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Autore: clare83    20/04/2012    0 recensioni
Questa è la mia prima storia, spero possa piacervi...
Sara è una giovane vedova mamma di due bambini. Per l'estate torna nel suo paesino per svagarsi e stare con i suoi genitori, inaspettatamente incontra di nuovo Walter...cosa succederà?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-   Possiamo dire di aver concluso i lavori. A questo punto ci vedremo il  primo settembre buona estate!
-   Buona estate anche a lei Signor Preside.
Finalmente Sara era libera dal lavoro, quest’anno era durato anche più del solito perché aveva avuto gli esami di quinta elementare, per questa ragione aveva rimandato la partenza per le vacanze. In un’altra occasione questo le sarebbe dispiaciuto molto, ma non quest’anno.
Mentre pensava a tutte queste cose si incamminò verso la spiaggia, pensò ancora una volta all’inizio delle vacanze e le venne una leggera fitta alla bocca dello stomaco come quando si deve dire a casa di aver preso un brutto voto, cercò di non badarci molto e si concentrò su ciò che doveva ancora preparare per poter partire. Stava ancora pensando, quando una voce attirò la sua attenzione:
-   Mamma sei arrivata finalmente! Noi siamo già pronti per andare, ci siamo anche fatti la doccia!
Marco, un bambino di cinque anni e mezzo, bruno con gli occhi chiari le corse incontro e le saltò al collo abbracciandola fortissimo.
-   Meno male che sei arrivata mi stava uccidendo! Non voleva neanche più giocare siamo qua ad aspettarti da quasi un’ora!.
L’accoglienza di Matteo, un ragazzino bruno con gli occhi scuri e profondi di tredici anni, fu decisamente più fredda, fare il fratello maggiore per lui non era sempre facile soprattutto dopo la morte del padre.
- Ciao ragazzi coraggio non preoccupatevi ora ho davvero finito se ci sbrighiamo possiamo partire anche subito dopo pranzo!
Questa frase di Sara mise tutti d’accordo i bambini raccolsero tutte le loro cose mentre Sara pagò la baby sitter:
- Spero sia andato tutto bene Bianca, sono stati bravi?
- Si, Sara non ti preoccupare è andato tutto bene. Hanno fatto il bagno due volte, hanno fatto la doccia e sono anche riuscita a non fargli mangiare schifezze!
- Molto bene allora ci rivediamo a settembre, sai che per me il tuo aiuto è molto prezioso non posso farcela senza di te!
- Non preoccuparti, non so stare senza queste piccole pesti!
I bambini salutarono allegramente Bianca e poi tutta la famiglia si diresse verso casa: stavano davvero per cominciare le vacanze!
 
Sara, una donna di 35 anni con le lentiggini e i capelli castani mossi, era rimasta vedova l’anno precedente nel mese di marzo: Simone, suo marito, aveva avuto un infarto, non vi era stata alcuna avvisaglia e neppure la rianimazione era servita data la giovane età, 38 anni, l’infarto era stato molto forte e la morte praticamente istantanea. Il tutto era accaduto nell’azienda di suo marito in una mattina qualsiasi mentre lei e i bambini erano a scuola:  l’avevano chiamata, lei aveva fatto una corsa ma quando era arrivata lui era già morto. Sara e Simone nonostante venissero dalla stessa zona, si erano conosciuti all’università, quando lei era al terzo anno. Frequentavano entrambe economia ma per molto tempo non si erano mai accorti l’uno dell’altra. Quando si conobbero però fu amore a prima vista: si accorsero di avere molte cose in comune, si amavano e volevano una famiglia insieme.
