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Autore: Shuchan    14/11/2006    7 recensioni
House e Cameron e una foto compromettente che potrebbe cambiare le cose tra loro...

[ NdAdmin: questo riassunto è stato modificato dall'amministrazione poichè non conteneva alcun accenno alla trama. L'autore è invitato a cambiarlo con uno di sua creazione. ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Altri, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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House era stato denunciato da un paziente non troppo soddisfatto del suo comportamento, il tribunale attribuì la colpa dei suoi modi scortesi all’uso eccessivo di Vicodin sostenendo che ne era diventato dipendente.

Dall’appello in tribunale sono passati quattro giorni, la sentenza è stata chiara, House per continuare ad esercitare la sua professione avrebbe dovuto “disintossicarsi” non facendo più uso di Vicodin.

Quei quattro giorni per lui erano stati tremendi, non per “la crisi d’astinenza” ma per il dolore che provava alla gamba senza essere sotto l’effetto egli antidolorifici.

La Cuddy gli concesse questi quattro giorni come tempo per abituarsi.
Wilson sosteneva che anche se per i primi tempi avrebbe sofferto, poi il dolore si sarebbe fatto sempre meno acuto fino a diventare sopportabile.
In pratica House superando questo periodo di stabilizzazione, avrebbe potuto trarre gli stessi effetti senza prendere il Vicodin.

Era il quinto giorno e House sarebbe dovuto tornare a lavoro.
Cameron, Foreman e Chase erano nell’ufficio di diagnostica parlando di un caso appena assegnatogli.

CHASE: pensi che quelle bolle siano di natura farmacologica?

FOREMAN: o è così oppure è stato punto da qualche insetto tropicale

CHASE: dall’amnesi non risulta che abbia fatto viaggi di recente. Cameron te ne che pensi?

La dottoressa era appoggiata con un gomito al tavolo con cui si reggeva il volto, aveva lo sguardo fisso verso il vuoto infatti non rispose.

CHASE: Cameron?

Cameron si ridestò improvvisamente.

CAMERON: dicevi?

FOREMAN: qualcuno qui ha la testa fra le nuvole

CAMERON: mi ero un attimo distratta

FOREMAN: pensando ad House scommetto, approposito oggi non doveva tornare?

HOUSE entrò e si diresse direttamente ad appendere la giacca: che abbiamo?

CHASE: parli del diavolo

Cameron osservandolo vide che si stringeva la coscia con la mano.

CAMERON: come stai?

HOUSE: quando ho chiesto se avevamo un caso non mi riferivo a me

FOREMAN passandogli la cartella: uomo, 35 anni, bolle su tutto il corpo

HOUSE sfogliando la cartella: da quando ricoveriamo gente con qualche puntura di zanzara?

CHASE: con bolle su tutto il corpo intendiamo veramente su tutto il corpo

House si diresse fuori dall’ufficio.

CAMERON: dove vai?

HOUSE: ma hai sentito? Ci sta un tizio pieno di bolle, dappertutto. Come pensi potrei perdermelo?

House arrivò a fatica fino all’ascensore che era vuoto, entrò e spingendo il bottone del piano si appoggiò alla parete massaggiandosi la gamba con aria sofferente.

Cameron entrò prima che le porte si richiusero.
House appena la vide smise di massaggiarsi la gamba.

CAMERON: ti fa male?

HOUSE: non prendo Vicodin da quattro giorni, tu che pensi?

Cameron non sapendo cosa rispondere guardò in basso.

CAMERON: Wilson mi ha detto che se passerai il periodo di stabilizzazione poi potrai farne a meno

HOUSE: della gamba?

CAMERON: del Vicodin

HOUSE: Wilson se ne va in giro a diffondere queste informazioni private?

CAMERON: glielo chiesto io… cioè gli ho chiesto come stavi e me lo ha detto

HOUSE: quand’è che smetterai di preoccuparti tanto per gli altri e iniziare a pensare un po più a te stessa?

L’ascensore arrivò al piano, House uscì.

CAMERON: posso immaginare quanto tu stia soffrendo… se hai bisogno di qualsiasi cosa sappi che puoi contare su di me

HOUSE la guardò pacatamente: hai una gamba nuova? O un metodo che quelli là ritenghino legale per farmi passare il dolore?

