In un pomeriggio di mezza estate, mio fratello stava accovacciato sul prato
a contemplare il cielo azzurro. I suoi capelli biondi si muovevano dolcemente
nella direzione che il vento dava loro.
– Fratello! – lo chiamai
– Sorellina! – rispose divertito
– Nostro padre desidera vederti.
Desidera colloquiare con te di una questione... –
– Papà? Di che questione si tratta? Non sarà mica... – i suoi occhi si
illuminarono
– Di cosa stai... – ma non feci in tempo a terminare la frase che mio
fratello era corso via. Allora mi sedetti all'ombra di un grande albero, dove
stetti per interminabile tempo. Di soppiatto mio fratello arrivò alle mie
spalle
– Sveglia dormigliona! – urlò.
Mi svegliai di soprassalto.
– Ma sei pazzo? – gli urlai di risposta
– Come sei aggressiva oggi Artemide – disse quasi come se mi volesse
rimproverare << Comunque, non dovresti essere ancora qui... >>
– Perché no? –
– Perché... – fece una pausa – Si va
dai mortali! – urlò infine facendo un salto.
Ero impietrita. Dai mortali? Non ci credevo. Non ci potevo credere. Che
stesse scherzando?
– Mi stai prendendo in giro? – sbottai
– Perché dovrei? – disse mettendo le mani sui fianchi in segno di sfida
– Perché lo fai sempre, caro il mio Apollo –
– Eh, lo so... – disse abbassando lo sguardo –Ma stavolta è vero, lo giuro! – disse quasi
urlando
Mi sentii felice come non mai. Era vero allora!
– Quindi è di questo quello che nostro padre ti ha detto? –
– Si! Finalmente! – i suoi occhi brillavano – Dobbiamo andare da lui nella sala dei troni –
–Va bene, ti seguo –
Ci avviammo verso la sala dei troni, dove si trovava nostro padre. Giunti
all'entrata della sala, ci scambiammo un'occhiata di incoraggiamento ed
entrammo.
– Figli miei! – ci chiamò Zeus – Il
momento è giunto per voi, giovani dèi. Oggi, io e il consiglio abbiamo deciso
che andrete dai nostri cari mortali per cercare di intuire i vostri poteri,
come previsto dalle Antiche –
Io e mio fratello ci scambiammo un sorriso.
– Ma sappiate una cosa! – continuò –
il mondo dei mortali è pieno di insidie, tentazioni, perfidie e tranelli, non è
come qui sull'Olimpo. –
– Di cosa state parlando padre? – intervenni io.
– Mi fa piacere che tu voglia sapere, figlia mia – disse sorridendomi –Sto parlando dei mortali, è di loro e del
loro mondo che vi sto parlando. Non sono come ve li aspettate, fidati cara –
– Ma cosa potranno essere mai? –
– Cara, tu non li conosci –
– Perché, padre, voi si? Passate tutto il vostro tempo qua, a non fare
nulla. Io vado spesso sui monti, con il mio arco, e non mi sembrano cattivi, e
come li descrivete voi. – Dopo una pausa di riflessione dissi – Li giudicate male! –
– Ora basta! – tuonò Zeus – Hai
parlato troppo figlia mia. Andate! E siate prudenti ! – disse con un tono
infuriato
Uscì arrabbiata dalla sala. Una volta fuori, mio fratello mi mise una mano
sulla spalla, ma io mi scostai
– Sono stata troppo avventata –
ammisi – Scusami. Ho rischiato grosso. E per colpa mia hai rischiato anche tu...
Perdonami –
Una lacrima mi stava attraversando la guancia. Un'altra. Un'altra ancora.
Mi buttai tra le braccia di Apollo, piangendo
– Ehi! – Rise lui – non è così grave
– disse afferrandomi
– S-si che lo è! – balbettai io
– Tranquilla. Domani andiamo via da qui per un po' – cercò di consolarmi lui. Evidentemente non
sapeva cosa dire, ma poi trovò le parole adatte – abbiamo solo sedici anni, tutti i mortali a
quest'età sono ribelli, stai tranquilla. –
– Secondo me i mortali non sono così... Come li ha descritti Papà. Io li
vedo… Non sono maligni! –
– Forse hai ragione… L'ha messa giù troppo pesantemente. –
Mio fratello, dopo un’attenta analisi del cielo esclamò – Oh, dèi! Il coprifuoco è passato! Corriamo! –
mi prese per mano e iniziammo a correre
per i prati verso la nostra abitazione in stile tempio greco. Entrammo e ci
coricammo di corsa. Il coprifuoco era passato da un bel po'.
– Buonanotte – dissi
– Buonanotte – rispose mio fratello.
La mattina seguente quando mi svegliai, vidi il letto di mio fratello
vuoto. Corsi fuori e lo vidi seduto di fronte l'abitazione. Non appena si
accorse di me, si girò.
– Sorella! – mi salutò – Buongiorno!