Dopo l’università decisero di sposarsi subito. Simone era l’unico figlio di una famiglia piuttosto facoltosa della zona, quindi finiti gli studi iniziò a lavorare nella ditta di famiglia, una piccola industria farmaceutica. Il lavoro di Simone portava molti guadagni alla famiglia, per questo motivo lui avrebbe preferito che Sara si occupasse solo delle faccende domestiche, lei però voleva sentirsi autonoma. Decise di fare la maestra, in questo modo avrebbe avuto parecchio tempo da dedicare alla famiglia. Non accettò nemmeno la proposta di gestire l’albergo dei suoi genitori al mare, sarebbe stato troppo impegnativo. Matteo arrivò alla fine del primo anno di insegnamento e Marco sei anni più tardi.
Non sarebbe stato l’ultimo figlio anzi poco prima del giorno fatale Sara e Simone avevano parlato della possibilità di provare ad avere il terzo figlio, anche se entrambi speravano che arrivasse una bambina, ma tutti i loro progetti si erano cancellati in quella fredda mattina di marzo.
Dal momento della morte di Simone, Sara era come entrata in un tunnel, aveva concentrato le sue energie solo sui suoi due figli e sul lavoro. La prima estate arrivò molto in fretta, ma lei non se la sentiva di tornare come ogni anno a Evançon senza Simone. La suocera allora decise di regalare e regalarsi una vacanza con nipoti e nuora: una crociera di sei quattro settimane.
La signora Sandra era una donna molto particolare, non aveva mai lavorato, ed era sempre stata una madre sui generis, quasi una zingara. Aveva viaggiato molto e aveva spinto suo figlio a fare altrettanto, non aveva approvato da subito il matrimonio, riteneva che Simone fosse troppo giovane sia per avere una moglie, sia per lavorare seriamente nella ditta di famiglia. Simone le aveva dimostrato che si sbagliava, i rapporti erano migliorati con l’arrivo dei bambini, anche se Sandra trascorreva pochissimo tempo con loro perché era sempre in viaggio. La vacanza con la nonna stravagante era stata una bella cura, poi Sara e i bambini erano andati in romagna a trovare il fratello.
Per aiutare i figli, Sara, durante tutto l’inverno successivo, li aveva mandati da uno psicologo che li aveva seguiti per diversi mesi, ora Marco e Matteo erano più sereni e avevano chiesto di tornare in vacanza a Evançon, lo psicologo le aveva spiegato che tornare “a fare le solite vacanze” sarebbe stato positivo, così Sara aveva accettato per il bene dei suoi figli. Lei temeva che tornare a Evançon avrebbe potuto risvegliare il dolore per la morte di Simone, questa cosa la spaventava molto, ma poi aveva parlato con i suoi genitori, la sua migliore amica e anche con lo psicologo che l’aveva seguita e si era convinta che fosse la cosa giusta da fare, certo non sarebbe stato facile. 
 
Una volta arrivati a casa i bambini iniziarono a fare le loro mille richieste e le preoccupazioni di Sara svanirono in un secondo:
-   Mamma devo assolutamente portarmi i nuovi Gormiti  perché li devo far vedere a Mattia
Senza neppure aspettare il consenso Marco aveva già messo un bello zainetto dalla porta
-   Io porto l’ultimo gioco della Play così faccio le sfide con Gian!
Sara lasciò che i ragazzi scegliessero un numero adeguato di giochi e poi decise di mettere un freno:
- Basta ragazzi avete un mare di giochi nella casa di montagna a volte non li usate nemmeno tutti! Matteo non vedo il tuo zaino con i compiti non penserai di lasciare a casa proprio quello vero? Gli occhi di Matteo diventarono molto simili a quelli di un cerbiatto e cinguettò:- Noooo guarda stavo proprio per andarlo a prendere in camera!Ora ti aiuto a caricare la macchina ok?
Sara non disse nulla, si limitò a ridere fra sé e così poté sentire Marco che diceva al fratello:
-   Visto che ti ha beccato?
-   Zitto tu, non fare il furbo perché dall’anno prossimo avrai pure tu i compiti da fare.