Cameron non rispose.

HOUSE: allora non mi servi a niente, queste frasi fatte non sono di nessuna utilità se non in quella di rendermi più nervoso di quanto gia non sia

Le porte si richiusero con Cameron dentro che era stata ferita da quell’uomo un’altra volta.

Cameron tornò nell’ufficio di diagnostica, uscì dall’ascensore ma in quel momento fu fermata da Wilson.

WILSON: ehi Cameron

Cameron si fermò attendendo che l’oncologo la raggiungesse.

WILSON: House è tornato? Ancora non ho avuto modo di vederlo

CAMERON: si, ora è da un paziente

WILSON: da un paziente? Non dirmi che l’astinenza da Vicodin l’ha reso umano…

CAMERON: un paziente pieno di bolle, molte bolle

WILSON: mi sembrava troppo bello. Piuttosto come ti è sembrato?

A questa domanda Cameron sembrò voler sviare il discorso.

CAMERON: penso… penso che stia soffrendo

WILSON osservandola bene: ti ha trattato male? Più del solito intendo…

CAMERON: è normale che sia nervoso, il dolore rende irritabili

WILSON: non ha comunque giustificazioni. Ora vado ho delle visite da fare, a dopo

CAMERON: Wilson…

WILSON: si?

CAMERON: cosa pensi che potremmo fare per aiutarlo?

WILSON la guardò tristemente: in queste situazioni l’unica cosa che possono fare gli altri è stare vicino a chi soffre… purtroppo se colui che soffre non accetta l’aiuto degli altri allontanandoli non possiamo fare nulla

CAMERON gli sorrise malinconicamente: hai ragione…

E si incamminò verso l’ufficio fin quando Wilson la chiamò, lei si voltò.

WILSON: ti prego… non smettere di insistere anche se ti tratta male…

CAMERON: non ho mai avuto intenzione di mollare, sono testarda

///

Wilson era ad un tavolo della mensa, stava mangiando del pollo.

House arrivò e si sedette di fronte a lui.

WILSON: ciao anche a te

House gli sfilò il piatto da sotto e lo trascinò davanti a se.
Wilson se lo riprese subito.

WILSON: non ho fatto colazione stamattina, scordatelo

HOUSE: tua moglie ti ha lasciato all’asciutto?

Questa affermazione fece distrarre l’oncologo dando modo ad House di mettere della maionese sul pollo,

WILSON: Ehi! A me non piace la maionese!

HOUSE riprendendo il piatto: lo so

Wilson lo guardò in cagnesco mentre mangiava il suo pranzo.

HOUSE accortosi dello sguardo omicida alzò la testa dal piatto: tanto non lo mangi più, vero?

WILSON rassegnato: lasciamo stare… comunque come ti senti? Senti meno dolore rispetto a quattro giorni fa?

HOUSE: perché non la finite una buona volta di chiedermi come sto

WILSON dopo una pausa: non dovresti trattare Cameron in quel modo, lei si preoccupa per te

House lasciò per la prima volta che l’attenzione lasciasse il piatto e si concentrasse sull’amico.

HOUSE: è venuta a piangere da te? Sembra che siate diventati amichetti che si scambiano confidenze su di me

WILSON: lei non mi ha detto niente, si sarebbe visto da un miglio che aveva qualcosa che non andava

HOUSE: e tu da bravo amico hai pensato subito a me

WILSON stupito: ho forse sbagliato?

House riprese a mangiare senza rispondergli.

WILSON: se per una volta decidessi di chiedere aiuto alle poche persone che si interessano a te non credo che moriresti

HOUSE: nessuno puo aiutarmi

WILSON: sai solo compatirti, tu ci sguazzi nella commiserazione. Se la finissi di isolarti dal mondo ti renderesti conto che le cose da soli si superano molto più difficilmente che con qualcuno vicino

House alzandosi.

HOUSE: quando sei in vena di paternali dimmelo subito almeno andrò a fregare il pranzo a Chase

E se ne andò dalla mensa.

House entrò nel suo ufficio e si sdraiò a terra con la schiena verso la parte pensando di essere solo, ma si accorse che alla sua scrivania Cameron stava compilando delle carte.

HOUSE: bè?