–
– Buongiorno a te – ricambiai il saluto – Come mai qui fuori? –
– Non lo saprei spiegare… E’ come se mi svegliassi col Sole... – disse
abbassando lo sguardo – non so il perché. –
– Molto strano... – dissi –Vieni a
preparare le cose! E' già tardi! –
– Oh, già! Arrivo! – mi disse
– Subito – lo rimproverai
– Arrivo! Arrivo! – disse alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
Ci avviammo parlando all'abitazione, ma di fronte c'era il caro zio Ermes
col suo Caduceo in mano
– Ermes! – esclamai sorpresa – Come
mai da queste parti? –
– Calma piccola – disse Ermes – nessuna
consegna. Solo un messaggio, da parte di vostro padre, Zeus. –
– E chi mai potrebbe essere! – sbottai
– Calma, dovresti trattarlo con più rispetto… –
– Si, va bene...Non voglio subirmi un’altra ramanzina… Il messaggio? –
– Dice che dovete portare solo le dracme, il resto non vi servirà –
– Come no? Nemmeno un vestito di cambio? – intervenne Apollo
– Niente di niente – rispose Ermes – solo le dracme –
– Non sarà per colpa mia? – Chiesi, sentendomi colpevole
– No, Artemide tranquilla – disse
Ermes – non è colpa tua, tu non c’entri –
Mi limitai ad abbassare lo sguardo. Eppure quelle parole non mi
convincevano… Mi sentivo in colpa, stavo mettendo a repentaglio l’esperienza che
sarebbe appartenuta anche a mio fratello.
– Bene, non vedo altro motivo di rimanere – esclamò Ermes – ci vediamo alla
sala dei troni tra… cinque minuti – e detto questo volò via.
Io e mio fratello ci guardammo – dieci minuti? – esclamammo – Corriamo! –
Corremmo più veloce che potemmo in casa, prendemmo circa mille e duecento
dracme a testa e più veloci della luce corremmo verso la sala dei troni.
Arrivammo in tempo. Tutti gli dèi erano seduti ognuno sul proprio trono e ci
squadrarono lentamente. Uno ad uno.
– E’ giunto il momento! – ci chiamò Zeus. Non osavo guardarlo negli occhi –
oggi sarete trasportati nel mondo dei mortali! io e mio fratello ci scambiammo
un’occhiata – E’ ora! Andate! –
Con un gesto della mano salutammo tutti quanti, e fummo salutati a nostra
volta da loro. Quando fummo fuori dalla sala, non eravamo sull’Olimpo… Eravamo
da un’altra parte…
– Che sia… – disse Apollo
– Atene! – esclamai
Apollo mi prese per mano e iniziammo a correre per le vie dell’ Acropoli.
Ci fermammo davanti a una casa enorme, con della musica provenire dall’interno.
Ero convinta che mio fratello avesse una specie di sesto senso tutto dedicato a
“fiutare” le feste.
– Entriamo! – esclamò infatti. Io mi limitai ad annuire.
Entrammo. Non era come me l’aspettavo. Come ce l’aspettavamo. Sull’Olimpo le
feste erano molto più fantasmagoriche.
– Va bene, allo… – ma mio fratello era già sparito nella folla.
Iniziai a cercarlo, ma era proprio sparito. Allora uscii e mi sedetti sul prato
con la testa tra le mani.
– Incominciamo bene– pensai tra me e
me – ora chissà dove si trova… Devo
cercarlo! – decisi. Mi alzai in piedi,
mi stiracchiai velocemente e mi diressi verso l’interno, quando mi trovai una
figura losca davanti che mi afferrò il polso
– Mi lasci – gridai
– E farmi sfuggire un bocconcino
giovane come te? – disse l’uomo – Non ci
rifletto nemmeno. E adesso dimmi, piccola, sei sola? –
– Stavo andando da mio fratello– dissi. Penso che assunsi un’aria paurosa,
perché l’uomo cambiò espressione, ma per poi ritornare alla brutta faccia di
prima – Quindi, per favore, mi lasci
immediatamente –
Ma l’uomo non mollava il mio fragile polso. Era molto forte. Iniziai ad
avere paura. Che cosa mi avrebbe fatto? La luna era alta nel cielo, piena e
splendente. Sentii una fitta alla bocca dello stomaco, e ricordo solamente un
forte vento, e la luna… Rossa. Poi non vidi più nulla. Svenni.
Quando mi svegliai, ero tra le braccia di mio fratello, la luna era
normalissima, bianca e splendente, come sempre. Che fosse stato un sogno? O un
incubo? Al pensiero iniziai a piangere, e mio fratello mi abbracciò.
– Come hai… – disse – la Luna… il vento… –
– Non ne ho idea… – risposi. Mi resi conto che non era un sogno…
Era accaduto davvero! – Quell’uomo… – Mi guardai in giro
– E’ scappato. Non appena ho sentito
il vento, sono uscito e l’ho visto fuggire. –
Mi sentivo un mostro… Io avevo scatenato quel vento? Io avevo scatenato
quel fenomeno? D’istinto mi alzai e scappai.
– Sorellina! – urlò Apollo, ma io
ero già troppo lontana per sentirlo. Mi fermai – perdonami fratello – dissi, per poi rincominciare a correre verso
una foresta.