Caricare l’auto fu piuttosto semplice, soprattutto perché Matteo fu particolarmente solerte, e in meno di un’ora tutta la combriccola fu sulla macchina pronta a partire. Non appena tutti furono seduti ci fu un momento di silenzio, tutti sentivano che mancava qualcosa anzi qualcuno, il silenzio era quasi imbarazzante. Sara decise di rompere gli indugi:
-   Lo so che questa è la prima volta che torniamo a Evançon senza papà, manca anche a me, ma sono sicura che andrà tutto bene.
Matteo fece un piccolo sorriso:
-   Non preoccuparti mamma sarà bellissimo, noi siamo molto felice di tornare a Evançon.
Marco concluse candidamente:
-   Papà verrà lo stesso con noi, perché è nei nostri cuori!
Le parole di Marco erano state meravigliose e una lacrima scese sulla guancia di Sara, ma era magistralmente nascosta dagli occhiali da sole. Ora potevano davvero partire e Sara iniziava a pensare che non sarebbe andata poi così male.
Il viaggio procedeva, i ragazzi si erano appisolati dopo aver già progettato i due mesi che avevano a disposizione e aver già fatto alla mamma mille domande su quello che avrebbero potuto fare; improvvisamente Sara si rese conto che non erano più saliti nella casa in montagna dal mese di febbraio. In casa c’erano ancora tutti gli oggetti di Simone sparsi per la casa: il rasoio, la schiuma da barba, il pigiama sotto il cuscino, il suo ultimo libro sul comodino, le scarpe, rientrare in quella casa sarebbe stato tremendo. Il primo istinto fu quello di girare la macchina e di tornare a casa, ma poi? Cosa avrebbe detto ai bambini? Decise di proseguire ma ora non gli sembrava di guidare ma di scalare una montagna con addosso tutti il peso del mondo. Non poteva continuare in questo stato, i bambini si sarebbero potuti svegliare da un momento all’altro, decise quindi che le serviva un appoggio: chiamare Clara era l’unica soluzione.
-   Ciao tesoro sei già arrivata?
-   No, no sono alla disperazione…Quasi quasi torno a casa
-   Che succede? Dimmi come ti posso aiutare?
-   Non so come fare, non salgo a Evançon dal mese di febbraio dell’anno scorso la casa sarà piena di lui, delle sue cose in bagno, in camera ovunque non so come fare non credo che ce la farò…anzi so di non potercela fare…
-   Non fare così ti prego stai calma, quando arriverete i ragazzi saranno elettrizzati per l’arrivo e vorranno andare a salutare i loro amici e i nonni. Sfrutta questo momento per togliere le cose dal bagno e magari anche dalla tua camera. Per gli oggetti che invece saranno in casa ma più nascosti ci sarà più tempo e non preoccuparti questo weekend avevo intenzione di salire, magari lo facciamo insieme ok?
 Come al solito le parole di Clara erano la cura migliore.
-   Sei un’amica, tutto sommato penso di potercela fare…posso chiamarti più tardi?
-   Ma certo se no che migliore amica sarei? Allora a dopo un bacio.
Sara e Clara erano amiche ormai da una vita si erano conosciute da bambine durante le estati che Sara trascorreva a Evançon dove Clara abitava e così era nata la loro amicizia ed era cresciuta con loro negli anni. Quando Sara doveva iniziare le superiori i suoi genitori decisero di comprare un albergo che era stato messo in vendita proprio a Evançon e così si erano trasferiti là in pianta stabile. Per le due amiche era un sogno che si realizzava, in questo modo potevano stare sempre insieme. Diventate grandi avevano anche deciso di andare a fare l’università nella stessa città per poter andare a stare nella stessa casa. 
Stava ancora pensando a Clara quando Matteo gli chiese:
-   Chi ha telefonato? Era zia Clara?
-   Si tesoro era lei, voleva sapere se eravamo già arrivati.