CAMERON guardandolo: cosa vuoi?

HOUSE: non mi chiedi come mi sento?

CAMERON: mi risponderesti?

HOUSE: mh… no

Cameron riprese a leggere.

HOUSE: perché non sei andata a mangiare? Ora c’è la pausa pranzo

CAMERON: non avevo fame

HOUSE: allora hai qualcosa che non va

CAMERON lo guardò torva: una persona normale non saltare il pranzo senza avere qualche problema?

HOUSE: le poche volti che hai saltato il pranzo l’hai fatto o perché volevi finire il lavoro da brava dottoressina che sei oppure perché eri in fase di ovulazione, posso dire con assoluta certezza che non sei in quest’ultima perché in quei giorni cerco di starti più alla larga possibile

CAMERON rimase stupita dall’attenta analisi che gli aveva appena fatto: come hai detto te sto finendo il lavoro

HOUSE: quelle cartelle sono vecchie, le stai solo catalogando e non è certo un compito che ti terrebbe lontana dalla mensa se non avessi qualcos’altro

CAMERON scherzosamente: mi osservi House?

HOUSE: a differenza di altre persone riesco a capire le cose dai dettagli. È per colpa mia?

CAMERON: cosa?

HOUSE: è per quello che ti ho detto prima che ora sei qui?

CAMERON: no… volevo solo stare un po da sola

HOUSE: vuoi che me ne vada?

CAMERON: questo è il tuo ufficio, comunque non mi dai fastidio

HOUSE: tanto non me ne sarei andato comunque

CAMERON: risponderesti ad una domanda che non riguarda la tua salute?

HOUSE: perché dovrei? Io so qualcosa che tu vuoi sapere, ma tu non hai niente che mi interessi al momento

CAMERON: due ore di ambulatorio

HOUSE: spiacente ma raggio di sole si è ravveduta e mi ha sollevato dall’ambulatorio per tutta la settimana. Riprova ancora

CAMERON: fai prima a dirmi te cosa vuoi

HOUSE riflettè qualche secondo: al momento non riesco a carburare, puoi farmi la domanda appena mi verrà in mente qualcosa te lo dirò, comunque hai un debito aperto con me, vedi di non scordarlo

CAMERON: perché non vuoi che gli altri ti stiano vicini per aiutarti a superare questo momento?

HOUSE: perché non voglio che TU mi stia vicina?

CAMERON: io non centro, tu allontani tutti anche Wilson

HOUSE: perché penso che nessuno possa aiutarmi con la sola presenza, soddisfatta della risposta?

CAMERON: non la condivido

HOUSE: ti senti molto attratta da me ora, vero?

CAMERON sbarrando gli occhi: Cosa?!

HOUSE: sono qui steso a terra dolorante, rispetto a due anni fa sto peggio quindi dovrei piacerti di più

CAMERON: vai al diavolo

HOUSE: non è forse così? Te adori prenderti cura degli altri, pagheresti per sentirti dire “Grazie dottoressa Cameron, ora sto meglio grazie a lei”. Hai mai pensato ad una carriera in qualche associazione sociale?

CAMERNO: l’unico che qui dentro ha pietà per qualcuno sei te che continui a commiserarti e invece pensi che io abbia pietà di te?

HOUSE: non lo penso, lo so

CAMERON: ti contraddici da solo House. Se pensi che io sia ancora interessata a te, il voler vederti star bene sarebbe una conseguenza diretta. Quindi una di queste due tue convinzioni è sbagliata, si escludono a vicenda

HOUSE: significa che o ti piaccio e non provi pietà per me o non ti piaccio e provi compassione per me?

CAMERON: esattamente

HOUSE: è una teoria interessante, penso che in fondo tu non sia tanto stupida da continuare a pensare a me per tre anni, quindi il quadro riporta che tu pur non avendo interessi extra-lavorativi verso di me hai compassione di me

CAMERON: hai risolto il tuo enigma, congratulazioni

Ed uscì dall’ufficio.

///

Nel tardo pomeriggio il team si era riunito per decidere il miglior trattamento da utilizzare con il famoso uomo-bolla.
House era seduto verso la lavagnetta, Cameron era nell’angolo cucina a preparare il caffè era in corso un dibattito tra Chase e Foreman.

