Raf.
“Allora, sembra che sia arrivato il momento.” La voce di Cabiria lo riportò alla realtà.
D'avanti a Sulfus si stagliava nitido il portone che ormai conosceva in tutte le sue incisioni. Non era più bloccato dal lucchetto di Tyco e la brezza leggera che lo attraversava provocò ai devils brividi di freddo.
Kabalè si asciugò le lacrime. “Ci mancherai.”
“Anche voi mi mancherete”
Cabiria abbozzò un sorriso: “Cerca di essere felice.”
Sulfus annuì, poi si voltò, spinse il portone e varcò la soglia. Subito il portone si richiuse alle sue spalle.
“Buona fortuna amico.” Sussurrò Gas prima di riprendere il volo.
 
3.
 
Sulfus non avrebbe mai saputo dire quanto tempo fosse passato dal momento in cui aveva varcato il portone del sentiero delle metamorfosi. Sapeva solo di essere sfinito.
Aveva combattuto fino allo stremo delle forze, mentre il sospiro degli inganni gli sussurrava che Raf lo aveva dimenticato, che si era ormai rifatta una vita, che era tutto inutile.
Il devil sentiva che non avrebbe resistito a lungo. I suoi poteri diminuivano man mano che percorreva il sentiero e, per assurdo, più i suoi poteri diminuivano, più le prove da sostenere aumentavano di difficoltà. Non era più tanto sicuro che al prossimo combattimento sarebbe stato in grado di lottare. Era molto più duro di come l'aveva descritto Tyco, e se non fosse stato per il suo settimo senso che lo spronava a continuare, Sulfus sarebbe di sicuro tornato indietro, tanto le sembrava ora impossibile arrivare fino alla fine.
Era seduto su una roccia in cerca di un po' di riposo quando uno strano vento seguito da un rumore sordo lo fece voltare. Un mostro con le sembianze di un drago sovrastava Sulfus di almeno un paio di metri. Le tre teste sputavano fuoco e fiamme,  mentre gli enormi artigli sembravano volerlo colpire da un momento all'altro. Lui lo osservò per un attimo con gli occhi appannati, poi si alzo, fiero. “Bene! Vediamo se riesco ancora a farti nero!”
Ci mise un tempo infinito a batterlo, rischiando di soccombere almeno un paio di volte, ma alla fine la strada era di nuovo libera, e il devil decise di riprendere il cammino. Doveva andare avanti, doveva rivedere Raf, anche se solo per in attimo.

4.
 
Quanto tempo era che camminava senza sosta? Sembravano essere passati anni, ma Sulfus continuava a camminare. Andava avanti lungo il sentiero, lentamente, stupito del fatto che non ci fosse più nulla contro cui combattere.
Ad un certo punto il sentiero si restrinse allungandosi in salita. Sulfus continuò a camminare senza abbassare la guardia, in attesa di qualche forza oscura, ma niente accadde .
Quando finalmente giunse alla fine della salita, cadde in ginocchio in preda al panico.
Di fronte a lui c'era uno spiazzo contornato di colonne. Tutto intorno, il nulla.
“Non ci posso credere, Basilisco.”
Il serpente corallo sibilò.
Con angoscia crescente Sulfus finalmente realizzò: “Non c'è modo di diventare terreni. Il sentiero è solo una stupida leggenda...NOOOO!!!!” Urlò con quanto più fiato aveva in gola mentre calde lacrime cominciavano a cadere copiose rigandogli il volto.
“Raf...Io volevo solo amarti, volevo solo stare con te.”
Scosso dai singhiozzi, Sulfus cercò di ricordare che ai devils non è permesso 
piangere, ma la cosa non gli importò. Cosa avrebbe fatto ora? Come avrebbe potuto riprendere la sua vita senza nemmeno una speranza?
Lui voleva Raf. Solo Raf. Non poteva immaginare l'eternità senza di lei.
Sentì che le forze lo abbandonavano. La piazzola cominciò a girare vorticosamente. In preda al terrore, per la prima volta in vita sua, Sulfus si aggrappò ad una colonna. “Raf...” Sussurrò prima di svenire.
 