Sara non voleva dare troppe spiegazioni temeva di andare nuovamente in crisi e non voleva far preoccupare Matteo.
-   Siamo quasi arrivati vero mamy?
-   Si, mancano pochi minuti.
Erano davvero quasi arrivati Matteo svegliò Marco che non voleva mai perdersi l’arrivo in paese. Erano finalmente arrivati e nulla sembrava cambiato, questo dava un senso di sicurezza a Sara. La casa era in un piccolo paese di montagna in cima ad una valle soleggiata, che viveva soprattutto grazie al turismo sciistico in inverno e quello del trekking e delle famiglie con bambini in estate. Sara e Simone avevano comprato una casa su un unico piano rialzato, al piano terra c’era un garage e una cantina dove facevano le feste con gli amici. Al piano superiore c’erano una spaziosa sala da pranzo, con una cucina  attrezzata a vista e un bellissimo caminetto, un bagno con una bella vasca, un piccolo studio e le camere da letto, c’era anche la mansarda ma era sostanzialmente un magazzino.
Quando arrivarono, Sara poté finalmente parcheggiare la macchina, si sentiva molto stanca, erano anni che non guidava per tutto il tragitto. In meno di un secondo i ragazzi chiedevano di scendere dall’auto. Non appena gli aprì le portiere i ragazzi si precipitarono in cima alla scale di casa e Marco strillò:
-   Mamma mamma c’è un biglietto incastrato nella porta!
-   È della nonna, lo apro?
Sara non si aspettava che sua madre le avrebbe lasciato un biglietto dalla porta, si erano sentite alla mattina e si erano accordate per vedersi quella sera.
-   Allora mamy?
Mentre Matteo parlava Sara lo aveva raggiunto:
-   Eccomi lo leggo io perché la scrittura della nonna non è tanto facile da interpretare.
 Non sapeva che cosa poteva averle scritto la madre ma decise che era meglio leggerlo di persona onde evitare frasi troppo strappalacrime. Sara fu piacevolmente sorpresa quando lesse il biglietto che diceva : “Ciao a tutti oggi avevo del tempo libero così sono passata a fare un po’ di pulizie in casa e vi  ho anche lasciato una dolce sorpresa. Vi aspetto a casa! Un abbraccio la nonna e il nonno.” Sara pensava di aver capito qual era il messaggio nascosto ma non disse nulla. Non appena ebbe finito di leggere i fanciulli tentarono di aprire la porta di casa e poi cercarono di spiare dalle finestre ma Sara li fermò:
-   Cari i miei curiosoni abbiamo ancora la macchina piena di valigie da prendere prima di entrare in casa e poi ci dobbiamo togliere le scarpe è la regola!
L’idea di scoprire che cosa la nonna avesse lasciato loro face sì che Matteo e Marco fossero particolarmente rapidi e disponibili, in soli dieci minuti le cose che avevano portato da casa erano sotto il porticato e Sara aprì la porta. A questo punto la curiosità vinse su tutto e i due fratellini si precipitarono in cucina per vedere che cosa aveva portato la nonna: una bella crostata con le fragoline di bosco.
-   Guarda mamma sembra buonissima possiamo assaggiarla?
-   Calma ragazzi io preferirei tenerla per la cena, non manca molto datemi una mano a mettere le cose in casa e poi se volete potete andare a dare un saluto velocissimo ai vostri amici.
La proposta fu accolta da un corale “si” , i ragazzi fecero rapidamente quanto gli era stato richiesto, Sara riuscì a stento a fargli prendere una felpa e poi volarono fuori. Dovette uscire e strillare dal porticato che la cena sarebbe stata pronta per le 19.30.