FOREMAN: con quella cura uscirebbe di qui fra tre mesi

CHASE: almeno non rischierebbe di lasciargli danni permanenti come nella tua

CAMERON versando il caffè in una tazza: Foreman ha ragione, il rischio è bassissimo e poi non dimentichiamo che deve sposarsi fra due mesi

HOUSE: avete sentito la donna del caffè? Voi due andate!

House si alzò per andare a prendere il caffè ma la gamba gli cedette e fu costretto ad aggrapparsi all’unico appiglio disponibile al momento: Cameron.

La dottoressa appena aveva visto che stava per perdere l’equilibrio gli si era precipitata incontro e lo aveva sorretto.

House dopo aver ripreso la stabilità tolse le mani dalle spalle della donna e tornò a dirigersi verso la tazza del caffè come se niente fosse.

HOUSE sorseggiando il caffè: non credere di aver saldato il tuo debito con me per questo

CAMERON sollevata dal fatto che sembrava sta bene: peccato, ci avevo sperato. Se me lo avessi detto prima non ti avrei aiutato

House fece una smorfia divertita.
In quel momento entrò la Cuddy.

CUDDY: sei qui

HOUSE: che acuta

CUDDY: sei sicuro allora? Non vuoi altri giorni?

HOUSE: qui mi distraggo di più, a casa mi annoio.

CUDDY: fai come ti pare, da lunedì tornerai anche a fare i tuoi turni in ambulatorio

HOUSE: aaaah che dolore straziante

CUDDY: se decidi di lavorare non credere di potertela prendere come ti pare. Quasi dimenticavo, Cameron è arrivata la risposta da Hopkins

Cuddy passò una lettera a Cameron.

CUDDY: poi fammi sapere che intenzioni hai

HOUSE: ehi che vuole Hopkins da lei?

CUDDY guardò Cameron: non glielo hai detto?

CAMERON: volevo prima avere la risposta

CUDDY: contenta tu

E se ne andò.

HOUSE: allora?

Cameron aprì la busta ed estrasse il foglio.

CAMERON dopo aver letto: avevo mandato una richiesta ad Hopkins con il mio curriculum e le mie credenziali per entrare nel suo team di ricerca, mi ha accettata

HOUSE: quando avevi intenzioni di dirmelo? Magari mi avresti telefonato direttamente da Chicago

CAMERON: non ho ancora deciso nulla, e poi volevo prima avere la risposta

HOUSE: una persona non chiede di entrare in una nuova squadra se non ha intenzione di trasferirsi ricevendo una risposta affermativa

CAMERON: l’ho fatto anche per gratificazione personale, essere accettata da Hopkins non è cosa da tutti

HOUSE: non ti senti gratificata lavorando per me? Dopotutto anche per Gregory House non è cosa da tutti

CAMERON: finiscila di metterla sul personale, almeno aspetta che decida

HOUSE scocciato: fa come ti pare

CAMERON sarcasticamente: stavolta non mi chiedi di restare?

HOUSE: non mi interessa, ormai ho gia risolto i tuoi enigmi più rilevanti

CAMERON: …è questo che sono per te? Un enigma da risolvere?

HOUSE: certo che no, sei anche una dottoressa

CAMERON: non credevo che mi reputassi tale

HOUSE: lo dice il pezzo di carta che avrai appeso in un bel quadretto argentato a casa, non io

CAMERON: davvero credi di aver risolto tutti i miei enigmi?

HOUSE: quelli interessanti, si

CAMERON: le risposte che ti dai su di me non sono sempre così semplici

E se ne andò lasciando House pensieroso.

///

Erano le otto di sera, Cameron si era trattenuta in laboratorio per finire della analisi, tornò in ufficio per prendere le sue cose ed andare a casa.

Entrando vide che le tapparelle delle finestre così come quelle della vetrata erano chiuse. Si accorse che House stava dormendo sulla sua poltrona che aveva sistemato al centro del suo ufficio {vedi immagine}

Cameron si avvicinò lentamente alla scrivania posando le cartelle che aveva in mano.
Poi si avvicinò all’appendi abiti per posare il camicie, il tutto con la massima cautela per non svegliare il bello addormentato.