 
 
5.
 
Un dolore lancinante alla testa costrinse Sulfus ad aprire gli occhi. Dolore fisico. Si chiese come mai. Forse un altra prova da superare, ma perchè?
Ormai era finita.Raf era persa per sempre. Non c'era alcun motivo per combattere. Non più.
Doveva tornare indietro, non aveva altre alternative. A lui non era concesso morire.
Cercò di mettere a fuoco l'ambiente circostante, ma la testa gli faceva troppo male.
Quando la morsa del dolore si allentò leggermente e la sua vista si abituò alla luce,
si ritrovò perso in un mare di azzurro. “Ma che diavolo....”
D'improvviso, due enormi occhi azzurri come il mare incontrarono i suoi. “Raf!”
Cercò di alzarsi ma un forte dolore alla schiena si aggiunse al dolore alla testa.
Ricadde all'indietro urlando. Cosa stava succedendo? Quegli erano gli occhi di Raf, non poteva essersi sbagliato, lui non sbagliava mai quando si trattava di Raf.
Guardò meglio, e la delusione lo colpì, ancora più terribile del dolore fisico, Chiuse gli occhi. Non era Raf, era solo una bambina con gli occhi azzurri e i capelli neri. Ma cosa ci faceva nel sentiero delle metamorfosi? Perchè gli stava accadendo tutto questo? Era forse una punizione?
“Mamma corri!”
“Angel, che c'è?”
La voce di Raf arrivò a Sulfus come in un sogno. No, stavolta non si era sbagliato, quella era proprio la sua voce.
“Sulfus!”
No, non poteva essere lei, non lì. Forse il sospiro degli inganni si stava prendendo ancora gioco di lui. Eppure…
Cercò di capire da dove provenisse quella voce tentando di nuovo di alzarsi. Urlò di dolore.
“No Sulfus! Stai sdraiato, stai ancora male, hai perso molto sangue.”
Sangue? Da quando in qua i devils perdevano sangue?
La voce ora era nitida. “Pazzo! Affrontare il sentiero da solo, ma cosa ti è saltato in mente?”
Si, era lei, era Raf! Il cuore di Sulfus cominciò a fare capriole. L’aveva ritrovata! Non importava dove fossero, né se era un sogno, contava solo che lei fosse lì, con lui.
Provò a parlare. “Cosa mi succede Raf?” Provò ad avvicinarsi per sfiorarle il volto, ma il dolore alla schiena gli tolse il respiro. Ebbe paura.
Raf  gli prese la mano. “Stai calmo, non avere paura. Non è niente. E’ doloroso essere un terreno. Ti ci dovrai abituare.” La mano di Raf era calda.
“Mi dovrò abituare a cosa?”
“Al dolore.”
“E’ una punizione vero?”
“Una punizione?”
“Per non essere riuscito ad attraversare il sentiero. Mi hanno riportato indietro ed ora mi stanno punendo per essere stato così presuntuoso da poter pensare di vivere una vita normale.”
Raf scosse la testa. “No Sulfus, è il contrario. Ce l’hai fatta. Hai attraversato il sentiero e sei diventato terreno. Per sempre. O meglio, fino a quando non morirai.”
“Terreno? Sono davvero diventato terreno? Ce l’ho fatta?”
Se non fosse stato per il fatto che stava malissimo, Sulfus si sarebbe messo a ballare.
Raf sorrise e annuì.“Sei tornato da me.”
Anche lui abbozzò un sorriso. “Sapevi che l’avrei fatto.”
Lei annuì. “Ora dormi. Ti ho dato un anti dolorifico e ti ho cambiato le bende. Quando ti sveglierai starai meglio e potremo parlare.”
“Perché sto così male?”
Raf  lasciò la sua mano e gli sfiorò una guancia. “sono le cicatrici che hai al posto delle corna e delle ali. In effetti le ali sono qelle che mi preoccupano di più. Ti hanno lasciato due ferite profonde. Ho dovuto fasciarti per evitare che  ti dissanguassi. Ma non potevo portarti in ospedale. Non avrei saputo come spiegare quelle profonde ferite verticali.”
“Capisco.” Sulfus sentì le palpebre farsi più pesanti, e mentre assaporava la felicità di essere ormai con Raf , si addormentò.
 