Ora che era rimasta sola in casa poté verificare se sua madre le aveva fatto l’ennesimo regalo inaspettato, dopo un breve giro della casa si rese conto sua madre aveva “ripulito” non solo dalla polvere ma anche da tutti gli oggetti più evidenti di Simone. In bagno c’era solo la roba di Sara e dei ragazzi, le lenzuola di tutti i letti erano state cambiate, il comodino libero e la scarpiera pure. Senza neppure rendersene conto Sara iniziò a piangere, sua madre aveva capito tutto senza bisogno di richieste, decise di chiamarla immediatamente per salutarla.
-   Ciao mamma!
-   Ho visto che siete arrivati perché i ragazzi  sono passati molto velocemente a salutarmi e ringraziarmi.
-   Si mamma siamo arrivati da poco…
-   Perché piangi che cosa succede?
-   Ti ho chiamato per ringraziarti perché ero veramente terrorizzata all’idea di entrare e trovare le sue cose sparse per casa e tu invece hai capito e mi hai evitato tutto questo grazie!
-   Bambina mia non preoccuparti mi è sembrata la cosa giusta da fare, ora stai tranquilla, se più tardi ti senti io e tuo padre ti aspettiamo.
Dopo aver posato il telefono Sara scrisse un breve messaggio all’amica Clara per comunicarle che tutto era andato nel migliore dei modi quindi decise di vedere che cosa offriva la dispensa per poter preparare la cena.
Mamma Angela era stata come al solito piuttosto previdente e aveva portato anche un po’ di spesa; anche se i ragazzi si sarebbero lamentati Sara decise di preparare un bel minestrone. Mentre la minestra cuoceva Sara apparecchiò la tavola, non ebbe però nemmeno il tempo di mettersi a sedere che già i due fanciulli varcavano la soglia di casa:
-   Ciao mamma siamo tornati! Che ci hai preparato di buono?
-   Cari ragazzi per questa sera vi aspetta un bel minestrone…le facce di Marco e Matteo erano molto significative, ma Sara proseguì imperterrita: comunque prima di mangiare andate per favore a lavarvi siete parecchio sudati.
Dopo il bagno finalmente poté iniziare la cena, nonostante i ragazzi fossero arrivati da poche ore avevano già un mare di cose da raccontare alla madre, avevano parlato con i loro amici e per domani era in programma una gita ai laghetti con il parroco, naturalmente pranzo al sacco. Sara sapeva di non poter dire loro di no, decise che finita la cena sarebbero andati tutti e tre a salutare i nonni. Una volta sparecchiata la tavola tutta la famigliola andò dai nonni, per Sara vedere i propri genitori era sempre piacevole e dopo la morte di Simone lo era ancora di più. I nonni erano sempre molto contenti di avere a disposizione i nipoti da strapazzare e quindi passarono la serata a chiacchierare e a coccolarli. Verso le 22.30 Sara e i bambini tornarono a casa, non era mai facile convincere Marco e Matteo a venir via dalla casa dei nonni ma il pensiero della sveglia la mattina per la gita ai laghetti li convinse. Dopo pochi minuti i pargoli erano nel letto, lei iniziò a preparare i loro zaini e poi entrò in camera da letto: andare a dormire in un letto vuoto era una delle cose che gli pesava di più, il momento dell’addormentamento rimaneva uno dei più difficili, perché i ricordi tendevano farsi sentire proprio in questi istanti e il dolore riaffiorava. Sara non voleva prendere i medicinali perché temeva di non sentire i bambini se l’avessero chiamata durante la notte, il suo rimedio per l’insonnia e i ricordi troppo pressanti erano i libri. Leggeva fino sfinirsi finché gli occhi non le si chiudevano. Anche quella sera decise che era meglio leggere un libro e aspettare che il sonno si facesse sentire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa è la prima storia che pubblico per cui se qualcuno è arrivato fino in fondo senza addormentarsi Grazie per aver letto, spero che lasciate qualche commento. So che come inizio può sembrare un po’ triste ma era necessario per introdurre i personaggi! Ancora Grazie e a presto!
Chiara
  
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