HOUSE stancamente: hai finito?

CAMERON si voltò: ti ho svegliato?

HOUSE: no, sto dormendo e tu sei nel mio sogno, strana la vita, eh

CAMERON: scusami ma dovevo posare queste cartelle prima di andare a casa

HOUSE il suo tono cambiò: ti sei stancata di me?

CAMERON: che vuoi dire?

HOUSE: te ne vuoi andare, ci deve essere un motivo non trovi?

CAMERON: ti ho detto che ancora non ho deciso, e visto che ti interessa tanto perché non mi chiedi di restare come l’altra volta?

HOUSE: non servirebbe a nulla, l’altra volta hai deciso di tornare non perché te lo avessi chiesto ma per la cena, in pratica la mia richiesta non è servita a un emerito niente

CAMERON con voce bassa: non è vero…

La dottoressa dopo aver appeso il camice si diresse verso la porta.
Sentì un tocco sulla sua mano. Delle dita secche e asciutte avevano avvinghiato le sue.
Cameron girò lentamente la testa come per confermare ciò che aveva pensato: House le aveva preso la mano.

Lei rimase immobile e in silenzio a fissarlo. House non sembrava voler dire nulla, era come se stesse decidendo se fare o meno qualcosa.
Dopo qualche istante si decise e le lasciò la mano senza neanche averla mai guardata.

Cameron rimase ferma, continuando ad osservarlo come per ottenere a tutti i costi qualche parola da parte sua.
House vedendo la sua insistenza si decise a dirle qualcosa.

HOUSE: sei come uno di quei cuccioli di cane che trovi per strada, non puoi fargli una carezza che poi te li ritrovi sempre dietro. Almeno loro sono fedeli

CAMERON ormai la sua voce era quasi un sospiro: pensi che solo loro non possano tradire la tua fiducia?

HOUSE: fino ad ora non ho avuto prova del contrario

CAMERON: sei tu che non permetti agli altri di dimostrartelo

House non riuscì a trattenere un lamento di dolore dovuto alla gamba.
Gli occhi di Cameron da seri e duri diventarono colmi di preoccupazione e angoscia.

HOUSE massaggiandosi la gamba: ti ricordo che sono in un ospedale

Nella sua voce si sentiva chiaramente la sofferenza che provava anche se cercava di nasconderla.

CAMERON: dovresti tornare a casa, come sei venuto?

HOUSE: devo aspettare che Wilson finisca il turno. Pensassi che fossi venuto in moto?

CAMERON: non mi sarei meravigliata più di tanto. Se oggi avessi avuto la macchina ti avrei accompagnato

HOUSE: oggi sono venuto in taxi, ora non morirò se aspetterò un paio d’ore il mio amichetto

Cameron non voleva lasciarlo, quell’ufficio, così tenebroso e silenzioso e freddo era come il cuore di House.

CAMERON: allora a domani House

Si mosse di nuovo verso la porta ma stavolta fu fermata dal bastone di House che le sbarrava la strada.

HOUSE: ti do l’opportunità di dimostrarmi che con qualcun vicino possa sentire meno dolore

Cameron era sbalordita da quelle parole.

CAMERON: che… che vuoi dire?

HOUSE: resta con me…

Seguì una pausa di silenzio.

HOUSE: …mentre aspetto Jimmy

Cameron avrebbe desiderato che non avesse concluso la frase perché la prima parte da sola suonava decisamente meglio, dopotutto non poteva permettersi il lusso di pretendere troppo, quello che House le stava permettendo era gia straordinario di suo, infatti stentava ancora a crederci.

House abbassò il bastone permettendo a Cameron di muoversi la quale fece qualche passo in direzione di una sedia ma il suo avanzamento fu interrotto da House che la chiamava.

La dottoressa lo guardò e vide che si stava spostando sulla destra della sua poltrona lasciando libera la parte sinistra.

Cameron lo guardò non capendo cosa stesse facendo. House le fece cenno di sdraiarsi accanto a lui.

Lei non riuscendo a capire se lo stava immaginando o se aveva capito bene gli lanciò uno sguardo interrogativo.

HOUSE: quando dici “permetti alle persone di starti vicine durante la sofferenza” io intendo il termine vicino in tutti i sensi

Cameron sembrava insicura sul da farsi dopo aver afferrato che l’impressione che aveva avuto era giusta.