 
6.
 
Quando Sulfus si svegliò, gran parte del dolore era scomparso, riuscì a sedersi sul letto e osservò la grande camera pitturata di azzurro e arredata con mobili bianchi. Sorrise. Era una stanza che poteva essere stata arredata solo da Raf.
Raf entrò poco dopo con in mano un vassoio. Accanto a lei, una bambina con gli occhi azzurri, lunghi capelli corvini dai riflessi viola e azzurri, e  una piccola voglia a forma di stella, proprio sopra l’occhio sinistro. Sulfus la osservò per un istante eterno, poi capì. Il cuore cominciò a battergli forte, la stanza cominciò a girare vorticosamente. Ricadde indietro, sui cuscini, con gli occhi chiusi.
“Oh mio Dio.”
Raf posò il vassoio, poi accarezzò i capelli della bambina. “Grazie Angel, ora però vai fuori a giocare.”
La bambina annuì, sorrise a Sulfus, poi uscì saltellando dalla stanza.
Lui la osservò uscire. Allora era lei che aveva visto quando aveva aperto gli occhi per la prima volta. Ora capiva tante cose. E capiva anche perché il suo settimo senso lo aveva spinto a cercare Raf nonostante tutto.
Raf si sedette accanto a lui. “Come ti senti?”
“Perché non me lo hai detto? Non credi che avessi il diritto di saperlo?”
“Mi dispiace, Sulfus. Avrei voluto dirtelo, ma le alte sfere lo hanno scoperto. Il sacrilegio era troppo grande. Ero rimasta incinta di un devil, non potevano permettere che la cosa si sapesse, così mi hanno costretto a diventare terrena e mi hanno impedito di rivederti prima della trasformazione definitiva. Speravano così che avrei dimenticato, ma hanno trascurato un particolare. Il mio amore per te.”
Sulfus scosse la testa. “Ma come è potuto succedere?”
Raf sorrise. “Credimi, tra i terreni succede continuamente.”
“Si, ma noi…”
“Noi eravamo in forma terrena quella notte Sulfus. Dovevamo prevedere che sarebbe potuto succedere.”
Sulfus annuì, pensieroso.
“Cosa c’è Sulfus?”
“L’ho vista solo per un attimo e già l’amo da morire. Lei lo sa?”
“Gliel’ho detto quando ti abbiamo portato qui. Ti ha trovato lei, svenuto in un lago di sangue. Ha vegliato su di te ogni giorno, fino a quando non ti sei svegliato. A proposito.” Raf si alzò per prendere uno specchio. “Guarda.”
Sulfus si osservò . Il suo volto era sempre lo stesso, ma le corna erano scomparse, così come era scomparsa la stella che aveva sull’occhio sinistro. Al suo posto, una piccola voglia a forma di stella uguale a quella di sua figlia. I suoi occhi erano diventati di un caldo color oro, e sul braccio era presente un tatuaggio a forma di serpente.
“Ti piace il tuo nuovo aspetto?”
Lui annuì. Poi la fissò intensamente. “Posso baciarti ora?”
Raf annuì. E Sulfus la baciò. Quanto aveva desiderato quel bacio! Mentre percorreva il sentiero delle metamorfosi non aveva fatto altro che pensarci, ed ora finalmente il momento che aveva tanto desiderato era arrivato. Raf era tra le sue braccia. “Sai una cosa?” le sussurrò labbra sulle labbra. “Non vedo l’ora di dare a nostra figlia una schiera di fratellini e sorelline.”
Raf scoppiò a ridere. “Abbiamo tutta la vita davanti.”   
   
 
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