Fece qualche passò insicuro verso di lui.

HOUSE: se non vuoi posso sempre costringerti a farlo usando il debito che hai ancora aperto con me

CAMERON: se… se entrasse qualcuno…

HOUSE: a quest’ora non c’è nessuno a parte i pazienti

Cameron si avvicinò insicura e si sedette sulla poltrona, poi appoggiò i piedi sopra il poggiapiedi e cercò di sdraiarsi poggiandosi allo schienale della poltrona.

Lo spazio tra i due era praticamente assente dato che quella poltrona era stata fatta per una sola persona.

HOUSE sollevò in alto il braccio: ti conviene metterti di fianco, almeno potremo respirare

Cameron seguì il suo consiglio, House con suo grande stupore le infilò li braccio sotto la testa permettendole di posarla sulla sua spalla.
House tentò di far uscire la mano fuori dalla poltrona ma il poggiamani glielo impedì così Cameron gli prese la mano da dietro la propria schiena e gliela appoggiò sul proprio fianco {una cosa del genere, cambiando i personaggi ovviamente}

HOUSE guardandola: ora dovrei sentirmi meglio?

CAMERON sussurrando: ho tutto il tempo che vuoi

House non rispose, ma la strinse portandola ancora più vicina a se.

///

Wilson aveva finito di lavorare, indossò la giacca, prese la borsa ed uscì dal suo ufficio per andare ad avvertire House che era pronto.

Uscì dal suo ufficio ed attraversò il corridoio entrando in quello dell’amico.
Appena vide le tapparelle abbassate e la poltrona in mezzo capì subito che House stava dormendo così si avvicinò per svegliarlo.

I suoi sospetti erano fondati perché in teoria lui stava dormendo, ma in pratica non lo stava facendo da solo.
Wilson vide House che dormiva abbracciando Cameron, non era una cosa che si poteva solo pensare di vedere tanto più che l’oncologo iniziò a darsi dei ceffoni in faccia come per capire se quella fosse realtà o finzione.

Dopo essersi ripreso Wilson tornò nel suo ufficio, prese una polaroid da uno scaffale e tornò da House.
Muovendosi cautamente per non svegliarli, si postò davanti a alla poltrona e scattò una foto istantanea. Dopo averla sventolata per bene la posò coperta sopra la scrivania di House.

Si avvicinò alla porta, la chiuse e se ne andò.

WILSON parlando fra se e se: penso che non te la prenderai se non ti darò quel passaggio

///

La mattina seguente Chase e Foreman si incontrarono nella hall così presero l’ascensore insieme. Arrivati in ufficio videro le tapparelle tirate e la poltrona al centro della stanza ma cosa più insolita la porta chiuse.

FOREMAN sottovoce: scommetto 50 dollari che House ha dormito qua

CHASE: io invece scommetto che se ne è andato senza rimettere a posto niente

I due si avvicinano incuriositi alla poltrona, la aggirarono e rimasero di stucco.

FOREMAN: mi devi 100 dollari

CHASE inebetito: lo vedo solo io quello?

FOREMAN: sono in due, quindi fanno 100 dollari

CHASE continuando a fissarli: non hai detto che ci fosse anche… Cameron…?

FOREMAN: oh amico, questa possibilità non mi avrebbe neanche mai sfiorato il cervello

La Cuddy in quel momento passava nel corridoio adiacente all’ufficio, vedendo Foreman e Chase “ammirando” la poltrona nell’ufficio con le tapparelle chiuse, decise di entrare.

CUDDY: ma che…?!

CHASE: shh

FOREMAN parlando sottovoce: c’è un valido motivo

La Cuddy si avvicinò ed appena vide lo spettacolo spalancò la bocca e sbarrò gli occhi.
Dopo essersi ripresa ed aver rielaborato le informazioni ordinò a Chase e Foreman di andarsene senza dire nulla a nessuno di quello che avevano visto.

Per quanto avesse un rapporto conflittuale di botta e risposta con House, la Cuddy non se la sentiva proprio di svegliarlo, soprattutto perché dopo molti anni lo vide finalmente con un’espressione rilassata sul volto.

///

Chase e Foreman erano andati al bar.
CHASE: quello psicopatico l’avrà costretta, a Cameron faceva pena così lo avrà assecondato

FOREMAN: io invece penso che alla fine si sia arreso di fronte alla sua testardaggine, non dimenticarti che è Cameron quella che ha un interesse per lui

///

Erano quasi le dieci, Cameron si era svegliata da un paio di minuti e aveva continuato a guardare House che dormiva.
Lui si svegliò poco dopo, appena resosi conto di quello che era successo e di dove si trovava guardò Cameron.

HOUSE con tono assonnato: da quanto sei sveglia

CAMERON: pochi minuti, che ore sono?

HOUSE: guardò l’orologio. Quasi le dieci, e ancora non è arrivato nessuno

CAMERON: il nostro turno finisce alle sette e mezza perché sarebbero dovuti tornare alle dieci?

HOUSE: è mattino

CAMERON non avrebbe mai pensato di aver dormito tanto: stai scherzando?

HOUSE: avevi forse qualcuno che ti aspettava a casa?

CAMERON: piuttosto… come… come ti senti?

HOUSE la guardò strano: come pensi mi senta se ho dormito per più di dodici ore? Non dormivo così tanto da quando andavo alle elementari

CAMERON sorridendo: ora posso far valere il mio diritto di dire “te l’avevo detto”?

HOUSE: no perché sei ancora in debito con me, e chiudo il conto ordinandoti di non farlo

CAMERON: mi pare che il mio debito fosse stato pagato sdraiandomi qui

HOUSE: no perché tu lo volevi, anche se non ti avessi obbligata lo avresti fatto comunque

Cameron cercando di cambiare di scorso si alzò, sentiva ancora il suo odore addosso, sentiva il tocco delle sue braccia su di se.

CAMERON: alzati, Chase e Foreman potrebbero arrivare da un momento all’altro, anzi è strano che gia non siano qui

House si alzò, sentiva la gamba strana, diversa.

CAMERON: ti fa male? Non mentire…

HOUSE: è come se fosse addormentata però riesco a muoverla

CAMERON: significa che non senti dolore?

HOUSE: è sopportabile, e non dire te l’avevo detto

CAMERON aprendo le tapparelle: ho saldato il debito, ora posso dirlo

HOUSE: quando ti ho detto di non farlo intendevo non solo prima

CAMERON: ma Wilson?

HOUSE avvicinandosi alla sua scrivania: avrà visto che non andavo a infastidirlo e se ne sarà tornato a casa pensando…

House prese il “regalo” che Wilson gli aveva lasciato la sera prima.

HOUSE: …e invece no

CAMERON si voltò: che vuoi dire?

House le passò la foto che raffigurava loro due abbracciati, House sembrava che stringesse una cosa preziosa come per non farla scappare.
Cameron vedendo la foto sorrise spontaneamente, House pensò che quello era il più bel sorriso che avesse mai visto.

CAMERON: questo è imbarazzante…

HOUSE: abbiamo dormito insieme e adesso lo dici?

Cameron sentendo quelle parole si rese veramente conto che lei e House avessero dormito insieme.

CAMERON: intendevo… quando vedrò Wilson sarà imbarazzante…

Cameron tentò di riprendere la foto dalle mani di House ma questi appena se ne accorse la sollevò in alto.

HOUSE: ehi ehi che fai

CAMERON: dammela

HOUSE: che vuoi farci?

CAMERON: che vuoi farci, tu

HOUSE: l’ho chiesto prima io

CAMERON: è una foto House… le foto di solito si tengono come ricordo

HOUSE: come ricordo della prima volta che hai dormito con me?

CAMERON eludendo la domanda: che significa “prima volta”? pensi accadrà ancora?

HOUSE mettendosela in tasca: questa comunque la tengo io

CAMERON: non mi hai risposto

HOUSE sogghignando: neanche tu

Cameron si diede una sistemata ai capelli, House le si avvicinò.

HOUSE: hai deciso se te ne vai o no?

Il suo tono non era più sarcastico.

CAMERON: quello che è successo stanotte… non cambia le cose…

HOUSE: è così? Prima mi usi e poi te ne vai

CAMERON: non fare l’idiota

In quel momento entrarono Chase e Foreman guardandosi intorno.

HOUSE: a quest’ora si arriva? Sono le dieci passate

CHASE: perché non lo dici anche a Cameron?

HOUSE: perché forse lei è qui da prima di te?

CHASE: mi sembra ovvio

FOREMAN: la Cuddy mi ha dato la cartella di un nuovo paziente

///

A fine giornata Cameron andò da House.

CAMERON: devo parlarti

HOUSE: quanti giorni di preavviso?

CAMERON: andrò domani a parlare con la Cuddy, però volevo che lo sapessi prima

HOUSE: ora lo so

CAMERON: House…

HOUSE: hai finito mi sembra, vattene

Cameron uscì dall’ufficio.
House prese la foto che aveva messo in tasca e iniziò a fissarla.

///

Cameron era a casa sua, stava in cucina lavando i piatti, ad un tratto sentì qualcuno bussare.
Si asciugò le mani e si trovò di fronte House.

HOUSE: mi fai entrare o fai stare in piedi il povero zoppo?

Cameron si mosse per farlo entrare, le sembrava di rivivere quella scena…

HOUSE: hai detto che quello che il fatto che abbiamo dormito insieme non cambia niente, significa che non ha contato nulla per te?

Cameron non si aspettava una domanda così diretta da lui.

CAMERON: ho detto che non ha cambiato le cose, non che non sia stato importante per me…

HOUSE: cambiati

CAMERON: cosa?

HOUSE: mettiti qualche vestito carino e andiamo fuori a cena

CAMERON stupita: non mi sembra che avessimo stabilito di andare a cena

HOUSE: infatti l’ho fatto io ora

CAMERON: House… lascia stare…

HOUSE: l’altra volta ti ho portata a cena per farti tornare, ora voglio farlo per farti restare

Cameron seppur colpita dalle parole dell’uomo decise di non farsi piegare

CAMERON: perché

HOUSE: questo me lo hai gia chiesto quella volta

CAMERON: e tu non mi hai risposto, stavolta non basterà una cena

HOUSE: non voglio che te ne vai

CAMERON: voglio il motivo House

HOUSE: è lo stesso per cui tu hai cercato in tutti i modi di starmi vicina

CAMERON: o la finisci con i giri di parole o quella è la porta

HOUSE: sei spietata

CAMERON: ho avuto un grande maestro

HOUSE: non potremmo saltare questa parte? Mi mette a disagio

CAMERON: no House, o mi dici chiaramente cosa vuoi o te ne vai

HOUSE: ma che vuoi sentirti dire?

CAMERON: voglio sentire quello che pensi

HOUSE: mi hai fatto capire cosa significa avere qualcuno vicino, non voglio più soffrire perché io stesso ho scelto di stare da solo, e non sto parlando di dolore fisico

CAMERON iniziando a piangere: perché me?

HOUSE: perché non la finiamo con tutti questi dannati perché

CAMERON aprendo la porta: buonanotte House

House tirò fuori dalla tasca la foto di loro due e la posò sul tavolo prima di uscire.
Dopo che Cameron richiuse la porta, House rimase fuori dalla soglia senza riuscire a muoversi.
Cameron iniziò a singhiozzare, House la potè sentire, il suo dolore si acutizzo.

Entrambi inconsapevoli che l’altro aveva fatto lo stesso, erano appoggiati con la schiena contro la porta da ambedue le facciate.

Passò mezzora, House si alzò e bussò nuovamente.
Cameron aprì dopo essersi asciugata le lacrime anche se aveva ancora gli occhi gonfi.

HOUSE: ho capito che non voglio perderti

CAMERON con voce rotta dal pianto: perché…

HOUSE: ti amo… non avevamo finito con i perché?

Cameron lo abbracciò e House non potè fare che ricambiare con tutto il sentimento possibile quel gesto.

Quando Cameron alzò il volto House lo fece alzare con una mano e gli diede un lunghissimo e intenso bacio.

HOUSE: quella cena come “non colleghi di lavoro” è ancora valida?

CAMERON maliziosamente: veramente pensavo che potremmo fare qualcos’altro

House entrò e si richiuse la porta alle spalle.
Questa non è la fine… ma l’inizio di tutto….

FINE
  
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